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03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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Capitolo 15<br />

Mentre alle finestre le tapparelle si abbassavano perché ormai<br />

.l'alba era vicina, Bella si infilò la vestaglia nera e si precipitò fuori dalla<br />

camera. In corridoio guardò in fretta a destra e a sinistra. Non c'era<br />

anima viva. Bene. Chiuse la porta in silenzio, e senza il minimo rumore<br />

scivolò leggera sulla passatoia a motivi orientali. Giunta all'altezza<br />

dello scalone si fermò, sforzandosi di ricordare da quale parte andare.<br />

Il corridoio con le statue, pensò, rammentando quando l'aveva<br />

percorso tante, tantissime settimane prima.<br />

Camminava veloce, e a un certo punto si mise a correre,<br />

stringendosi la vestaglia sul petto e sulle cosce. Passò davanti a una fila<br />

di statue e di porte finché, giunta in fondo, si fermò davanti alle ultime<br />

due. Rinunciò in partenza all'idea di riprendersi perché sarebbe stata<br />

un'impresa disperata. Si sentiva persa, sull'orlo della disintegrazione, la<br />

terra le mancava sotto i piedi... No, non c'era modo di riprendersi.<br />

Bussò con forza.<br />

Attraverso la porta le giunse un: «Andate a farvi fottere. Sto<br />

riposando».<br />

Bella abbassò la maniglia e spinse. La luce del corridoio si riversò<br />

all'interno, ritagliandosi uno spicchio nell'oscurità. Quando colpì<br />

Zsadist, il vampiro si rizzò a sedere su un mucchio di coperte<br />

nell'angolo più discosto della stanza. Era nudo, i muscoli si flettevano<br />

sottopelle e i piercing ai capezzoli scintillavano argentei. Il suo volto,<br />

con quella cicatrice, gridava la sua rabbia furiosa contro il mondo<br />

intero.<br />

«Ho detto andate a farv... Bella?» esclamò, coprendosi con le mani.<br />

«Cristo santo. Che cosa stai facendo?»<br />

Ottima domanda, pensò lei perdendosi d'animo. «Posso... posso<br />

stare qui con te?»<br />

Lui si accigliò. «Cosa stai... No, non puoi.»<br />

Prese qualcosa da terra e la tenne davanti all'inguine mentre si<br />

alzava. Senza scusarsi, lei rimase a fissarlo incantata: le bande da<br />

schiavo tatuate intorno ai polsi e al collo, la borchia nel lobo

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