03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA 03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
Riuscì a malapena ad abbassare il mento. «Perché me lo stai dicendo?» Tohr serrò le labbra. «Vuoi far finta che lei non significhi niente per te? Benissimo. Pensavo solo che avresti voluto saperlo.» Dopo di che si avviò verso la sala da pranzo. Z afferrò il corrimano e si massaggiò il petto, aveva la sensazione che qualcuno avesse sostituito l'ossigeno nei suoi polmoni con del catrame. Guardò le scale, domandandosi se Bella sarebbe passata dalla sua camera prima di andarsene. In teoria sì, perché aveva dimenticato lì il diario. Poteva anche lasciare lì i vestiti, ma non il diario. A meno che, naturalmente, non avesse già fatto trasferire tutte le sue cose. Dio... Come avrebbe fatto a salutarla? Cazzo, ecco una conversazione che avrebbe evitato molto volentieri. Non riusciva proprio a immaginare cosa dirle, specialmente dopo che lei lo aveva visto sfogare tutta la sua ferocia su quel lesser. Andò in biblioteca, prese uno dei telefoni e compose il numero di cellulare di Vishous. Udì lo squillo attraverso il ricevitore e anche in fondo all'atrio. Quando V rispose, gli disse dell'Explorer e del telefonino che aveva nascosto sotto il telaio. «Controllo subito» replicò V. «Ma dove sei? C'è una strana eco.» «Chiamami se il SUV si muove. Mi trovi in palestra» tagliò corto Zsadist, riattaccando e avviandosi verso il tunnel sotterraneo. Nello spogliatoio avrebbe trovato qualcosa da mettersi. Voleva ridursi allo stremo delle forze, con le cosce che pulsavano per la fatica, i polpacci rigidi e la gola irritata per l'affanno. Il dolore gli avrebbe schiarito le idee, purificandolo... Bramava la sofferenza più del cibo. Giunto nello spogliatoio, tirò fuori dall'armadietto le Air Shox e un paio di calzoncini da corsa. Preferiva restare a torso nudo, specialmente quando era da solo. Si era già levato di dosso le armi e stava per cambiarsi, quando udì qualcosa muoversi tra gli armadietti. Seguendo in silenzio il rumore si ritrovò sulle tracce di uno... sconosciuto. Alto quanto un soldo di cacio. Ci fu un fragore metallico quando il piccoletto andò a sbattere
contro uno degli armadietti. Merda. Era il ragazzino. Come si chiamava? John qualcosa. Il piccolo John lo fissava con gli occhi vitrei fuori dalle orbite, e sembrava sul punto di svenire. Z lo guardò truce dall'alto della propria statura. Al momento era di umore nero, nero e gelido come lo spazio interstellare, e tuttavia, per qualche oscuro motivo, cambiare i connotati a quel ragazzino che non aveva fatto niente di male non gli andava. «Vattene fuori di qui, ragazzo.» John armeggiò con qualcosa. Un blocco e una penna. Quando riuscì a posare la punta della biro sul foglio, Zsadist scosse la testa. «Sì, bravo, non so leggere, te ne sei scordato? Senti, vai via. Tohr è di sopra.» Si voltò e si tolse la maglietta con gesti bruschi. Sentì un'esclamazione soffocata e si girò a guardare da sopra la spalla. John aveva gli occhi fissi sulla sua schiena. «Cristo, ragazzo... Ti ho detto di levarti dai piedi.» Quando udì un rumore di passi che si allontanavano di corsa, si levò i pantaloni di pelle, si infilò i calzoncini neri da calcio e si sedette sulla panca. Sollevò le Nike per i lacci, lasciandole penzolare in mezzo alle ginocchia. Poi rimase a fissarle, assalito da uno stupido pensiero. Quante volte aveva messo i piedi in quelle scarpe da jogging e aveva maltrattato il proprio corpo sottoponendosi allo stesso, sfiancante trantran che si apprestava a ripetere? Poi pensò a tutte le volte in cui si era deliberatamente ferito negli scontri con i lesser, a tutte le volte che aveva chiesto a Phury di picchiarlo. No, non chiesto. Ordinato. In alcune occasioni aveva imposto al suo gemello di massacrarlo di botte finché, con il volto tumefatto, non sentiva altro che un dolore lancinante alle ossa. A onor del vero non gli piaceva coinvolgere Phury. Avrebbe preferito godersi quel dolore in privato, e se lo sarebbe inflitto da solo, se ne fosse stato capace. Ma era difficile ridursi in quello stato senza l'aiuto di qualcuno. Lentamente rimise per terra le scarpe e si appoggiò all'indietro contro l'armadietto, pensando al suo gemello. Phury era di sopra, in
- Page 182 and 183: Zsadist emise un ringhio vibrante,
- Page 184 and 185: «Scusa» mormorò lui chiudendo gl
- Page 186 and 187: cosa sto facendo.» «Sì, invece»
- Page 188 and 189: all'altro e, perdio, era quello che
- Page 190 and 191: Zsadist batté le palpebre un paio
- Page 192 and 193: Capitolo 21 Phury guardò con aria
- Page 194 and 195: «Oh, Phury, guarda la luna, è qua
- Page 196 and 197: «Mi fumo una sigaretta. Vai, adess
- Page 198 and 199: Zsadist fissava il soffitto, i cape
- Page 200 and 201: forze venir meno. Sapeva di non pot
- Page 202 and 203: Fermo sulla soglia c'era Zsadist, a
- Page 204 and 205: avrebbe drizzato bene le antenne pr
- Page 206 and 207: «Aspetta un attimo, io non...» «
- Page 208 and 209: Giunta in sala da pranzo, si fermò
- Page 210 and 211: Bella si mise a strillare mentre Bu
- Page 212 and 213: gesti. «Sei sicuro di stare bene?
