03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

lenzuola e le coperte sotto cui dormiva. Era evidente che se avesse potuto abbracciarlo lo avrebbe fatto. Ed era altrettanto evidente che Z aveva tentato di allontanarsi il più possibile da lei. Phury imprecò sottovoce. Qualunque cosa fosse successa la notte precedente, Z non voleva fare un brutto scherzo a Bella. Proprio per niente. Almeno a giudicare da come quei due apparivano adesso. Chiuse gli occhi. Chiuse la porta. Come impazzito, prese brevemente in considerazione l'ipotesi di tornare dentro e sfidare Zsadist per aggiudicarsi il diritto di giacere con Bella. Si vedeva già nell'atto di lanciare il guanto di sfida, come si usava fare in passato, e affrontare il suo gemello in un cohntehst, un corpo a corpo per stabilire chi fosse autorizzato a possederla. Ma lì non erano nel Vecchio Continente. E ora le femmine avevano tutto il diritto di scegliere con chi stare. Con chi andare a letto. Con chi fare l'amore. Bella sapeva dove trovarlo. Phury le aveva detto che dormiva nella stanza accanto. Se avesse voluto, sarebbe potuta andare da lui. Z si svegliò con una strana sensazione: aveva caldo. Non eccessivamente, solo... caldo. Che si fosse scordato di spegnere il riscaldamento dopo che Bella se n'era andata? Sì, doveva essere così. Però poi notò un'altra cosa. Non era nel suo solito angolo, per terra. E aveva addosso i pantaloni, giusto? Mosse le gambe per averne conferma. Eppure lui dormiva sempre nudo. I calzoni della tuta si spostarono e lui si accorse che il suo coso era duro. Duro e pesante. Ma cosa cazz... Spalancò gli occhi di scatto. Bella. Era a letto con Bella. Si scostò bruscamente da lei... E cadde dal materasso atterrando sul fondoschiena. «Zsadist?» Bella era sveglia. Sporgendosi dal letto, la vestaglia si aprì scoprendole un seno. Z non poté fare a meno di guardarla. Era perfetta come quando l'aveva vista nella vasca da bagno, la pelle candida, liscia e vellutata e il piccolo capezzolo rosa scuro. Dio...

«Zsadist?» Bella si sporse ancora di più e i capelli le scivolarono dalle spalle allargandosi in una splendida cascata scura sulla sponda del letto. Il coso in mezzo alle sue gambe tirava, pulsava al ritmo del suo cuore. Piegò le ginocchia di scatto, stringendo le cosce; non voleva che lei lo vedesse. «La vestaglia» disse brusco. «Chiudila. Per favore.» Bella guardò in giù, e arrossendo se la strinse sul petto. Oh, Dio... Adesso aveva le guance rosa come i capezzoli, pensò Zsadist. «Non torni a letto?» La parte più segreta e rispettabile del suo essere gli fece notare che non era una buona idea. «Per favore...» sussurrò lei, spostandosi i capelli dietro l'orecchio. Lui contemplò il suo corpo armonioso, la seta nera che gli impediva di vedere la sua pelle nuda, i grandi occhi blu zaffiro, il collo lungo e sottile. No... era decisamente una pessima idea andarle vicino in quel momento. «Spostati» disse. Mentre Bella si tirava indietro, Zsadist abbassò lo sguardo sulla tenda da campeggio che aveva in mezzo alle gambe. Cristo, quel maledetto coso là sotto era enorme. Guardò il letto, e con agilità saltò sotto le lenzuola. Il che si rivelò un'idea dolorosa, oltre che pessima. Subito Bella gli si strinse addosso, aderendo al suo corpo ossuto e roccioso alla stregua di una coperta. Una coperta soffice, calda, vibrante di vita... Z fu colto dal panico. Gli stava così appiccicata che non sapeva cosa fare. Voleva spingerla via. La voleva ancora più vicina. Voleva... Oh, Cristo. Voleva montarla. Possederla. Scoparsela. Era un impulso così prepotente che vide se stesso mentre lo faceva: la voltava a pancia sotto, le tirava i fianchi giù dal letto, si piazzava dietro di lei. Immaginò di spingere il suo coso dentro e poi pompare con i fianchi...

«Zsadist?» Bella si sporse ancora di più e i capelli le scivolarono dalle<br />

spalle allargandosi in una splendida cascata scura sulla sponda del<br />

letto.<br />

Il coso in mezzo alle sue gambe tirava, pulsava al ritmo del suo<br />

cuore. Piegò le ginocchia di scatto, stringendo le cosce; non voleva che<br />

lei lo vedesse.<br />

«La vestaglia» disse brusco. «Chiudila. Per favore.»<br />

Bella guardò in giù, e arrossendo se la strinse sul petto. Oh, Dio...<br />

Adesso aveva le guance rosa come i capezzoli, pensò Zsadist.<br />

«Non torni a letto?»<br />

La parte più segreta e rispettabile del suo essere gli fece notare che<br />

non era una buona idea.<br />

«Per favore...» sussurrò lei, spostandosi i capelli dietro l'orecchio.<br />

Lui contemplò il suo corpo armonioso, la seta nera che gli impediva<br />

di vedere la sua pelle nuda, i grandi occhi blu zaffiro, il collo lungo e<br />

sottile.<br />

No... era decisamente una pessima idea andarle vicino in quel<br />

momento.<br />

«Spostati» disse.<br />

Mentre Bella si tirava indietro, Zsadist abbassò lo sguardo sulla<br />

tenda da campeggio che aveva in mezzo alle gambe. Cristo, quel<br />

maledetto coso là sotto era enorme.<br />

Guardò il letto, e con agilità saltò sotto le lenzuola. Il che si rivelò<br />

un'idea dolorosa, oltre che pessima. Subito Bella gli si strinse addosso,<br />

aderendo al suo corpo ossuto e roccioso alla stregua di una coperta.<br />

Una coperta soffice, calda, vibrante di vita...<br />

Z fu colto dal panico. Gli stava così appiccicata che non sapeva cosa<br />

fare. Voleva spingerla via. La voleva ancora più vicina. Voleva... Oh,<br />

Cristo. Voleva montarla. Possederla. Scoparsela.<br />

Era un impulso così prepotente che vide se stesso mentre lo faceva:<br />

la voltava a pancia sotto, le tirava i fianchi giù dal letto, si piazzava<br />

dietro di lei. Immaginò di spingere il suo coso dentro e poi pompare<br />

con i fianchi...

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