03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

aveva infilato in mezzo alle cosce. Marissa schiuse le labbra sfoderando le zanne. Per una frazione di secondo il male che albergava in lui ruggì come una belva feroce, e in preda al panico Rehvenge fece appello alla propria mente. Grazie al cielo, quella maledetta giunse subito in soccorso: il suo lato razionale si ridestò, incatenandogli gli istinti e placando l'impulso sessuale di dominare Marissa. Lei barcollò leggermente mentre, in equilibrio precario, si chinava verso la sua gola, cercando di non appoggiarsi a lui. «Sdraiati su di me» disse Rehvenge con voce gutturale. «Stenditi... sopra di me.» Con una smorfia, Marissa abbandonò la metà inferiore del corpo nella culla dei suoi fianchi. Evidentemente era preoccupata di entrare in contatto con un'erezione e quando non incontrò niente del genere guardò in giù, quasi pensasse di aver toccato il punto sbagliato. «Non devi preoccuparti per quello» mormorò lui facendo scorrere le mani sulle sue braccia sottili. «Non con me.» Il sollievo di Marissa fu così palpabile che ne rimase offeso. «Fare l'amore con me sarebbe tanto sgradevole?» «Oh, no, Rehvenge. No» si affrettò a dire lei, scrutando i muscoli scolpiti del suo torace. «Tu sei... molto attraente. È che... c'è un altro. Nel mio cuore c'è un altro.» «Ami ancora Wrath.» Lei scosse la testa. «No, però non posso pensare alla persona che desidero. Non... adesso.» Rehv alzò il mento. «Che razza di idiota si rifiuterebbe di nutrirti, quando ne hai bisogno?» «Per favore. Non parlare più così.» All'improvviso i suoi occhi si fissarono sul collo di Rehvenge, dilatandosi. «Che appetito» grugnì lui, euforico all'idea di venire usato. «Coraggio, serviti. E non preoccuparti di essere delicata. Più brutale è, meglio è.» Marissa scoprì le zanne, affondandogli i canini nel collo. Il morso

dissipò il torpore indotto dalla droga e Rehvenge fu trafitto da un dolore dolcissimo. Mugolando di piacere, pensò che per la prima volta in vita sua era ben lieto della propria impotenza. Se il suo uccello avesse funzionato, non avrebbe esitato a togliere di mezzo quel maledetto vestito e a spalancarle le gambe per darle una bella ripassata mentre lei si sfamava. Quasi subito Marissa si ritrasse, leccandosi le labbra. «Ho un sapore diverso da Wrath» disse lui, contando sul fatto che, essendosi nutrita da un solo maschio, Marissa non potesse sapere di preciso perché il suo sangue avesse un gusto così strano. In effetti la sua inesperienza era il solo motivo per cui aveva accettato di aiutarla. Qualsiasi altra femmina minimamente navigata avrebbe capito subito che qualcosa non andava. «Dai, bevi ancora un po'. Vedrai che ti ci abitui.» Lei chinò di nuovo la testa e Rehvenge sentì la trafittura di un altro morso. Cingendole la schiena delicata con le braccia robuste, la tenne stretta a sé, a occhi chiusi. Era passato tanto di quel tempo dall'ultima volta che aveva abbracciato qualcuno che, pur non potendo permettersi di vivere troppo intensamente quell'esperienza, la trovò sublime. Mentre Marissa succhiava dalla sua giugulare, fu colto dall'assurdo impulso di piangere. Passando davanti all'ennesimo muro di cinta, O sollevò leggermente il piede dall'acceleratore del pick-up. Accidenti, le case di Thorne Avenue erano tutte enormi. Non che si riuscisse a vederle dalla strada, era solo una supposizione, ma difficilmente siepi e recinzioni di quel genere proteggevano modeste villette a due piani. Quando quell'ultima muraglia si aprì per lasciare spazio a un viale d'accesso, O frenò di colpo. Sulla sinistra c'era una targhetta in ottone con scritto: 27, THORNE AVENUE. Si allungò il più possibile nel tentativo di gettare un'occhiata all'interno, ma tra l'alto muro di cinta e il viale che si perdeva nell'oscurità non si capiva cosa ci fosse dall'altra parte. Spazientito, svoltò d'impulso nella strada privata. A un

dissipò il torpore indotto dalla droga e Rehvenge fu trafitto da un<br />

dolore dolcissimo. Mugolando di piacere, pensò che per la prima<br />

volta in vita sua era ben lieto della propria impotenza. Se il suo uccello<br />

avesse funzionato, non avrebbe esitato a togliere di mezzo quel<br />

maledetto vestito e a spalancarle le gambe per darle una bella<br />

ripassata mentre lei si sfamava.<br />

Quasi subito Marissa si ritrasse, leccandosi le labbra.<br />

«Ho un sapore diverso da Wrath» disse lui, contando sul fatto che,<br />

essendosi nutrita da un solo maschio, Marissa non potesse sapere di<br />

preciso perché il suo sangue avesse un gusto così strano. In effetti la sua<br />

inesperienza era il solo motivo per cui aveva accettato di aiutarla.<br />

Qualsiasi altra femmina minimamente navigata avrebbe capito subito<br />

che qualcosa non andava. «Dai, bevi ancora un po'. Vedrai che ti ci<br />

abitui.»<br />

Lei chinò di nuovo la testa e Rehvenge sentì la trafittura di un altro<br />

morso.<br />

Cingendole la schiena delicata con le braccia robuste, la tenne<br />

stretta a sé, a occhi chiusi. Era passato tanto di quel tempo dall'ultima<br />

volta che aveva abbracciato qualcuno che, pur non potendo<br />

permettersi di vivere troppo intensamente quell'esperienza, la trovò<br />

sublime. Mentre Marissa succhiava dalla sua giugulare, fu colto<br />

dall'assurdo impulso di piangere.<br />

Passando davanti all'ennesimo muro di cinta, O sollevò<br />

leggermente il piede dall'acceleratore del pick-up.<br />

Accidenti, le case di Thorne Avenue erano tutte enormi. Non che si<br />

riuscisse a vederle dalla strada, era solo una supposizione, ma<br />

difficilmente siepi e recinzioni di quel genere proteggevano modeste<br />

villette a due piani.<br />

Quando quell'ultima muraglia si aprì per lasciare spazio a un viale<br />

d'accesso, O frenò di colpo. Sulla sinistra c'era una targhetta in ottone<br />

con scritto: 27, THORNE AVENUE. Si allungò il più possibile nel<br />

tentativo di gettare un'occhiata all'interno, ma tra l'alto muro di cinta<br />

e il viale che si perdeva nell'oscurità non si capiva cosa ci fosse dall'altra<br />

parte. Spazientito, svoltò d'impulso nella strada privata. A un

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