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Maggio 2011 - Comites Ginevra - Comites Genève

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il giornale italiano<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong><br />

Votiamo 4 volte SI ai referendum del 12 e 13 giugno<br />

Il 12 e il 13 giugno prossimi i cittadini avranno la possibilità di decidere<br />

su tre questioni importanti che riguardano la vita e il futuro dei nostri<br />

figli e nipoti.<br />

• un SI contro il nucleare,<br />

• 2 volte SI per l`acqua pubblica e contro la privatizzazione<br />

forzata imposta dal governo Berlusconi<br />

• un SI contro il legittimo impedimento,<br />

Abbiamo sempre espresso con forza la nostra contrarietà al piano di<br />

ritorno al nucleare voluto dal governo Berlusconi. Lo ripetiamo da<br />

mesi e con motivazioni tutt`altro che ideologiche. Secondo il piano<br />

approssimativo del governo dovremmo importare una tecnologia<br />

vecchia e non ancora sperimentata, sopportare costi altissimi e per<br />

di più incerti (le stime vanno dai 3 ai 10<br />

miliardi di Euro), tempi lunghissimi di<br />

realizzazione degli impianti (circa 10<br />

anni) senza alcun piano certo di gestione<br />

delle scorie radioattive, che conservano<br />

la loro radioattività per centinaia e<br />

centinaia di anni, il vero problema della<br />

produzione energetica attraverso la<br />

fissione nucleare. Se si considera i<br />

precedenti dell’Italia sull’argomento non<br />

c’è da stare tranquilli visto che a quasi 30<br />

anni di distanza dalla chiusura delle<br />

centrali nucleari non siamo ancora riusciti<br />

a definire un piano di gestione sicuro per<br />

le scorie che abbiamo ereditato dal passato (diversi sono stati i<br />

reportage televisivi e giornalistici che hanno messo in evidenza lo stato<br />

di degrado e d’ incuranza in cui versano, con tutte le conseguenze per<br />

la nostra salute e per quella delle generazioni future).<br />

Il ritorno al nucleare voluto dal governo è una scelta sbagliata che non<br />

ha il consenso dei cittadini e che tanto più va ripensata ora. La<br />

tragedia giapponese dimostra con chiarezza un fatto semplice e<br />

terribile: non è eliminabile il rischio di un incidente in una centrale<br />

nucleare con danni incalcolabili sia per l’uomo che per l’ambiente<br />

circostante. Gli italiani hanno diritto di esprimere la propria opinione,<br />

mentre il governo Berlusconi con l’iniziativa parlamentare, come<br />

confessato dallo stesso Presidente del Consiglio, sta cercando di<br />

impedire, con un vero e proprio raggiro, ai cittadini di far sentire la<br />

propria voce per poter affermare la propria contrarietà al piano<br />

nucleare e allo stesso tempo sostenere le ragioni per un’economia<br />

verde e per un piano nazionale fondato sull’energie rinnovabili e<br />

sull’efficienza energetica.<br />

Il Sindacato.<br />

Secrétariat de <strong>Genève</strong><br />

5, chemin Surinam<br />

1203 <strong>Genève</strong><br />

Tel.: 022 949 12 00<br />

Fax: 022 949 12 20<br />

e-mail: geneve@unia.ch<br />

Allo stesso modo siamo per<br />

il sì all`acqua pubblica e<br />

per il no alla privatizzazione<br />

forzata imposta dal governo<br />

Berlusconi perché non tutti<br />

I beni possono essere lasciati al mercato. Lo abbiamo denunciato<br />

più volte: il decreto Ronchi sottrae alle comunità locali la<br />

possibilità di scelta e le obbliga a svendere un patrimonio<br />

prezioso per la collettività. Crea le condizioni perché si realizzino<br />

monopoli privati in un settore come quello del servizio idrico<br />

integrato, fatto di acquedotti, fognature, depuratori, che per sua<br />

natura è sottratto alla possibilità di concorrenza dopo<br />

l`affidamento del servizio e che dove è stato applicato a portato<br />

ad un aumento esorbitante del costo. (segue a pagina 9)<br />

Nucleare: perché non lo voglio<br />

Per l'Italia il ritorno al nucleare è un po' come comprare al giorno<br />

d'oggi un VCR e videocassette, quando c'e` il blue-ray e l'alta<br />

definizione. Un conto è se uno questo apparecchio lo aveva, e<br />

continua a usarlo. Un conto è usare tecnologia "avanzata" nel<br />

senso di avanzata, superflua, ad altri. I problemi del nucleare<br />

sono tanti, non sono tutti risolti, come è stato chiaro dagli<br />

avvenimenti del Giappone. Il tema della sicurezza degli impianti<br />

è fin troppo evidente. Inoltre il "combustibile" , l'Uranio, non è<br />

abbondantemente disponibile: si prevede che finirà nell'arco di<br />

tempo in cui le nuove centrali dovrebbero iniziare a funzionare.<br />

L'energia è comunque necessaria per continuare ad avere un<br />

livello di vita moderno. Non basta dire no al nucleare occorre<br />

dire si a qualcos'altro. Innanzitutto dovremmo tutti imparare a<br />

risparmiare l'energia. Le lampadine a basso consumo e anche i<br />

LED sono forse il minimo che possiamo fare, mentre la maggior<br />

parte del consumo di energia viene dal trasporto e dal<br />

riscaldamento. Bene quindi per la città di <strong>Ginevra</strong> l'essere<br />

tornata alla soluzione tram, la più economica in energia. Le<br />

energie rinnovabili, e prima di tutto il solare, sono una fonte ben<br />

importante: basterebbe per esempio una piccola area del deserto<br />

del Sahara per dare energia a tutta l'Europa. Il solare<br />

termodinamico è molto attraente: consiste nella produzione di<br />

energia elettrica (e magari anche calore per teleriscaldamento)<br />

tramite raggi solari concentrati da specchi su tubi dove un sale<br />

speciale viene riscaldato a temperature molto alte, intorno ai 600<br />

gradi. Più alta la temperatura, maggiore è il rendimento.<br />

(segue a pagina 3)<br />

Import - Export<br />

Equipements industriels et garage<br />

MARTINET & POLGA S.A.<br />

Chemin de Delay, 26<br />

CH-1214 VERNIER-GENEVE<br />

Tél. +41 22 341 42 10 / Fax +41 22 341 42 11<br />

Natel +41 79 200 42 28


il giornale italiano<br />

TÅu|xÇàÉÄÉz|t<br />

eâuÜ|vt w| TÅu|xÇàx x U|ÉÄÉz|t<br />

di Giuseppe Plaia<br />

SIAMO ANCORA IL BEL PAESE?<br />

Perché in Italia non valorizziamo il nostro patrimonio<br />

artistico e ambientale?<br />

Negli ultimi tempi in Italia assistiamo a catastrofi su catastrofi<br />

legate alla perdita del nostro patrimonio artistico e culturale.<br />

L’abbandono di L’Aquila e del suo patrimonio artistico e lo<br />

sgretolarsi sotto la pioggia di Pompei sono solo due esempi<br />

sotto gli occhi di tutti. Chi vive in Italia o chi va come turista<br />

si accorgerà subito che il nostro Paese è ricchissimo di<br />

patrimonio artistico-ambientale, ma allo stesso tempo sembra<br />

disinteressarsi di questo immenso dono. Il nostro Paese<br />

possiede il 75% del patrimonio artistico del mondo, e con le<br />

sue coste, il mare, lo montagne, i laghi, i parchi, un<br />

patrimonio ambientale di primissimo piano. Eppure non si<br />

riesce a capire che il turismo dovrebbe essere la prima<br />

industria del Paese, mentre ci si affanna a salvare la FIAT o<br />

l’Alitalia, pensando ed<br />

illudendosi ancora che l’Italia<br />

sia una potenza industriale.<br />

Non si capisce che la nostra<br />

ricchezza viene dal turismo.<br />

Non lo capiscono in primo<br />

luogo i politici, che ad<br />

esempio affidano ad un<br />

ministro senza portafoglio la<br />

gestione di questo patrimonio,<br />

mentre al contrario l’industria<br />

è nelle mani di un ministro<br />

con portafoglio. Tutto questo<br />

mi ricorda quanto successo<br />

nel Belìce dopo il terremoto<br />

del 1968. I politici andarono<br />

alla conquista di voti<br />

promettendo industrie e<br />

fabbriche in un territorio<br />

prettamente agricolo.<br />

Risultato? Le fabbriche non<br />

arrivarono mai, l’agricoltura<br />

con gli anni è morta, i giovani<br />

sono emigrati e i paesi sono<br />

ormai abitati solo da anziani. A volte mi chiedo se i politici<br />

prima di promettere, facciano almeno un’analisi superficiale<br />

del territorio. Ma la colpa non è solo dei politici, anche i<br />

cittadini hanno le loro responsabilità. L’albergatore, il<br />

commerciante, il taxista, il venditore di souvenir, cercano<br />

sempre di fregare il turista, che essendo una persona pensante,<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 2<br />

