implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...
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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />
Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />
Karin Martin<br />
Questo risultato è <strong>di</strong> estrema importanza poiché un intervento ideato per<br />
migliorare le abilità linguistiche orali potrebbe anche migliorare l’abilità nella lettura,<br />
inoltre è fondamentale per capire se i deficit a livello morfosintattico possano prevedere<br />
un deficit nella co<strong>di</strong>fica delle parole.<br />
Riassumendo, questa terza ipotesi prevede quin<strong>di</strong> che siano danneggiate o<br />
ritardate le strutture grammaticali nei soggetti <strong>di</strong>slessici e che, in<strong>di</strong>pendentemente dalle<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> elaborazione fonologica, tali problemi abbiano un impatto sull’acquisizione<br />
delle abilità <strong>di</strong> lettura; rimane da chiarirne l’esatta natura.<br />
1.6.2.4 Gli esperimenti <strong>di</strong> Rispens (2004)<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Rispens (2004) aveva i seguenti scopi fondamentali: <strong>di</strong>mostrare<br />
l’esistenza <strong>di</strong> un deficit <strong>di</strong> tipo sintattico nella <strong>di</strong>slessia evolutiva, cercando <strong>di</strong> fornire<br />
dei dati empirici sulla sensibilità all’accordo soggetto-verbo in bambini <strong>di</strong>slessici <strong>di</strong> 8<br />
anni e in adulti <strong>di</strong>slessici e analizzare tali dati alla luce delle tre ipotesi esplicative<br />
principali del deficit sintattico (<strong>di</strong>fferente esposizione ai testi scritti; problemi<br />
morfosintattici come epifenomeni del deficit fonologico; problemi morfosintattici come<br />
risultato <strong>di</strong> uno sviluppo tar<strong>di</strong>vo o danneggiato del sistema grammaticale).<br />
Inoltre nel suo lavoro la stu<strong>di</strong>osa cerca <strong>di</strong> capire se i bambini a rischio <strong>di</strong>slessia<br />
evolutiva possano essere <strong>di</strong>fferenziati dai soggetti <strong>di</strong> controllo ad uno sta<strong>di</strong>o prescolare<br />
sulla base della consapevolezza fonologica, della conoscenza delle lettere, sulla rapid<br />
naming e sulla sensibilità all’accordo soggetto-verbo. Gli stessi bambini inoltre vengono<br />
testati ad un anno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza e dopo aver ricevuto una formazione adeguata per lo<br />
sviluppo dell’abilità <strong>di</strong> lettura. Gli esperimenti riportano i dati <strong>di</strong> due potenziali<br />
popolazioni <strong>di</strong>slessiche: nel primo vengono testati i bambini a rischio <strong>di</strong>slessia in una<br />
fase prescolare, nel secondo vengono misurate le abilità <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> 8 anni ai quali è<br />
stata <strong>di</strong>agnosticata la <strong>di</strong>slessia evolutiva.<br />
Nel primo <strong>di</strong> questi esperimenti, Rispens si chiede se una minore sensibilità<br />
all’accordo soggetto verbo può essere un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>slessia evolutiva in<br />
soggetti <strong>di</strong> età prescolare. Cerca inoltre <strong>di</strong> capire se la sensibilità all’accordo<br />
morfologico <strong>di</strong>pende dall’abilità fonologica o no. Lo stu<strong>di</strong>o che prende in esame<br />
l’accordo morfologico viene condotto sui risultati <strong>di</strong> un compito <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />
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