03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA
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Entrambe le telefonate si svolsero nell'antico idioma, e il nome di Zsadist ricorreva in continuazione. Quando svoltarono nel vialetto di casa, trovarono parcheggiata un'automobile mai vista prima. Una Volkswagen Jetta rossa. Tohr, tuttavia, non parve sorpreso quando le passò accanto con cautela per entrare nel garage. Spense il motore della Range Rover e aprì la portiera. «A proposito, i corsi cominciano dopodomani.» John, intento a slacciarsi la cintura di sicurezza, alzò la testa di scatto. Di già? disse a gesti. «Stanotte abbiamo ricevuto l'iscrizione dell'ultimo allievo. Siamo pronti a partire.» Attraversarono il garage in silenzio. Tohr, davanti, le spalle larghe che si muovevano al ritmo delle lunghe falcate, camminava a testa china. John si fermò e fece un fischio. L'altro rallentò, poi si fermò. «Sì?» disse in tono pacato. John tirò fuori il bloc-notes, scribacchiò qualcosa e glielo mostrò. Il volto accigliato del vampiro si rasserenò man mano che leggeva. «Non c'è motivo di dispiacersi. Qualunque cosa, pur di farti sentire a tuo agio.» Il ragazzo gli strinse con forza il bicipite. Tohr scosse la testa. «Va tutto bene. Dai, vieni, non voglio che prendi freddo qui fuori» Vedendo che John non si muoveva, lo guardò. «Oh, diamine... sono... sono qui, se hai bisogno. Tutto qua.» John ricominciò a scrivere. Non ne ho dubitato per un solo istante. Mai. «Bene. Non devi. Se proprio vuoi saperlo, mi sento un po' come tuo...» Ci fu una pausa, mentre Tohr si passava il pollice avanti e indietro sulla fronte. «Senti, non voglio starti troppo addosso. Andiamo dentro.» Prima che John potesse implorarlo di concludere la frase, Tohr aprì la porta che immetteva in casa. In lontananza si sentì la voce di
Wellsie... e un'altra voce, femminile. Accigliandosi, John svoltò l'angolo della cucina. E si fermò di colpo quando una bionda si voltò a guardarlo da sopra la spalla. Oh... caspita. Aveva i capelli tagliati all'altezza della mascella e gli occhi del colore delle foglie appena spuntate. Portava jeans elasticizzati a vita molto bassa... Cavolo, sotto l'ombelico si vedevano altri due centimetri buoni di pelle nuda. E il dolcevita nero era... Be', mettiamola così, la perfezione del corpo che ci stava sotto non lasciava spazio alla fantasia. Wellsie ridacchiò. «Siete arrivati giusto in tempo, ragazzi. John, ti presento mia cugina Sarelle. Sarelle, questo è John.» «Ciao, John» disse la ragazza sorridendo. Zanne. Oh, sì, guarda che zanne. . Qualcosa, come una brezza calda, gli sfiorò la pelle lasciandolo fremente dalla testa ai piedi. In preda alla confusione, John aprì la bocca. Uh-uh, sì, bravo, pensò subito dopo. Come se da quel buco inservibile potesse uscire qualcosa. Rosso come un pomodoro, alzò una mano per salutare l'ospite. «Sarelle mi aiuta con i preparativi della festa per il solstizio d'inverno» spiegò Wellsie, «e si ferma a mangiare un boccone prima che faccia giorno. Perché voi due non apparecchiate la tavola?» Quando Sarelle sorrise di nuovo, quello strano formicolio divenne così forte che John ebbe la sensazione di levitare. «John? Ti va di dare una mano ad apparecchiare la tavola?» lo incalzò Wellsie. Lui annuì. E cercò di ricordare dov'erano coltelli e forchette. I fari del pick-up di O spazzarono la facciata del capanno di Mr X. L'anonimo minivan del Fore-lesser era parcheggiato davanti alla porta. O fermò il camioncino dietro il Town & Country, bloccandogli la strada. Appena sceso, l'aria gelida gli invase i polmoni e lui si rese conto di essere in uno stato di grazia. Nonostante ciò che si apprestava a fare, le
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Wellsie... e un'altra voce, femminile. Accigliandosi, John svoltò<br />
l'angolo della cucina. E si fermò di colpo quando una bionda si voltò a<br />
guardarlo da sopra la spalla.<br />
Oh... caspita.<br />
Aveva i capelli tagliati all'altezza della mascella e gli occhi del colore<br />
delle foglie appena spuntate. Portava jeans elasticizzati a vita molto<br />
bassa... Cavolo, sotto l'ombelico si vedevano altri due centimetri<br />
buoni di pelle nuda. E il dolcevita nero era... Be', mettiamola così, la<br />
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fantasia.<br />
Wellsie ridacchiò. «Siete arrivati giusto in tempo, ragazzi. John, ti<br />
presento mia cugina Sarelle. Sarelle, questo è John.»<br />
«Ciao, John» disse la ragazza sorridendo.<br />
Zanne. Oh, sì, guarda che zanne. . Qualcosa, come una brezza<br />
calda, gli sfiorò la pelle lasciandolo fremente dalla testa ai piedi. In<br />
preda alla confusione, John aprì la bocca. Uh-uh, sì, bravo, pensò<br />
subito dopo. Come se da quel buco inservibile potesse uscire qualcosa.<br />
Rosso come un pomodoro, alzò una mano per salutare l'ospite.<br />
«Sarelle mi aiuta con i preparativi della festa per il solstizio<br />
d'inverno» spiegò Wellsie, «e si ferma a mangiare un boccone prima<br />
che faccia giorno. Perché voi due non apparecchiate la tavola?»<br />
Quando Sarelle sorrise di nuovo, quello strano formicolio divenne<br />
così forte che John ebbe la sensazione di levitare.<br />
«John? Ti va di dare una mano ad apparecchiare la tavola?» lo<br />
incalzò Wellsie.<br />
Lui annuì. E cercò di ricordare dov'erano coltelli e forchette.<br />
I fari del pick-up di O spazzarono la facciata del capanno di Mr X.<br />
L'anonimo minivan del Fore-lesser era parcheggiato davanti alla porta.<br />
O fermò il camioncino dietro il Town & Country, bloccandogli la<br />
strada.<br />
Appena sceso, l'aria gelida gli invase i polmoni e lui si rese conto di<br />
essere in uno stato di grazia. Nonostante ciò che si apprestava a fare, le