l’anno successivo invece di<br />

tornare in Italia, sceglierà la<br />

Grecia o la Croazia, con<br />

tanti saluti al nostro Paese.<br />

Chiunque di voi abbia<br />

viaggiato in giro per il<br />

mondo, si sarà accorto di<br />

come Paesi che possiedono<br />

un patrimonio culturale<br />

ridicolo in confronti al<br />

nostro, facciano di tutto per<br />

valorizzarlo, mentre in Italia<br />

si pensa che visto che Roma,<br />

Venezia, Firenze si trovano<br />

solo in Italia, il turista sia<br />

obbligato a venire da noi.<br />

Purtroppo non è più così. Le<br />

persone che lavorano con il turismo se ne sono accorti, chi<br />

purtroppo non se ne accorge sono i politici e gli amministratori<br />

locali. Crolla la casa dei gladiatori a Pompei e il ministro Bondi si<br />

difende dando la colpa al maltempo e giustificandosi con la<br />

mancanza di fondi da spendere per il turismo. Eppure i soldi per<br />

l’Alitalia e per la FIAT quelli si trovano. Andate al meridione<br />

d’Italia e vi accorgerete di quanto sia<br />

ricco di bellezze artistiche ed<br />

ambientale, ma allo stesso tempo di<br />

quanto poco si faccia per valorizzarle.<br />

Mancanza di fondi si dirà. Eppure i<br />

fondi per i precari e per le migliaia di<br />

impiegati forestali quelli si trovano. Lo<br />

sapete perché? Perché gli operai della<br />

FIAT, dell’Alitalia, i precari, i<br />

forestali, quelli votano, mentre il<br />

Colosseo, lo torre di Pisa, il Maschio<br />

Angioino, purtroppo non hanno né<br />

diritto di voto né di sciopero. Gli<br />

italiani non capisco che proteggere il<br />

patrimonio artistico è un dovere<br />

morale, nei confronti di tutto il mondo<br />

e delle generazioni future, perché tale<br />

ricchezza non ci appartiene, ma ci è<br />

stata affidata solo temporaneamente<br />

dai nostri avi, con l’obbligo di<br />

salvaguardarla e di trasmetterla alle<br />

generazioni future. La situazione non è<br />

migliore se guardiamo al patrimonio<br />

ambientale. I disastri legati al nostro mare che muore o ai nostri<br />

fiumi dove non esiste più alcuna forma di vita sono sotto gli<br />

occhi di tutti. Basta ricordare le catastrofi del fiume Seveso e del<br />

fiume Lambro, dal Sud al Nord uniti in nome del federalismo.<br />

Come si sono concluse queste catastrofi? I responsabili<br />

rimangono sempre impuniti e intanto l’Italia muore. Anche in<br />

tutto questo i politici hanno la loro colpa, perché invece di<br />

proteggere e valorizzare quanto abbiamo, pensano al ritorno al<br />

nucleare. E gli italiani? Anche in questo caso purtroppo devo<br />

amaramente affermare che il nostro popolo manca di cultura.<br />

Basta fare un esempio. Un italiano che va in Svizzera in vacanza<br />

e deve buttare un pezzo di carta, cercherà un cestino, mentre se si<br />

trova a Napoli, a Roma, a Milano, si sentirà autorizzato a buttarlo<br />

per strada, perché tanto la città è sporca. E poi abbiamo pure il<br />

coraggio di lamentarci che le nostre città sono sporche. Lo stesso<br />

accade nelle nostre spiagge e nei nostri mari. Risultato? Molti<br />

turisti preferisco passare le vacanze estive in Croazia o in Grecia.<br />

In conclusione, possiamo dire che oggi siamo il bel Paese ma<br />

speriamo di esserlo ancora tra cento anni.


il giornale italiano<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 3<br />

Consolato generale d’Italia<br />

<strong>Ginevra</strong><br />

INFORMAZIONI SUI REFERENDUM POPOLARI<br />

12-13 giugno <strong>2011</strong><br />

Sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale del 4 aprile <strong>2011</strong> i decreti presidenziali che indicono i referendum popolari, i cui<br />

comizi elettorali sono convocati per domenica 12 giugno <strong>2011</strong>, con prosecuzione delle operazioni di votazione lunedì 13<br />

giugno <strong>2011</strong>.<br />

Le denominazioni sintetiche, formulate dall’Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte Suprema di<br />

Cassazione, in relazione a ciascuno dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili, sono:<br />

• Referendum popolare n. 1 – Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza<br />

economica. Abrogazione;<br />

• Referendum popolare n. 2 – Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata<br />

remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;<br />

• Referendum popolare n. 3 – Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di<br />

norme;<br />

• Referendum popolare n. 4 – Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo<br />

impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale<br />

risultante a seguito della sentenza n. 23 del <strong>2011</strong> della Corte Costituzionale.<br />

I cittadini italiani che sono iscritti all’AIRE prima del 31 dicembre 2010, e che sono residenti nel Cantone di <strong>Ginevra</strong>, possono<br />

votare per i referendum abrogativi del 12 e 13 giugno prossimo.<br />

Il voto per i referendum si esprime per corrispondenza.<br />

Gli elettori residenti a <strong>Ginevra</strong> riceveranno a domicilio, da parte del Consolato italiano, il plico elettorale contenente le<br />

schede e le istruzioni sulle modalità di voto.<br />

Chi non avesse ricevuto il plico elettorale entro il 29 maggio <strong>2011</strong> potrà contattare il Consolato per e-mail<br />

(consolato.ginevra@esteri.it), oppure recarsi di persona al Consolato, per verificare la propria posizione elettorale.<br />

Concluse le operazioni, le schede votate dagli italiani residenti all’estero pervenute ai Consolati entro le ore 16:00 del 9 giugno<br />

<strong>2011</strong> saranno trasmesse in Italia, dove avrà luogo lo scrutinio a cura dell’Ufficio Centrale per la Circoscrizione Estero istituito<br />

presso la Corte di Appello di Roma.<br />

Ulteriori informazioni sul sito internet del Consolato (www.consginevra.esteri.it), oppure presso l’Ufficio elettorale del<br />

Consolato (elettorato.ginevra@esteri.it), oppure ancora al numero telefonico 022 839 6740.<br />

Nucleare: perché non lo voglio<br />

(segue da pagina 1)<br />

Un esempio di questo impianto e` stato realizzato in Sicilia. Un'altra<br />

considerazione sul nucleare e` particolarmente valida per l'Italia: nel<br />

terremoto dell'Abruzzo normali edifici sono venuti giù perché costruiti<br />

male, senza controlli, perché evidentemente qualcuno aveva pagato<br />

qualcun altro. Lo stesso avvenne a San Giuliano di Puglia, in Molise,<br />

dove addirittura la scuola crollo`. Siamo noi capaci di garantire che<br />

tutte le misure di sicurezza delle centrali nucleari saranno rispettate ?<br />

Finche` non debelliamo la corruzione in Italia non possiamo<br />

permetterci la costruzione di impianti ad altissimo rischio come le<br />

centrali nucleari. Saverio D’Auria<br />

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Svizzera e altrove, che interessano particolarmente gli<br />

italiani di <strong>Ginevra</strong>. Ogni mese il giornale italiano è<br />

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il giornale italiano<br />

Carovana antimafia a <strong>Ginevra</strong><br />

by Saveria D’Auria on aprile 29th, <strong>2011</strong><br />

Lunedi 18 Aprile si è svolto a <strong>Ginevra</strong> presso l’aula magna<br />

dell’Uni Bastions un incontro con la “carovana antimafia”<br />

dell’associazione Libera. Questa associazione è un<br />

coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole,<br />

realtà di base, intesa a sollecitare la lotta alle mafie e<br />

promuovere legalità e giustizia. Per fare un esempio delle<br />

associazioni che aderiscono a Libera: le ACLI, AGESCI,<br />

ARCI, Legambiente, FUCI, Osservatorio per la legalità e<br />

molte altre. In particolare, l’associazione Libera si occupa di<br />

acquisire e rendere produttivi i beni sequestrati alla mafia,<br />

soprattutto terreni agricoli, dando lavoro a centinaia di<br />

giovani nel settore agricolo e alimentare. Attualmente<br />

l’associazione coltiva 770 ettari e produce merci per circa 7<br />

milioni di Euro. La pasta prodotta con grano siciliano<br />

cresciuto su terre sequestrate ai mafiosi si può trovare in molti<br />

supermercati in Italia, ed è anche molto buona. L’associazione<br />

Libera ha organizzato una intera giornata di lavoro: la mattina<br />

e il pomeriggio sono stati dedicate all’aggiornamento di<br />

specialisti nel settore: magistrati, avvocati, rappresentanti<br />

della piazza finanziaria e delle istituzioni che hanno<br />

scambiato dati, tecniche di lotta al riciclaggio, nuove tecniche<br />

usate dalle mafie e metodi di prevenzione sul territorio. Alla<br />

conferenza pubblica hanno partecipato don Marcello Cozzi, il<br />

prete antimafia, autore del libro “Quando la mafia non esiste.<br />

Malaffari e affari della mala in Basilicata” e Alessandro<br />

Cobianchi per Libera, Yves Bertossa, procuratore aggiunto<br />

della Repubblica e Cantone di <strong>Ginevra</strong>, Pierre Maudet,<br />

consigliere amministrativo della città di <strong>Ginevra</strong>, Jacques<br />

Jeannerat, direttore della Camera di Commercio di <strong>Ginevra</strong>,<br />

