03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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inspirò a fondo, aspettando di capire se la sensazione di mancamento passava. Niente da fare. Era tempo di bere sangue fresco. Di nuovo. Imprecando, si augurò di riuscire a resistere un'altra notte, magari due. Certo, nelle ultime due settimane si era trascinato in giro per pura forza di volontà. Ma quella notte non aveva nessuna voglia di soddisfare la sua sete. Dai, su... Concentrati, coglione. Si impose di continuare a battere come un predatore i vicoli del centro, dentro e fuori dal pericoloso labirinto urbano di Caldwell, che con i suoi locali notturni era il cuore dello spaccio newyorkese. Alle tre del mattino era inebetito dall'astinenza da sangue. E questo fu l'unico motivo per il quale decise di gettare la spugna. Non sopportava la dissociazione, il senso di torpore. Gli ricordava troppo da vicino lo stordimento generato da oppio a cui era stato costretto quando era uno schiavo di sangue. Camminando il più in fretta possibile, si diresse verso lo ZeroSum. I buttafuori lo lasciarono aggirare la fila di clienti in attesa; la facilità di accesso era uno dei vantaggi di chi, come i fratelli, spendeva a piene mani. Diamine! La passione di Phury per il fumo rosso, da sola, costava un paio di bigliettoni al mese; V e Butch amavano sbronzarsi con alcolici di prima qualità. E poi c'erano gli acquisti che lui stesso faceva regolarmente. Il club era soffocante e buio, una sorta di umida caverna tropicale pervasa dalla techno. Gli umani affollavano la pista da ballo succhiando leccalecca, tracannando acqua e sudando mentre si agitavano sotto i pulsanti laser color pastello. Tutt'intorno, corpi addossati ai muri, in coppia o a gruppetti di tre, si contorcevano palpandosi. Zsadist puntò dritto verso la sala VIP e l'orda umana si scostò al suo passaggio, aprendosi come una pezza di velluto strappata. Strafatti di ecstasy e di coca, ma questi corpi sovraeccitati conservano ancora un minimo di istinto di sopravvivenza, pensò. Un buttafuori con il cranio rasato lo scortò all'angolo migliore, relativamente silenzioso, del club: c'erano una ventina di tavoli
apparecchiati elegantemente, ben distanziati tra loro, il piano di marmo nero illuminato appena dai faretti incassati nel soffitto. Il séparé della confraternita era proprio accanto all'uscita di sicurezza e Zsadist non si sorprese nel trovare Vishous e Butch già seduti, con davanti due bicchieri di superalcolici. Il martini di Phury, invece, se ne stava lì abbandonato. I due non parevano molto felici di vederlo. Piuttosto rassegnati, come se avessero sperato di liberarsi di un peso e lui gli avesse appena buttato addosso un blocco motore. «Lui dov'è?» chiese Z, accennando con il capo al bicchiere del suo gemello. «Sta comprando del fumo nel retro» rispose Butch. «Ha finito gli spinelli.» Zsadist si sedette sulla sinistra appoggiandosi all'indietro, fuori dal fascio di luce che illuminava il tavolo lustro. Guardandosi intorno, riconobbe le facce di sconosciuti privi di importanza. La zona VIP aveva un nocciolo duro di habitué, ma nessuno dei clienti più danarosi interagiva granché al di fuori della ristretta cerchia dei propri amici. L'intero locale era pervaso da un'atmosfera molto riservata, in effetti, della serie «non parlare, non fare domande», che poi era uno dei motivi per cui ai fratelli piaceva. Anche se lo ZeroSum era di proprietà di un vampiro, preferivano restare in incognito. Nel corso dell'ultimo secolo, anno più anno meno, la Confraternita del Pugnale Nero aveva steso un velo di segretezza sull'identità dei propri membri, anche all'interno della razza. Circolavano voci, naturalmente, e i civili conoscevano alcuni dei loro nomi, ma tutto era tenuto in gran segreto: un espediente che si era reso necessario quando la razza si era frammentata, all'incirca cent'anni prima, e la fiducia reciproca era venuta meno. Adesso, poi, si era aggiunta un'altra ragione. I 1esser avevano cominciato a torturare i civili per carpire informazioni sulla confraternita, quindi mantenere il massimo riserbo diventava essenziale. Così, i pochi vampiri che lavoravano al club non erano affatto sicuri che i marcantoni vestiti di pelle che bevevano come spugne e lasciavano laute mance fossero membri della confraternita. E per fortuna la buona creanza, se non la mole dei fratelli, scoraggiava chiunque dall'azzardare domande.
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inspirò a fondo, aspettando di capire se la sensazione di mancamento<br />
passava. Niente da fare.<br />
Era tempo di bere sangue fresco. Di nuovo.<br />
Imprecando, si augurò di riuscire a resistere un'altra notte, magari<br />
due. Certo, nelle ultime due settimane si era trascinato in giro per pura<br />
forza di volontà. Ma quella notte non aveva nessuna voglia di<br />
soddisfare la sua sete.<br />
Dai, su... Concentrati, coglione.<br />
Si impose di continuare a battere come un predatore i vicoli del<br />
centro, dentro e fuori dal pericoloso labirinto urbano di Caldwell, che<br />
con i suoi locali notturni era il cuore dello spaccio newyorkese.<br />
Alle tre del mattino era inebetito dall'astinenza da sangue. E questo<br />
fu l'unico motivo per il quale decise di gettare la spugna. Non<br />
sopportava la dissociazione, il senso di torpore. Gli ricordava troppo<br />
da vicino lo stordimento generato da oppio a cui era stato costretto<br />
quando era uno schiavo di sangue.<br />
Camminando il più in fretta possibile, si diresse verso lo ZeroSum. I<br />
buttafuori lo lasciarono aggirare la fila di clienti in attesa; la facilità di<br />
accesso era uno dei vantaggi di chi, come i fratelli, spendeva a piene<br />
mani. Diamine! La passione di Phury per il fumo rosso, da sola, costava<br />
un paio di bigliettoni al mese; V e Butch amavano sbronzarsi con<br />
alcolici di prima qualità. E poi c'erano gli acquisti che lui stesso faceva<br />
regolarmente.<br />
Il club era soffocante e buio, una sorta di umida caverna tropicale<br />
pervasa dalla techno. Gli umani affollavano la pista da ballo<br />
succhiando leccalecca, tracannando acqua e sudando mentre si<br />
agitavano sotto i pulsanti laser color pastello. Tutt'intorno, corpi<br />
addossati ai muri, in coppia o a gruppetti di tre, si contorcevano<br />
palpandosi.<br />
Zsadist puntò dritto verso la sala VIP e l'orda umana si scostò al suo<br />
passaggio, aprendosi come una pezza di velluto strappata. Strafatti di<br />
ecstasy e di coca, ma questi corpi sovraeccitati conservano ancora un<br />
minimo di istinto di sopravvivenza, pensò.<br />
Un buttafuori con il cranio rasato lo scortò all'angolo migliore,<br />
relativamente silenzioso, del club: c'erano una ventina di tavoli