Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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28.05.2013 Views

AULINWEEN Per tutta la mattinata ho letto cose paurose sul day after di Halloween: zombie in down da cocaina che prendevano d’assalto i bar del centro città per caffé e brioche, bambini che sboccavano sui piedi inpantofolati dei loro genitori le palate di treat made in sottoscala di Porta Palazzo (Cina, quindi) trangugiate, cani che finalmente spazientitisi azzannavano i loro padroni maranza alla gola per l’essere stati costretti a indossare attillati costumini da Belzebù, banana Chiquita e Piero Fassino tutta la stramaledetta notte. Francamente mi inorridiva di più leggere il nome di questa festività d’antiche origini celtiche storpiato nei modi più tourettici: Hallowin, Hellouen, Allowin, Allouin, perfino Aulin, la panacea per i dopobronza. Che é tossico e letale quasi quanto il crack, va detto. Ciononostante qua in Italia, paese pressoché unico in questo quadrante della Via Lattea, non solo celebriamo feste del quale non conosciamo le origini né sappiamo pronunciare e scrivere correttamente il nome, ma abbiamo addirittura creato una subcultura dell’Aulin. Prendi l’Aulin per tutto, che ti fa bene. Prendi l’Aulin, che ti fa digerire. Con tutte quelle, tutte quelle dopamine. “Minkia Pino che botta mi sono preso ieri sera, sto proprio male!” “Oh, Carme’, ma allora sei proprio capatosta, raga! T'ho già detto e ridetto che ti devi prendere un Aulin! Vedrai come possibilmente starai bene dopo.” ’Sta ceppa. L’Aulin fa male, anzi malissimo. A dare l’allarme, anni addietro, sono stati 16 paesi tra cui Spagna, Finlandia e Irlanda che lo hanno finanche ritirato dal commercio. In Italia invece continuiamo spensierati a smerciarlo in farmacia come se niente fosse, noncuranti che il suo principio attivo, Nimesulide, comporterebbe effetti perniciosi per il fegato, talvolta anche letali. In Irlanda qualcuno ci é rimasto d’insufficienza epatica. In Italia ci condiamo persino le melanzane alla parmigiana: il nostro Paese, infatti, consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide. Con la benedizione della SIF, la Società Italiana di Farmacologia: “Se il nimesulide resta in commercio, oltre che in Italia, in 16 paesi europei, é perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni paesi, il suo profilo farmacologico di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole. ” Goodbye e amen. Beh, se questo é il (dis)criterio, potete star certi al 100% che i quattro vaccini antinfluenzali della Novartis recentemente bloccati dal Ministero della Salute italiano poiché, stando a una nota del ministro Balduzzi, “possiamo stimare che possano eventualmente verificarsi eventi avversi locali e aumento della temperatura corporea”, qualora fossero stati inoculati avrebbero trasformato tre milioni di cittadini italiani in altrettanti Abominii. Come se già non avessimo abbastanza problemi con i vug sempre in mezzo ai coglioni. Dopo pranzo sono sceso giù per buttare i rifiuti plastici e farmi due passi. Il cielo era di un arancione splendente, screziato di cirri di metano. Mi sono portato dietro la Kodak AF perché volevo fotografare alcune cose al parco Rignon, principalmente quello scivolo per bambini su un lato del quale qualcuno ha scritto FUCK con una bomboletta spray. Fuck. Vaffanculo. Vaffanculo a chi? Ai bambini che giocano, al governo ladro, alla polizia, a tua sorella? A tutti quanti insieme? O é una sfanculata generica, estemporanea, priva di intrinseche connotazioni, un moto velleitario di ribellismo adolescenziale, scrivere insulti tanto per scrivere? La cosa mi intrigava dal momento in cui avevo notato quella scritta, di 6

