Figura 6. The Only Ones, 1977. 16
V.U.G. COSTUM Aeroporto JFK di New York City, 3 luglio 2012, h 3.30 p.m. della Costa Occidentale. Procediamo serpeggiando tutti in fila come penitenti verso l’assoluzione U.S. Costum. Il nostro peccato é non essere americani; di conseguenza un sacerdote in divisa blu scuro s’incaricherà di verificare i nostri passaporti elettronici e scansionare le nostre impronte digitali nello stesso tempo interrogandoci sul fine del nostro viaggio nella terra del latte e del miele transgenici. Porgimi la mano per la scansione che ti do l’assoluzione, ovvero l’autorizzazione a entrare negli Stati Uniti. Ego te absolvo, welcome to the U.S.. Mi sento come respirare nella candeggina. Un misto di jet lag incipiente e sonnolenza da levataccia. Già, perché “Torino”, come recita un garrulo slogan il cui ideatore io spedirei volentieri a farsi dieci anni di gulag, “non sta mai ferma”, Giovanni Agnelli bighellonava con Henry Kissinger, nel 2006 abbiamo avuto le Olimpiadi Invernali dove Torino veniva paragonata ad Aspen, ma nonostante tutto questo non abbiamo un dannatissimo straccio di volo diretto da Caselle a New York. Pertanto Mr <strong>Maurizio</strong> <strong>Ferrarotti</strong> ogniqualvolta ha da andare in Ammeriga deve prendere un taxicab a notte fonda o all’alba, dipende, che lo porti alla stazione dei bus per l’aeroporto Malpensa, poi il bus medesimo. A Malpensa 1 in genere mi tocca ammazzare la noia per due, perfino tre ore - comunque sia, é meglio arrivarvi in anticipo che perdere il volo per qualche ragione, tipo incidenti stradali o lavori in corso, avarie al motore dei pullman (cosa non infrequente) macchie solari o piogge di rane e orbettini sulla TO-MI. Come diceva un altro slogan pubblicitario questa volta assai indovinato, prevenire é meglio che curare - e ritrovarsi a bestemmiare come un portuale di Baltimora. Stamattina, fuso orario di Augusta Taurinorum, mi sono svegliato alle 5.10. Sono dieci ore che sto sul pezzo, con ancora una trasvolata atlantica da metabolizzare e cinque ore, tre d’attesa e due di volo interno NYC-Tampa, tra me e la mia adorata QIJane. Vorrei tanto farmi una doccia. E un tè al limone. E scopare. Miele transgenico. Avete mai voltato un vasetto di miele Ambrosoli e letto l’etichetta sul retro? C’é scritto su: MISCELA DI MIELI ORIGINARI (ITALIA, UNGHERIA) E NON ORIGINARI (ARGENTINA) DELLA COMUNITÀ EUROPEA. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha proibito nel settembre 2011 il commercio di miele contaminato da Ogm nell’UE. Si era scoperto che un apicoltore bavarese stava producendo miele contaminato da mais OGM MON810 della famigerata multinazionale Monsanto. I semi modificati avevano prodotto un campo impiegato per fini sperimentali; in particolare, renderlo inattaccabile dagli insetti parassiti. Nondimeno, you can’t stop the spring... cazzo adoro i Flaming Lips... non puoi fermare il polline, che diamine credi che trasportino le api, Carmelo! Il mais geneticamente modificato in questione è capace di produrre una tossina ottenuta da una sequenza di DNA batterico, trapiantato in quello del mais: la tossina distrugge l’intestino dei parassiti. Ma é finita nel miele. L’Argentina, ça va sans dire, è uno dei più grandi coltivatori di OGM al mondo. Con 23 milioni di ettari, è terza in classifica solo dietro US e Brasile. E la Cina? Schiarita di gola. L’Onorevole Silvio Berlusconi commenterebbe che i cinesi concimano i campi di mais coi cadaveri di bambini mutanti. Bastardi comunisti! Miele é il colore dei capelli della ragazza che mi precede: piccola, tonda, non bella, occhi azzurri slavati che esprimono placida rassegnazione (o rassegnata placidità...), come “ok, qua é tutto come al solito, quindi mettiamoci l’animo in pace e aspettiamo.” Non resisto alla tentazione di attaccare bottone. Queste situazioni stimolano la mia loquacità. Non lo 17