Michel Marcus, di Parigi, delegato del forum europeo per la<br />

sicurezza nelle zone urbane e Eric Python, capo del settore dei<br />

controlli interni di PostFinance, da Berna. Il dibattito è stato<br />

diretto da Chantal Tauxe dell’Hebdo.<br />

Il dibattito ha spaziato in diversi settori, data la natura<br />

tentacolare della piovra mafiosa: la microcriminalità e lo<br />

spaccio di droga e le gang albanesi sono gli argomenti più<br />

vicini all’amministratore locale, in quanto percepiti<br />

direttamente dal pubblico, mentre problemi di criminalità<br />

economica sono meno visibili, ma più pericolosi. Questa è la<br />

mafia dei “colletti bianchi”, che ricicla in attività lecite il<br />

denaro guadagnato illecitamente (estorsioni, usura,<br />

commercio di droga e armi, appalti pubblici, contraffazioni,<br />

scommesse, prostituzione, crimini ecologici).<br />

Si è parlato anche del pericolo di corruzione politica: secondo<br />

alcuni la Svizzera sta resistendo grazie alla divisione dei<br />

poteri e al controllo incrociato, ma altrove è un pericolo molto<br />

grave: come si introduce in attività economiche legali, così la<br />

Patronato ITAL-UIL<br />

Rue J.- Necker 15 / Case postale 1941<br />

1201 GINEVRA<br />

Tel. 022 738 69 44 – Fax 022 738 69 52<br />

e-mail: italuilge@bluewin.ch<br />

Aperto dal lunedi al venerdì:<br />

08.00 – 12.00 e 15.30 – 17.30<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 4<br />

mafia si introduce direttamente in organismi di gestione della<br />

cosa pubblica. Secondo altri la mafia si è già introdotta nelle<br />

amministrazioni locali elvetiche, anche se c’è un certo pudore a<br />

parlarne. Si è riconosciuta l’esistenza di altre mafie, da quella<br />

albanese a quella russa e georgiana, anch’esse presenti sul<br />

territorio elvetico. Tuttavia si è cercato di sminuire il ruolo<br />

importante della Svizzera nel fornire mezzi al riciclaggio, vuoi<br />

per legislazione fin troppo libertaria, vuoi per non conoscere, o<br />

non voler conoscere, i meccanismi sfruttati dalle mafie per<br />

riciclare il denaro. In particolare, la presenza di PostFinance, ma<br />

non di altre istituzioni finanziarie, che sarebbero ben più<br />

importanti riguardo il problema del pericolo di riciclaggio, è<br />

risultata piuttosto patetica. Certo, il 19 Aprile PostFinance è stato<br />

il primo istituto finanziario svizzero ad essere messo sotto accusa<br />

formale di riciclaggio di denaro sporco, per aver consentito un<br />

prelievo in contanti di 4.6 milioni di franchi. Ma questo rischia di<br />

essere il capro espiatorio per nascondere ben altre istituzioni<br />

coinvolte, e ben altri giri d’affari.<br />

Non dimentichiamo che si stima che in Italia la mafie controllino<br />

il 7% del prodotto interno lordo, con un giro d’affari di più di 100<br />

miliardi di euro l’anno. Ora, si stima che circa il 70-80% di questi<br />

soldi arrivi in Svizzera o passi dalla Svizzera diretto verso<br />

paradisi fiscali che non garantiscono la tracciablità del denaro. È<br />

chiaro che la Svizzera deve fare di più, deve aprire gli occhi e<br />

vedere quello che non ha voluto vedere per anni. Il procuratore<br />

Bertossa ha puntualizzato che la legislazione svizzera si sta<br />

adeguando agli standard, puntando invece il dito contro altri<br />

paesi, che non rispondono alle rogatorie internazionali.<br />

(segue a pagina 9)<br />

Patronato INCA-CGIL<br />

5, ch. Surinam / Case postale 346<br />

1211 GINEVRA 13<br />

Tel. 022 344 71 72 - Fax 022 340 05 10<br />

e-mail: ginevra.svizzera@inca.it<br />

Aperto dal lunedì al venerdì:<br />

09.00 - 12.00 e 14.30 - 17.30<br />

Il lunedì mattino: solamente su appuntamento


il giornale italiano<br />

Studiare in America, ma non dimenticare<br />

“Professore ci aiuti ad andare via dall’Italia”.<br />

Non passa giorno che non riceva una mail con<br />

questa richiesta, e sempre, al termine di lezioni o<br />

conferenze, ci sono dei ragazzi e delle ragazze che<br />

Maurizio Viroli aspettano per avere consigli sulla possibilità di<br />

studiare all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. A<br />

volte sono addirittura i genitori a cercare informazioni per i figli.<br />

Non li spinge l’ambizione di aver successo o di diventare ricchi.<br />

Per chi vuole ottenere potere, fama e ricchezze con poco sforzo e<br />

pochi meriti, l’Italia è il paese ideale. Lo ha spiegato bene Travaglio<br />

in un recente articolo: quale altro paese di democrazia avanzata<br />

offre tante possibilità a editorialisti incompetenti, accademici che<br />

non hanno mai scritto opere di alto valore intellettuale, politici corrotti,<br />

imprenditori disonesti, professionisti senza etica professionale,<br />

impiegati fannulloni? E infatti nessuno di questi pregiati figuri<br />

ha mai pensato di andare all’estero. Stanno benissimo dove sono.<br />

I giovani che vogliono andare via sanno bene che gli Stati Uniti<br />

non sono l’Eldorado, che dovranno affrontare fatiche enormi:<br />

passare dall’inglese scolastico o turistico a quello necessario per<br />

essere ammessi a un programma di dottorato e poi seguire lezioni,<br />

partecipare attivamente a seminari, scrivere saggi; abbandonare<br />

casa e amici; rinunciare alla bellezza consolatrice delle nostre città<br />

e del nostro paesaggio (quello non ancora devastato). A chi mi<br />

chiede consiglio spiego poi, affinché meditino seriamente sulla loro<br />

scelta, che una volta partiti è molto difficile rientrare nel sistema<br />

accademico italiano. Più luminosa è la carriera, minori le possibilità<br />

di tornare.<br />

Nonostante tutto questo, molti giovani vogliono andarsene. Dalle<br />

conversazioni con loro credo di aver capito che la motivazione è<br />

molto semplice. Vogliono andarsene per avere la possibilità di dimostrare<br />

che anche loro valgono e possono realizzare nella vita<br />

qualcosa di bello e di importante per se stessi e per gli altri. Il<br />

loro è un atto di ribellione e un atto di accusa durissimo verso chi<br />

ha ridotto l’Italia nello stato in cui si trova: “Ci volete banali, ignoranti,<br />

aggressivi, servi, copie malriuscite dei personaggi che dominano<br />

le vostre ripugnanti televisioni? E invece noi vogliamo vivere<br />

una vita che abbia dignità, valore e libertà, e poiché qui non è possibile,<br />

andiamo via”. Non è una fuga dalla responsabilità, ma una<br />

voglia di responsabilità, della responsabilità più importante, quella<br />

di costruire la vita con le proprie forze, grandi o piccole che siano.<br />

Hanno ragione a volersene andare. Devono essere consapevoli che<br />

incontreranno difficoltà serie. Dovranno affrontare selezioni severe<br />

e distinguersi in contesti molto competitivi, anche se di competizione<br />

leale e aperta. Dovranno liberarsi della timidezza inculcata<br />

dai cattivi professori (“prima di poter parlare devi leggere tutta<br />

l’opera del tale o tal’altro autore e poi tutta la letteratura critica”),<br />

del timore di esprimere le proprie idee senza per questo diventare<br />

degli sputasentenze; del cattivo costume (anche questo inculcato<br />

dai cattivi maestri) di considerare la critica come un insulto<br />

personale.<br />

Ma se si sentono abbastanza forti per affrontare anche l’amarezza<br />

di possibili sconfitte, fanno bene ad andare. Comunque vada si renderanno<br />

conto che sono possibili anche altri modi di organizzare la<br />

vita civile, e soprattutto che diversi e migliori possono essere i rapporti<br />

personali.<br />

Sia chiaro: vedranno che anche negli altri paesi ci sono pregiudizi,<br />

boria nazionale, angustie mentali, privilegi, meschinità accademiche,<br />

chiusure ideologiche. Ma almeno troveranno chi li ascolterà e<br />

valuterà le loro idee senza chiedere loro da dove vengono o guardare<br />

il loro vestito. E se lo meriteranno, e avranno un po’ di fortuna,<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 5<br />

