03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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forte. Un po' troppo forte. Incapace di respirare, con i piedi sospesi a mezz'aria, John si voltò verso Wellsie. Aveva le mani sulla bocca e le guance rigate di lacrime. All'improvviso Tohr lo mise a terra e fece un passo indietro, tossicchiando. Aveva gli occhi lucidi. «Be'... questa poi.» Si schiarì la gola più volte. Si sfregò la faccia. Sembrava leggermente stordito. Chi è Darius? chiese a gesti John, rimettendosi a sedere. Tohr sorrise lentamente. «Era il mio migliore amico, mio fratello nella lotta, il mio... non vedo l'ora di raccontarti tutto di lui. E questo significa anche che hai una sorella.» Chi? «Beth, la nostra regina. La shellan di Wrath...» «Sì, a questo proposito» intervenne Havers rivolto a John. «Non capisco la reazione che hai avuto al suo cospetto. Le tue TAC sono a posto, così come l'elettrocardiogramma e l'emocromo. Ti credo quando dici che è stata la sua presenza a provocare la crisi, ma non sono riuscito a individuarne la causa. Preferirei che per qualche tempo stessi lontano da lei, così possiamo verificare se il fenomeno si ripete anche in un contesto diverso, d'accordo?» John annuì, anche se aveva voglia di rivedere quella donna, specialmente ora. Una sorella. Wow... «Ora, a proposito dell'altra questione...» proseguì il medico calcando sulle parole. Wellsie si protese in avanti, posando una mano sul ginocchio del ragazzo. «Havers vuole dirti una cosa.» John si accigliò. Cosa? chiese a gesti. Il medico sorrise, sforzandosi di assumere un'aria rassicurante. «Vorrei che andassi da quella terapista.» Si sentì gelare. In preda al panico, scrutò prima Wellsie e poi Tohr, chiedendosi quanto sapessero dell'aggressione di cui era stato vittima un anno prima. Perché dovrei andarci? chiese a gesti. Io sto bene. «È solo un aiuto per affrontare la transizione al tuo nuovo mondo»
ispose Wellsie in tono pacato. «E il tuo primo appuntamento è domani sera» disse Havers, chinando leggermente il capo. Lo guardò dritto in faccia da sopra il bordo degli occhiali e il messaggio nei suoi occhi era: O ci vai senza tante storie oppure dirò loro il vero motivo per cui devi farlo. Il dottore lo aveva superato in astuzia, l'aveva messo con le spalle al muro, e la cosa lo faceva incavolare. Ma era meglio subire un ricatto pietoso piuttosto che far sapere a Tohr e Wellsie quello che gli avevano fatto. Okay. Ci andrò. «Ti accompagno io» si offrì Tohr. Ma si corresse subito. «Cioè... possiamo trovare qualcuno che ti accompagni... ci penserà Butch.» John aveva il volto in fiamme. Non voleva assolutamente che Tohr si immischiasse in quella faccenda della terapia. E proprio allora suonò il campanello. «Oh, bene!» esclamò Wellsie con un gran sorriso. «Questa è Sarelle. È passata per lavorare un po' ai preparativi per la festa del solstizio. Ti andrebbe di aiutarci, John?» Sarelle era tornata? Non gli aveva detto niente quando si erano sentiti in rete, la notte prima. «John? Hai voglia di dare una mano a Sarelle?» Lui annuì, cercando di mantenere i nervi saldi, anche se il suo corpo si era acceso come un'insegna al neon. Fremeva tutto, nel vero senso della parola. Sì, certo.
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forte. Un po' troppo forte. Incapace di respirare, con i piedi sospesi a<br />
mezz'aria, John si voltò verso Wellsie. Aveva le mani sulla bocca e le<br />
guance rigate di lacrime.<br />
All'improvviso Tohr lo mise a terra e fece un passo indietro,<br />
tossicchiando. Aveva gli occhi lucidi. «Be'... questa poi.»<br />
Si schiarì la gola più volte. Si sfregò la faccia. Sembrava leggermente<br />
stordito.<br />
Chi è Darius? chiese a gesti John, rimettendosi a sedere.<br />
Tohr sorrise lentamente. «Era il mio migliore amico, mio fratello<br />
nella lotta, il mio... non vedo l'ora di raccontarti tutto di lui. E questo<br />
significa anche che hai una sorella.» Chi?<br />
«Beth, la nostra regina. La shellan di Wrath...»<br />
«Sì, a questo proposito» intervenne Havers rivolto a John. «Non<br />
capisco la reazione che hai avuto al suo cospetto. Le tue TAC sono a<br />
posto, così come l'elettrocardiogramma e l'emocromo. Ti credo<br />
quando dici che è stata la sua presenza a provocare la crisi, ma non<br />
sono riuscito a individuarne la causa. Preferirei che per qualche tempo<br />
stessi lontano da lei, così possiamo verificare se il fenomeno si ripete<br />
anche in un contesto diverso, d'accordo?»<br />
John annuì, anche se aveva voglia di rivedere quella donna,<br />
specialmente ora. Una sorella. Wow...<br />
«Ora, a proposito dell'altra questione...» proseguì il medico<br />
calcando sulle parole.<br />
Wellsie si protese in avanti, posando una mano sul ginocchio del<br />
ragazzo. «Havers vuole dirti una cosa.»<br />
John si accigliò. Cosa? chiese a gesti.<br />
Il medico sorrise, sforzandosi di assumere un'aria rassicurante.<br />
«Vorrei che andassi da quella terapista.»<br />
Si sentì gelare. In preda al panico, scrutò prima Wellsie e poi Tohr,<br />
chiedendosi quanto sapessero dell'aggressione di cui era stato vittima<br />
un anno prima.<br />
Perché dovrei andarci? chiese a gesti. Io sto bene.<br />
«È solo un aiuto per affrontare la transizione al tuo nuovo mondo»