implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...
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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />
Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />
Karin Martin<br />
Dal momento che in (2) l’espressione più accessibile della frase coincide con il<br />
soggetto, sarà proprio il soggetto il referente appropriato per il pronome zero. Nella<br />
frase (3) il pronome nullo è stato sostituito con un pronome foneticamente realizzato e<br />
quin<strong>di</strong> l’interpretazione della frase sarà <strong>di</strong>fferente. Il pronome lei occupa una posizione<br />
più bassa nella scala rispetto al pronome zero, quin<strong>di</strong> l’informazione che ci viene data è<br />
che l’antecedente appropriato non sarà l’espressione più saliente, cioè il soggetto, ma<br />
una meno saliente, in questo caso Minnie.<br />
In sostanza la Teoria dell’Accessibilità sostiene che un marcatore ad alta<br />
accessibilità come il pronome zero, informa l’ascoltatore che l’antecedente è altamente<br />
accessibile e quin<strong>di</strong> saliente nel <strong>di</strong>scorso, mentre un marcatore <strong>di</strong> accessibilità debole<br />
specifica che l’antecedente non è altamente saliente nel <strong>di</strong>scorso. In questo modo<br />
l’ascoltatore viene guidato nella scelta dell’antecedente più appropriato.<br />
Per quanto riguarda l’interpretazione della frase (3) il proce<strong>di</strong>mento mentale che<br />
viene utilizzato risulta più complesso in quanto l’ascoltatore si trova a dover<br />
<strong>di</strong>sambiguare il pronome lei. In italiano il pronome foneticamente realizzato può essere<br />
utilizzato in alcuni casi anche come soggetto della frase (es. Lei ha mangiato una mela).<br />
Per questo motivo l’ascoltatore deve fare un ragionamento più sottile attivando<br />
un’implicatura. Considerando che se il soggetto fosse stato il referente più appropriato<br />
per quella frase, il parlante avrebbe utilizzato un pronome zero; dal momento che invece<br />
ha preferito usare un pronome foneticamente realizzato, l’ascoltatore deduce che il<br />
soggetto non può essere l’antecedente corretto. In sostanza si ragiona in termini <strong>di</strong><br />
implicatura scalare, concetto che verrà approfon<strong>di</strong>to nel secondo capitolo <strong>di</strong> questo<br />
lavoro. Ma ciò che è opportuno sottolineare in questa sezione è il fatto che<br />
l’interpretazione <strong>di</strong> un’espressione referenziale sembra richiedere un’elaborazione<br />
piuttosto complessa, imponendo alla memoria operativa un carico considerevole. Si<br />
vedrà in seguito che una frase che richiede la computazione <strong>di</strong> un’implicatura scalare è<br />
più complessa perché il soggetto deve tenere a mente due rappresentazioni e<br />
confrontarle tra loro.<br />
Il protocollo sperimentale si compone <strong>di</strong> due parti, la prima delle quali è stata<br />
strutturata per testare l’esistenza <strong>di</strong> un’effettiva correlazione tra interpretazione <strong>di</strong><br />
espressioni referenziali e memoria operativa, mentre la seconda è stata stu<strong>di</strong>ata per<br />
testare nello specifico l’interpretazione dei pronomi.<br />
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