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implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA<br />

Una proposta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>slessia<br />

Karin Martin<br />

presentare delle <strong>di</strong>fferenze nello sviluppo delle altre abilità cognitive, come<br />

l’intelligenza, l’attenzione e la consapevolezza meta<strong>linguistica</strong>, dal momento che le<br />

stesse <strong>di</strong>pendono dall’età. Si vedrà che questa teoria non può essere confermata.<br />

1.6.2.2 La seconda ipotesi<br />

La seconda ipotesi sul deficit sintattico della <strong>di</strong>slessia sostiene che esso abbia la<br />

stessa origine del problema <strong>di</strong> lettura: ovvero il deficit fonologico potrebbe anche essere<br />

la fonte dei problemi grammaticali. E’ questa l’ipotesi <strong>di</strong> Shankweiler & Crain (1986),<br />

Smith et al. (1989), Crain & Shankweiler (1990) e Bar-Shalom et al. (1993), i quali<br />

vedono il sistema linguistico come un sistema modulare separato dagli altri sistemi<br />

cognitivi e formato da sub-componenti: fonologia, lessico, semantica e sintassi. Ogni<br />

componente gestisce l’informazione <strong>linguistica</strong> specifica per quel livello e le<br />

informazioni vengono trasmesse da un livello all’altro in modo ascendente e<br />

uni<strong>di</strong>rezionale. Nel momento in cui ci si trova a dover elaborare/computare una frase, le<br />

parti collaborano tra <strong>di</strong> loro e con il sistema <strong>di</strong> memoria operativa verbale, che è<br />

responsabile della sincronizzazione del trasferimento <strong>di</strong> informazioni. In questa visione<br />

del sistema linguistico si può allora ipotizzare che un errore ad un particolare livello<br />

possa interferire con l’intero sistema. Ne deriva un’importante conseguenza: le strutture<br />

sintattiche in sé stesse potrebbero essere intatte, ma la corretta gestione <strong>di</strong> queste<br />

strutture <strong>di</strong>pende dal sistema <strong>di</strong> vWM, quin<strong>di</strong> le <strong>di</strong>fficoltà verrebbero alla luce solo in<br />

quei contesti che insistono su quel sistema.<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Smith et al. (1989) sostengono quest’ipotesi proponendo un modello<br />

sperimentale per testare la comprensione delle frasi relative, considerando anche<br />

l’aspetto pragmatico del contesto nel quale si presentavano. I risultati non hanno<br />

riportato <strong>di</strong>fferenze tra lettori <strong>di</strong>slessici e normali, poiché lo sforzo operativo richiesto al<br />

sistema <strong>di</strong> working memory era limitato e così la prestazione migliorata. Secondo gli<br />

autori infatti, una violazione delle con<strong>di</strong>zioni pragmatiche delle frasi grava sulla<br />

memoria operativa, dando origine ad un’operazione <strong>di</strong> computazione molto costosa e<br />

ritardando il flusso da un co<strong>di</strong>ficatore all’altro, interrompendo la rapida costruzione<br />

delle rappresentazioni semantiche e sintattiche.<br />

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