Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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BACK IN THE USA! Oh yeah motherfuckers! Stavolta é andata oki, pur tuttavia non esente da brividi. Percorso mezzo miglio di C.so Siracusa in taxi nel più sconfortante deserto urbano notturno - ma a lavorare di mattina presto non va più nessuno in questa città in decadenza economica? - m’accorgo in un flash che ho dimenticato a casa il cavo d’alimentazione del laptop. Ma puttana eva. Così mormoro al tassista, un bravo figliolo allampanato con gli occhiali alla Elvis Costello, di fare inversione a U e riportarmi indietro alla maison. Pensare che ero andato recitando come un mantra per tutta la sera prima “mi raccomando Maurizio non scordarti l’adattatore”... Servito un sacco, neh? Sull’aereo non avrebbe potuto andarmi meglio, posto fila centrale sul corridoio e per di più solo soletto, quindi ho potuto spalmare la mia presenza e ascoltare rockaccio a tutto volume con l’iPod sbirciando The Words on mute - fissatissimo che la co-protagonista fosse Thandie Newton mentre in realtà é Zoe Saldana. Bonissima, a ogni buon conto Di contaminare la mia dieta niente zucchero nel tè-una mela a pranzo-pelota tutti i giorni con la merda di United Airlines nianca a parlene, solo acqua e Sprite per me. “Minkia ma quanto mi sei diventato salutista” commenta Carmelo. Sarà così, ma non voglio passare da un estremo all’altro, ossia dallo scheletrino iggypoppiano che ero tra gli anni 80 e 90 a una specie di Gerard Depardieu sabaudo. Ho eletto a mio modello atletico e morale Pablo Zabaleta, l’esterno basco-argentino del Manchester City: 1.76 per 76 kg di dirompente professionalità. Posto che sarà difficile scendere ancora di peso - quando ho iniziato la dieta, un mese e mezzo fa, ero 87 kg: ora sono 81. Non male. Ora vediamo se riesco a non rovinare tutto coi pretzel al burro d’arachidi. Quand’ero decisamente più giovane e magro, solevo andare in trasferta a vedere il Toro con un gruppo ultrà-folcloristico chiamato Desperados. Il loro canto più ameno iniziava così: “Nel New Jersey, siam tutti persi, nel New Jersey.” Venticinque e fischia anni dopo, eccomi a Newark, New Jersey, totalmente lucido ma anchilosato per la volata, nonché un pelo radioattivo. Michio Kaku nel suo libro Fisica del futuro scrive che in una trasvolata atlantica si assorbe una quantità di radiazioni pari a una radiografia dentale panoramica; io sono alla quinta più diverse scansioni positroniche total body: al primo bagno a Siesta Key Beach mi si vedrà circondato di un alone azzurro cherenkov... L’ufficiale della dogana stavolta era pallido e occhialuto, probabilmente italo-americano. Gli ho passato il passaporto con il modello I-94 a mo’ di segnalibro, come a dire: “Ho il visto B2 a questo giro, quindi spicciati a prenderne atto e mettimi quel dannato timbro.” È esattamente ciò che ha fatto. Poco dopo, sulla scalinata che portava fin giù al recupero bagagli, mi sono messo a ballare cantando: I’M ADMITTED, ADMITTED, ADMITTED FOR SIX FUCKING MONTHS! Poi però al baggage claim mi sono accorto che avevo lasciato la dannata carta d’imbarco Newark-Tampa sulla scrivania del poliziotto. Un addetto al tapis roulant pakistano mi ha detto come e dove riottenerla - tornare indietro non si poteva - sicché messa la valigia sul nastro per Tampa sono andato dai tipi della United Airlines e mi sono fatto ristampare il prezioso documento, lasciando la busta trasparente con tutte le mie scartoffie sul loro banco. “Ma porcaccia la miseria lurida, che cazzo mi succede oggi? Ho mangiato troppo cotechino? Intossicazione cerebrale da etano? I vug stanno sperimentando su di me una nuova arma nanotecnologica che provoca sbadataggine provolonica? Oppure é Alzheimer precoce?” 40

Va’ tu a sapere. Ma non era mica finita lì. Sulla nuova carta d’imbarco c’era scritto gate C98, ma una volta giuntovi ho scoperto che il volo delle 17.30 per Tampa sarebbe partito dal C131, proprio sul lato opposto del fottuto terminal. Ecchecazzo. Alle 16.45, in odore d’imbarco, un’addetta tracagnotta dal lamentoso accento centroamericano ha annunciato che a causa del maltempo - aveva appena iniziato a nevicare su tutto il nord-est degli Stati Uniti - la partenza sarebbe stata rinviata di almeno un’ora. Così é stato, vacca troia. Sono finalmente arrivato a Tampa alle 21.30, esausto ma strafelice. E adesso scusate se vado a fare l’amore con QIJane per la ventesima volta in tre giorni. See u soon guys. Ragazzi basta con questa storia della tinta!!!!!!!!!!!! È normale che ho usato un prodotto senza ammoniaca. Mica voglio fare male al mio bimbo. Non capisco perché alcune persone devono travisare tutti i messaggi e cercare del marcio in ogni cosa. Vi fa sentire meglio? Spero che prima o poi questa voglia di criticare tutti a prescindere finisca, brutte abitudini poco costruttive che ci dividono e basta, lo so che sarebbe meno piccante, pero sarebbe bello cercare di vedere il mondo con filtri puliti e meno inquinati, in generale, per tutto. Belén Comunque sia non le scrivi di tuo pugno, ’ste cose. Hai sicuramente un ghost blogger. Neanche un Flaubert, peraltro. Figura 15. Mauri Santana! 41

