03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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quando lo vedevano, e il suo coso si rizzava molto più spesso di quanto lui volesse. Avrebbe preferito che se ne stesse buono buono. Cazzo, era forse l'unico maschio sulla faccia della terra a desiderare di essere impotente. «Piega la testa di lato» intimò. «Con l'orecchio sulla spalla.» Lentamente lei ubbidì, esponendo il collo. Per questo l'aveva scelta. I capelli corti gli permettevano di non toccare niente per sgombrare il campo. Detestava posare le mani sui loro corpi. Mentre fissava la gola di Lisa, la sua sete aumentò e le zanne si allungarono. Dio, era così a secco che rischiava di prosciugarla. «Cosa vuoi fare?» fece lei. «Mordermi?» «Sì.» Colpì fulmineo, tenendola ferma mentre si divincolava selvaggiamente. Per facilitarle le cose la calmò con la forza del pensiero, rilassandola, procurandole il genere di sballo che di certo le era familiare. Lisa smise di ribellarsi e lui deglutì quanto più poté senza vomitare; sentiva il sapore di cocaina e alcol del suo sangue, e quello degli antibiotici. Quand'ebbe finito, leccò i segni del morso per accelerare il processo di guarigione e per impedirle di sanguinare. Poi le tirò su il colletto per nasconderlo, cancellò dalla sua memoria il ricordo di quell'incontro e la rispedì all'interno del club. Rimasto solo, si accasciò contro il muro di mattoni. Il sangue umano era così debole che gli forniva a stento l'energia di cui aveva bisogno, ma non aveva intenzione di bere dalle femmine della sua specie. Non più. Mai e poi mai. Alzò gli occhi verso il cielo. Le nuvole che avevano portato il nevischio poche ore prima si erano dileguate, e adesso tra un edificio e l'altro si vedeva una fetta del firmamento, trapunto di stelle come un puntaspilli. Le costellazioni parlavano chiaro: gli restavano due ore prima di rientrare. Quando si sentì in forze, chiuse gli occhi e si smaterializzò verso l'unico luogo dove voleva essere. Grazie a Dio c'era ancora il tempo di andarci. E restarci.
Capitolo 3 John Matthew si rotolò sulla schiena, mugolando nel letto. La donna lo seguì, i seni nudi premuti contro l'ampio petto di lui. Con un sorriso sensuale infilò le mani in mezzo alle sue gambe e trovò il membro palpitante. Quando afferrò il pene in erezione e vi si sedette sopra, lui gettò la testa all'indietro con un gemito, poi si aggrappò alle ginocchia di lei, che cominciò a muoversi lentamente. Oh, sì... Con una mano si toccava mentre con l'altra lo stuzzicava, passandosi i palmi sui seni e sul collo, tra i lunghi capelli biondo platino. La mano si spostò più su, sul viso; adesso il braccio, in cima alla testa, tracciava un armonioso arco. Incurvò la schiena spingendo in fuori i seni, i capezzoli rosei e turgidi. La pelle, chiarissima, sembrava neve fresca. «Guerriero» disse. «Te la senti di continuare?» Se se la sentiva? Altro che. E tanto per chiarire come stavano le cose, la afferrò per le cosce spingendo l'inguine verso l'alto fino a strapparle un grido. Quando si ritrasse lei gli sorrise, dimenandosi più in fretta e con più slancio. Era bagnata e tesa e la sua erezione era al settimo cielo. «Guerriero, te la senti di continuare?» Adesso la sua voce era più profonda, affaticata. «Diamine, sì» grugnì lui. Quando venne era già pronto a rovesciarla sulla schiena per affondare dentro di lei e ricominciare da capo. «Te la senti di continuare?» Lei pompava sempre più forte, spremendolo, lo montava come un toro. Questo sì che era sesso grandioso... fantastico, incredibile, assolutamente grandioso... Le parole di lei adesso erano deformate, distorte... Il timbro di voce si era abbassato, non era quasi più femminile. «Te la senti di continuare?» John si sentì gelare. C'era qualcosa che non quadrava. Qualcosa
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Capitolo 3<br />
John Matthew si rotolò sulla schiena, mugolando nel letto. La<br />
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sorriso sensuale infilò le mani in mezzo alle sue gambe e trovò il<br />
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sopra, lui gettò la testa all'indietro con un gemito, poi si aggrappò alle<br />
ginocchia di lei, che cominciò a muoversi lentamente.<br />
Oh, sì...<br />
Con una mano si toccava mentre con l'altra lo stuzzicava,<br />
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platino. La mano si spostò più su, sul viso; adesso il braccio, in cima<br />
alla testa, tracciava un armonioso arco. Incurvò la schiena spingendo<br />
in fuori i seni, i capezzoli rosei e turgidi. La pelle, chiarissima, sembrava<br />
neve fresca.<br />
«Guerriero» disse. «Te la senti di continuare?»<br />
Se se la sentiva? Altro che. E tanto per chiarire come stavano le cose,<br />
la afferrò per le cosce spingendo l'inguine verso l'alto fino a strapparle<br />
un grido.<br />
Quando si ritrasse lei gli sorrise, dimenandosi più in fretta e con più<br />
slancio. Era bagnata e tesa e la sua erezione era al settimo cielo.<br />
«Guerriero, te la senti di continuare?» Adesso la sua voce era più<br />
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«Diamine, sì» grugnì lui. Quando venne era già pronto a rovesciarla<br />
sulla schiena per affondare dentro di lei e ricominciare da capo.<br />
«Te la senti di continuare?» Lei pompava sempre più forte,<br />
spremendolo, lo montava come un toro.<br />
Questo sì che era sesso grandioso... fantastico, incredibile,<br />
assolutamente grandioso...<br />
Le parole di lei adesso erano deformate, distorte... Il timbro di voce<br />
si era abbassato, non era quasi più femminile. «Te la senti di<br />
continuare?»<br />
John si sentì gelare. C'era qualcosa che non quadrava. Qualcosa