03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

freno della Escalade premendolo a fondo sull'acceleratore. «Non preoccuparti, figliolo. Non succede niente.» Mentre raddrizzava il SUV, lanciò un'occhiata alla Bendey nello specchietto retrovisore. Adesso si stava muovendo, faceva manovra per uscire dal parcheggio. Con una violenta imprecazione, Butch imboccò il vialetto a tutta velocità. Quando Marissa salì a bordo della Bentley, Rehvenge si accigliò. Dio, aveva dimenticato quant'era bella. Anche il suo profumo era meraviglioso... L'odore fresco dell'oceano gli invase le narici. «Perché non vuoi che mi fermi davanti all'ingresso principale?» chiese, ammirando la capigliatura bionda e la pelle perfetta. «Non ho nemmeno potuto farti salire in macchina come si deve.» «Conosci Havers, sai com'è fatto.» La portiera si chiuse con uno scatto secco. «Vorrebbe vederci sposati.» «Ma è ridicolo.» «Tu non la pensi forse allo stesso modo riguardo a tua sorella?» «No comment.» Mentre Rehvenge aspettava che una Escalade sgombrasse il parcheggio, Marissa posò una mano sulla manica della sua pelliccia di zibellino. «So di avertelo già detto, ma sono dispiaciuta per tutto quello che è successo a Bella. Come sta?» E lui come diavolo faceva a saperlo? «Preferirei non parlare di lei. Non prendertela, ma... Sì, insomma, non mi va di toccare l'argomento.» «Rehv, non siamo obbligati a farlo proprio stanotte. So quante ne hai passate e francamente mi ha sorpreso che tu abbia accettato di vedermi.» «Non essere ridicola. Mi fa piacere che tu ti sia rivolta a me» disse lui stringendole la mano. Sotto la pelle le ossa erano delicatissime, tanto che Rehvenge rammentò a se stesso che doveva essere molto premuroso con lei. Marissa non era come le altre femmine a cui era abituato.

Mentre guidava verso il centro, avvertì il crescente nervosismo della passeggera al suo fianco. «Andrà tutto bene. Sono contento che tu abbia chiamato, sul serio.» «A dire il vero sono piuttosto imbarazzata. Non so proprio come regolarmi.» «Faremo tutto con molta calma.» «Sono stata solo con Wrath.» «Lo so. Ecco perché ho voluto passare a prenderti in macchina. Ho pensato che saresti stata troppo agitata per smaterializzarti.» «È così, infatti.» Quando si fermarono a un semaforo, lui le sorrise. «Mi prenderò molta cura di te.» Lei lo guardò con i suoi occhi celesti. «Sei molto buono, Rehvenge.» Ignorando quell'errore di valutazione, lui si concentrò sul traffico. Venti minuti dopo uscivano da un ascensore ultramoderno per entrare nel vestibolo dell'attico di Rehvenge. L'appartamento occupava metà dell'ultimo piano di un grattacielo che ne contava trenta e da cui si dominava tutta Caldwell, compreso il fiume Hudson. A causa degli ampi finestroni, Rehvenge non lo utilizzava mai durante il giorno. Ma di notte era perfetto. Tenne le luci basse e attese che Marissa girasse un po' per l'appartamento, ammirando gli oggetti che un arredatore aveva acquistato per il suo rifugio segreto. A lui non importava niente di quella roba, se ne infischiava della vista mozzafiato e dei soprammobili di lusso. Gli interessava solo difendere la propria privacy dalla sua famiglia. Bella non era mai stata lì, e nemmeno la loro madre. In realtà nessuno era al corrente di quell'attico. Quasi accorgendosi che stava perdendo tempo, Marissa si voltò verso di lui. Sotto le luci soffuse, la sua bellezza era a dir poco sbalorditiva; Rehvenge si complimentò con se stesso per la dose supplementare di dopamina che si era sparato in vena un'oretta prima. Sui symphath quella droga aveva un effetto opposto rispetto a quando veniva somministrata agli umani o ai vampiri. Il neuromodulatore chimico potenziava l'attività e la capacità di

Mentre guidava verso il centro, avvertì il crescente nervosismo<br />

della passeggera al suo fianco. «Andrà tutto bene. Sono contento che<br />

tu abbia chiamato, sul serio.»<br />

«A dire il vero sono piuttosto imbarazzata. Non so proprio come<br />

regolarmi.»<br />

«Faremo tutto con molta calma.»<br />

«Sono stata solo con Wrath.»<br />

«Lo so. Ecco perché ho voluto passare a prenderti in macchina. Ho<br />

pensato che saresti stata troppo agitata per smaterializzarti.»<br />

«È così, infatti.»<br />

Quando si fermarono a un semaforo, lui le sorrise. «Mi prenderò<br />

molta cura di te.»<br />

Lei lo guardò con i suoi occhi celesti. «Sei molto buono, Rehvenge.»<br />

Ignorando quell'errore di valutazione, lui si concentrò sul traffico.<br />

Venti minuti dopo uscivano da un ascensore ultramoderno per<br />

entrare nel vestibolo dell'attico di Rehvenge. L'appartamento<br />

occupava metà dell'ultimo piano di un grattacielo che ne contava<br />

trenta e da cui si dominava tutta Caldwell, compreso il fiume Hudson.<br />

A causa degli ampi finestroni, Rehvenge non lo utilizzava mai durante<br />

il giorno. Ma di notte era perfetto.<br />

Tenne le luci basse e attese che Marissa girasse un po' per<br />

l'appartamento, ammirando gli oggetti che un arredatore aveva<br />

acquistato per il suo rifugio segreto. A lui non importava niente di<br />

quella roba, se ne infischiava della vista mozzafiato e dei<br />

soprammobili di lusso. Gli interessava solo difendere la propria<br />

privacy dalla sua famiglia. Bella non era mai stata lì, e nemmeno la<br />

loro madre. In realtà nessuno era al corrente di quell'attico.<br />

Quasi accorgendosi che stava perdendo tempo, Marissa si voltò<br />

verso di lui. Sotto le luci soffuse, la sua bellezza era a dir poco<br />

sbalorditiva; Rehvenge si complimentò con se stesso per la dose<br />

supplementare di dopamina che si era sparato in vena un'oretta prima.<br />

Sui symphath quella droga aveva un effetto opposto rispetto a<br />

quando veniva somministrata agli umani o ai vampiri. Il<br />

neuromodulatore chimico potenziava l'attività e la capacità di

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