Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti
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Figura 13. Mazancolle. 36
PANINARINBLACK Gran Torino il primo dell’anno alle 9: un deserto di cemento e asfalto cosparso di residui pirotecnici - ma meno Beirut degli altri anni, l’effetto IMU si é fatto sentire finanche sul budget bombotroni. Non c’é una macchina in giro, dico una. Una figata per misantropi. Io ho brindato con QIJane via Skype. “Happy new year bubs!” Qualche minuto più tardi sul palco di RAI 1, il network nazional-popol Vug per antonomasia, é comparso Paul Mazzolini in arte Gazebo (nato nel 1960 a Beirut, guarda caso), un “cantante” affermatosi nei fatidici anni ottanta nel cosiddetto filone della italo disco, quel ciarpame radioattivo che io subivo passivamente ogniqualvolta il mio carissimo amico Andrea, che tuttavia mi aveva iniziato ai Ramones, mi trascinava in fetenti balere di provincia piemontese quali la Cometa di Piobesi, il Fantasy di Scarnafigi e lo Sporting di Santhià, biennio 1983-84. Cosa non si fa per un tocco di figa fresca. Ma io ero emotivamente autistico, certe truzze me la servivano letteralmente su un piatto d’argento e io niente, nada, nihil, come direbbe il Mago Gabriel, “compresso di non poter parlare o viceversa di poter dare amore”. Beh, di non volermi far succhiare il ding dong da quelle tamarre semianalfabete, diciamocela franca. Mi facevano senso, ecco. C’era voluto Iggy Pop, nonché un numero imprecisato di cannoni al libano rosso, per darmi una scossa. Comunque Gazebo (ha ha ha) era là a fingere di cantare - esattamente come trent’anni fa, come sempre - tirandosela nemmeno fosse Scott Walker davanti a una platea di provole ondeggianti tirate a lucido, hyper-quarantenni col vestito buono che vivono di repliche di Top Gun sognando ancora di scoparsi Karina Huff o Massivo Ciavarro al chiaro di luna ( “Du iu laic Shopen diar?”) e organizzano rimpatriate per panozzi nostalgici su Facebook o ivi creano pagine su Tracy Spencer, Fantastico, Superclassifica Show, Il Gioco delle Coppie, il Moncler e le Timberland, Pierre Cosso, Dallas, la toppa di Snoopy, Sharon Gusberti, Gigi Sabani e Fiorella Pierobon. Andrebbero tutti gassati col sarin ma stasera sono eccezionalmente buono, mi finisco la bottiglia di moscato dolce e vado a spalmarmi sul letto. Ché domani voglio allenarmi a pelota vasca. Il mio personale revival anni ottanta da autoradio stamani é The Gospel According to The Meninblack degli Stranglers. Genesi di questo album: nel 1979, uno dei due manager degli Stranglers aveva suggerito loro di sciogliersi poiché sentiva che la band si fosse smarrita artisticamente; per tutta risposta, gli Stranglers licenziarono ambedue i figuri nel mentre che Hugh Cornwell e J.J. Burnel registravano i loro rispettivi esordi da solisti e il gruppo al completo il proprio quarto album, The Raven; una sera, Cornwell Burnel Black e Greenfield si sballarono di qualcosa talmente speciale che rimosse loro il virtuale bacon dagli occhi: la Terra era dominata da una razza aliena. (Beh, io mi ci sono svegliato da una sbronza erculea con ’sta merda. Pensateci, amici di Guildford.) Sfumato l’effetto della droga e il comprensibile susseguente sbigottimento, gli Stranglers colsero l’aspetto creativo della cosa decidendo di scriverci su un pezzo, tanto per iniziare; scartati titoli come Orange Skyes (c’era già un brano psichedelico dei Love di Arthur Lee con quel titolo) e They’re Here (troppo banale, ma una dozzina d’anni più tardi gli EMF l’avrebbero riciclato per una loro canzone dai toni apocalittico-intimisti) la band optò per Meninblack, Uomini in Nero. Hugh Cornwell: “L’alieno potrebbe parlare con la voce accelerata, come se respirasse elio.” 37
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Figura 13. Mazancolle.<br />
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