03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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Quando lo sentì imprecare, sospirò sollevata. Sapeva che quella era la cosa più vicina a un sì che potesse ottenere da lui. «Devo infilarmi un paio di calzoni» farfugliò il vampiro. Bella entrò e chiuse la porta, abbassando gli occhi per un istante. Quando li rialzò, Zsadist era di spalle e si stava infilando un paio di pantaloni da ginnastica di nylon neri. Chinandosi in avanti, fletté la schiena coperta di cicatrici. Nel vedere quell'intrico crudele, Bella fu assalita dal bisogno di sapere esattamente cosa aveva dovuto subire. Tutto quanto. Ogni singola frustata. Circolavano delle voci sul suo conto, ma lei voleva sentire la sua versione. Se era sopravvissuto alle atrocità che gli avevano inflitto, forse ce l'avrebbe fatta anche lei. Zsadist si voltò a guardarla. «Hai mangiato?» «Sì, Phury mi ha portato qualcosa.» Sul volto di lui passò un'ombra fugace, ma svanì così in fretta che Bella non riuscì a interpretarla. «Stai male?» «Non particolarmente.» Lui andò al letto e sprimacciò i cuscini. Poi si fece da parte, gli occhi a terra. «Accomodati.» Bella avanzò nella stanza. Aveva voglia di gettargli le braccia al collo e lui si irrigidì, quasi le avesse letto nel pensiero. Sapeva che non gli piaceva essere toccato, l'aveva imparato a sue spese, ma voleva comunque andargli vicino. Per favore, guardami, pensò. Stava per chiederglielo, quando si accorse che aveva qualcosa intorno al collo. «La mia collana» disse con un filo di voce. «Ti sei messo la mia collana.» Fece per toccarla, ma il vampiro si ritrasse di scatto. Con un gesto
fulmineo si tolse la catenina d'oro impreziosita da una miriade di brillantali e gliela lasciò cadere nel palmo. «Ecco. Riprenditela.» Bella abbassò lo sguardo. Un girocollo di diamanti. Di Tiffany. Lo aveva portato per anni... Era il suo gioiello preferito. Faceva talmente parte di lei che senza si sentiva nuda. Adesso quella sottile catenina le sembrava totalmente estranea. Era calda, pensò, stringendo tra le dita un diamante. Calda per il contatto con la pelle di Zsadist. «Voglio che la tenga tu» disse d'impulso. «No.» «Ma...» «Basta parlare. Mettiti a letto oppure vattene.» Lei infilò la collanina nella tasca della vestaglia e lo guardò. Zsadist teneva gli occhi ancora fissi sul pavimento; a ogni respiro i piercing ai capezzoli riflettevano la luce. Guardami, pensò Bella. Ma lui non lo fece, quindi andò a infilarsi sotto le coperte. Quando lo vide chinarsi, si affrettò a spostarsi per fargli posto. Lui però si limitò a rimboccarle le coperte prima di tornare nel suo angolo, al giaciglio sul pavimento. Bella rimase a fissare il soffitto per qualche minuto. Poi prese un cuscino, sgusciò giù dal letto e andò da lui. «Che cosa stai facendo?» domandò Zsadist. La sua voce era acuta. Allarmata. Lei lasciò cadere per terra il cuscino e si sdraiò, allungandosi sul pavimento accanto al suo corpo gigantesco. Adesso il suo odore era molto più forte, un distillato di forza virile all'aroma di sempreverde. In cerca del suo calore, Bella si avvicinò un centimetro dopo l'altro, fino a sfiorargli il braccio con la fronte. Era così granitico, come un muro di pietra, ma anche caldo, e lei si rilassò. Accanto a lui sentiva il peso delle proprie ossa, il pavimento duro sotto il proprio corpo. Attraverso la presenza di Zsadist ristabiliva il contatto con il mondo.
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Quando lo sentì imprecare, sospirò sollevata. Sapeva che quella era<br />
la cosa più vicina a un sì che potesse ottenere da lui.<br />
«Devo infilarmi un paio di calzoni» farfugliò il vampiro.<br />
Bella entrò e chiuse la porta, abbassando gli occhi per un istante.<br />
Quando li rialzò, Zsadist era di spalle e si stava infilando un paio di<br />
pantaloni da ginnastica di nylon neri.<br />
Chinandosi in avanti, fletté la schiena coperta di cicatrici. Nel<br />
vedere quell'intrico crudele, Bella fu assalita dal bisogno di sapere<br />
esattamente cosa aveva dovuto subire. Tutto quanto. Ogni singola<br />
frustata. Circolavano delle voci sul suo conto, ma lei voleva sentire la<br />
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Se era sopravvissuto alle atrocità che gli avevano inflitto, forse ce<br />
l'avrebbe fatta anche lei.<br />
Zsadist si voltò a guardarla. «Hai mangiato?»<br />
«Sì, Phury mi ha portato qualcosa.»<br />
Sul volto di lui passò un'ombra fugace, ma svanì così in fretta che<br />
Bella non riuscì a interpretarla.<br />
«Stai male?»<br />
«Non particolarmente.»<br />
Lui andò al letto e sprimacciò i cuscini. Poi si fece da parte, gli occhi<br />
a terra.<br />
«Accomodati.»<br />
Bella avanzò nella stanza. Aveva voglia di gettargli le braccia al<br />
collo e lui si irrigidì, quasi le avesse letto nel pensiero. Sapeva che non<br />
gli piaceva essere toccato, l'aveva imparato a sue spese, ma voleva<br />
comunque andargli vicino.<br />
Per favore, guardami, pensò.<br />
Stava per chiederglielo, quando si accorse che aveva qualcosa<br />
intorno al collo.<br />
«La mia collana» disse con un filo di voce. «Ti sei messo la mia<br />
collana.»<br />
Fece per toccarla, ma il vampiro si ritrasse di scatto. Con un gesto