03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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Zsadist fissava il soffitto, i capelli lunghi fino a terra. Era rasato con cura e cosparso di oli essenziali, pronto per il sollazzo della padrona, profumava di spezie costose. Catronia andò dritta verso di lui e prese ad accarezzarlo amorosamente, i rapaci occhi castani che sembravano volersi imprimere sul corpo dello schiavo come un marchio. Prima ancora di rendersene conto, Phury aveva messo mano al pugnale infilato nel fodero che teneva al fianco. Quasi avvertendo la mossa, Zsadist aveva voltato lentamente la testa e i suoi occhi cupi e vuoti avevano colmato la distanza che li separava. Non ci fu nessun lampo di riconoscimento. Solo un odio viscerale. Sopraffatto dallo shock e dal dolore, Phury era riuscito a restare lucido e aveva cercato di individuare una via di fuga. In fondo alla cella c'era un'altra porta, senza maniglia, solo con una sottile fessura a un metro e mezzo circa da terra. Forse sarebbe riuscito ad abbat... Catronia aveva cominciato a toccare suo fratello nelle parti intime. Si era spalmata le mani con un unguento, e mentre gli accarezzava il membro diceva cose odiose sulle dimensioni che avrebbe raggiunto. Phury scoprì le zanne e alzò il pugnale. All'improvviso la porta in fondo alla cella si spalancò e sulla soglia apparve un cortigiano effeminato con una lunga veste bordata di ermellino. Agitato, annunciò che l''hellren di Catronia era tornato inaspettatamente e la stava cercando. Dovevano essergli giunte all'orecchio le voci che circolavano su lei e Phury. E poi a un tratto nella stanza riecheggiarono dei passi, moltissimi passi, e un attimo dopo comparvero il mercante e la sua guardia privata. Scoppiò il finimondo. Le guardie si lanciarono contro Phury, mentre l'hellren si avventava su Zsadist brandendo un pugnale. Uccidere i soldati di corte fu un'impresa lunga e cruenta, e quando finalmente Phury uscì vincitore, Zsadist non c'era più; c'era solo una lunga scia di sangue che conduceva fuori dalla cella. Si lanciò lungo il corridoio, attraversando di corsa i sotterranei del castello, seguendo le tracce. Quando emerse dal torrione era quasi l'alba e lui non aveva più tempo: doveva trovare Zsadist il più in fretta possibile. A un certo punto udì degli schiocchi ritmici fendere l'aria.
Frustate. Alla sua destra Zsadist, appeso a un albero in cima alla scogliera, veniva frustato sullo sfondo del mare aperto. Phury ricominciò a correre a perdifiato, raggiunse le guardie che lo tenevano prigioniero, e quelle non ebbero scampo contro la sua furia cieca. Le massacrò, poi liberò il fratello. E si accorse che altre guardie si stavano precipitando fuori dalle mura. Il sole stava per sorgere; capì che non c'era più tempo. Si caricò il gemello in spalla, portò via la pistola a uno dei morti e se la infilò nella cintura. Quindi guardò la scogliera e l'oceano sottostante. Non era la via ideale verso la libertà, ma era sempre meglio che tentare di aprirsi un varco verso il castello affrontando la milizia armata. Prese la rincorsa, sperando con tutto il cuore di riuscire a tuffarsi in acqua senza sfracellarsi sugli scogli. Un pugnale lanciato da qualcuno lo colpì alla coscia, facendolo incespicare. Impossibile ormai, riprendere l'equilibrio o fermarsi. I due fratelli precipitarono oltre il bordo della scogliera rovinando lungo la parete, finché Phury rimase impigliato con lo stivale in una fenditura della roccia. La caduta si interruppe bruscamente, mentre lui lottava per non mollare la presa. Zsadist era svenuto, e se fosse piombato in acqua sarebbe annegato. La pelle insanguinata del suo gemello era viscida e il suo corpo gli scivolava via dalle mani... All'ultimo istante, Phury riuscì ad agguantarlo per il polso stringendolo con tutte le forze. Nel fermare la caduta del pesante corpo di Zsadist sentì uno strattone violentissimo e un dolore lancinante diffondersi nella gamba. La vista gli si annebbiò. Tornò. Si annebbiò di nuovo. Sentiva il corpo del gemello penzolare nel vuoto, in un dondolio pericoloso che metteva a durissima prova la sua resistenza. Le guardie si sporsero oltre il precipizio, poi valutarono l'intensità della luce coprendosi gli occhi. Alla fine, ridendo, rinfoderarono le armi e abbandonarono i due fuggitivi, dandoli per morti. Mentre il sole si alzava all'orizzonte, Phury avvertiva le proprie
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Alla sua destra Zsadist, appeso a un albero in cima alla scogliera,<br />
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Phury ricominciò a correre a perdifiato, raggiunse le guardie che lo<br />
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Il sole stava per sorgere; capì che non c'era più tempo. Si caricò il<br />
gemello in spalla, portò via la pistola a uno dei morti e se la infilò nella<br />
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Impossibile ormai, riprendere l'equilibrio o fermarsi. I due fratelli<br />
precipitarono oltre il bordo della scogliera rovinando lungo la parete,<br />
finché Phury rimase impigliato con lo stivale in una fenditura della<br />
roccia. La caduta si interruppe bruscamente, mentre lui lottava per<br />
non mollare la presa. Zsadist era svenuto, e se fosse piombato in acqua<br />
sarebbe annegato.<br />
La pelle insanguinata del suo gemello era viscida e il suo corpo gli<br />
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All'ultimo istante, Phury riuscì ad agguantarlo per il polso<br />
stringendolo con tutte le forze. Nel fermare la caduta del pesante<br />
corpo di Zsadist sentì uno strattone violentissimo e un dolore<br />
lancinante diffondersi nella gamba. La vista gli si annebbiò. Tornò. Si<br />
annebbiò di nuovo. Sentiva il corpo del gemello penzolare nel vuoto,<br />
in un dondolio pericoloso che metteva a durissima prova la sua<br />
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Le guardie si sporsero oltre il precipizio, poi valutarono l'intensità<br />
della luce coprendosi gli occhi. Alla fine, ridendo, rinfoderarono le<br />
armi e abbandonarono i due fuggitivi, dandoli per morti.<br />
Mentre il sole si alzava all'orizzonte, Phury avvertiva le proprie