costruiranno carriere importanti. Senza dover<br />

nulla a nessuno. Vi par poco? Portino pure con sé lo<br />

sdegno e anche il rancore che nasce dal vedere figuri<br />

miserabili ricoperti ovunque di denaro e di gloria (quella da<br />

stronzi, ovviamente, come diceva l’impareggiabile Guccini);<br />

li aiuteranno a superare gli ostacoli. Lascino a casa le speranze<br />

troppo rosee; si trasformano facilmente in delusioni.<br />

Consiglio soltanto di non trasformare la distanza nello spazio<br />

in un distacco morale. Si sforzino di rimanere legati moralmente<br />

e intellettualmente alla vecchia patria italiana e di dare<br />

un aiuto di idee e di stimoli a chi resta perché non se la sente<br />

o non può partire. E se ne avranno l’occasione, tornino per<br />

condividere la ricchezza interiore accumulata all’estero. Un<br />

piccolo contributo alla libertà e alla dignità civile della propria<br />

patria dà una intensa serenità interiore. Nel bene e nel male,<br />

la nostra storia e la nostra cultura ci coinvolgono più intensamente<br />

della storia e della cultura degli altri paesi. Gli antifascisti<br />

degli anni ’30 si chiedevano se meritasse maggior lode<br />

l’Ulisse di Omero che torna ad Itaca più vecchio, ma anche<br />

più saggio, o quello di Dante che si perde nell’infinito Oceano.<br />

I più stavano dalla parte del primo. Avevano ragione.<br />

(il Fatto Quotidiano, 19 maggio <strong>2011</strong>)<br />

Razzi nostri.<br />

Prendetevi un attimo. Respirate forte. Ciò che andrete a<br />

leggere, è tutto vero. Questo è un Parlamentare della<br />

Repubblica. La storia comincia più o meno così. Fino a pochi<br />

mesi fa il deputato Antonio Razzi denunciava:<br />

Io sono eletto nell'Italia dei Valori e tale voglio rimanere, fino<br />

alla morte ... fino a che Di Pietro mi tiene io sto lì, anche<br />

perché è un rispetto verso coloro che mi hanno votato ... chi<br />

glielo va a dire ai miei elettori che sono stato comprato da un<br />

altro partito? ... Così dovrebbero fare tutti gli altri deputati,<br />

non si dovrebbero far comprare perché il cittadino non vuole<br />

queste cose ... Mi tentano, ma io resisto ... mi hanno proposto<br />

di pagarmi il mutuo, offerte buone, posti buoni ... qualche<br />

carica ... anche di entrare nel<br />

Governo ... ma ho una faccia sola<br />

e un patto con Di Pietro. Come<br />

potrei farmi vedere in giro<br />

domani se passassi con<br />

Berlusconi? ...<br />

Dopo poco passò con<br />

Berlusconi:<br />

Ma per forza che voto la fiducia<br />

a Berlusconi! Anche perché io<br />

continuo a chiedermi e a chiedere<br />

in giro: ma se ci leviamo<br />

Berlusconi, chi ci mettiamo? Di<br />

meglio mi sembra che non ce n'è.<br />

Però a marzo, dopo 3 mesi di<br />

attesa e zero nomine,<br />

lo sfogo:<br />

... Abbiamo salvato questa legislatura. E a che prezzo:<br />

minacce, insulti, scritte sui muri ... E guardi che io non ho<br />

chiesto nulla. Sia chiaro. Ma l'incarico di Segretario di<br />

Presidenza della Camera me l'hanno offerto loro. Vennero<br />

Saverio Romano, Mario Pepe e mi offrirono quel posto. Io<br />

dissi, ma, perchè no, o io o Mimmo (Scilipoti), in fondo dopo<br />

quello che abbiamo fatto ... Insomma siamo in credito no? ...<br />

Ed invece hanno eletto Pisacane. (segue a pagina 9)<br />

VENDUTO


il giornale italiano<br />

Il populismo che si nutre di ignoranza<br />

Barbara Spinelli<br />

Quando Obama vinse le elezioni, nel 2008, furono<br />

molti a esser convinti che una grande<br />

trasformazione fosse possibile, che con lui<br />

avremmo cominciato a capire meglio, e ad<br />

affrontare, un malessere delle democrazie che non è<br />

solo economico. La convinzione era forte in<br />

America e in Europa, nelle sinistre e in numerosi<br />

liberali. La crisi finanziaria iniziata nel 2007<br />

sembrava aver aperto gli occhi, preparandoli a<br />

riconoscere la verità: il capitalismo non falliva. Ma<br />

uno scandaloso squilibrio si era creato lungo i<br />

decenni fra Stato e mercato. Il primo si era ristretto,<br />

il secondo si era dilatato nel più caotico e iniquo dei modi. Lo<br />

Stato ne usciva spezzato, screditato: da ricostruire, come dopo<br />

una guerra mondiale.<br />

Le parole di Obama sulla convivenza tra culture e sulla riforma<br />

sanitaria annunciavano proprio questo: il ritorno dello Stato,<br />

nella qualità di riordinatore di un mercato impazzito, di garante<br />

di un bene pubblico minacciato da interessi privati lungamente<br />

dediti alla cultura dell'illegalità. Non era un'opinione ma un<br />

fatto: senza l'intervento degli Stati, le economie occidentali<br />

sarebbero precipitate. Un'economia non governata non è in<br />

grado di preservare lo Stato sociale riadattandolo, di tenere in<br />

piedi l'idea di un bene pubblico che tassa i cittadini in cambio di<br />

scuole, ospedali, trasporti, acqua, aria pulita, pensioni per tutti.<br />

Quel che sta accadendo oggi non smentisce i fatti. Li occulta, li<br />

nega, con il risultato che i cittadini si sentono abbandonati,<br />

increduli, assetati di autorità che semplifichino le cose con la<br />

potenza del vituperio. Intervenendo per sanare il mercato, Stati<br />

e governi hanno adottato misure forse corrette ma il momento<br />

della verità l'hanno mancato, con il consenso delle opposizioni.<br />

Hanno mancato di dire che al mondo di ieri non torneremo, e<br />

che gli sforzi fatti oggi daranno frutti lentamente, perché lenta e<br />

lunga è stata la malattia capitalista. Di qui il dilagare di<br />

populismi di destra, in Europa e America, e la forza ipnotica<br />

che essi esercitano sulle opinioni pubbliche.<br />

Prima ancora che la crisi finanziaria divenisse visibile fu l'Italia<br />

a negare i fatti, con Berlusconi e Lega. L'Italia è stato il<br />

laboratorio di forze che ovunque, oggi, sono in ascesa: in<br />

Belgio il Vlaams Belang (Interesse fiammingo), in Olanda il<br />

partito anti-islamico di Geert Wilders, in Ungheria il Fidesz, in<br />

Francia il Fronte di Marine Le Pen, in Finlandia i Veri<br />

Finlandesi.<br />

Il rifiuto dello straniero, la designazione dell'Islam come capro<br />

espiatorio, la chiusura delle frontiere mentali prima ancora che<br />

geografiche: i populismi odierni si riconoscono in tutto questo<br />

ma la xenofobia non è tutto, non spiega la natura profonda della<br />

loro seduzione. All'origine c'è una volontà ripetitiva,<br />

sistematica, di non sapere, non vedere la Grande<br />

Trasformazione in cui stiamo entrando comunque. C'è una<br />

strategia dell'ignoranza, come sostiene il professore di<br />

linguistica Robin Lakoff, un desiderio di fermare il tempo:<br />

"L'attrattiva dei populisti scaturisce da un affastellarsi di<br />

ignoranze: ignoranza della Costituzione, ignoranza dei benefici<br />

che nascono dall'unirsi in sindacato, ignoranza della scienza nel<br />

mondo moderno, ignoranza della propria ignoranza<br />

(Huffington Post, 30 marzo <strong>2011</strong>).”<br />

Il vero nemico dei nuovi populismi è la democrazia<br />

parlamentare, con il suo Stato sociale e la sua stampa<br />

indipendente. Di qui le incongrue ma efficaci offensive<br />

antistataliste contro Obama, nel preciso momento in cui<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 6<br />

l'economia ha più bisogno dello Stato. Di qui il<br />

diffuso fastidio per la stampa indipendente,<br />

quando più ci sarebbe bisogno di cittadini<br />

responsabili, quindi bene informati. A tutti<br />

costoro i populisti regalano illusioni, cioè il<br />

veleno stesso che quattro anni fa generò la crisi.<br />

Ai drogati si restituisce la droga. Cos'è<br />

d'altronde l'illusione, se non un gioco (un ludus)<br />

che dissolve la realtà nelle barzellette sconce<br />

quotidianamente distillate dal capo? Cos'è il<br />

fastidio per la stampa indipendente, se non<br />

strategia che azzera la conoscenza dei fatti?<br />

Meglio una barzelletta del potente che una<br />

notizia vera sul potente.<br />

L'Italia è all'avanguardia anche in questo campo:<br />

la concentrazione dell'informazione televisiva<br />

nelle mani di uno solo è strumento principe<br />

dell'ignoranza militante, e distraente. In Ungheria l'odio per la<br />

stampa impregna il partito del premier Viktor Orbán: le nuove<br />

leggi varate dal governo prevedono un'autorità di controllo sui<br />

mezzi di comunicazione, composta di cinque esponenti nominati<br />

dal partito di maggioranza. All'autorità spetta di verificare se la<br />

stampa è "equilibrata e oggettiva", di decidere multe o chiusure di<br />

giornali o programmi tv, di imporre ai giornalisti la rivelazione<br />

delle fonti se sono in gioco "la sicurezza nazionale e l'ordine<br />

pubblico".<br />

Anche lo straniero come capro espiatorio è gioco d'illusione,<br />

feroce, con la realtà multietnica in cui già da tempo viviamo. Il<br />

fenomeno non è nuovo. Negli anni '20-'30, la Germania prenazista<br />

esaltò il Blut und Boden, il sangue e la terra, come fonte<br />

di legittimazione politica ben più forte della democrazia. Oggi lo<br />

slogan è imbellito - si parla di radicamento territoriale, davanti a<br />

una sinistra intimidita e plaudente - ma la sostanza non cambia.<br />

La brama di radici, ancora una volta, impedisce il camminare<br />

dell'uomo e lo sguardo oltre la propria persona, il proprio recinto.<br />

Consanguineità e territorio divengono fonti di legittimazione più<br />

forti della Resistenza.<br />

Helsinki ladrona, Roma ladrona, Washington ladrona: si capisce<br />

da questo slogan (lo stesso in Finlandia, Italia, America) come<br />

l'anti-statalismo sia centrale. Come la xenofobia sia il sintomo più<br />

che la causa del male. Vedendo che la crisi perdura, le<br />

popolazioni hanno cominciato a nutrire un'avversione radicale<br />

verso l'idea stessa di uno spazio pubblico dove la collettività,<br />

tassandosi, difende i più deboli, i più esposti. I populisti non<br />

temono di contraddirsi, anzi. D'un sol fiato si dicono antistatalisti<br />

e promettono uno Stato controllore, tutore dell'etnia pura,<br />

normalizzatore delle coscienze e delle conoscenze.<br />

I sondaggi sul successo del Tea Party, il movimento neoliberista<br />

Usa, lo confermano. La molla decisiva non è il razzismo: è il<br />

rigetto della riforma sanitaria di Obama, del principio dell'etica<br />

pubblica. L'etica pubblica mette tutti davanti alla stessa legge,<br />

perché nessun interesse privato abbia la meglio. Lo Stato etico<br />

dei populisti impone il volere del più forte: Chiesa, lobby, etnia.<br />

Lo chiamano valore supremo, non negoziabile. In realtà è puro<br />

volere: suprema volontà di potenza.<br />

Come mai le cose sono andate così? Come mai Obama può<br />

perdere le elezioni? In parte perché i governi hanno sottovalutato<br />

l'enorme forza del risentimento. In parte perché non hanno<br />

spiegato quel che significa, nel mondo globalizzato, salvare il<br />

bene pubblico. Ma è soprattutto la verità che hanno mancato:<br />

sono quattro anni che descrivono la crisi come superabile presto,<br />

il tempo d'arrivare alle prossime elezioni. Obama stesso ha<br />

omesso di spiegarla nella sua lunga durata: come qualcosa che<br />

trasformerà le senescenti società occidentali, che le obbligherà a<br />

crescere meno e integrare giovanu (segue pagina accanto)


