03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

Capitolo 8 Seduto a bordo della Range Rover, John Matthew si voltò verso il sedile accanto al suo. Tohr era preoccupato. Si stavano inoltrando nella zona rurale di Caldwell e, pur essendo spaventato all'idea di incontrare Wrath, il re, John era ancora più in ansia per tutto quel silenzio. Non riusciva a capire cosa c'era che non andava. Bella era stata salvata. Adesso era al sicuro, quindi avrebbero dovuto essere tutti felici e contenti, giusto? Invece quando Tohr era passato a prenderlo aveva abbracciato Wellsie, in cucina, ed era rimasto a lungo così, stretto a lei. Le sue parole, sommesse e nell'antico idioma, erano uscite smozzicate dalla gola stretta dal dolore. John avrebbe voluto conoscere i dettagli di quanto era successo, ma era difficile fare domande lì in macchina, al buio, con lui che doveva comunicare a gesti oppure scrivere. E poi Tohr non sembrava in vena di parlare. «Ci siamo» disse Tohr. Con una brusca sterzata, imboccò una stradicciola sterrata sulla destra. John notò che dai finestrini non si vedeva praticamente niente. Il bosco che li circondava era avvolto in una strana foschia evanescente che gli diede un vago senso di nausea. All'improvviso, in quello scenario indistinto, si materializzò un'enorme cancellata e Tohr inchiodò di colpo. Subito dopo se ne trovarono davanti un'altra, e oltrepassata anche quella eccoli intrappolati tra le due barriere come un toro dentro un recinto. Tohr abbassò il finestrino, digitò un codice d'accesso sul tastierino numerico di un citofono e finalmente furono liberi di passare dall'altra parte e... Gesù, e quello cos'era? Un tunnel sotterraneo. Stavano scendendo nelle viscere della terra e uno dopo l'altro incontravano cancelli su cancelli, sempre più fortificati, fino all'ultimo, il più grosso, un mostro di acciaio scintillante con al centro un cartello che recava la scritta ALTA TENSIONE. Tohr guardò dentro una telecamera di sicurezza, poi si udì un clic e il cancello si aprì. Prima di proseguire, John batté sul braccio dell'altro vampiro per

attirare la sua attenzione. È qui che vivono i fratelli? chiese lentamente, a gesti. «Più o meno. Prima di entrare in casa ti faccio fare il giro del centro di addestramento» rispose Tohr dando gas. «Quando cominceranno i corsi verrai qui dal lunedì al venerdì. L'autobus passerà a prelevarti davanti a casa alle quattro del mattino. Il fratello Phury vive qui, quindi sarà lui a occuparsi delle prime ore di lezione.» Notando lo sguardo perplesso di John, Tohr continuò: «Ogni parte di questo complesso cintato è collegata alle altre tramite gallerie sotterranee. Ti mostrerò come accedere al sistema di tunnel che unisce tra loro i vari edifici; tu però non dovrai mai dirlo a nessuno. Chiunque si introduca in questo posto senza essere stato invitato va incontro a seri problemi. I tuoi compagni di classe non sono i benvenuti, mi sono spiegato?». John annuì mentre si fermavano nel parcheggio che ricordava di aver visto parecchio tempo prima. Dio, sembravano passati secoli da quando era andato lì con Mary e Bella. Scese dalla Range Rover insieme a Tohr. Chi saranno i miei compagni? «Una dozzina di maschi più o meno della tua stessa età. Hanno tutti un po' di sangue guerriero nelle vene, motivo per cui li abbiamo scelti. L'addestramento durerà fino al momento della transizione e anche un po' oltre, finché non vi riterremo pronti per scendere in campo.» Si avviarono verso una porta metallica a due battenti, che Tohr spalancò. Dall'altra parte c'era un corridoio che sembrava dipanarsi all'infinito. Lungo il tragitto, Tohr indicò a John un'aula, la palestra, una sala per il sollevamento pesi e uno spogliatoio. Poi si fermò davanti a una porta a vetri smerigliata. «Qui è dove sto io quando non sono a casa o sul campo.» John entrò. La stanza era semivuota e anonima. La scrivania di metallo era sepolta sotto un computer, svariati telefoni e mucchi di scartoffie. Lungo la parete di fondo erano allineati dei casellari. C'erano solo due posti dove sedersi, sempre che non si volesse rovesciare il cestino della carta straccia. Il primo, in un angolo, era una normalissima sedia da ufficio. L'altro, orrendo, troneggiava da dietro la scrivania: una mostruosità di cuoio color verde avocado tutta

attirare la sua attenzione. È qui che vivono i fratelli? chiese lentamente,<br />

a gesti.<br />

«Più o meno. Prima di entrare in casa ti faccio fare il giro del centro<br />

di addestramento» rispose Tohr dando gas. «Quando cominceranno i<br />

corsi verrai qui dal lunedì al venerdì. L'autobus passerà a prelevarti<br />

davanti a casa alle quattro del mattino. Il fratello Phury vive qui,<br />

quindi sarà lui a occuparsi delle prime ore di lezione.» Notando lo<br />

sguardo perplesso di John, Tohr continuò: «Ogni parte di questo<br />

complesso cintato è collegata alle altre tramite gallerie sotterranee. Ti<br />

mostrerò come accedere al sistema di tunnel che unisce tra loro i vari<br />

edifici; tu però non dovrai mai dirlo a nessuno. Chiunque si introduca<br />

in questo posto senza essere stato invitato va incontro a seri problemi.<br />

I tuoi compagni di classe non sono i benvenuti, mi sono spiegato?».<br />

John annuì mentre si fermavano nel parcheggio che ricordava di<br />

aver visto parecchio tempo prima. Dio, sembravano passati secoli da<br />

quando era andato lì con Mary e Bella.<br />

Scese dalla Range Rover insieme a Tohr. Chi saranno i miei<br />

compagni?<br />

«Una dozzina di maschi più o meno della tua stessa età. Hanno tutti<br />

un po' di sangue guerriero nelle vene, motivo per cui li abbiamo scelti.<br />

L'addestramento durerà fino al momento della transizione e anche un<br />

po' oltre, finché non vi riterremo pronti per scendere in campo.»<br />

Si avviarono verso una porta metallica a due battenti, che Tohr<br />

spalancò. Dall'altra parte c'era un corridoio che sembrava dipanarsi<br />

all'infinito. Lungo il tragitto, Tohr indicò a John un'aula, la palestra,<br />

una sala per il sollevamento pesi e uno spogliatoio. Poi si fermò<br />

davanti a una porta a vetri smerigliata.<br />

«Qui è dove sto io quando non sono a casa o sul campo.»<br />

John entrò. La stanza era semivuota e anonima. La scrivania di<br />

metallo era sepolta sotto un computer, svariati telefoni e mucchi di<br />

scartoffie. Lungo la parete di fondo erano allineati dei casellari.<br />

C'erano solo due posti dove sedersi, sempre che non si volesse<br />

rovesciare il cestino della carta straccia. Il primo, in un angolo, era una<br />

normalissima sedia da ufficio. L'altro, orrendo, troneggiava da dietro<br />

la scrivania: una mostruosità di cuoio color verde avocado tutta

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