03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

labbra. Poi si scostò e la guardò. «Non lo accetterai mai, vero? Non accetterai mai di stare con Phury, anche se il mio gemello è il maschio giusto per te.» «Zsadist, per l'amor del cielo, lasciami in pace...» «Non vuoi stare con mio fratello. Quindi non tornerai mai più, giusto?» Lei espirò con forza. «No.» «Per questo sono venuto.» La rabbia che le ribolliva dentro crebbe fino a fondersi con il desiderio che provava per il suo sesso. «Non capisco. Non ti sei lasciato sfuggire nessuna occasione per respingermi. Ricordi quel simpatico episodio nel vicolo, ieri notte? Hai bevuto da quella donna per convincermi ad andare via, giusto? Non c'entrava niente il commento che avevo fatto sulla tua debolezza.» «Bella...» «Poi volevi che andassi con Phury. Senti, io so che non mi ami, ma tu sai perfettamente quello che provo per te. Hai idea di cosa significhi sentirsi chiedere da chi ami di nutrire qualcun altro?» Zsadist abbassò la mano. Si allontanò di qualche passo. «Hai ragione» disse sfregandosi la faccia. «Non dovrei essere qui, ma non potevo lasciarti andare senza prima... In un angolo della mia mente ho sempre pensato che saresti tornata. Per stare con Phury, capisci? Ero convinto che ti avrei rivista, anche se da lontano.» Oh, cielo! Adesso ne aveva proprio abbastanza. «Perché diavolo dovrebbe importarti di vedermi?» Lui si limitò a scuotere la testa, voltandosi verso la porta. Cosa che scatenò la violenza di Bella. «Rispondi! Perché ti interessa tanto se non torno più?» Zsadist aveva già la mano sulla maniglia. «Perché ti interessa?» gridò. «Non mi interessai» In preda alla frustrazione, lei attraversò la stanza come una furia con l'intento di picchiarlo, graffiarlo, fargli male. Ma Zsadist si girò di scatto, e invece di schiaffeggiarlo gli prese la testa tra le mani

attirandolo sulle sue labbra. Lui la cinse tra le braccia, stringendola tanto da toglierle il respiro. Le infilò la lingua in bocca e la sollevò da terra per portarla a letto. Fare sesso in modo rabbioso, disperato, era una cattiva idea. Una pessima idea. In meno di un secondo si ritrovarono avvinghiati sul materasso. Z le tolse i jeans e stava per morderle le mutandine quando bussarono alla porta. Da dietro i pannelli di legno, la voce di Fritz suonò affabile e cerimoniosa come sempre. «Signora, se i suoi bagagli sono pronti...» «Non adesso, Fritz» farfugliò Zsadist con voce gutturale. Scoprì le zanne, lacerò la seta degli slip e la leccò. «Cazzo...» La leccò di nuovo, avidamente, mugolando di piacere. Aggrappata alla sua testa, Bella si mordeva il labbro per non mettersi a urlare, dimenando i fianchi. «Oh, padrone, chiedo scusa. Pensavo fosse in palestra.» «Non adesso, Fritz.» «Naturalmente. Quando crede...» Il resto delle parole del doggen si perse quando il ringhio erotico di Zsadist comunicò a Fritz tutto quello che c'era da sapere. E forse anche qualcosa di più. «Oh, santo cielo. Mi perdoni, padrone. Tornerò a prendere le cose della signora quando... ehm... quando avrà finito.» Tenendola ferma per le cosce, Z continuava a leccarla senza darle tregua, sussurrandole parole oscene. Lei si spingeva contro la sua bocca inarcando la schiena. Era così focoso, così vorace... Bella si abbandonò all'estasi. Lui prolungò l'orgasmo all'infinito, continuando a eccitarla, a leccarla, e poi ancora, da capo. L'immobilità che seguì la raggelò quanto il distacco della bocca di lui dal proprio sesso. Zsadist si sollevò dalle sue cosce passandosi la mano sulla bocca, poi, guardandola, si leccò il palmo catturando fino all'ultima goccia il sapore di lei. «E con questo hai finito, giusto?» domandò brusca. «Te l'avevo detto. Non sono venuto qui per fare sesso. Volevo solo

attirandolo sulle sue labbra. Lui la cinse tra le braccia, stringendola<br />

tanto da toglierle il respiro. Le infilò la lingua in bocca e la sollevò da<br />

terra per portarla a letto.<br />

Fare sesso in modo rabbioso, disperato, era una cattiva idea. Una<br />

pessima idea. In meno di un secondo si ritrovarono avvinghiati sul<br />

materasso. Z le tolse i jeans e stava per morderle le mutandine quando<br />

bussarono alla porta.<br />

Da dietro i pannelli di legno, la voce di Fritz suonò affabile e<br />

cerimoniosa come sempre. «Signora, se i suoi bagagli sono pronti...»<br />

«Non adesso, Fritz» farfugliò Zsadist con voce gutturale. Scoprì le<br />

zanne, lacerò la seta degli slip e la leccò. «Cazzo...»<br />

La leccò di nuovo, avidamente, mugolando di piacere. Aggrappata<br />

alla sua testa, Bella si mordeva il labbro per non mettersi a urlare,<br />

dimenando i fianchi.<br />

«Oh, padrone, chiedo scusa. Pensavo fosse in palestra.»<br />

«Non adesso, Fritz.»<br />

«Naturalmente. Quando crede...»<br />

Il resto delle parole del doggen si perse quando il ringhio erotico di<br />

Zsadist comunicò a Fritz tutto quello che c'era da sapere. E forse anche<br />

qualcosa di più.<br />

«Oh, santo cielo. Mi perdoni, padrone. Tornerò a prendere le cose<br />

della signora quando... ehm... quando avrà finito.»<br />

Tenendola ferma per le cosce, Z continuava a leccarla senza darle<br />

tregua, sussurrandole parole oscene. Lei si spingeva contro la sua<br />

bocca inarcando la schiena. Era così focoso, così vorace... Bella si<br />

abbandonò all'estasi. Lui prolungò l'orgasmo all'infinito, continuando<br />

a eccitarla, a leccarla, e poi ancora, da capo.<br />

L'immobilità che seguì la raggelò quanto il distacco della bocca di lui<br />

dal proprio sesso. Zsadist si sollevò dalle sue cosce passandosi la mano<br />

sulla bocca, poi, guardandola, si leccò il palmo catturando fino<br />

all'ultima goccia il sapore di lei.<br />

«E con questo hai finito, giusto?» domandò brusca.<br />

«Te l'avevo detto. Non sono venuto qui per fare sesso. Volevo solo

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