itorno da un colloquio con la mia consulente bancaria - vado sempre a piedi in banca, la filiale non é molto lontana da dove abito. Mi sono incamminato verso l’entrata del giardino con gli Stereolab sparati nelle orecchie. Mars Audiac Quintet. Modernariato binaurale, perfetto per la giornata. L’Ipod nano é il mio antidoto per il ciacolio ubiquo invadente e virtualmente incessante dei vug, qualcosa come l’intro di Voices dei Cheap Trick cantata dai Teletubbies poi campionata e mandata in loop 24 fottute ore al giorno. Pss pss bao bao brrrrrrrr cha cha cha gagaga bububu ippa loppa ooooh grogga grogga... Alienante, a lungo andare. Varco la soglia del giardino ignorando olimpicamente due alieni seduti su una panchina a fumare le loro puzzolenti sigarette di tolina - giusto per aggiungere insulto all’ingiuria di un’aria che già di suo odora di scoreggia rafferma, anche oggi che é una bella giornata. Come sono fatti i vug ve lo spiego un’altra volta. Per un istante il loro incomprensibile parlottio interferisce con la musica, sia pure in bassa frequenza: e non suona fuori luogo, sinceramente. Come un fugace cinguettio di passerotti theremin. Potrebbe essere un’idea per il prossimo disco degli Stereolab: Vug and The Situationist Apple Pie. Lo scivolo é ridotto uno sconcio. Lurido come il peccato, parzialmente recintato da una barriera arancione - colore quasi indistinguibile sotto questo cielo -, di quelle in plastica estrusa che si usano per i lavoro in corso. Poco o nulla allettante per la mia Kodak. Quel “fuck” size 200 assume ora per me un significato ben preciso: “Fanculo, questo scivolo per bambini é veramente fottuto.” Crollo il capo e mi allontano. La villa Amoretti é la vera attrazione del parco, un edificio tardo barocco del 1760 che dal 1977 ospita svariate attività ricreative, appuntamenti culturali ma principalmente una biblioteca comunale piuttosto ben fornita. Il complesso é stato di recente sottoposto a una scenografica riqualificazione funzionale. Si é scelto di realizzare un moderno padiglione aggiuntivo per la libreria ed é stata restaurata l’arancera. Tutto molto bello, come soleva dire Bruno Pizzul; peccato si siano “dimenticati” di fare un lifting anche al muro di cinta, che sta cadendo a pezzi. E non parlo di pietrine, ma di mini-asteroidi che ti sfonderebbero il cranio se il karma avesse deciso che sei tu lo sfigato di turno. Comunque la villa non m’interessa, per il momento. Appena giuntovi devio attraverso uno dei viali interni verso il muro a sinistra dell’ingresso principale a doppia scala: voglio verificare se quei graffiti laggiù sono meritevoli d’essere fotografati. Un paio di essi sono davvero degni di nota, non i soliti tag amorfi che personalmente detesto. Dedico un paio di scatti a un alieno verde (sic) che si fuma un cannone (sic again) dopodiché torno sui miei passi. E come per serendipità, m’imbatto in questa... come chiamarla, installazione? Questa me l’ero proprio persa. Era tempo che non passavo di fronte alla villa. Bella, proprio bella. So rooomantic. It reminds me of you and me, bubs. Mi ricorda di te e me, amore. It pulls my heart string. Ora ne scatto due, tre, sei foto, le pubblico su Faccialibro e ti taggo in tutte quante. Click, click, click. Mi manchi da morire, QIJane. Ma presto sarai di nuovo qui con me. Oh, non vedo l’ora. I can’t wait. E vaffanculo ai vug. FUCK THE VUG. Col cazzo che lo prendo più, il vostro Aulin di merda. 7

itorno da un colloquio con la mia consulente bancaria - vado sempre a piedi in banca, la<br />

filiale non é molto lontana da dove abito.<br />

Mi sono incamminato verso l’entrata del giardino con gli Stereolab sparati nelle orecchie.<br />

