03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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Capitolo 20 Bella venne svegliata a distanza di parecchie ore da una specie di raschio soffocato. Si voltò verso una finestra e vide la tapparella di acciaio che si abbassava. L'alba doveva essere vicina. L'ansia le agitava il petto; guardò la porta. Voleva vedere entrare Zsadist, voleva posare gli occhi su di lui e sincerarsi che fosse tutto intero. Anche se quando era uscito sembrava tornato alla normalità, sapeva di averlo messo a dura prova. Rotolò sulla schiena, ripensando alla visita di Mary. Come aveva fatto Zsadist a sapere che aveva bisogno di un'amica? Dio, il fatto che fosse andato da Mary e... La porta della stanza si spalancò di botto. Bella si rizzò a sedere di scatto, tirandosi le coperte fino al collo. Vedere l'ombra di Zsadist fu un sollievo incredibile. «Sono io» disse brusco. Aveva in mano un vassoio e qualcosa sulla spalla. Una sacca da viaggio. «Ti spiace se accendo la luce?» «Ciao...» Sono così felice di vederti sano e salvo. «Fai pure.» Lui richiamò in vita numerose candele e Bella batté le palpebre al chiarore improvviso. «Sono passato da casa tua e ti ho portato della roba.» Posò sul comodino il vassoio con il cibo e aprì il borsone. «Ho preso dei vestiti e un parka. Lo shampoo che c'era nella doccia. Una spazzola. Delle scarpe. Calzettoni per i piedi. Il tuo diario, anche... Non preoccuparti, non l'ho letto.» «Sarei sorpresa del contrario. So che di te ci si può fidare.» «No, è che sono analfabeta.» Lei lo guardò sgranando gli occhi. «A ogni modo...» la voce di Zsadist era dura come la linea della sua mascella «... ho pensato che magari ti faceva piacere avere un po' delle tue cose.» Posò il borsone sul letto accanto a lei. Bella si limitò a fissarlo finché, sopraffatta dall'emozione, fece per prendergli la mano. Quando lui la
itrasse di scatto, lei arrossì e si concentrò sulla borsa. Dio... vedere quella roba la innervosiva. Specialmente il diario. Ma poi trovò confortante tirare fuori il suo maglione rosso preferito, annusare le sue cose e sentire ancora una traccia del profumo che metteva sempre. E... sì, la spazzola, la sua spazzola, quella che le piaceva tanto, grossa, quadrata e con le setole di metallo. Afferrò lo shampoo, svitò il tappo e annusò. Ahh. . Biolage. Che buon profumo. «Grazie.» Le tremava la voce mentre tirava fuori il diario. «Grazie infinite.» Accarezzò la copertina di cuoio. Non voleva aprirlo. Non subito. Ma tra non molto, forse... Guardò Zsadist. «Ti... ti spiacerebbe accompagnarmi a casa mia?» «Si può fare.» «Mi spaventa l'idea di tornarci, ma forse dovrei.» «Basta che mi dici quando vuoi andarci.» Bella chiamò a raccolta tutto il suo coraggio, improvvisamente ansiosa di levare di mezzo una delle tante cose da fare. «Stasera» disse. «Appena fa buio. Voglio andarci stasera.» «Okay» disse Zsadist, poi indicò il vassoio. «Adesso mangia.» Ignorando il cibo, Bella lo seguì con lo sguardo mentre andava all'armadio e riponeva le armi. Era sempre molto attento con le sue armi, le controllava con cura. Si chiese dove fosse stato, che cosa avesse fatto. Aveva le mani pulite, ma gli avambracci erano imbrattati di sangue nero. Quella notte aveva ucciso. Forse avrebbe dovuto provare un senso di trionfo al pensiero che un lesser era stato eliminato, ma quando Zsadist andò in bagno con un paio di calzoni della tuta piegati sul braccio, scoprì di essere più interessata al fatto che lui stesse bene. E anche... al suo corpo. Si muoveva come un animale, nel senso più nobile del termine, tutto potenza latente e passi felpati. Di nuovo si sentì travolgere dalla voglia di lui.
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itrasse di scatto, lei arrossì e si concentrò sulla borsa.<br />
Dio... vedere quella roba la innervosiva. Specialmente il diario.<br />
Ma poi trovò confortante tirare fuori il suo maglione rosso<br />
preferito, annusare le sue cose e sentire ancora una traccia del<br />
profumo che metteva sempre. E... sì, la spazzola, la sua spazzola,<br />
quella che le piaceva tanto, grossa, quadrata e con le setole di metallo.<br />
Afferrò lo shampoo, svitò il tappo e annusò. Ahh. . Biolage. Che buon<br />
profumo.<br />
«Grazie.» Le tremava la voce mentre tirava fuori il diario. «Grazie<br />
infinite.»<br />
Accarezzò la copertina di cuoio. Non voleva aprirlo. Non subito.<br />
Ma tra non molto, forse...<br />
Guardò Zsadist. «Ti... ti spiacerebbe accompagnarmi a casa mia?»<br />
«Si può fare.»<br />
«Mi spaventa l'idea di tornarci, ma forse dovrei.»<br />
«Basta che mi dici quando vuoi andarci.»<br />
Bella chiamò a raccolta tutto il suo coraggio, improvvisamente<br />
ansiosa di levare di mezzo una delle tante cose da fare. «Stasera» disse.<br />
«Appena fa buio. Voglio andarci stasera.»<br />
«Okay» disse Zsadist, poi indicò il vassoio. «Adesso mangia.»<br />
Ignorando il cibo, Bella lo seguì con lo sguardo mentre andava<br />
all'armadio e riponeva le armi. Era sempre molto attento con le sue<br />
armi, le controllava con cura. Si chiese dove fosse stato, che cosa<br />
avesse fatto. Aveva le mani pulite, ma gli avambracci erano imbrattati<br />
di sangue nero.<br />
Quella notte aveva ucciso.<br />
Forse avrebbe dovuto provare un senso di trionfo al pensiero che<br />
un lesser era stato eliminato, ma quando Zsadist andò in bagno con un<br />
paio di calzoni della tuta piegati sul braccio, scoprì di essere più<br />
interessata al fatto che lui stesse bene.<br />
E anche... al suo corpo. Si muoveva come un animale, nel senso più<br />
nobile del termine, tutto potenza latente e passi felpati. Di nuovo si<br />
sentì travolgere dalla voglia di lui.