implicature scalari e patologia linguistica - Università degli Studi di ...

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IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA Una proposta di studio sulla dislessia Karin Martin l’altra come magazzino a breve termine per qualsiasi elemento rappresentato in forma fonologica, per esempio le non-parole 7 . Alcuni studi dimostrano che la rappresentazione fonologica sub-lessicale si sviluppa durante il primo anno di vita. Dal momento che gli esperimenti condotti sui dislessici hanno dimostrato che questi hanno risultati peggiori sia nella lettura di non- parole che in quella di parole irregolari rispetto al gruppo di controllo, si pensa che sia presente un difetto della via sub-lessicale e del lessico ortografico. Inoltre anche la difficoltà dei dislessici nella ripetizione sia di parole che di non-parole, sembra confermare un danno della fonologia sub-lessicale. I dati sono difficili da interpretare, anche per il fatto che una singola abilità non può dare informazioni sul luogo preciso del deficit, tuttavia si può giungere alla conclusione che almeno la via fonologica sub- lessicale e la via ortografico-fonologica siano danneggiate nei soggetti dislessici. Nello studio successivo di Ramus e Szenkovits (2007) i risultati degli esperimenti condotti per investigare la natura del deficit fonologico, hanno confermato l’ipotesi che le rappresentazioni fonologiche dei dislessici siano intatte e che la loro difficoltà sorga solamente nella realizzazione di compiti particolari, per esempio quelli che coinvolgono la memoria a breve termine, la consciuous awareness e i limiti di tempo. Questo suggerisce appunto che i dislessici abbiano qualche problema nell’operazione di accesso alle rappresentazioni fonologiche, dovuti ad un danno nella memoria operativa a breve termine e ad una povera consapevolezza fonologica. In particolare nel loro esperimento Ramus e Szenkovits hanno testato l’ipotesi della rappresentazione fonologica danneggiata usando l’effetto della similitudine fonologica, ovvero parole e non-parole che sono molto simili a livello fonologico, presentate secondo una certa sequenza di stimoli, dovrebbero risultare più difficili da memorizzare nell’esatta sequenza. Il risultato di questa prova dimostra che sia il gruppo dei dislessici sia il gruppo di controllo presentano un uguale effetto di similitudine fonologica, confermando quindi il fatto che le rappresentazioni fonologiche nei dislessici sono intatte. Infatti i due gruppi avevano risultati molto simili nei compiti di riconoscimento e ripetizione di singole non-parole. Nello stesso esperimento si osservarono delle differenze tra i due gruppi in quei compiti che richiedevano un carico maggiore della memoria a breve termine, per 7 Per ulteriori approfondimenti sul modello di accesso lessicale si veda Ramus (2001). 16
IMPLICATURE SCALARI E PATOLOGIA LINGUISTICA Una proposta di studio sulla dislessia Karin Martin esempio nel compito di ripetizione di due o più parole. Questo risultato è coerente con l’ipotesi che prevede la presenza di un danno a livello dei processi della memoria operativa, piuttosto che nelle rappresentazioni fonologiche stesse. Sulla base di questi risultati, Ramus e Szenkovits hanno proposto l’ipotesi dell’accesso fonologico, intendendo il processo, sia lessicale che sub-lessicale, attraverso il quale si può accedere alle rappresentazioni fonologiche. In base a questa nuova teoria si spiegherebbero i risultati scadenti dei soggetti dislessici in tutti i compiti che coinvolgono la memoria verbale a breve termine; nei compiti che necessitano dell’utilizzo della consapevolezza fonologica e che quindi causano un maggiore carico della memoria a breve termine ed infine nei compiti di denominazione rapida, che richiedono un accesso molto rapido alle rappresentazioni fonologiche lessicali. 1.3 Lo sviluppo fonologico nei bambini a rischio dislessia Come si è visto, i soggetti affetti da dislessia presentano delle difficoltà nel codificare, nel mantenere in memoria e nel recuperare le rappresentazioni fonologiche; caratteristiche che sono state valutate attraverso dei test di misurazione dei processi fonologici e della consapevolezza fonologica. Per quanto riguarda invece gli studi condotti sull’acquisizione fonologica, è da ricordare che pur non essendo numerosi, hanno comunque permesso di confermare che l’abilità di elaborazione fonologica, ed in particolare la consapevolezza fonologica, risultano meno sviluppate nei dislessici rispetto ai soggetti non dislessici. L’ipotesi di deficit sub-lessicale proposta da Ramus infatti, viene supportata anche dai risultati di un altro esperimento: lo studio di De Bree (2007). Questa ricerca mostra che è essenziale un approccio in prospettiva linguistica per una migliore qualificazione del deficit fonologico. In particolare De Bree ha condotto alcuni esperimenti sui bambini a rischio dislessia per studiare la loro acquisizione fonologica, paragonando i loro risultati con quelli di un gruppo di controllo e quelli di un gruppo affetto da SLI. I risultati mostrano una difficoltà dei dislessici in tutti i livelli, dai tratti dei fonemi al livello di parola. Infatti si verificano differenze sostanziali nella produzione del parlato, mostrando un lieve ritardo nel comportamento fonologico dei dislessici, inoltre si riscontra una performance peggiore nella ripetizione di non-parole e nell’esercizio di sensibilità alla 17
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