implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...
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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />
Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />
Karin Martin<br />
dello sviluppo delle abilità linguistiche <strong>di</strong> un soggetto <strong>di</strong>slessico prima che compaia il<br />
sintomo principale, il deficit <strong>di</strong> lettura. A questo proposito ho riportato gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Rispens (2004) e Wilsenach (2006). Il primo propone tre ipotesi per spiegare il deficit<br />
sintattico nei soggetti <strong>di</strong>slessici, e formula uno schema della relazione tra<br />
consapevolezza fonologica, vWM e riconoscimento e co<strong>di</strong>fica delle parole. Il secondo si<br />
occupa <strong>di</strong> investigare ulteriormente i precursori linguistici della <strong>di</strong>slessia facendo un<br />
confronto con i soggetti affetti da SLI. Ne risulta che i <strong>di</strong>slessici hanno una capacità <strong>di</strong><br />
elaborazione limitata, che influisce sul loro controllo delle relazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />
morfosintattica.<br />
Per quanto riguarda le ricerche sul rapporto tra <strong>di</strong>slessia e semantica, ho riportato<br />
nell’ultima sezione <strong>di</strong> questo capitolo, due stu<strong>di</strong> condotti presso l’università <strong>di</strong> Verona.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fiorin (2008) ha permesso <strong>di</strong> confermare la visione estesa della memoria<br />
operativa verbale, che sarebbe quin<strong>di</strong> collegata anche al livello semantico del<br />
linguaggio. Testando i bambini sul processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sambiguazione dei pronomi, ne risulta<br />
che i <strong>di</strong>slessici evitano un sovraccarico della memoria operativa, poiché non sono in<br />
grado <strong>di</strong> tenere a mente due rappresentazioni logiche per confrontarle e scegliere quella<br />
più appropriata nell’esecuzione del compito proposto.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Vender (2008) analizza la comprensione delle espressioni<br />
referenziali da parte dei <strong>di</strong>slessici e conferma ancora una volta le problematiche <strong>degli</strong><br />
stessi a livello <strong>di</strong> interpretazione semantica e il fatto che presentano un deficit <strong>di</strong><br />
memoria operativa verbale.<br />
Inoltre lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Waltzman e Cairns (2000) <strong>di</strong>mostra che i <strong>di</strong>slessici<br />
presentano molte <strong>di</strong>fficoltà anche per quanto riguarda l’applicazione del principio B per<br />
l’interpretazione dei pronomi all’interno della stessa frase.<br />
Con questa tesi mi inserisco nello stesso ambito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> volti ad identificare i<br />
precursori semantici della <strong>di</strong>slessia e a confermare l’ipotesi del deficit della memoria<br />
operativa verbale. Per questo motivo nel terzo capitolo proporrò un protocollo<br />
sperimentale per testare i <strong>di</strong>slessici su un ambito particolare della semantica, quello<br />
delle <strong>implicature</strong> <strong>scalari</strong>. A questo punto mi sembra quin<strong>di</strong> fondamentale spiegare che<br />
cosa si intende per implicatura scalare e come si acquisisce l’abilità <strong>di</strong> calcolarla.<br />
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