03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

stando attento a non far cadere l'asciugamano; poi, senza guardare né Wrath né il suo gemello, la portò in bagno e chiuse la porta con un calcio. La vasca era già mezza piena; tenendo stretta Bella, si chinò a controllare la temperatura. Perfetta. La adagiò nell'acqua, allargandole le braccia per non farla affondare. In pochi secondi l'asciugamano si inzuppò, aderendo alle sue forme. Zsadist vide con chiarezza le dolci rotondità dei seni, la delicata cassa toracica, la piatta distesa del ventre. Man mano che il livello dell'acqua si alzava, il bordo dell'asciugamano galleggiava libero, sfiorandole la sommità delle cosce. Il cuore di Zsadist batteva all'impazzata; si sentiva un degenerato a guardarla così, mentre lei era ferita e priva di sensi. Con l'intento di proteggerla dal proprio sguardo e di garantirle la riservatezza che meritava, andò all'armadietto in cerca del bagnoschiuma. Trovò solo dei sali da bagno, e di sicuro non li avrebbe usati. Stava per raggiungerla di nuovo, quando fu colpito dalle dimensioni dello specchio sopra il lavandino. Non voleva che Bella vedesse in che stato l'avevano ridotta; meno sapeva di quello che le avevano fatto, meglio era. Coprì lo specchio con due grandi asciugamani, infilando il morbido tessuto di spugna dietro la cornice. Quando tornò da lei, Bella era scivolata nell'acqua, ma almeno l'asciugamano era ancora attaccato alle spalle e nel complesso non si era spostato. La prese sotto un braccio e la tirò su, poi afferrò una spugna. Appena cominciò a lavarle il collo, lei si agitò frenetica, schizzandolo tutto. I gemiti spaventati che le uscivano di bocca non cessarono nemmeno quando lui smise di lavarla. Parlale, idiota. «Bella... Bella, è tutto a posto. Stai bene.» Lei smise di agitarsi e aggrottò la fronte. Poi socchiuse appena gli occhi e cominciò a sbatterli. Quando cercò di pulirsi le palpebre, Zsadist le allontanò le mani dal volto. «No. È una medicina. Lascia stare.» Bella si bloccò di colpo. Si schiarì la gola finché non riuscì a parlare.

«Dove... dove sono?» La sua voce, per quanto roca e impastata, gli parve bellissima. «Sei con...» Me. «Sei con la confraternita. Sei al sicuro.» Mentre lei roteava gli occhi vitrei e annebbiati, Zsadist si allungò verso l'interruttore e abbassò le luci. Anche se delirava ed era semiaccecata dalla pomata, non voleva farsi vedere in faccia. L'ultima cosa di cui Bella doveva preoccuparsi era cosa sarebbe successo se le sue cicatrici non fossero guarite completamente. Quando lei lasciò ricadere le braccia nell'acqua puntando i piedi contro il fondo della vasca, Zsadist chiuse il rubinetto e si accovacciò sui talloni. Non era bravo a toccare le persone, quindi non si stupiva che Bella non sopportasse il contatto con le sue mani. Però, maledizione, non sapeva cos'altro fare per alleviare le sue sofferenze. Sembrava distrutta... Non aveva più lacrime ed era come tramortita dall'angoscia. «Sei al sicuro...» mormorò, anche se dubitava che Bella ci credesse. Lui, al suo posto, non ci avrebbe creduto. «C'è Zsadist?» Z si accigliò, non sapeva cosa dire. «Sì, sono qui.» «Davvero?» «Sono qui. Vicino a te.» Allungò il braccio e le strinse goffamente la mano. Lei ricambiò la stretta. Poi parve scivolare nel delirio. Farfugliava, emettendo suoni che forse erano parole, e si muoveva a scatti. Zsadist prese un altro asciugamano, lo arrotolò e glielo infilò sotto la testa per impedirle di sbatterla contro il bordo della vasca. Non sapeva cosa escogitare per aiutarla. In mancanza di meglio, cominciò a canticchiare a bocca chiusa. Questo parve calmarla, allora si mise a cantare sottovoce un inno dedicato alla Vergine Scriba, un inno nell'antico idioma che parlava di cieli azzurri, gufi bianchi e prati verdi. A poco a poco Bella si rilassò e trasse un profondo respiro. A occhi chiusi si appoggiò all'indietro, contro l'asciugamano che Zsadist aveva piegato per lei.

stando attento a non far cadere l'asciugamano; poi, senza guardare né<br />

Wrath né il suo gemello, la portò in bagno e chiuse la porta con un<br />

calcio.<br />

La vasca era già mezza piena; tenendo stretta Bella, si chinò a<br />

controllare la temperatura. Perfetta. La adagiò nell'acqua,<br />

allargandole le braccia per non farla affondare.<br />

In pochi secondi l'asciugamano si inzuppò, aderendo alle sue<br />

forme. Zsadist vide con chiarezza le dolci rotondità dei seni, la delicata<br />

cassa toracica, la piatta distesa del ventre. Man mano che il livello<br />

dell'acqua si alzava, il bordo dell'asciugamano galleggiava libero,<br />

sfiorandole la sommità delle cosce.<br />

Il cuore di Zsadist batteva all'impazzata; si sentiva un degenerato a<br />

guardarla così, mentre lei era ferita e priva di sensi. Con l'intento di<br />

proteggerla dal proprio sguardo e di garantirle la riservatezza che<br />

meritava, andò all'armadietto in cerca del bagnoschiuma. Trovò solo<br />

dei sali da bagno, e di sicuro non li avrebbe usati.<br />

Stava per raggiungerla di nuovo, quando fu colpito dalle<br />

dimensioni dello specchio sopra il lavandino. Non voleva che Bella<br />

vedesse in che stato l'avevano ridotta; meno sapeva di quello che le<br />

avevano fatto, meglio era. Coprì lo specchio con due grandi<br />

asciugamani, infilando il morbido tessuto di spugna dietro la cornice.<br />

Quando tornò da lei, Bella era scivolata nell'acqua, ma almeno<br />

l'asciugamano era ancora attaccato alle spalle e nel complesso non si<br />

era spostato. La prese sotto un braccio e la tirò su, poi afferrò una<br />

spugna. Appena cominciò a lavarle il collo, lei si agitò frenetica,<br />

schizzandolo tutto. I gemiti spaventati che le uscivano di bocca non<br />

cessarono nemmeno quando lui smise di lavarla.<br />

Parlale, idiota.<br />

«Bella... Bella, è tutto a posto. Stai bene.»<br />

Lei smise di agitarsi e aggrottò la fronte. Poi socchiuse appena gli<br />

occhi e cominciò a sbatterli. Quando cercò di pulirsi le palpebre,<br />

Zsadist le allontanò le mani dal volto.<br />

«No. È una medicina. Lascia stare.»<br />

Bella si bloccò di colpo. Si schiarì la gola finché non riuscì a parlare.

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