il giornale italiano<br />

Bossi l’emigrante<br />

di Claudio Giua<br />

Quale è l'immagine dell'Italia che vorremmo arrivasse ai nostri<br />

figli oppure all'estero? Quella della fornaia di Lampedusa che<br />

da giorni regala pizze e cannoli ai tunisini rimasti senza cibo?<br />

Oppure quella dell'invettiva Fora da i ball di Umberto Bossi?<br />

Domande retoriche, si dirà. Più che retoriche, inutili. Alla<br />

grande maggioranza degli italiani poco importa di quanto<br />

accade su un'isoletta che da Milano è più lontana di Londra.<br />

Oggi come mai vale, per loro, l'acronimo inglese Nimby, Not<br />

in my backyard: i tunisini e le centrali nucleari, i rifiuti e i<br />

pentiti di mafia metteteli dove vi pare, basta che non sia il<br />

cortile di casa mia. Di questo dovremmo preoccuparci.<br />

Dell'egoismo e della scarsa memoria. Tra il 1880 e il 1915<br />

nove milioni di italiani s'imbarcarono per cercare fortuna in<br />

Argentina, in Brasile, negli Stati Uniti. Si calcola che appena<br />

un terzo ritornò, sfinito dallo sfruttamento e dalle persecuzioni.<br />

Nella sola Europa - soprattutto in Francia Svizzera, Germania,<br />

Belgio, Gran Bretagna - i discendenti di italiani sono oggi<br />

almeno dieci milioni, e i loro padri e nonni furono trattati<br />

come subumani mandati a morire nelle miniere e sulle<br />

impalcature: vi ricorda qualcosa? Anche Cassano Magnago,<br />

nel Varesotto, dov'è cresciuto Bossi, è terra di emigrazione.<br />

All'inizio del Novecento migliaia di giovani, donne e famiglie<br />

furono costretti dalla fame a lasciare quel paese e raggiungere<br />

le Americhe. I<br />

registri di<br />

Ellis Island, la<br />

p o r t a<br />

d'ingresso<br />

d e g l i<br />

immigrati<br />

europei negli<br />

Stati Uniti, ci<br />

sono i nomi di<br />

399 Bossi, la<br />

maggioranza<br />

del Nord Italia<br />

Sbarco di emigranti italiani a Ellis Island<br />

(non si chiamava Padania), lombardi di Busto Arsizio, di<br />

Samarate, di Gallarate, di Cuggiono, di Stradella e proprio di<br />

Cassano Magnago, e poi piemontesi di Tortona e Alessandria,<br />

emiliani, liguri e friulani. Molti anche i Bossi del Centro e del<br />

Sud, di Fossombrone, Pratola Peligna e Senigallia, di Caserta,<br />

Benevento, Roccabascerana e Castelvetrano.<br />

I solerti ufficiali dell'lmmigration Service schedavano tutti. C'era,<br />

tra quei 399 venuti dall'Italia umbertina a cavallo dei due secoli,<br />

anche un Umberto Bossi, 18 anni e 10 mesi il 12 dicembre del<br />

1909, giorno del suo sbarco a New York dalla nave Lorraine,<br />

salpata da Le Havre in Francia. Il ragazzo aveva lasciato 40<br />

giorni prima il suo paese, Fossato, forse Fossato di Vico in<br />

provincia di Perugia, oppure Fossato di Rodigo nel Mantovano.<br />

Lui non lo specificò, il suo controllore non lo scrisse. Dopo la<br />

quarantena, gli permisero di raggiungere Manhattan. Non si<br />

spinse molto più in là. Grazie all'efficiente Death Index, il<br />

registro dei decessi americano, sappiamo infatti che<br />

quell'Umberto Bossi morì a 78 anni, nel settembre del 1969 a<br />

Jessup nella contea di Lackawanna in Pennsylvania, qualche<br />

centinaio di chilometri ad ovest di New York. Probabilmente non<br />

era più tornato dovera nato. Non casualmente - almeno per i<br />

destini politici italiani - Cassano Magnago è stato anche, in anni<br />

recenti, luogo di forte immigrazione. Comune con meno di<br />

novemila abitanti nel 1951, quarantanni dopo ne aveva quasi<br />

ventunmila. Una crescita drammatica, dovuta esclusivamente<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 7<br />

Di fronte a Manhattan, nella baia naturale in cui è situato il porto<br />

di New York, c’è Ellis Island (nella foto), un isolotto, la prima tappa<br />

per milioni di emigranti che partivano dalle loro terre di origine<br />

sperando di stabilirsi negli Stati Uniti. Divenne famosa dal 1894 in<br />

quanto stazione di smistamento per gli immigrati; La “casa di prima<br />

accoglienza” rimase attiva fino al 1954. Dal 1990 ospita il Museo<br />

dell’Immigrazione.<br />

all'esercito di immigrati veneti, pugliesi, siciliani tra la fine<br />

degli anni cinquanta e l'inizio dei settanta.<br />

Un'integrazione difficile eppure pienamente riuscita, se in<br />

consiglio comunale siedono ora signori che di cognome fanno<br />

Bilardo e Toto, di probabili origini siciliane, Lettieri e Oliva,<br />

campani, Poliseno, pugliese, Daniele, Mettifogo, Trevisol,<br />

Polato e Santi nello, veneti, Maida, calabrese. Un melting pot,<br />

una pentola con dentro un po' di tutto, come spesso dicono gli<br />

americani. Una pentola ribollente che forse spaventò il<br />

piccolo Umberto, quello della futura Padania, incapace di<br />

adeguarsi a tanti veneti e calabresi dall'accento esotico che<br />

ogni anno gli piombavano in classe. Così come lo spaventano<br />

oggi quei tunisini di Lampedusa che parlano inglese e<br />

francese mica come i Bossi quasi tutti analfabeti che<br />

emigrarono in America e lasciano alle spalle una rivoluzione<br />

vinta con Facebook e Twitter. Gente di cui non fidarsi,<br />

dunque "fora da i ball". (Grazzetta di Modena, 5 aprile <strong>2011</strong>)<br />

Il populismo si nutre di ignoranza<br />

immigrati, se non vorranno scaricare i propri anziani come il<br />

vecchio capofamiglia sulla sedia a rotelle che i nazisti gettano<br />

dalla finestra nel Pianista di Polanski. Per paura elettorale i<br />

governanti celano la verità, e ora pagano il prezzo.<br />

Anche l'Europa ha la sua parte di colpe. Gli strumenti li<br />

avrebbe: può usare l'articolo 7 del Trattato di Lisbona, contro<br />

le infrazioni antidemocratiche in Italia o Ungheria. Può<br />

costruire una politica dell'immigrazione, avendone ormai la<br />

competenza. Se non lo fa, è perché non guarda ad altro che ai<br />

parametri economici. Perché è indifferente all'ethos pubblico.<br />

Perché quando esercita un potere, subito se ne pente. Perché<br />

dimentica che anch'essa è nata nella Resistenza.<br />

Nel momento in cui la sua fonte di legittimazione politica è<br />

usurpata (al posto della Resistenza: il radicamento territoriale)<br />

l'Europa ammutolisce. Ha vergogna perfino delle cose non<br />

sbagliate che ha fatto: del comportamento che ebbe nel 2000,<br />

ad esempio, quando i neofascisti di Haider divennero<br />

determinanti nelle elezioni austriache del '99. Non mancarono<br />

certo gli errori: troppo presto si usò l'arma ultima delle<br />

sanzioni, presto abbandonate. Ma anche se disordinatamente,<br />

l'Unione almeno reagì, s'inalberò. L'Austria fu costretta a<br />

riaprire ferite tenute nascoste, a discutere colpe sempre<br />

negate, e il suo volto cambiò. Se l'Unione è così invisa ai<br />

populismi vuol dire che potrebbe far molto, se solo lo volesse.<br />

(la Repubblica, 27 aprile <strong>2011</strong>)


il giornale italiano<br />

Ignazio Marino a Uni-Mail<br />

Testamento biologico: diritto alla salute e libertà di cura<br />

Il 13 maggio, nella serie di incontri organizzati<br />

dal <strong>Comites</strong> per i 150 anni dell'unità d’Italia,<br />

col patrocinio del Consolato Generale d'Italia,<br />

si è tenuta all'Università di <strong>Ginevra</strong> UniMail la<br />

conferenza del Sen. Prof. Ignazio Marino su "Testamento<br />

biologico: diritto alla salute e libertà di cura". Il Senatore<br />

Ignazio Marino è un medico, uno dei primi medici italiani ad<br />

aver operato un trapianto di fegato. Ha lavorato per più di venti<br />

anni, anche insegnando, in ospedali di università americane, è<br />

stato eletto al Senato in Italia nel 2006 e nel 2008 con il Partito<br />

Democratico ed è attualmente presidente della commissione<br />

d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale.<br />

La relazione è stata introdotta dal Prof. Bernardino Fantini,<br />

dell'Università di <strong>Ginevra</strong>, che ha fatto un excursus sulle<br />