- Page 214 and 215: forte. Un po' troppo forte. Incapac
- Page 216 and 217: Capitolo 23 Bella doveva tornare a
- Page 218 and 219: inviato la richiesta di sehclusion
- Page 220 and 221: Batté le palpebre sfregandosi gli
- Page 222 and 223: Identico agli altri. Quella menzogn
- Page 224 and 225: Non era proprio a posto, ma quasi.
- Page 226 and 227: «Sbottona un po' la camicia» diss
- Page 228 and 229: Guardò giù. Aveva la camicia spal
- Page 230 and 231: Guardò in su verso il primo piano
- Page 234 and 235: sala da pranzo. Seduto vicino a Bel
- Page 236 and 237: che quei Beta hanno lasciato nei bo
- Page 238 and 239: tagliente: «Farà meglio a venire
- Page 240 and 241: sua rete, tra gentilezza e crudelt
- Page 242 and 243: Capitolo 26 Quando la porta della d
- Page 244 and 245: nasconderlo. «Perché devi andare?
- Page 246 and 247: «Io ti amo.» Z strinse gli occhi
- Page 248 and 249: Contro la mia volontà, c'erano dei
- Page 250 and 251: lievissimo, probabilmente riusciva
- Page 252 and 253: Bella detestava la vergogna che off
- Page 254 and 255: non guardare. A contatto con l'aria
- Page 256 and 257: Zsadist batté le palpebre, disorie
- Page 258 and 259: «Fai l'amore con me» disse lei. M
- Page 260 and 261: «Io stringerò te» ribatté Bella
- Page 262 and 263: scossa. Si avvolse in un asciugaman
- Page 264 and 265: Capitolo 28 Zsadist si fermò nel t
- Page 266 and 267: Due spari. Gemiti di dolore che non
- Page 268 and 269: «Toglierò la vita a entrambi piut
- Page 270 and 271: consumava fino all'ultimo respiro.
- Page 272 and 273: Phury continuò a fumare per un alt
- Page 274 and 275: suo sguardo fu una sorpresa perché
- Page 276 and 277: c'è ancora speranza. Quindi vai a
- Page 278 and 279: «L'Explorer è a un centinaio di m
- Page 280 and 281: Capitolo 30 Zsadist passò l'intera
Riuscì a malapena ad abbassare il mento. «Perché me lo stai<br />
dicendo?»<br />
Tohr serrò le labbra. «Vuoi far finta che lei non significhi niente per<br />
te? Benissimo. Pensavo solo che avresti voluto saperlo.» Dopo di che si<br />
avviò verso la sala da pranzo.<br />
Z afferrò il corrimano e si massaggiò il petto, aveva la sensazione<br />
che qualcuno avesse sostituito l'ossigeno nei suoi polmoni con del<br />
catrame. Guardò le scale, domandandosi se Bella sarebbe passata dalla<br />
sua camera prima di andarsene. In teoria sì, perché aveva dimenticato<br />
lì il diario. Poteva anche lasciare lì i vestiti, ma non il diario. A meno<br />
che, naturalmente, non avesse già fatto trasferire tutte le sue cose.<br />
Dio... Come avrebbe fatto a salutarla?<br />
Cazzo, ecco una conversazione che avrebbe evitato molto<br />
volentieri. Non riusciva proprio a immaginare cosa dirle, specialmente<br />
dopo che lei lo aveva visto sfogare tutta la sua ferocia su quel lesser.<br />
Andò in biblioteca, prese uno dei telefoni e compose il numero di<br />
cellulare di Vishous. Udì lo squillo attraverso il ricevitore e anche in<br />
fondo all'atrio. Quando V rispose, gli disse dell'Explorer e del<br />
telefonino che aveva nascosto sotto il telaio.<br />
«Controllo subito» replicò V. «Ma dove sei? C'è una strana eco.»<br />
«Chiamami se il SUV si muove. Mi trovi in palestra» tagliò corto<br />
Zsadist, riattaccando e avviandosi verso il tunnel sotterraneo.<br />
Nello spogliatoio avrebbe trovato qualcosa da mettersi. Voleva<br />
ridursi allo stremo delle forze, con le cosce che pulsavano per la fatica,<br />
i polpacci rigidi e la gola irritata per l'affanno. Il dolore gli avrebbe<br />
schiarito le idee, purificandolo... Bramava la sofferenza più del cibo.<br />
Giunto nello spogliatoio, tirò fuori dall'armadietto le Air Shox e un<br />
paio di calzoncini da corsa. Preferiva restare a torso nudo,<br />
specialmente quando era da solo.<br />
Si era già levato di dosso le armi e stava per cambiarsi, quando udì<br />
qualcosa muoversi tra gli armadietti. Seguendo in silenzio il rumore si<br />
ritrovò sulle tracce di uno... sconosciuto. Alto quanto un soldo di<br />
cacio.<br />
Ci fu un fragore metallico quando il piccoletto andò a sbattere