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implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />

Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />

Karin Martin<br />

flusso del <strong>di</strong>scorso fornisce ai bambini numerosi segnali per raggiungere il loro scopo,<br />

segnali che possono essere inerenti al linguaggio o che vengono forniti <strong>di</strong>rettamente da<br />

chi si occupa del bambino. Molto spesso però, non è sufficiente affidarsi alla struttura<br />

proso<strong>di</strong>ca della lingua parlata e sono necessari altri in<strong>di</strong>zi per analizzare la lingua input<br />

in modo effettivo, come per esempio gli item <strong>di</strong> classe chiusa: le parole funzionali e i<br />

morfemi grammaticali.<br />

Poiché sono numerosi gli stu<strong>di</strong> sull’acquisizione del linguaggio nei bambini<br />

normo-dotati, ma molto pochi quelli che riguardano lo sviluppo del linguaggio nei<br />

bambini atipici, per questa ragione Wilsenach si è occupata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la percezione<br />

<strong>linguistica</strong>, o meglio l’elaborazione <strong>di</strong> un segnale fornito dalla morfologia<br />

grammaticale, nei bambini a rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>slessia evolutiva.<br />

Il primo quesito che Wilsenach si è posta era quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> verificare se i<br />

bambini olandesi con normale sviluppo del linguaggio fossero sensibili alle relazioni<br />

morfosintattiche. I risultati confermano quest’ipotesi: i bambini sono sensibili alla<br />

<strong>di</strong>pendenza tra l’ausiliare e il morfema del participio passato. I soggetti a rischio invece<br />

non sono in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra forme grammaticali e forme agrammaticali e quin<strong>di</strong><br />

non sono nemmeno in grado <strong>di</strong> percepire la <strong>di</strong>pendenza morfosintattica. Wilsenach<br />

sostiene che l’abilità <strong>di</strong> percezione <strong>linguistica</strong> nei bambini a rischio sia ritardata <strong>di</strong><br />

almeno 6 mesi rispetto ai loro coetanei con normale sviluppo del linguaggio. La loro<br />

incapacità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la relazione tra morfemi potrebbe inoltre avere <strong>degli</strong> effetti<br />

negativi sullo sviluppo della produzione <strong>linguistica</strong> e quin<strong>di</strong> sulla loro capacità <strong>di</strong><br />

costruire e co<strong>di</strong>ficare frasi più complesse, che <strong>di</strong> conseguenza acquisiranno più tar<strong>di</strong><br />

rispetto ai bambini normali.<br />

In un altro esperimento i bambini a rischio non erano in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare una<br />

<strong>di</strong>pendenza morfosintattica <strong>di</strong>scontinua quando i morfemi <strong>di</strong>pendenti venivano separati<br />

da un intervallo <strong>di</strong> due sillabe, secondo Wilsenach questo potrebbe essere causato da<br />

una loro minore capacità <strong>di</strong> elaborazione. Questo si collegherebbe anche alla<br />

caratteristica della velocità: se l’informazione in entrata non viene elaborata abbastanza<br />

velocemente, questa decade o interferisce con altre informazioni.<br />

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