03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

sparpagliavano intorno, un gregge di ragazzi in uniforme bianca. Il loro chiacchiericcio gli ricordava il frullo delle ali dei piccioni. Le porte del centro si spalancarono e il gruppo ammutolì. Phury faceva lo stesso effetto a tutti. Tra la spettacolare chioma variopinta e l'aitante fisico fasciato di nero, ce n'era abbastanza per lasciare basito chiunque. «Ehi, John» disse, alzando la mano. «Come va?» Si voltarono tutti a guardarlo. Lui sorrise al vampiro. Poi cercò disperatamente di passare inosservato. Bella guardava Zsadist camminare nervosamente per la stanza. Le ricordava come si era sentita lei la notte prima, quando era andata a cercarlo. In trappola. Angosciata. Sull'orlo dell'esaurimento. Perché voleva costringerlo a un sacrificio del genere? Stava per dire che ci rinunciava, quando lui si fermò davanti alla porta del bagno. «Dammi un minuto» disse, e andò a chiudersi dentro. Non sapendo cosa fare, Bella si mise a sedere sul letto. Sentì scorrere l'acqua della doccia. Le venne da pensare alla sua famiglia, al suo ritorno da loro. Si vide attraversare le stanze che conosceva bene, sedersi sulle sedie, aprire porte e dormire nel letto della sua infanzia. Le sembrava tutto sbagliato: in quel luogo si sentiva un fantasma. Come avrebbe affrontato sua madre e suo fratello? E la glymera? Nel mondo dell'aristocrazia, lei era caduta in disgrazia già prima del rapimento. Adesso tutti l'avrebbero evitata. Essere finita nelle grinfie di un lesser... imprigionata sottoterra... Gli aristocratici non erano bravi a gestire questo genere di atrocità, avrebbero dato la colpa a lei. A ben pensarci, forse proprio per questo sua madre era stata sulle sue. Dio, come sarebbe stato il resto della sua vita, adesso? Soffocata dalla paura, la sola cosa che la sosteneva era il pensiero di stare in quella stanza e di dormire per qualche altro giorno con Zsadist.

Lui era il freddo che l'aiutava a condensarsi, a riprendere forma, e il caldo che le impediva di tremare. Era il killer che la faceva sentire al sicuro. Prima voleva passare ancora un po' di tempo con lui, poi forse sarebbe riuscita a fronteggiare il mondo. Si accigliò; ormai Zsadist era sotto la doccia da parecchio. Spostò lo sguardo sulle coperte ripiegate nell'angolo in fondo alla stanza. Come faceva a dormire lì, una notte dopo l'altra? Il pavimento doveva essere durissimo, non c'era un cuscino per la testa e nemmeno una trapunta per proteggersi dal freddo. Si soffermò sul teschio lì accanto. La strisciolina di cuoio nero che stringeva tra i denti stava a significare che apparteneva a una persona amata. Evidentemente Zsadist era stato sposato, anche se a lei non risultava. La sua shellan era andata nel Fado per cause naturali oppure gliel'avevano ammazzata? Era questo il motivo di tanta rabbia? Bella si voltò verso il bagno. Che cosa stava facendo chiuso lì dentro? Decise di bussare. Non ricevendo risposta, aprì lentamente la porta. Investita da una ventata gelida, si ritrasse di scatto. «Zsadist?» sussurrò, avanzando cauta. Attraverso la porta a vetri lo vide seduto sotto il getto ghiacciato. Si dondolava avanti e indietro mugolando, sfregandosi i polsi con una spugna. «Zsadist!» Corse a spalancare la doccia, e armeggiando con i rubinetti chiuse l'acqua. «Che cosa stai facendo?» Il vampiro alzò su di lei due occhi spiritati, da matto, continuando a dondolare e a sfregarsi, dondolare e sfregarsi. La pelle intorno ai tatuaggi neri era rosso fuoco, scorticata. «Zsadist?» ripeté Bella, sforzandosi di mantenere un tono dolce e pacato. «Cosa stai facendo?» «Io... io non riesco a pulirmi. Non voglio sporcare anche te.» Alzò il polso e il sangue cominciò a colare lungo l'avambraccio. «Vedi? Guarda che sporco. È sopra di me. Dentro di me.»

sparpagliavano intorno, un gregge di ragazzi in uniforme bianca. Il<br />

loro chiacchiericcio gli ricordava il frullo delle ali dei piccioni.<br />

Le porte del centro si spalancarono e il gruppo ammutolì.<br />

Phury faceva lo stesso effetto a tutti. Tra la spettacolare chioma<br />

variopinta e l'aitante fisico fasciato di nero, ce n'era abbastanza per<br />

lasciare basito chiunque.<br />

«Ehi, John» disse, alzando la mano. «Come va?»<br />

Si voltarono tutti a guardarlo.<br />

Lui sorrise al vampiro. Poi cercò disperatamente di passare<br />

inosservato.<br />

Bella guardava Zsadist camminare nervosamente per la stanza. Le<br />

ricordava come si era sentita lei la notte prima, quando era andata a<br />

cercarlo. In trappola. Angosciata. Sull'orlo dell'esaurimento.<br />

Perché voleva costringerlo a un sacrificio del genere?<br />

Stava per dire che ci rinunciava, quando lui si fermò davanti alla<br />

porta del bagno.<br />

«Dammi un minuto» disse, e andò a chiudersi dentro. Non sapendo<br />

cosa fare, Bella si mise a sedere sul letto. Sentì scorrere l'acqua della<br />

doccia.<br />

Le venne da pensare alla sua famiglia, al suo ritorno da loro. Si vide<br />

attraversare le stanze che conosceva bene, sedersi sulle sedie, aprire<br />

porte e dormire nel letto della sua infanzia. Le sembrava tutto<br />

sbagliato: in quel luogo si sentiva un fantasma.<br />

Come avrebbe affrontato sua madre e suo fratello? E la glymera?<br />

Nel mondo dell'aristocrazia, lei era caduta in disgrazia già prima del<br />

rapimento. Adesso tutti l'avrebbero evitata. Essere finita nelle grinfie di<br />

un lesser... imprigionata sottoterra... Gli aristocratici non erano bravi a<br />

gestire questo genere di atrocità, avrebbero dato la colpa a lei. A ben<br />

pensarci, forse proprio per questo sua madre era stata sulle sue.<br />

Dio, come sarebbe stato il resto della sua vita, adesso?<br />

Soffocata dalla paura, la sola cosa che la sosteneva era il pensiero di<br />

stare in quella stanza e di dormire per qualche altro giorno con Zsadist.

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