BACK IN THE USA!<br />

Oh yeah motherfuckers! Stavolta é andata oki, pur tuttavia non esente da brividi. Percorso<br />

mezzo miglio di C.so Siracusa in taxi nel più sconfortante deserto urbano notturno - ma a<br />

lavorare di mattina presto non va più nessuno in questa città in decadenza economica? -<br />

m’accorgo in un flash che ho dimenticato a casa il cavo d’alimentazione del laptop. Ma<br />

puttana eva. Così mormoro al tassista, un bravo figliolo allampanato con gli occhiali alla<br />

Elvis Costello, di fare inversione a U e riportarmi indietro alla maison. Pensare che ero<br />

andato recitando come un mantra per tutta la sera prima “mi raccomando <strong>Maurizio</strong> non<br />

scordarti l’adattatore”... Servito un sacco, neh?<br />

Sull’aereo non avrebbe potuto andarmi meglio, posto fila centrale sul corridoio e per di<br />

più solo soletto, quindi ho potuto spalmare la mia presenza e ascoltare rockaccio a tutto<br />

volume con l’iPod sbirciando The Words on mute - fissatissimo che la co-protagonista<br />

fosse Thandie Newton mentre in realtà é Zoe Saldana. Bonissima, a ogni buon conto<br />

Di contaminare la mia dieta niente zucchero nel tè-una mela a pranzo-pelota tutti i giorni<br />

con la merda di United Airlines nianca a parlene, solo acqua e Sprite per me. “Minkia ma<br />

quanto mi sei diventato salutista” commenta Carmelo. Sarà così, ma non voglio passare<br />

da un estremo all’altro, ossia dallo scheletrino iggypoppiano che ero tra gli anni 80 e 90 a<br />

una specie di Gerard Depardieu sabaudo. Ho eletto a mio modello atletico e morale Pablo<br />

Zabaleta, l’esterno basco-argentino del Manchester City: 1.76 per 76 kg di dirompente<br />

professionalità. Posto che sarà difficile scendere ancora di peso - quando ho iniziato la<br />

dieta, un mese e mezzo fa, ero 87 kg: ora sono 81. Non male. Ora vediamo se riesco a<br />

non rovinare tutto coi pretzel al burro d’arachidi.<br />

Quand’ero decisamente più giovane e magro, solevo andare in trasferta a vedere il Toro<br />

con un gruppo ultrà-folcloristico chiamato Desperados. Il loro canto più ameno iniziava<br />

così: “Nel New Jersey, siam tutti persi, nel New Jersey.” Venticinque e fischia anni dopo,<br />

eccomi a Newark, New Jersey, totalmente lucido ma anchilosato per la volata, nonché un<br />

pelo radioattivo. Michio Kaku nel suo libro Fisica del futuro scrive che in una trasvolata<br />

atlantica si assorbe una quantità di radiazioni pari a una radiografia dentale panoramica;<br />

io sono alla quinta più diverse scansioni positroniche total body: al primo bagno a Siesta<br />

Key Beach mi si vedrà circondato di un alone azzurro cherenkov...<br />

L’ufficiale della dogana stavolta era pallido e occhialuto, probabilmente italo-americano.<br />

Gli ho passato il passaporto con il modello I-94 a mo’ di segnalibro, come a dire: “Ho il<br />

visto B2 a questo giro, quindi spicciati a prenderne atto e mettimi quel dannato timbro.”<br />

È esattamente ciò che ha fatto. Poco dopo, sulla scalinata che portava fin giù al recupero<br />

bagagli, mi sono messo a ballare cantando: I’M ADMITTED, ADMITTED, ADMITTED<br />

FOR SIX FUCKING MONTHS!<br />

Poi però al baggage claim mi sono accorto che avevo lasciato la dannata carta d’imbarco<br />

Newark-Tampa sulla scrivania del poliziotto. Un addetto al tapis roulant pakistano mi ha<br />

detto come e dove riottenerla - tornare indietro non si poteva - sicché messa la valigia sul<br />

nastro per Tampa sono andato dai tipi della United Airlines e mi sono fatto ristampare il<br />

prezioso documento, lasciando la busta trasparente con tutte le mie scartoffie sul loro<br />

banco. “Ma porcaccia la miseria lurida, che cazzo mi succede oggi? Ho mangiato troppo<br />

cotechino? Intossicazione cerebrale da etano? I vug stanno sperimentando su di me una<br />

nuova arma nanotecnologica che provoca sbadataggine provolonica? Oppure é Alzheimer<br />

precoce?”<br />

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