condizioni igienico-sanitarie nelle varie zone dell'Italia<br />

risorgimentale.<br />

Il Sen. Marino ha ripreso la sua relazione proprio da questo<br />

punto: è partito dalle differenze odierne tra i vari ospedali, per<br />

parlare dell'indagine svolta per chiarire le differenze di<br />

trattamento in varie realtà italiane. La commissione<br />

parlamentare da lui diretta, che ha i poteri della magistratura, si<br />

è servita per la prima volta del metodo scientifico, usando<br />

indicatori oggettivi per individuare quelle realtà sanitarie dove<br />

ci sono maggiori problemi. Esempi di indicatori sono il tempo<br />

che intercorre tra una frattura e l'intervento chirurgico, oppure<br />

la percentuale di parti cesarei nella popolazione. L'intensa<br />

attività della commissione ha portato alla chiusura di 3 ospedali,<br />

per mancanza di igiene, come riportato anche da Report su<br />

Rai3.<br />

Il Prof. Marino ha poi parlato del trapianto di organi, e del<br />

mercato di organi umani che è in piedi in alcuni paesi, come per<br />

esempio in Cina e nell'Europa dell'Est. Ci sono persone che<br />

pensano che se nella vita si può comprare tutto, allora perché<br />

non un organo. Chiaramente questo aspetto commerciale deve<br />

essere condannato e rifiutato, non solo dalla coscienza dei<br />

medici, ma anche dalla legislazione, che dovrebbe colpire<br />

l'acquirente, sebbene sia in cattive condizioni di salute.<br />

Il tema centrale è stato comunque quello sul diritto a rifiutare le<br />

cure mediche, diritto garantito dalla Costituzione, per<br />

un'aggiunta proposta nel gennaio 1947 da un giovane, Aldo<br />

Moro:<br />

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto<br />

dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure<br />

gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un<br />

determinato trattamento sanitario se non per disposizione di<br />

legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti<br />

dal rispetto della persona umana." Certamente, nell'includere il<br />

diritto a rifiutare le cure mediche aveva influito la recente<br />

esperienza dei lager nazisti. La Costituzione, oltre a garantire la<br />

salute per gli individui, non solo per i cittadini (includendo<br />

quindi i migranti) mette dei paletti ben precisi su quello che la<br />

legge può fare. Oggi si parla molto di accanimento terapeutico,<br />

quando si fanno operazioni inutili, o si tiene in vita con<br />

apparecchi speciali. Questo si può rifiutare se si é coscienti, ma<br />

non si potrà, con la legge che verrà forse approvata in<br />

Parlamento in Italia, lasciare scritto cosa fare nel caso che non<br />

ci sia speranza di tornare a una vita cosciente, e a che punto<br />

"staccare la spina".<br />

La nuova legge italiana, insomma, impone l'accanimento<br />

terapeutico a chi non sia cosciente, togliendo il diritto di<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 8<br />

chiedere di "staccare la spina" sia al paziente, sia ai familiari, il<br />

che è certamente molto discutibile, oltre a violare i limiti del<br />

rispetto della persona umana. Queste discussioni dovrebbero non<br />

essere catalogate di destra o di sinistra, o tra credenti e non<br />

credenti, perché si finisce per fare delle false divisioni. Il Sen.<br />

Marino, per esempio, ha letto una lettera di Papa Paolo VI che era<br />

certamente contro l'accanimento terapeutico, e qui poco importa<br />

se una persona sia cosciente o in coma. Gli argomenti toccano<br />

invece la coscienza personale. Molte sono state le domande del<br />

pubblico, sull'applicabilità della legge in vari casi. Non va<br />

dimenticata la posizione del nostro paese ospite, la Svizzera, che<br />

tutti reputiamo civilissimo: qui un paziente in fase terminale può<br />

chiedere volontariamente finanche di porre fine alle proprie<br />

sofferenze. Saverio D’Auria<br />

Comunicato stampa AVIS <strong>Ginevra</strong><br />

Giornata italiana del dono del sangue<br />

La prima giornata italiana del dono del sangue, programmata per<br />

sabato 16 aprile <strong>2011</strong>, ha avuto un buon successo.<br />

L’AVIS <strong>Ginevra</strong>, con l’appoggio incondizionato del Console<br />

Generale d’Italia, Sig.Alberto Colella e della sua gentile Signora,<br />

ha contribuito alla riuscita di questa azione di solidarietà,<br />

promossa al fine di rendere la collettività italiana di <strong>Ginevra</strong>,<br />

cosciente della necessità d’invogliare i connazionali a compiere<br />

questo dono tanto atteso dal Centro Trasfusionale HUG, in<br />

continua ricerca di nuovi donatrici e donatori.<br />

Il direttivo AVIS ritiene raggiunto lo scopo che si era premesso<br />

ovvero: 23 presenze, 18 donazioni e 4 adesioni alla nostra<br />

associazione, sono il risultato di questa nostra giornata;<br />

imperniata sulla solidarietà. Accanto a questi dati, va aggiunto<br />

l’entusiasmo e la gioia di coloro, che per la prima volta, hanno<br />

dato il loro sangue. Altro motivo importante, la soddisfazione di<br />

tutti coloro che hanno preparato questa giornata e che si<br />

ripromettono di ripeterla, nel prossimo futuro.<br />

Il direttivo AVIS <strong>Ginevra</strong><br />

il giornale italiano<br />

presenta le sue più sentite condoglianze all’amico e<br />

Senatore Claudio Micheloni<br />

per la scomparsa della sua cara mamma<br />

Signora Brigida Panocchia-Micheloni<br />

sopravvenuta il 17 maggio <strong>2011</strong> all’età di 84 anni a Teramo


il giornale italiano<br />

Carovana antimafia a <strong>Ginevra</strong><br />

(segue da pagina 4)<br />

Tra questi si sta inserendo proprio l’Italia, in controtendenza; è<br />

stato depenalizzato il falso in bilancio, resa ferruginosa la risposta<br />

alle rogatorie, e soprattutto col cosiddetto “scudo fiscale” si è<br />

fatto un enorme regalo alla mafia: pagando solo il 5% allo stato<br />

italiano, in forma anonima, contro un 55-60 % che avrebbero<br />

pagato ai riciclatori, le mafie si ritrovano un capitale legale e<br />

pulito, pronto per esser investito in attività legali, quindi<br />

sbaragliando la concorrenza, o essere reinvestito nell’attività<br />

politica. D’altra parte non è un mistero che l’attuale presidente<br />

del consiglio dei ministri italiani abbia avuto frequentazioni<br />

mafiose, e non ha mai chiarito l’origine del suo capitale iniziale.<br />

Non è da sorprendersi che ora propone leggi, come il bavaglio<br />

delle intercettazioni e la prescrizione accorciata, che fanno<br />

comodo a lui, ma anche a tutti i mafiosi dei crimini economici.<br />

Altro che bunga bunga: questa operazione è nata per fare un<br />

regalo nascosto alle mafie, che ora si esprimono in persone<br />

incensurate, per commettere i crimini economici. E, nel nostro<br />

piccolo, se poi ci troviamo a mangiare in nuove pizzerie, in Italia<br />

o all’estero, magari con qualche nome originale di un bovino o di<br />

un ortaggio colorato, ricordiamoci di quale potrebbe essere<br />

l’origine dei capitali investiti e che questi capitali uccidono le<br />

iniziative degli imprenditori onesti, che contano solo sulle proprie<br />

forze. Dopotutto non ci vuole molto per capire ad occhio la<br />

differenza, speriamo che anche le autorità elvetiche aprano presto<br />

gli occhi.<br />

Votiano 4 volte SI ai referendum...<br />

(segue da pagina 1)<br />

Ecco perché diciamo un SI deciso per la gestione pubblica<br />

dell’acqua che sia garanzia per un servizio di qualità ed equità<br />

per tutti i cittadini.<br />

Con il legittimo impedimento continua la<br />

saga delle leggi ad personam ideate solo ed<br />

esclusivamente per ridurre le pendenze<br />

giudiziarie o per favorire gli interessi<br />

dell’attuale Presidente del Consiglio. Con il<br />

nostro convinto SI per l’abrogazione di<br />

questa legge vogliamo riaffermare che la<br />

legge è uguale per tutti, principio cardine<br />

della nostra e di tutte le democrazie, sancito<br />

nell’articolo 3 della Costituzione<br />

Repubblicana. Chi è accusato di reati deve difendersi nel<br />

processo e non dal processo. Assumere cariche pubbliche è una<br />

responsabilità che richiede comportamenti trasparenti e non<br />

significa garanzia d’impunità.<br />

Oggi abbiamo l’occasione per porre fine a questa idea di gestione<br />

del potere autoreferenziale che garantisce l’impunità ai potenti<br />

dimenticandosi dei problemi veri di tutti i cittadini.<br />

Partito Democratico / Circolo di <strong>Ginevra</strong><br />

Patronato A.C.L.I. al Servizio della Gente<br />

Rue de Carouge 76 / CH-1205 GINEVRA<br />

Tel. 022 7810932 - Fax 022 7810933<br />

e-mail: paclige@bluewin.ch<br />

Orari di apertura:<br />

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09.30-11.30 / 13.00-16.30<br />

venerdì: 09.00-11.30 / 13.00-16.00<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 9<br />

