03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

tagliente: «Farà meglio a venire subito qui. Intesi? Se sarò costretto ad andare a cercarlo se ne pentirà». Si schiarì la gola prima di riprendere la conversazione con sua sorella. «Bella, dove sei? Vengo a prenderti. O se preferisci chiedi a uno dei guerrieri di accompagnarti a casa e ci vediamo lì.» «Pensi che ora come ora abbia voglia di venire a stare in un posto qualunque insieme a te?» «È meglio dell'alternativa a tua disposizione» ribatté torvo lui. «Sarebbe?» «Che i fratelli siano costretti a riportarti da me.» «Perché mi stai facendo...» «Perché ti sto facendo questo?» La voce di Rehvenge aveva assunto il tono cupo e dispotico a cui era abituata. «Hai idea di cosa sono state le ultime sei settimane per me? Sapere che eri in balia di quei maledetti cosi? Sapere che avevo messo mia sorella... la figlia di mia madre... in quel posto?» «Non è stata colpa tua...» «Avresti dovuto restare qui a casa con noi!» Come sempre, Bella rimase scossa dall'esplosione di collera di Rehvenge. Suo fratello l'aveva sempre spaventata un po'. Poi però lo sentì sospirare. Un altro sospiro. E una curiosa disperazione si insinuò nelle sue parole. «Cristo, Bella... torna a casa. Mahmen e io ti vogliamo qui. Sentiamo la tua mancanza. Abbiamo... ho bisogno di vederti per sapere che stai davvero bene.» Eh, sì... Ecco l'altro lato di Rehvenge, quello che le piaceva tanto. Il protettore. Il capofamiglia. Il burbero dal cuore tenero che non le aveva mai fatto mancare niente. La tentazione di sottomettersi al suo volere era forte. Ma poi vide se stessa reclusa, privata del diritto di uscire di casa. Cosa che Rehvenge era capacissimo di farle. «Ritirerai la richiesta di sehclusion?» «Ne parleremo quando dormirai di nuovo nel tuo letto.» Bella strinse il ricevitore con forza. «Significa che non lo farai, vero?»

Ci fu una pausa. «Pronto? Rehvenge?» «Voglio solo che torni a casa.» «Sì o no, Rehv? Dimmelo subito.» «Nostra madre non può farcela a vivere un'altra esperienza del genere.» «E credi che io possa farcela?» sbottò Bella. «Scusami tanto, ma non è stata mahmen a ritrovarsi il nome di un lesser inciso sullo stomaco!» Appena le uscirono di bocca quelle parole, Bella si maledisse. Brava, quello era proprio il genere di dettaglio in grado di convincere suo fratello. Bel modo di negoziare. «Rehvenge...» «Ti voglio a casa» ribadì lui con voce gelida. «Sono reduce da una lunga prigionia, non ho nessuna voglia di rinchiudermi volontariamente in un'altra galera.» «E allora cosa pensi di fare?» «Continua a comportarti da prepotente e lo scoprirai presto.» Chiuse la chiamata e sbatté il cordless sul comodino. Accidenti a lui! Seguendo un impulso irrefrenabile, afferrò il ricevitore e si voltò di scatto, pronta a scagliarlo dall'altra parte della stanza. «Zsadist!» esclamò, trattenendosi per un pelo dal lanciarlo e premendoselo contro il petto. In piedi davanti alla porta c'era Z. Indossava un paio di calzoncini da corsa senza maglietta, e per qualche assurdo motivo Bella notò che anche lui era scalzo. «Lancialo pure, se vuoi» disse. «No. Io... ehm... no.» Bella si voltò, posando il cordless sul sostegno. Prima di voltarsi di nuovo, rivide Zsadist chino sopra quel lesser, nell'atto di massacrarlo di botte... Poi però ripensò a quando era andato alla fattoria a prenderle le sue cose... a quando l'aveva portata lì al quartier generale... a quando le aveva permesso di attaccarsi alla sua vena, anche se quell'invasione lo aveva sconvolto. Alzò la testa per guardarlo, e si ritrovò nuovamente impigliata nella

Ci fu una pausa. «Pronto? Rehvenge?»<br />

«Voglio solo che torni a casa.»<br />

«Sì o no, Rehv? Dimmelo subito.»<br />

«Nostra madre non può farcela a vivere un'altra esperienza del<br />

genere.»<br />

«E credi che io possa farcela?» sbottò Bella. «Scusami tanto, ma non<br />

è stata mahmen a ritrovarsi il nome di un lesser inciso sullo stomaco!»<br />

Appena le uscirono di bocca quelle parole, Bella si maledisse.<br />

Brava, quello era proprio il genere di dettaglio in grado di convincere<br />

suo fratello. Bel modo di negoziare.<br />

«Rehvenge...»<br />

«Ti voglio a casa» ribadì lui con voce gelida.<br />

«Sono reduce da una lunga prigionia, non ho nessuna voglia di<br />

rinchiudermi volontariamente in un'altra galera.»<br />

«E allora cosa pensi di fare?»<br />

«Continua a comportarti da prepotente e lo scoprirai presto.»<br />

Chiuse la chiamata e sbatté il cordless sul comodino. Accidenti a lui!<br />

Seguendo un impulso irrefrenabile, afferrò il ricevitore e si voltò di<br />

scatto, pronta a scagliarlo dall'altra parte della stanza.<br />

«Zsadist!» esclamò, trattenendosi per un pelo dal lanciarlo e<br />

premendoselo contro il petto.<br />

In piedi davanti alla porta c'era Z. Indossava un paio di calzoncini<br />

da corsa senza maglietta, e per qualche assurdo motivo Bella notò che<br />

anche lui era scalzo.<br />

«Lancialo pure, se vuoi» disse.<br />

«No. Io... ehm... no.» Bella si voltò, posando il cordless sul<br />

sostegno. Prima di voltarsi di nuovo, rivide Zsadist chino sopra quel<br />

lesser, nell'atto di massacrarlo di botte... Poi però ripensò a quando<br />

era andato alla fattoria a prenderle le sue cose... a quando l'aveva<br />

portata lì al quartier generale... a quando le aveva permesso di<br />

attaccarsi alla sua vena, anche se quell'invasione lo aveva sconvolto.<br />

Alzò la testa per guardarlo, e si ritrovò nuovamente impigliata nella

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