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Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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CROSSROADS TRAFFIC<br />

Fottutamente intrappolato in bicicletta sul marciapiede all’incrocio tra Tamiami Trail e<br />

Bahia Vista giacché ho osato spingermi fin da Walgreens per comprare quattro minchiate<br />

quattro.<br />

Ridicolmente arenato perché a quest’incrocio della malora il semaforo per i pedoni scatta<br />

una volta ogni morte di papa - che si sia appena dimesso non conta una minchiazza - e il<br />

pulsante per la richiesta del medesimo é stato spensieratamente rimosso, come a ribadire:<br />

“Lungo Tamiami Trail conta solo il traffico motorizzato, tutto il resto é irrilevante, that’s<br />

America bellezza, nasci cresci produci consuma e muori.” E tutto ciò in macchina.<br />

Decadentemente piantato ascoltando Sally Can’t Dance di Lou Reed, album che parecchi<br />

critici e lo stesso Lou detestano ma che io amo alla pazzia: Kill Your Sons in particolare é<br />

una delle migliori canzoni che quel bastardo scostante abbia mai scritto, non per niente la<br />

rivaluterà dal vivo negli anni ottanta col compianto Robert Quine alla chitarra, ennesimo<br />

genio atonale della musica rock bruciato dall’eroina.<br />

Indubbiamente innervosito perché l’incrocio più vicino, una cinquantina di metri alla mia<br />

sinistra, é presidiato da una squadra di provoloni in gilet giallo fosforescente, forse stanno<br />

compiendo dei semplici rilevamenti, però non ho alcuna voglia di pedalare fin laggiù per<br />

poi magari farmi rimbalzare. Dirigermi a destra, no, non ci penso neanche, se quello che<br />

intravedo é un semaforo mi ci vorrebbe un cristallo di dilitio per raggiungerlo prima che<br />

faccia buio - benché siano sono le dieci del mattino. Sarasota, in effetti, sembra la mappa<br />

di Sarasota: tutto qui é piatto, rettilineo, distante.<br />

Non c’é scappatoia, nessuna pietà per Ulzana: sono piantato al di qua del guado come un<br />

povero coglione d’oltremare.<br />

Assolutamente scoglionato poiché nemmeno da Walgreens ho trovato quel che cerco da<br />

giorni, ossia uno skin tag remover - per Carmelo e i ragazzi del bar sport, prodotto per<br />

rimuovere i fibromi cutanei, “E che cazzo sono i fibromi?”, traggo un profondo respiro, é<br />

quella roba marrone che hai sul petto e che cinque volte su sette ti rimane impigliata nella<br />

cerniera della giacca della tuta della Giuve quando la tiri su, visto che da bravo tamarro ti<br />

ostini a indossare il suddetto indumento senza niente sotto. Io ho un paio di fibromi sul<br />

collo che bramo di togliermi da una vita, all’ospedale dermatologico te li bruciano in un<br />

attimo ma col cazzo di tua sorella bottana che ci andrò, hai visto mai che un dermatologo<br />

vug s’accorga in qualche modo - quasi certamente tramite il suo congelatore di verruche<br />

laser multitasking - che io li posso vedere.<br />

Sconfortantemente deliziato da NY Stars, se il 1974 fosse ora magari Lou la dedicherebbe<br />

ai protagonisti dei reality show americani - tipo quella sciroccata di Kim Richards, star di<br />

The Real Housewife of Beverly Hills, che indice un party sfarzoso nella propria villa per il<br />

“debutto in società” del suo nuovo naso corretto al bisturi per la diciottesima volta, credo.<br />

Colate di puro sarcasmo all’anfe per Kim e la faccia di JWoww Farley la mattina presto<br />

appena alzata, controbilanciate da carezze di genuina compassione per Carmella, la coatta<br />

di My strange addiction che si é fatta riempire il culo di silicone rischiando un’embolia<br />

letale a ogni iniezione praticatale clandestinamente soltanto perché avere il booty sodo e<br />

sporgente tra gli afroamericani é considerato up e lei é nata con un sedere assolutamente<br />

normale.<br />

Atlanta Booty Stars!<br />

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