03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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28.05.2013 Views

Capitolo 15 Mentre alle finestre le tapparelle si abbassavano perché ormai .l'alba era vicina, Bella si infilò la vestaglia nera e si precipitò fuori dalla camera. In corridoio guardò in fretta a destra e a sinistra. Non c'era anima viva. Bene. Chiuse la porta in silenzio, e senza il minimo rumore scivolò leggera sulla passatoia a motivi orientali. Giunta all'altezza dello scalone si fermò, sforzandosi di ricordare da quale parte andare. Il corridoio con le statue, pensò, rammentando quando l'aveva percorso tante, tantissime settimane prima. Camminava veloce, e a un certo punto si mise a correre, stringendosi la vestaglia sul petto e sulle cosce. Passò davanti a una fila di statue e di porte finché, giunta in fondo, si fermò davanti alle ultime due. Rinunciò in partenza all'idea di riprendersi perché sarebbe stata un'impresa disperata. Si sentiva persa, sull'orlo della disintegrazione, la terra le mancava sotto i piedi... No, non c'era modo di riprendersi. Bussò con forza. Attraverso la porta le giunse un: «Andate a farvi fottere. Sto riposando». Bella abbassò la maniglia e spinse. La luce del corridoio si riversò all'interno, ritagliandosi uno spicchio nell'oscurità. Quando colpì Zsadist, il vampiro si rizzò a sedere su un mucchio di coperte nell'angolo più discosto della stanza. Era nudo, i muscoli si flettevano sottopelle e i piercing ai capezzoli scintillavano argentei. Il suo volto, con quella cicatrice, gridava la sua rabbia furiosa contro il mondo intero. «Ho detto andate a farv... Bella?» esclamò, coprendosi con le mani. «Cristo santo. Che cosa stai facendo?» Ottima domanda, pensò lei perdendosi d'animo. «Posso... posso stare qui con te?» Lui si accigliò. «Cosa stai... No, non puoi.» Prese qualcosa da terra e la tenne davanti all'inguine mentre si alzava. Senza scusarsi, lei rimase a fissarlo incantata: le bande da schiavo tatuate intorno ai polsi e al collo, la borchia nel lobo

dell'orecchio sinistro, gli occhi neri come ossidiana, il cranio rasato. Il suo fisico era magro come se lo ricordava, tutto fasci di muscoli, vene in rilievo e ossa sporgenti. Emanava forza bruta una sorta di fragranza maschile. «Bella, esci subito da qui, okay? Questo non è posto per te.» Lei ignorò la perentorietà negli occhi e nel tono di Zsadist perché, se anche il coraggio ormai era svanito, la disperazione le dava la forza di cui aveva bisogno. Adesso la sua voce non vacillava più. «Quando ero semisvenuta, in macchina, c'eri tu al volante, vero?» Z non disse niente, ma lei non aveva bisogno di una conferma. «Sì, è così. Eri tu. Era tua la voce che ho sentito. Sei stato tu a salvarmi...» Lui arrossì. «È stata la confraternita a salvarti.» «Ma tu mi hai portata via in macchina. E per prima cosa mi hai portata qui. Nella tua stanza.» Guardò il letto principesco. Le coperte erano in disordine, il guanciale infossato nel punto in cui lei aveva poggiato la testa. «Lasciami rimanere qui.» «Senti, tu devi stare al sicuro...» «Con te lo sono. Tu mi hai salvata. Non permetterai a quel lesser di catturarmi di nuovo.» «Qui nessuno può toccarti. Questo posto è sicuro come il fottuto Pentagono.» «Ti prego...» «No» sbottò lui. «Vattene subito.» Bella si mise a tremare. «Non riesco a stare da sola. Per favore.... Ho bisogno di...» Aveva bisogno proprio di Zsadist, ma era convinta che lui non l'avrebbe presa bene. «Ho bisogno di compagnia.» «Allora quello che ti serve è Phury.» «No.» Lei voleva il maschio che aveva davanti. Malgrado tutta la sua brutalità, l'istinto le diceva che poteva fidarsi di lui. Z si passò una mano sulla testa. Parecchie volte. Poi il suo petto si dilatò. «Non mandarmi via» mormorò Bella.

dell'orecchio sinistro, gli occhi neri come ossidiana, il cranio rasato. Il<br />

suo fisico era magro come se lo ricordava, tutto fasci di muscoli, vene<br />

in rilievo e ossa sporgenti. Emanava forza bruta una sorta di fragranza<br />

maschile.<br />

«Bella, esci subito da qui, okay? Questo non è posto per te.»<br />

Lei ignorò la perentorietà negli occhi e nel tono di Zsadist perché, se<br />

anche il coraggio ormai era svanito, la disperazione le dava la forza di<br />

cui aveva bisogno.<br />

Adesso la sua voce non vacillava più. «Quando ero semisvenuta, in<br />

macchina, c'eri tu al volante, vero?» Z non disse niente, ma lei non<br />

aveva bisogno di una conferma. «Sì, è così. Eri tu. Era tua la voce che<br />

ho sentito. Sei stato tu a salvarmi...»<br />

Lui arrossì. «È stata la confraternita a salvarti.»<br />

«Ma tu mi hai portata via in macchina. E per prima cosa mi hai<br />

portata qui. Nella tua stanza.» Guardò il letto principesco. Le coperte<br />

erano in disordine, il guanciale infossato nel punto in cui lei aveva<br />

poggiato la testa. «Lasciami rimanere qui.»<br />

«Senti, tu devi stare al sicuro...»<br />

«Con te lo sono. Tu mi hai salvata. Non permetterai a quel lesser di<br />

catturarmi di nuovo.»<br />

«Qui nessuno può toccarti. Questo posto è sicuro come il fottuto<br />

Pentagono.»<br />

«Ti prego...»<br />

«No» sbottò lui. «Vattene subito.»<br />

Bella si mise a tremare. «Non riesco a stare da sola. Per favore.... Ho<br />

bisogno di...» Aveva bisogno proprio di Zsadist, ma era convinta che<br />

lui non l'avrebbe presa bene. «Ho bisogno di compagnia.»<br />

«Allora quello che ti serve è Phury.»<br />

«No.» Lei voleva il maschio che aveva davanti. Malgrado tutta la<br />

sua brutalità, l'istinto le diceva che poteva fidarsi di lui.<br />

Z si passò una mano sulla testa. Parecchie volte. Poi il suo petto si<br />

dilatò.<br />

«Non mandarmi via» mormorò Bella.

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