Cunnus gloriosus - versione p. T - santoro rupert
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CUNNUS<br />
GLORIOSUS<br />
di<br />
Paolo Rupert Santoro
<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong><br />
ovvero<br />
I fratelli Cacanaca, il divorzio, il teatro e la libertà.
A Massimiliano<br />
“Quando la potenza civile si dichiara in favore di un'opinione<br />
religiosa, l'intolleranza è la conseguenza necessaria. “<br />
H.-G. Riqueti di Mirabeau
“ Odero se potero, si non , invitus amabo”.<br />
Ovidio<br />
“ Odierò se potrò, se non potrò, odierò lo stesso”.<br />
Paolo Rupert Santoro<br />
“ Ogni mattina esco per portare il cane a cagare..<br />
in realtà leggo i manifesti funebri ..<br />
voglio sapere se devo piangere per un amico<br />
o gioire per la morte di chi mi ha fatto del male…”<br />
Paolo Rupert Santoro
Indice.<br />
- Cacanaca<br />
- U trasu o nun lu trasu<br />
- Nucidda<br />
- Natalina<br />
- Ursula<br />
- Spacchiu<br />
- Gnocca<br />
- Liolà<br />
- Onan<br />
- Referendum<br />
- Icsi<br />
- Omu<br />
- Scena<br />
- Uno, due , tre , via..<br />
- Sucativilla ca vi passa
Cacanaca.<br />
In paese c’era bordello . Ammuccaparticoli democristiani e fascisti da una<br />
parte, sinistra in genere dall’altra . Mancava poco al referendum sul<br />
divorzio. L’ingegnere Michele Santangelo, presidente della locale<br />
F.I.C.A. , Federazione Italiana Cristiani Antidivorzisti, era impegnatissimo<br />
nella campagna elettorale per il SI. Suo lo slogan “ Votiamo SI,<br />
abroghiamo il divorzio, buttiamo fuori Satanazzo da Monacazzo, dalla<br />
Sicilia e dall’Italia intera.”<br />
Democristiano per vocazione e interessi, Michele aveva digerito male e<br />
metabolizzato peggio la vittoria a sindaco di Tonino Incardasciò, membro<br />
della nobile famiglia e uomo, lu bastardu, di sinistra.<br />
- Lu figghiu di buttana tiene lu portafoglio a destra e lu cori a sinistra. E’<br />
strammatu tutto. La minchia comunque la tiene al centro. Ma la usa<br />
picca e solo con la moglie legittima. E’ un Incardasciò solo di nome.<br />
Per il resto è solo un onesto rompicoglioni. Lu bastardu…- amava dire<br />
Michele a proposito del sindaco.<br />
Accussì da un po’ di anni i D. C. erano stati buttati fuori dalla mangiatoia<br />
comunale. E con loro pure lui l’aveva presa in culo. Lui, il boss dei boss, il<br />
potente assessore all’urbanistica, quello che faceva cacare soldi a tutti:<br />
dall’A alle Z, anche per una minchiatedda, tutti dovevano pagare l’obolo<br />
alle tasche dell’ingegnere. Anche per fare nu iaddinaru. Perché allora<br />
davanti a una porta sì e una no c’era nu iaddinaru con quattro galline per<br />
fare l’ovetto frisco per i picciriddi. Adesso Michele vedeva nel referendum<br />
l’occasione che poteva portare alla svolta: la riconquista del potere.<br />
Pertanto si era impegnato in prima persona , in un corpo a corpo senza<br />
limiti, nella lotta contro il divorzio. E aveva ideato la F.I.C.A.<br />
- Noi cattolici siamo in maggioranza, – disse quel venerdì mattina ad un<br />
riunione privata con gli amici, gli amici degli amici e i loro amici –<br />
pertanto se riusciamo a compattarci , qui, da noi, il divorzio non<br />
passerà. A noi non ce ne fotte un cazzo se il divorzio resterà nella<br />
legislazione italiana. Sicuramente resterà perché al nord tutti quei<br />
comunisti libertari, miscredenti e senza Dio voteranno per il NO. A noi<br />
non interessa il risultato nazionale anche se io spero in un miracolo, in<br />
una vittoria del SI. A noi interessa il risultato locale. Qui, a Monacazzo,<br />
paese cristiano dai tempi che Berta filava, il SI deve vincere. Solo se<br />
vince il SI noi potremo tornare a vincere le prossime elezioni comunali.-
Tutti applaudirono. In particolare si scassò le mani per gli applausi<br />
l’onorevole democristiano Ferdinando Cacanaca. Che era uno dei novanta<br />
mangiatari della mannira di Palermo. Così, a livello popolare, era<br />
denominata l’A.R.S.<br />
L’estate monacazzese era alle porte con tutte le sue feste. Che erano tante,<br />
Tantissime. Troppe per qualcuno. Ma per qualcun altro erano poche. Tra<br />
