03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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centinaio di metri si innalzava un altissimo cancello nero a due battenti davanti al quale si fermò, notando le telecamere montate in cima, il citofono e l'atmosfera generale da «vietato l'ingresso». Be'... interessante. L'altro indirizzo si era rivelato un buco nell'acqua, solo una casa normalissima in un quartiere normalissimo con degli umani che guardavano la TV in soggiorno. Qualunque cosa si nascondesse dietro un sistema di sicurezza come quello, invece, era roba grossa. Adesso era curioso. Solo che superare barriere di protezione di quel tipo richiedeva una strategia coordinata e un'attenta esecuzione, e l'ultima cosa di cui lui aveva bisogno era uno scontro con la polizia per essersi introdotto illegalmente nella villona di un pezzo grosso. Sarebbe stato seccante. Ma perché quel vampiro avrebbe dovuto tirar fuori in extremis quell'indirizzo nella speranza di salvarsi? Poi O vide qualcosa di strano: un nastro nero legato al cancello. Anzi, no, i nastri erano due, uno su ciascun battente, e si agitavano al vento. Segnalavano un lutto? Spinto dal suo stesso timore, scese dal camioncino. Facendo scricchiolare il ghiaccio sull'asfalto, si avvicinò al nastro sulla destra. Era legato a un paio di metri da terra, quindi dovette allungare il braccio per riuscire a toccarlo. «Sei morta, moglie?» sussurrò. Lasciò ricadere la mano e lanciò un'occhiata oltre il cancello, nel buio della notte. Tornò al pick-up e fece retromarcia lungo il viale. Doveva oltrepassare quel muro. Doveva trovare un posto dove lasciare l'F-150. Cinque minuti dopo stava imprecando. Maledizione. Sulla Thorne non c'era modo di parcheggiare senza dare nell'occhio. La strada era tutta un muro di cinta dietro l'altro e quasi non c'erano marciapiedi. Ricchi della malora. Diede gas e guardò a sinistra. Poi a destra. Forse poteva lasciare il pick-up e risalire la collina a piedi lungo la strada principale. Erano ottocento metri di salita, ma correndo poteva farcela abbastanza in fretta. I lampioni sotto cui doveva passare erano una bella rogna,
naturalmente, ma non c'era pericolo che i residenti della zona mettessero il naso fuori dalle loro torri d'avorio. Il cellulare si mise a suonare e lui rispose con un brusco: «Cosa c'è?». La voce di U, che cominciava a odiare, era tesa. «Abbiamo un problema. Due lesser sono stati arrestati dalla polizia.» O strinse gli occhi con forza. «Cosa cavolo hanno combinato?» «Stavano facendo fuori un vampiro civile quando è passata un'auto civetta. Due agenti hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con loro e poi sono arrivati altri sbirri. I lesser sono stati presi in custodia e uno di loro mi ha appena chiamato.» «Allora tirali fuori su cauzione» sbottò O. «Perché chiami me?» Ci fu una pausa. Quando U rispose, aveva assunto un tono sarcastico. «Perché tu sei tenuto a saperlo. Senti, avevano addosso un mucchio di armi, tutte acquistate sul mercato nero e tutte senza numero di matricola, e non hanno uno straccio di porto d'armi. Impossibile che vengano rilasciati su cauzione in mattinata. Nessun avvocato è così bravo. Devi tirarli fuori tu.» O guardò a destra e a sinistra, poi fece inversione in un viale grande come un campo da football americano. No, decisamente da quelle parti non c'era un buco dove parcheggiare senza attirare l'attenzione. Doveva tornare giù fino a dove Thorne Avenue incrociava Bellman Road e lasciare il pick-up lì. «O?» «Ho da fare.» U tossì come se stesse ricacciando indietro una vagonata di improperi. «Senza offesa, ma non riesco a immaginare niente di altrettanto importante. E se quei due rimangono coinvolti in una rissa con gli altri detenuti? Vuoi che scorra un po' di sangue nero così poi qualche paramedico capirà che non sono umani? Devi contattare l'Omega e dirgli di richiamarli alla base.» «Fallo tu» disse O accelerando, anche se ormai stava scendendo dalla collina. «Che cosa?» «Parlaci tu con l'Omega.» Alla fine di Thorne Avenue frenò bruscamente e svoltò a sinistra. La strada era fiancheggiata da una fila
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naturalmente, ma non c'era pericolo che i residenti della zona<br />
mettessero il naso fuori dalle loro torri d'avorio.<br />
Il cellulare si mise a suonare e lui rispose con un brusco: «Cosa c'è?».<br />
La voce di U, che cominciava a odiare, era tesa. «Abbiamo un<br />
problema. Due lesser sono stati arrestati dalla polizia.»<br />
O strinse gli occhi con forza. «Cosa cavolo hanno combinato?»<br />
«Stavano facendo fuori un vampiro civile quando è passata un'auto<br />
civetta. Due agenti hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con loro e<br />
poi sono arrivati altri sbirri. I lesser sono stati presi in custodia e uno di<br />
loro mi ha appena chiamato.»<br />
«Allora tirali fuori su cauzione» sbottò O. «Perché chiami me?»<br />
Ci fu una pausa. Quando U rispose, aveva assunto un tono<br />
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mucchio di armi, tutte acquistate sul mercato nero e tutte senza<br />
numero di matricola, e non hanno uno straccio di porto d'armi.<br />
Impossibile che vengano rilasciati su cauzione in mattinata. Nessun<br />
avvocato è così bravo. Devi tirarli fuori tu.»<br />
O guardò a destra e a sinistra, poi fece inversione in un viale grande<br />
come un campo da football americano. No, decisamente da quelle<br />
parti non c'era un buco dove parcheggiare senza attirare l'attenzione.<br />
Doveva tornare giù fino a dove Thorne Avenue incrociava Bellman<br />
Road e lasciare il pick-up lì. «O?»<br />
«Ho da fare.»<br />
U tossì come se stesse ricacciando indietro una vagonata di<br />
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altrettanto importante. E se quei due rimangono coinvolti in una rissa<br />
con gli altri detenuti? Vuoi che scorra un po' di sangue nero così poi<br />
qualche paramedico capirà che non sono umani? Devi contattare<br />
l'Omega e dirgli di richiamarli alla base.»<br />
«Fallo tu» disse O accelerando, anche se ormai stava scendendo<br />
dalla collina.<br />
«Che cosa?»<br />
«Parlaci tu con l'Omega.» Alla fine di Thorne Avenue frenò<br />
bruscamente e svoltò a sinistra. La strada era fiancheggiata da una fila