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implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />

Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />

Karin Martin<br />

<strong>di</strong>fferisce significativamente da quella dei soggetti più giovani <strong>di</strong> circa quattro anni. In<br />

particolare, il 49,44% dei <strong>di</strong>slessici non è in grado <strong>di</strong> assegnare l’antecedente corretto al<br />

pronome nullo. Per quanto riguarda, invece, l’interpretazione della frase contenente un<br />

pronome foneticamente realizzato, è da sottolineare che tutti i gruppi hanno mostrato<br />

<strong>di</strong>fficoltà dal momento che è richiesta la risoluzione <strong>di</strong> un’implicatura, ma esiste<br />

comunque una <strong>di</strong>fferenza altamente significativa tra la performance dei <strong>di</strong>slessici, che<br />

nel 68% dei casi sceglie il soggetto come antecedente del pronome foneticamente<br />

realizzato, e quella dei coetanei con sviluppo evolutivo nella norma. Al contempo, la<br />

performance dei <strong>di</strong>slessici non <strong>di</strong>fferisce da quella dei bambini <strong>di</strong> 4 anni più giovani.<br />

Quin<strong>di</strong> con questo lavoro, Vender ha contribuito a confermare la presenza <strong>di</strong> un<br />

deficit semantico nei soggetti affetti da <strong>di</strong>slessia evolutiva. Inoltre, dal momento che nel<br />

primo esperimento viene <strong>di</strong>mostrata l’esistenza <strong>di</strong> una stretta correlazione tra la<br />

memoria operativa verbale e l’interpretazione <strong>di</strong> espressioni pronominali, i risultati<br />

sembrano supportare l’ipotesi secondo cui i <strong>di</strong>slessici presentano un deficit <strong>di</strong> memoria<br />

operativa verbale.<br />

Infine vorrei citare una ricerca <strong>di</strong> Waltzman e Cairns (2000) in linea con gli stu<strong>di</strong><br />

più recenti sull’abilità semantica dei bambini <strong>di</strong>slessici. In questo stu<strong>di</strong>o i due linguisti<br />

si occupano <strong>di</strong> investigare un aspetto particolare della grammatica in relazione con<br />

l’interpretazione <strong>degli</strong> elementi pronominali: il principio B. Dal momento che<br />

l’obbe<strong>di</strong>enza a questo principio coinvolge sia l’ambito sintattico che quello semantico,<br />

arrivano alla conclusione che le <strong>di</strong>fferenze riscontrate tra un gruppo <strong>di</strong> normo-lettori e<br />

un gruppo <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong>slessici confermino in qualche modo le basi linguistiche della<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lettura.<br />

I principi grammaticali che vengono testati attraverso questi esperimenti sono i<br />

principi A, B e C, che governano l’assegnazione del corretto referente dei pronomi<br />

personali e dei pronomi riflessivi. Questi principi <strong>di</strong>pendono dalla struttura sintattica, in<br />

particolare il principio B si riferisce ad un pronome personale in posizione <strong>di</strong> oggetto:<br />

richiede che il pronome non sia relazionato al soggetto della frase, ovvero richiede che<br />

il pronome e il soggetto siano contro-in<strong>di</strong>cizzati.<br />

Inoltre molti stu<strong>di</strong> sull’acquisizione <strong>di</strong> questi principi nei bambini, come per<br />

esempio Chien & Wexler (1990), hanno <strong>di</strong>mostrato che vengono acquisiti in tempi<br />

<strong>di</strong>fferenti. Il principio A è il primo ad essere imparato, intorno all’età <strong>di</strong> quattro anni i<br />

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