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Blog (pdf) - Maurizio Ferrarotti

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PROMETEO IPEREMPATICO<br />

Dopo due mesi di estenuanti ricerche, sono finalmente riuscito a mettere le virtuali zampe<br />

su Prometheus di Ridley Scott. Delle critiche avverse non me ne poteva fregare di meno:<br />

come giustamente sostenevano i Futuristi nel loro Manifesto, i critici d’arte sono inutili e<br />

pericolosi. Avessi sempre dato retta ai critici rock la mia collezione di dischi consterebbe<br />

di cento pezzi o poco più invece che settecento. Cioè, a chi importa veramente se al tale<br />

Piero Scaruffi non piacciono i Foo Fighters o The Only Ones: io stravedo per ambedue le<br />

band. Punto y pelota. Come se non bastasse, con l’avvento di Youtube pare che ogni geek<br />

di questo pianeta assoggettato si sia inventato critico tout court; si piazzano davanti alla<br />

webcam coi loro occhiali alla Elvis Costello (che nondimeno io adoro, non vi confondete)<br />

e i capelli finto-incolti (no, non sono invidioso!) e pontificano per ore su questo e quello<br />

nella solitudine delle loro camerette, dopodiché “uploadano” i loro videoclip in un paio di<br />

ditate trasudanti autocompiacimento esponendosi masochisticamente al pubblico ludibrio.<br />

Quelle interminabili sbrodolate di ke, nn, cmq, hahaha, prrrr, bru bru. Entropia.<br />

Ora sicuramente ci si aspetta che pure io, molto ipocritamente, parta con una disamina del<br />

film più atteso del 2012, il cosiddetto prequel della serie Alien. Mi fa sorridere. Vivo già<br />

in un film di fantascienza 24 ore al giorno e nondimeno perdo ancora tempo a vedere film<br />

del genere. Perché il cinema é evasione, postillerebbe il Veltroni di turno: necessitiamo il<br />

suo iperrealismo come l’aria che respiriamo. È ormai chiaro e limpido come Recoaro che<br />

su Marte non v’é alcuna Sfinge né piramidi e che con tutta probabilità vi ritroveremo solo<br />

qualche microbo fossile, ma quando su RAI4 replicano Mission to Mars, parecchi di noi<br />

si spalmano ancora sul divano a guardarlo: io non faccio eccezione. Viceversa Matrix é<br />

un pelino troppo attinente alla mia situazione; malgrado ciò, non mi dispiace rivederlo di<br />

quando in quando, soprattutto la parte in cui Neo apprende il kung-fu nell’Interfaccia. Mi<br />

é d’ispirazione. Però mi capirete se quando m’imbatto in Essi vivono cambio canale alla<br />

velocità del suono: quello non é un film, é un dannatissimo monito. Devo contattare John<br />

Carpenter, prima o poi.<br />

“Allora, ce la scrivi questa recensione, o no? ”<br />

Calma un attimo, bimbo mix. Questo non é Debaser. Va’ a farti un giro su Facebook, o<br />

da Foot Locker. “Perché i commessi di Foot Locker perseguitano i clienti?” si domanda<br />

perplessa una ragazza su Yahoo! Answers. Perché sono tutti vug di bassa estrazione, cara.<br />

Se la prendono coi clienti umani per frustrazione. Figurati, farsi anni luce chiusi dentro<br />

una capsula di criostasi per finire a vendere scarpe con indosso quelle ridicole magliette a<br />

righe bianconere. Di sicuro pensavano di venire qua a fare i tronisti; o i ganimedi da sofà<br />

al Grande Fratello. Tutta la Via Lattea é paese.<br />

Come vorrei che qualcuno traesse un film da questo libro: La parabola del seminatore di<br />

Octavia Butler. Octavia, che la Coscienza Cosmica l’abbia in gloria, era la grande dame<br />

della fantascienza mondiale. La parabola del seminatore si svolge in un futuro distopico,<br />

in cui gli Stati Uniti sono diventati una nazione in rovina. Le città sono cinte da mura, e<br />

ovunque si diffondono epidemie, incendi e pazzia. Protagonista della novella é Lauren<br />

Olamina, una ragazza diciottenne affetta da una sindrome di iperempatia, che la costringe<br />

a provare il dolore che vede negli altri. Quando la comunità in cui vive viene distrutta da<br />

una masnada di ladroni strafatti di piro, una nuova droga che intensifica a dismisura il<br />

piacere d’appiccare un fuoco e vedere le fiamme levarsi e cambiare, Lauren si mette uno<br />

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