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implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />

Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />

Karin Martin<br />

informazione specifica: il primo nel dominio verbale, il secondo nel dominio visivo -<br />

spaziale.<br />

Adams e Gathercole (2000) hanno stabilito che l’abilità <strong>di</strong> memoria operativa<br />

fonologica <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> 3 e 4 anni è collegata all’ampiezza del loro vocabolario, alla<br />

lunghezza delle frasi in termini <strong>di</strong> morfemi grammaticali e al rango <strong>di</strong> costruzione<br />

sintattica che utilizzano nel parlato spontaneo. Gli stu<strong>di</strong>osi hanno cercato inoltre <strong>di</strong><br />

spiegare come queste <strong>di</strong>fferenze potessero influire sullo sviluppo del linguaggio ed<br />

hanno ipotizzato che la memoria operativa fonologica potesse influenzare l’efficienza e<br />

l’accuratezza nella creazione <strong>di</strong> rappresentazioni fonologiche nella memoria a lungo<br />

termine. Questa spiegazione rende conto anche del contributo della memoria operativa<br />

fonologica nell’acquisizione <strong>di</strong> nuove parole.<br />

Secondo Speidel (1989; 1993) e Speidel e Herreshoff (1989) ciò spiegherebbe<br />

anche il coinvolgimento della memoria operativa fonologica nell’acquisizione della<br />

sintassi, poiché le strutture sintattiche non si costruiscono tutte a partire da zero, ma da<br />

precedenti forme immagazzinate, e per riuscire ad imitare le forme canoniche utilizzate<br />

dagli adulti, un bambino necessita <strong>di</strong> un’efficiente memoria fonologica. Infatti gli adulti<br />

sono in grado <strong>di</strong> immagazzinare dei pattern linguistici nella memoria a lungo termine e<br />

<strong>di</strong> recuperarli nel momento del parlato spontaneo, e dal momento che sono<br />

rappresentazioni già presenti nella memoria del parlante, la loro realizzazione richiede<br />

minore energia.<br />

Sulla base <strong>di</strong> questa prima spiegazione, ci si aspetta quin<strong>di</strong> una correlazione tra<br />

le capacità <strong>di</strong> memoria fonologica <strong>di</strong> un bambino e il vocabolario produttivo, lunghezza<br />

delle frasi e tipo <strong>di</strong> costruzioni grammaticali.<br />

Una seconda ipotesi sostiene che le limitazioni nella performance controllino il<br />

grado <strong>di</strong> complessità che il bambino può raggiungere parlando. In sostanza, gli errori<br />

che un bambino commette nel parlato si verificano quando la complessità della frase<br />

sorpassa le risorse produttive del bambino. E’ questo il Template Model of Speech <strong>di</strong><br />

Gerken (1991) e Valina (1991), secondo il quale un bambino possiede un magazzino<br />

limitato <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong>sponibili per realizzare una frase. I bambini fanno ricorso ai modelli<br />

già immagazzinati proprio perché sono richieste meno risorse <strong>di</strong> elaborazione. Quin<strong>di</strong> è<br />

probabile che <strong>di</strong>etro agli effettivi processi <strong>di</strong> produzione del parlato nei bambini si<br />

nasconda la variazione in<strong>di</strong>viduale delle risorse <strong>di</strong> elaborazione.<br />

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