Mars Audiac Quintet. Modernariato binaurale, perfetto per la giornata. L’Ipod nano é il<br />

mio antidoto per il ciacolio ubiquo invadente e virtualmente incessante dei vug, qualcosa<br />

come l’intro di Voices dei Cheap Trick cantata dai Teletubbies poi campionata e mandata<br />

in loop 24 fottute ore al giorno. Pss pss bao bao brrrrrrrr cha cha cha gagaga bububu<br />

ippa loppa ooooh grogga grogga... Alienante, a lungo andare.<br />

Varco la soglia del giardino ignorando olimpicamente due alieni seduti su una panchina a<br />

fumare le loro puzzolenti sigarette di tolina - giusto per aggiungere insulto all’ingiuria di<br />

un’aria che già di suo odora di scoreggia rafferma, anche oggi che é una bella giornata.<br />

Come sono fatti i vug ve lo spiego un’altra volta. Per un istante il loro incomprensibile<br />

parlottio interferisce con la musica, sia pure in bassa frequenza: e non suona fuori luogo,<br />

sinceramente. Come un fugace cinguettio di passerotti theremin. Potrebbe essere un’idea<br />

per il prossimo disco degli Stereolab: Vug and The Situationist Apple Pie.<br />

Lo scivolo é ridotto uno sconcio. Lurido come il peccato, parzialmente recintato da una<br />

barriera arancione - colore quasi indistinguibile sotto questo cielo -, di quelle in plastica<br />

estrusa che si usano per i lavoro in corso. Poco o nulla allettante per la mia Kodak. Quel<br />

“fuck” size 200 assume ora per me un significato ben preciso: “Fanculo, questo scivolo<br />

per bambini é veramente fottuto.” Crollo il capo e mi allontano.<br />

La villa Amoretti é la vera attrazione del parco, un edificio tardo barocco del 1760 che<br />

dal 1977 ospita svariate attività ricreative, appuntamenti culturali ma principalmente una<br />

biblioteca comunale piuttosto ben fornita. Il complesso é stato di recente sottoposto a una<br />

scenografica riqualificazione funzionale. Si é scelto di realizzare un moderno padiglione<br />

aggiuntivo per la libreria ed é stata restaurata l’arancera. Tutto molto bello, come soleva<br />

dire Bruno Pizzul; peccato si siano “dimenticati” di fare un lifting anche al muro di cinta,<br />

che sta cadendo a pezzi. E non parlo di pietrine, ma di mini-asteroidi che ti sfonderebbero<br />

il cranio se il karma avesse deciso che sei tu lo sfigato di turno.<br />

Comunque la villa non m’interessa, per il momento. Appena giuntovi devio attraverso<br />

uno dei viali interni verso il muro a sinistra dell’ingresso principale a doppia scala: voglio<br />

verificare se quei graffiti laggiù sono meritevoli d’essere fotografati. Un paio di essi sono<br />

davvero degni di nota, non i soliti tag amorfi che personalmente detesto. Dedico un paio<br />

di scatti a un alieno verde (sic) che si fuma un cannone (sic again) dopodiché torno sui<br />

miei passi.<br />

E come per serendipità, m’imbatto in questa... come chiamarla, installazione? Questa me<br />

l’ero proprio persa. Era tempo che non passavo di fronte alla villa. Bella, proprio bella.<br />

So rooomantic. It reminds me of you and me, bubs. Mi ricorda di te e me, amore. It pulls<br />

my heart string. Ora ne scatto due, tre, sei foto, le pubblico su Faccialibro e ti taggo in<br />

tutte quante. Click, click, click.<br />

Mi manchi da morire, QIJane. Ma presto sarai di nuovo qui con me. Oh, non vedo l’ora. I<br />

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E vaffanculo ai vug. FUCK THE VUG. Col cazzo che lo prendo più, il vostro Aulin di<br />

merda.<br />

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