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Razzi nostri<br />

(segue da pagina 8)<br />

Non è stato un comportamento da persone educate. Io che<br />

credevo fossero un po' diversi, invece sono peggio ... Quasi<br />

mi vergogno di appartenere a questo gruppo. Ripeto, se la<br />

legislatura è in piedi il merito è nostro ... Un posticino<br />

almeno, qualcosa per dire grazie, un riconoscimento.<br />

Portavoce, segretario di presidenza. Lì sono tutti a chiedere<br />

qualcosa, io mica puntavo a un ministero, a un<br />

sottosegretario. Volevo un incarico, "hai fatto questo e ti<br />

meriti quest'altro". Dovrebbe funzionare così no? ...<br />

Sì, funziona così. Oggi finalmente il Deputato Antonio Razzi<br />

è stato premiato: è il nuovo "consigliere personale del<br />

ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio<br />

Romano". Dovrà occuparsi di "lotta alla contraffazione". E al<br />

cronista del Tg3 che gli chiedeva se fosse "un esperto" della<br />

materia, e cioè di lotta alla contraffazione dei prodotti<br />

agroalimentari, un soddisfatto Antonio Razzi rispondeva<br />

così:<br />

Guardi ... io ho lavorato tanto con i ristoratori ... non sono un<br />

ristoratore, ma sono un buon gustaio, e soprattutto un buon<br />

cuoco: a tempo perso, molte volte, aiuto mia moglie in cucina.<br />

(Nonleggerlo, giovedì 5 maggio <strong>2011</strong>)<br />

EISA<br />

Ente Italiano Socio-Assistenziale<br />

Nuovo Consiglio di Gestione e membri del Comitato eletti<br />

dall’Assemblea Generale del 10 marzo <strong>2011</strong><br />

Presidente: Fratalocchi Manlio.<br />

Vice Presidente e Tesoriere: Mighali Giuseppe.<br />

Consiglieri: Calise Aniello, Cremonte Rainer,<br />

Leonelli Carmen, Mascia Gabriele, Puglisi Giuseppe.<br />

Operatori: Fraccaroli-Blais Marina (Coordinatrice),<br />

Borello-Ravano Paola, Cantadori-Zannoni Rossana,<br />

Capucchio-Leproni Maria Cristina, Carrù-Graziani Marita,<br />

Cremonte Rainer (assistenza detenuti italiani).<br />

Segreteria: Vaucher Viviane.<br />

SEGRETERIA DEL C.A.I.G.<br />

(Coordinamento Associazioni Italiane <strong>Ginevra</strong>)<br />

Case postale 1025 / 1227 CAROUGE / Tel. 022 3434927<br />

http://www.caig.ch / ilgiornaleitaliano@caig.ch<br />

Coordinatore : Silvano COCCO, Vice: Giuseppe PUGLISI<br />

Cassiere : Francesco CELIA, Segretario : Christian CINI<br />

Consiglieri : Franco ANTONELLI,<br />

Saverio D’AURIA, Giovanni PAGGI,<br />

Giuseppe PLAIA, Salvino TESTA


il giornale italiano<br />

_â|z| c|ÜtÇwxÄÄÉ<br />

_x aÉäxÄÄx<br />

UN MATRIMONIO IDEALE (2)<br />

- Ah, - dice, - cresce il tuo amore per me d'anno in anno?<br />

Aspetta, che ti faccio vedere come cresco anch'io in pochi<br />

anni! Diventerò cosí grande, che il tuo amore non potrà piú<br />

abbracciarmi.<br />

E, difatti, gli erano cascate le braccia, nel rivederla, povero<br />

Poldo Carega! Ma non solo le braccia; l'anima e il fiato gli<br />

erano cascati, e tutti i sogni che aveva fatti per lei, tutte le<br />

speranze!<br />

Dico la verità, non ebbi il coraggio di confortarlo. Sapevo<br />

che egli, quattr'anni addietro, prima di partire per la Romania,<br />

non avrebbe veduto male al suo ritorno, cioè quando la<br />

figliuola sarebbe stata in età, un matrimonio di lei con me. Me<br />

ne andai ranco ranco, con la coda tra le gambe, appena questo<br />

ricordo mi sorse; e, come fui ben lontano, presi a riflettere<br />

amaramente:<br />

«È proprio una sciagura senza rimedio, povero Carega!<br />

Egli lo capirà: un uomo della mia statura, e anche un po' piú<br />

alto di me, non va a sposare certamente quella colonna,<br />

quell'obelisco! Siamo giusti: a parer piccoli, quando non si è,<br />

si ribella l'amor proprio mascolino. Dei bassi non ne parliamo.<br />

Degli altissimi come lei, già a trovarne uno: si contano su le<br />

dita, ma anche a trovarne uno, si sa che gli uomini altissimi<br />

hanno un debole per le donne piccoline. Superbi della loro<br />

statura, guardano con dispetto, anzi quasi con rancore, quei<br />

pochi che possono rivaleggiare con essi, e scoprono subito in<br />

loro certi difetti che essi, è ovvio dirlo, non hanno: le gambe<br />

troppo lunghe, la testa troppo piccola, ecc. ecc. Insomma, non<br />

soffrono rivali; vogliono esser soli. Figuriamoci se<br />

sposerebbero una donna della loro statura. E poi, perché? per<br />

parere scappati da un baraccone da fiera?»<br />

Queste riflessioni, come le feci io allora, da un pezzo<br />

senza dubbio aveva dovuto farle anche lei, la povera<br />

Margherita, per trarne la conseguenza che, nelle supreme<br />

regioni a cui per sua disgrazia era ascesa, non avrebbe trovato<br />

mai un marito. Un pioppo, sí, un acero, un cerro. Ma ogni<br />

giovanotto, guardandola, le avrebbe detto:<br />

- Cala prima, bella mia, cala! cala!<br />

E come poteva calare, povera Margherita?<br />

Non passarono neanche tre mesi dal suo ritorno a Cesena,<br />

che Poldo Carega, non reggendogli l'animo di rimanere nella<br />

città dove la sua sciagura s'era compiuta cosí a tradimento, se<br />

ne partí con tutta la famiglia, fosco come un temporale; e per<br />

piú di dieci anni non si ebbero piú notizie di lui.<br />

Finalmente, un bel giorno, giunse a mio padre una lettera<br />

da un paesello su la costa meridionale della Sicilia, di fronte<br />

all'Africa, dove Poldo Carega s'era recato per la costruzione<br />

del porto. Voleva che mio padre gli mandasse laggiú uno dei<br />

figliuoli per ajutarlo nell'impresa.<br />

Andai io, per curiosità di rivedere dopo tanto tempo<br />

Margherita.<br />

M'aspettavo di ritrovarla cupa, gelida, nelle sue superne<br />

alture, funebre e ravvolta di nebbie perpetue, poiché già<br />

doveva aver presso a trenta anni - dunque ormai zitellona.<br />

«Figuriamoci, a dir poco, come la Jungfrau», pensavo,<br />

durante il viaggio.<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 10<br />

Ma che! Allegrona la ritrovai, e quasi non sapevo credere ai<br />

miei occhi, allegrona, come non l'avevo mai veduta! Piú grassa di<br />

prima, e allegrona! Non tardai però a scoprire la ragione di tanta<br />

allegria.<br />

Come ingegnere governativo, addetto alla sorveglianza dei<br />

lavori del porto, c'era laggiú un certo omino alto poco piú d'un<br />

metro, calvo, miope, panciutello, ma pieno d'ingegno e di spirito,<br />

che rideva lui per primo della sua piccolezza, come Margherita,<br />

adesso, della sua altezza: l'ingegnere Cosimo Todi. E<br />

quest'ingegnere Cosimo Todi veniva quasi ogni sera con altri<br />

amici a cenare su la terrazza a mare di Poldo Carega.<br />

Serate africane! Il mare, quand'era scirocco, veniva a frangersi<br />

impetuoso sotto quella terrazza bianca, che pareva allora, con le<br />

sue tende svolazzanti, una tolda di nave. S'intravedevano i fanali<br />

del vecchio molo, la lanterna verde del faro: i lumi tra l'alberatura<br />

dei bastimenti ormeggiati, e dalla spiaggia esalava quel tanfo<br />

denso, caldo, acre di sale e di muffa, delle alghe morte,<br />

appacciamate, misto all'odor della pece e del catrame.<br />

E si chiacchierava, ridendo e bevendo, fino a tardi, su quella<br />

terrazza bianca, che dava la sera un delizioso compenso della<br />

soffocante calura della giornata. Piú di tutti Margherita e<br />

l'ingegner Cosimo Todi ridevano, capite? della loro disgrazia,<br />

ch'era opposta e comune.<br />

L'ingegner Todi non aveva potuto trovar moglie per la stessa<br />

ragione per cui Margherita non aveva potuto trovar marito.<br />

Veramente lui, l'ingegner Todi, non l'aveva mai cercata, una<br />

moglie, sicurissimo che non una ma cento ne avrebbe trovate<br />

subito, che se lo sarebbero preso per la lucrosa professione. Ma<br />

grazie tante! E poi?<br />

No no: ingegno, garbo, giovialità (doti tutte, che non aveva<br />

nessunissima difficoltà a riconoscersi) non sarebbero bastate<br />

(come tante gentili amiche gli volevano far credere) a<br />

compensare quei tre palmi di statura che gli mancavano.<br />

No no: quelle doti in lui potevano aver pregio solo perché egli<br />

guadagnava da quaranta a cinquanta mila lire l'anno. E senza<br />

dubbio, se si fosse lasciato prendere all'amo, tre mesi dopo, si<br />

sarebbe sentito dire dalla moglie che l'ingegno, Dio mio, doveva<br />

servirgli per comprendere ch'ella, con un marito come lui, non<br />

poteva fare a meno d'un amante, e fingere di non accorgersene, e<br />

seguitare ad amarla nonostante il tradimento o i tradimenti. E il<br />

garbo e la giovialità, servirgli per aprire la porta e accogliere<br />

graziosamente il signore o i signori che gli facevano l'onore di<br />

venire a corteggiare la sua signora.<br />

Queste cose diceva e rappresentava con molta comicità di<br />

frasi e di gesti l'ingegner Cosimo Todi, facendo ridere tutti e piú<br />

di tutti Margherita Carega, che si buttava indietro per far<br />

liberamente sobbalzare alle risate l'enorme seno e il ventre.<br />

Finché una di quelle sere il Todi, per il piacere di vederla<br />

ridere cosí burlescamente non uscí a dire che la moglie ideale per<br />

lui sarebbe stata lei, Margherita Carega.<br />

- Lei! lei, sí! Proprio lei!<br />

Per miracolo la tavola si tenne su le quattro zampe. La vidi<br />

sussultare come per un terremoto, e cader bicchieri e bottiglie.<br />

- Seriamente, seriamente... - badava a ripetere il Todi coi<br />

braccini levati in atto di parare, tra il fragore della risata<br />

interminabile. - Vi dico seriamente! Riflettete bene, signori miei.<br />

Sarebbe il matrimonio ideale! Una vendetta meravigliosa contro<br />

la natura sarebbe! sí! sí! contro la natura che ha fatto lei tanto<br />

grande, e me cosí piccolo! Pensate un po', pensate un po': senza<br />

far ridere o sbalordire, né io potrei sposare una nana, né lei un<br />

gigante! Ma noi due sí; noi due possiamo sposarci benissimo! E<br />

saremmo una coppia, se ci ponete mente, perfetta, di perfetta<br />

equiparazione; perché lei ha d'avanzo quel tanto che manca a me;<br />

e ci compenseremmo a vicenda! (segue)


