implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA Una proposta di studio sulla dislessia Karin Martin stato chiesto di esprimere un giudizio su frasi del tipo (63) in una situazione in cui era noto che nella scatola c’era necessariamente un orso: (63) There might be a bear in that box. I soggetti erano consapevoli della presenza dell’orso nella scatola per cui la frase in questione doveva essere giudicata inappropriata. Gli adulti mostrarono un comportamento corretto rifiutando frasi di questo tipo in modo sistematico, al contrario i bambini accettarono questo tipo di asserzioni. Il modale might, come sappiamo è un termine scalare debole in termini di quantità di informazione che esso trasmette. Quindi il suo utilizzo in luogo del modale più informativo must porta automaticamente all’attivazione dell’implicatura might and not must, ovvero potrebbe ma non deve necessariamente. I risultati hanno mostrato la tendenza da parte dei bambini a preferire l’interpretazione logica, ovvero trattando i due modali come compatibili, nonostante il loro significato pragmatico sia diverso. Noveck propone due tipi di spiegazione: (i) il bambino preferisce l’interpretazione logica a quella pragmatica; (ii) l’interpretazione logica di might è assegnata di default e l’interpretazione scalare viene acquisita in seguito. Noveck considera la seconda ipotesi più plausibile. Infatti è più probabile che questa interpretazione pragmatica sia meno accessibile ai partecipanti più giovani dell’esperimento piuttosto che a quelli più grandi di età. Ci si aspetta che i bambini “facciano meno lavoro” rispetto agli adulti e inoltre le risposte dei bambini forniscono interessanti indicazioni sulle loro competenze linguistiche. Si conferma quindi l’ipotesi che ai termini scalari venga assegnato un significato di default e che la computazione dell’interpretazione pragmatica si impari solo in seguito ad una maturazione. Un ulteriore supporto a questa ipotesi viene dal secondo esperimento condotto in lingua francese da Noveck (2001) riguardante l’uso dei quantificatori alcuni (certains) e tutti (tous). Lo studio viene condotto su tre gruppi di soggetti: il primo formato da bambini di otto anni, il secondo composto da bambini di dieci anni e un terzo gruppo di adulti di madrelingua francese. Lo studioso prende come modello il protocollo di Smith (1980), al cui studio ho fatto riferimento in precedenza e ancora una volta ai soggetti partecipanti viene chiesto di dare un giudizio di verità in merito ad enunciati contenenti termini scalari. In particolare, le frasi si basavano su tre tipi di informazione, presentate ai bambini in ordine casuale: (i) conoscenze universali (per esempio: tutti gli elefanti 96
IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA Una proposta di studio sulla dislessia Karin Martin hanno la proboscide); (ii) conoscenze esistenziali (Alcuni uccelli vivono in gabbia); informazioni assurde nelle quali vengono usati entrambi i quantificatori (tutte le sedie dicono l’ora; quelle scatole sono fatte di bolle di sapone). Ai soggetti sono state lette alcune frasi e il loro compito era semplicemente quello di dire se erano d’accordo o meno con le asserzioni. I risultati hanno mostrato che i bambini rifiutavano le frasi assurde. Erano inoltre in grado di valutare l’appropriatezza di frasi contenenti quantificatori in riferimento a differenti contesti, considerando corrette frasi del tipo (64a) e rifiutando frasi del tipo (64b): (64) a. Alcuni uccelli vivono in gabbia. b. Tutti gli uccelli vivono in gabbia. Queste risposte dimostrano che i bambini sono in grado di afferrare l’interpretazione alcuni ma non tutti. Tuttavia gli stessi bambini non rifiutano frasi del tipo (65), che invece vengono sistematicamente rifiutate dagli adulti: (65) Alcune giraffe hanno il collo lungo. Sembra quindi che i bambini siano accurati nei loro giudizi e che l’interpretazione pragmatica non sia per loro evidente in questo tipo di compiti. Ancora una volta i giovani partecipanti all’esperimento sembrano preferire l’interpretazione logica a quella pragmatica. Le conclusioni che Noveck trae da questo lavoro sono le seguenti. Prima di tutto ha confermato che nell’ambito dello sviluppo cognitivo le implicature scalari si manifestano solo dopo che è stata ben stabilita l’interpretazione logica. I bambini sono in grado di riconoscere una frase più informativa nei confronti di una situazione data, ma presentano difficoltà quando devono individuare un enunciato meno informativo. Dal momento che le implicature scalari sono collegate al concetto di informatività, si può dire che nei bambini siano presenti i prerequisiti per la computazione delle SI, ma i risultati raggiunti nei tasks proposti suggeriscono che tali prerequisiti non vengono presi in considerazione. In altre parole il linguista conferma che la computazione delle SI è connessa ad un’interpretazione logica e che l’interpretazione pragmatica sia acquisita in 97
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