03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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Capitolo 47 Quando Zsadist riprese i sensi, il suo primo impulso fu di mettersi a sedere. Pessima idea. La spalla lo inchiodò con una fitta così lancinante da farlo svenire di nuovo. Secondo round. Questa volta, quando rinvenne, perlomeno si ricordò cosa doveva evitare. Rinunciando a raddrizzarsi, voltò lentamente la testa. Dove accidenti era? Era un posto a metà tra una camera per gli ospiti e una stanza d'ospedale... Havers. Era nella clinica di Havers. E c'era qualcuno seduto nell'ombra, all'altro capo di quella stanza sconosciuta. «Bella?» chiamò con voce gracchiante. «No, spiacente» disse Butch piegandosi in avanti, verso la luce. «Sono solo io.» «Dov'è lei?» Mamma mia, che voce roca. «Sta bene?» «Sì, sta bene.» «Dove... dov'è?» «Lei... ehm... sta per lasciare la città, Z. In effetti credo sia già partita.» Zsadist chiuse gli occhi, valutando brevemente i vantaggi di svenire di nuovo. Non poteva biasimarla per essersene andata. Cristo, in che situazione l'aveva cacciata. Uccidere il lesser non era nemmeno la cosa peggiore. Era molto meglio se lasciava Caldwell. Anche se quella perdita lo faceva soffrire da cani. Si schiarì la gola. «E Phury? È... ?» «Nella stanza qui accanto. Tutto pesto, ma sta bene. Siete stati fuori combattimento per un paio di giorni.» «Tohr?» «Nessuno ha idea di dove sia. Svanito nel nulla.» Lo sbirro espirò con forza. «John dovrebbe stare a casa con noi, ma non si riesce a
schiodarlo dalla palestra. Finora ha dormito nell'ufficio di Tohr. Vuoi altri aggiornamenti?» Quando Zsadist scosse la testa, Butch si alzò in piedi. «Adesso ti lascio solo. Pensavo giusto ti avrebbe fatto piacere sapere come stavano le cose.» «Grazie... Butch.» Lo sbirro lo guardò esterrefatto, e Zsadist si rese conto che non lo aveva mai chiamato per nome. «Figurati» disse l'umano. «Non c'è di che.» Quando la porta si chiuse senza fare rumore, Z si rizzò a sedere sul letto. Gli girava la testa, ma si strappò via i sensori e i dispositivi di monitoraggio dal petto e dalla punta dell'indice. Gli allarmi scattarono subito e lui li mise a tacere dando uno spintone al macchinario accanto al letto. Si strappò via il catetere con una smorfia di dolore e guardò la cannula della flebo infilata nell'avambraccio. Stava per levare anche quella, quando ci ripensò. Forse era più saggio evitarlo. Dio solo sapeva cosa gli stavano pompando in vena. Magari ne aveva bisogno. Si alzò in piedi; si sentiva come una di quelle poltrone a sacco, molle e flaccido. La piantana della flebo era un ottimo deambulatore, però, quindi uscì in corridoio. Mentre si incamminava verso la stanza accanto, un nugolo di infermiere giunse correndo da tutte le parti. Lui le allontanò in malo modo, spalancando con una spinta la prima porta che gli capitò a tiro. Steso sul letto enorme, Phury era pieno di fili come un centralino. Il guerriero voltò la testa. «Z... che cosa ci fai in piedi?» «Sto tenendo in esercizio il personale medico» rispose Zsadist. Poi chiuse la porta e avanzò con passo malfermo verso il letto. «Sono velocissimi, in effetti.» «Non dovresti essere...» «Chiudi il becco e fatti in là.» Sconcertato, Phury si spostò verso il bordo del letto mentre il suo gemello si issava a fatica sul materasso. Quando Zsadist si adagiò contro i cuscini, entrambi emisero identici sospiri di sollievo.
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Capitolo 47<br />
Quando Zsadist riprese i sensi, il suo primo impulso fu di mettersi a<br />
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Questa volta, quando rinvenne, perlomeno si ricordò cosa doveva<br />
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accidenti era? Era un posto a metà tra una camera per gli ospiti e una<br />
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E c'era qualcuno seduto nell'ombra, all'altro capo di quella stanza<br />
sconosciuta.<br />
«Bella?» chiamò con voce gracchiante.<br />
«No, spiacente» disse Butch piegandosi in avanti, verso la luce.<br />
«Sono solo io.»<br />
«Dov'è lei?» Mamma mia, che voce roca. «Sta bene?»<br />
«Sì, sta bene.»<br />
«Dove... dov'è?»<br />
«Lei... ehm... sta per lasciare la città, Z. In effetti credo sia già<br />
partita.»<br />
Zsadist chiuse gli occhi, valutando brevemente i vantaggi di svenire<br />
di nuovo.<br />
Non poteva biasimarla per essersene andata. Cristo, in che<br />
situazione l'aveva cacciata. Uccidere il lesser non era nemmeno la cosa<br />
peggiore. Era molto meglio se lasciava Caldwell.<br />
Anche se quella perdita lo faceva soffrire da cani. Si schiarì la gola.<br />
«E Phury? È... ?»<br />
«Nella stanza qui accanto. Tutto pesto, ma sta bene. Siete stati fuori<br />
combattimento per un paio di giorni.»<br />
«Tohr?»<br />
«Nessuno ha idea di dove sia. Svanito nel nulla.» Lo sbirro espirò<br />
con forza. «John dovrebbe stare a casa con noi, ma non si riesce a