il giornale italiano<br />

Melanzane ripiene di riso<br />

Ingredienti per 4 persone : 4 melanzane, 100<br />

gr. di riso, 4 dl di salsa di pomodoro, 200 gr di<br />

provolone grattugiato, 30 gr. di capperi,<br />

basilico, menta, olio di oliva, sale e pepe.<br />

Lavare le melanzane, tagliarle a metà,<br />

praticare alcune incisioni nella parte interna,<br />

friggerle nell’olio per quattro minuti e<br />

asciugarle sulla carta assorbente.<br />

Lavare e tritare la menta e il basilico.<br />

Cuocere il riso in acqua salata, scolarlo e<br />

tenerlo da parte.<br />

In una ciotola disporre la salsa di pomodoro, il<br />

riso e tutti gli altri ingredienti e amalgamare.<br />

Con un cucchiaio estrarre la polpa delle<br />

melanzane, tagliarla a pezzetti, unirla agli altri<br />

ingredienti, salare e pepare.<br />

Disporre la farcitura preparata nell’involucro<br />

delle melanzane e cuocere in forno a 180°C<br />

per venti minuti.<br />

Odio gli indifferenti<br />

“Quando discuti con un avversario prova a<br />

metterti nei suoi panni, lo comprenderai<br />

meglio... Ho seguito<br />

questo consiglio ma i<br />

panni dei miei avversari<br />

erano così sudici che ho<br />

concluso: è meglio<br />

essere ingiusto qualche<br />

volta che provare<br />

di nuovo questo<br />

schifo che fa<br />

svenire.”...<br />

...“Odio gli indifferenti.<br />

Credo che vivere voglia<br />

dire essere partigiani. Chi vive veramente non<br />

può non essere cittadino e partigiano.<br />

L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è<br />

vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli<br />

AUTORE: Antonio Gramsci<br />

EDITORE: Chiare lettere<br />

PAGINE: XIX-108<br />

PREZZO: Euro 7.00<br />

indifferenti.”<br />

Antonio Gramsci<br />

11 febbraio 1917<br />

Consolato Generale d’Italia / 14, rue Chs. Galland 14 / 1206 GINEVRA<br />

Tel. 022 / 8396744 - Fax 022 8396745 / www.consginevra.esteri.it<br />

Orario: lunedì, mercoledì e venerdì: 09.00-12.30<br />

martedì e giovedì: 14.30-17.30 (uff. visti: mercoledì, giovedì e venerdì)<br />

Ente Italiano Socio-Assistenziale / 26, rue de l’Athénée / 1206 GINEVRA<br />

Tel. e fax 022 / 3468949 / eisaginevra@bluewin.ch<br />

Orario: martedì giovedì e venerdì, dalle ore 09.00 alle 11.00<br />

Com.It.Es. / 26, rue de l’Athénée / 1206 GINEVRA / Tel. e fax 022 / 3469913<br />

segreteria@comites-ginevra.ch - http://www.comites-ginevra.ch<br />

La ricetta del mese<br />

a cura di<br />

Fiorella CELIA-FOSSELLA<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 11<br />

Un filo d’olio<br />

Memoria familiare, nostalgia dell’infanzia, romanzo<br />

autobiografico. “Un filo d’olio” è tutto questo. E anche un ritratto<br />

della Sicilia anni Cinquanta in una famiglia dell’aristocrazia<br />

terriera. Simonetta Agnello Hornby ha raccontato la Sicilia con<br />

storie forti e personaggi leggendari, dalla Mennulara, alla zia<br />

marchesa, alla monaca Agata, attraversando l’Otto e il<br />

Novecento. Ora è il ricordo autobiografico<br />

che si fa protagonista in uno scenario,<br />

quello della casa di campagna, dove<br />

l’autrice ha trascorso le estati della sua infanzia e<br />

Libri da leggere<br />

Torta di ananas e noci<br />

Ingredienti per la pasta : 200 gr. di farina, 180 gr. di zucchero, 150 gr. di burro,<br />

3 uova, 3 cucchiai di sciroppo di ananas, sale, il succo di mezzo limone, 1 bustina<br />

di lievito.<br />

Per farcire : una scatola di ananas sciroppato, 20 gherigli di noci, 30 gr. di burro,<br />

80 gr. di zucchero.<br />

In una terrina montare a crema il burro con lo zucchero, quindi unire, uno alla<br />

volta, i tuorli, tenendo da parte gli albumi.<br />

Setacciare la farina miscelata con il lievito e incorporarla poco alla volta al<br />

composto con il succo di limone e lo sciroppo dell’ananas.<br />

Montare a neve ben ferma gli albumi con un pizzico di sale e amalgamarli<br />

delicatamente all’impasto, rimestando dall’alto verso il basso, mai in senso<br />

circolare.<br />

Foderare con carta da forno una tortiera a cerniera del diametro di 26 cm.<br />

Adagiare a raggiera nella tortiera le fette di ananas ben sgocciolate e i gherigli di<br />

noci.<br />

Versarvi sopra l’impasto e cuocere in forno già caldo (180°C) per circa 50 minuti.<br />

Sformare la torta e capovolgerla delicatamente sul piatto di portata, cospargere la<br />

superficie di zucchero e fiocchetti di burro.<br />

Farla colorire sotto il grill del forno per qualche minuto.<br />

giovinezza. Si chiama Mosè il luogo dell’anima di Simonetta Agnello, nome<br />

biblico derivante dal primo proprietario - un’opera pia - della antica masseria che ha<br />

resistito alla guerra. A pochi chilometri dai templi dorici dell’antica Akragas Mosè<br />

accoglie da maggio a ottobre la famiglia Agnello. Simonetta rivive e racconta quelle<br />

estati, i riti del viaggio, l’arrivo - ogni volta una emozione rivedere l’enorme gelso, le aie<br />

assolate, gli ulivi argentati, le stanze fresche, cercare i nidi tra le persiane, attendere gli<br />

ospiti, le visite, i cugini. I giochi, gli svaghi che si ripetono sempre uguali. E nel racconto<br />

affiora il lessico familiare, i parenti e le loro mille storie, i contadini, la servitù, figure<br />

AUTORE: S. Agnello Hornby<br />

EDITORE: Sellerio<br />

PAGINE: 204<br />

PREZZO: Euro 14.00<br />

che si sono impresse nella memoria dell’autrice e da cui ha<br />

tratto spunto per i romanzi in cui storia e tradizione si<br />

combinano con una intensità evocativa tale da far pensare<br />

ad alcuni classici della letteratura siciliana.<br />

Carla Voyages<br />

Offerte crociere MSC - COSTA tutto l’anno<br />

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Chiuso lunedì e martedì mattina<br />

1, rue Soubeyran - 1203 <strong>Genève</strong><br />

Tel. 022 344 79 85 / Fax 022 344 79 86<br />

soccicarla@mac.com<br />

http://www.homepage.bluewin.ch/carlavoyages


il giornale italiano<br />

Ancona<br />

Ascoli<br />

Piceno<br />

Fermo<br />

Macerata<br />

Pesaro<br />

Urbino<br />

Nell’ambito del<br />

150° anniversario Unità d’Italia<br />

in collaborazione con:<br />

Consolato Generale<br />

d’Italia - <strong>Ginevra</strong><br />

Venerdì 17 giugno <strong>2011</strong> ore 20.00<br />

UNI MAIL, sala R 070<br />

Conferenza del Professor<br />

Telmo Pievani<br />

Responsabile del progetto di esposizione sulle migrazioni nella<br />

storia d'Italia (Quirinale) Presentazione della mostra e conferenza<br />

Telmo Pievani insegna Filosofia della<br />

Scienza presso l'Università degli Studi di Milano<br />

Bicocca. È segretario del Consiglio Scientifico del<br />

Festival della Scienza di Genova e direttore di<br />

Pikaia, il portale italiano dell'evoluzione. Fra i suoi<br />

libri: Homo sapiens e altre catastrofi (Meltemi,<br />

2002); Introduzione alla filosofia della biologia<br />

(Laterza, 2005); La teoria dell'evoluzione (Il Mulino,<br />

2006); Creazione senza Dio (Einaudi, 2006); In<br />

difesa di Darwin (Bompiani, 2007).<br />

AMIS<br />

Associazione marchigiani in Svizzera<br />

in collaborazione con l’AVIS organizzano<br />

domenica 26 giugno <strong>2011</strong><br />

allo stadio Comunale di Choulex<br />

la loro Festa Campestre<br />

dalle ore 10.00 apriremo il bar per la « colazione »<br />

seguirà dalle ore 12.30 il pranzo con:<br />

porchetta, salsicce, costine, cosce di pollo, formaggi,<br />

dolci e contorno, vini marchigiani e locali<br />

In giornata si terrà il consueto concorso di petanque<br />

Vi aspettiamo numerosi con amici e famiglie<br />

Il n° 10 della<br />

Lettera consolare<br />

è disponibile<br />

presso il Consolato<br />

d’Italia.<br />

Tutte le modalità<br />

di voto sui referendum<br />

del 12 e 13<br />

giugno <strong>2011</strong>.<br />

anno 17, n. 160 - maggio <strong>2011</strong> - pagina 12<br />

il giornale italiano<br />

Giornale del CAIG<br />

Coordinamento Associazioni Italiane di <strong>Ginevra</strong><br />

case postale 1025 / CH-1227 CAROUGE<br />

CCP 12-20992-3<br />

tel.: +41 22 3434927 / fax: +41 22 3454016<br />

http://www.caig.ch<br />

ilgiornaleitaliano@caig.ch<br />

Direttore: Silvano Cocco<br />

Capo edizione: Giovanni Paggi<br />

Amministratore: Francesco Celia<br />

Redazione : Franco Antonelli, Saverio D’Auria,<br />

Fiorella Celia-Fossella, Christian Cini,<br />

Giuseppe Plaia, Giuseppe Puglisi,<br />

Carmen Puglisi-Gnazzo, Salvino Testa<br />

Imprimerie du Lion<br />

GARAGE OFFREDA<br />

Mécanicien diplômé<br />

depuis 1965 au service de l’automobile<br />

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Av. de Châtelaine 65 - 1219 Châtelaine<br />

Tél. 022 734 44 03

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