un san Paolo patrono e un san Sebastiano protettore, un san Michele<br />
difensore e una Addolorata assistente, una Immacolata benedicente e un<br />
san Francesco ispiratore il paese era veramente ben assistito e protetto.<br />
Per il cattolici almeno.<br />
C’erano poi le tante manifestazioni estive. E tra queste la rassegna teatrale<br />
“ Sogno di una notte di mezza estate a Monacazzo”. Il teatrante Giorgio<br />
Baffo, veneto fuori ma siciliano dentro, ma soprattutto amante dell’arte,<br />
della cultura e della libertà , stava preparando la messa in scena del<br />
<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Giordano Bruno Bischeraccio Belininsorca di<br />
Monabella, famoso autore teatrale contemporaneo dell’Aretino, di cui era<br />
compare. Famoso in vita era poi stato oscurato dall’Inquisizione . Messo al<br />
rogo e con tutti i suoi testi all’indice, il suo pensiero moderno in fatto di<br />
costumi, sesso , morale, religione, libertà ed altro era stato oscurato dai<br />
criminali della santa inquisizione. Ma Giorgio Baffo, detto Giò-Giò,<br />
estimatore del libertario del cinquecento, aveva deciso di mettere in scena<br />
lo scandaloso <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>. E per fare una doppia provocazione aveva<br />
dato l’incarico della traduzione al noto eretico ed erotofilo locale<br />
Domenico Tempio. Per tutti Mimì. Poeta e scrittore a senso unico. Pilo,<br />
pilo. Pilo. Pilo a trecentosessanta gradi. Pilo a tutte le latitudini. Pilo a tutte<br />
le longitudini. Pilo a tutte le altitudini. E pilo pure a tutte le profondità.<br />
Pilo in tutte le versioni e combinazioni. Pilo a urbi e orbi. Pilo all’urbisca.<br />
Pilo alla sanfasò. Pilo a unni acchiappa acchiappa. Questa la tematica dei<br />
suoi scritti. Dalla collaborazione dei due era venuta fuori una cosa<br />
esplosiva. Intorno alle prove c’erano tanta curiosità e mistero, pettegolezzi<br />
vari e indiscrezioni infinite. Circolava voce che il testo, già forte<br />
nell’originale cinquecentesco, era stato potenziato dalle molte sfaccettature<br />
del siciliano che chiama l’organo sessuale maschile minchia ma lo<br />
pronuncia in mille e più modi diversi come mille e più sono le possibilità<br />
espressive di quella parola. Una lingua quella siciliana che chiama sticchio<br />
i genitali femminili e da mille e passa espressioni a quella parola. Ma lo<br />
sticchio si chiama pure pacchio e il seme maschile spacchio. E bello
mettere lo spacchio dentro il pacchio. Ma il seme è pure il latte di brigghiu<br />
e il brigghiu è il marrugghio che altri non è che la minchia. E la minchia<br />
ha la coppola, tale e quale quella che i siciliani portano in testa. E se lo<br />
sticchio si chiama pure cunnu al posto di ficcare si può dire incunnare. Ma<br />
l’espressione più poetica, quasi da cartoni animati, è la seguente:<br />
- Il piripicchio e il piripacchio fanno le piripacchiate e mettono lo spacchio<br />
nel pacchio.-<br />
Adesso il gruppo di Giò-Giò provava alla grande. E Giorgio e Mimì<br />
invitavano tutti al segreto più segreto.<br />
- Lavoriamo sodo e vedrete che faremo uno spettacolo bello. Anzi<br />
bellissimo. -<br />
- Uno spettacolo coi marroni.- precisò Marco che era in preda alla<br />
tempeste ormonali tipiche della sua età.<br />
- Sì.- dicevano gli altri ragazzi del gruppo teatrale sperimentale i<br />
Plutoniani di Monacazzo.<br />
- Oggi - disse sghignazzando l’eretico venexiano Giorgio Baffo, regista<br />
e factotum in nome dell’arte – mi hanno detto che i moralisti della<br />
comunità ” Vitasanta santavita” hanno chiesto ufficialmente di avere<br />
una copia del testo allo scopo di evitare una messa in scena piena di<br />
volgarità, porcherie e offese alla morale, al decoro, alla religione, alla<br />
famiglia e a tutto quello che sta alla base della civiltà cristiana.-<br />
- E noi non glielo daremo.- dissero in coro i ragazzi.<br />
- Allora è no.- disse Giorgio.<br />
- No.- disse Domenico.<br />
- No. - dissero i ragazzi.<br />
- Abbasso la censura .- dissero tutti in coro.<br />
E qui cantarono l’inno libertario che andava per la maggiore.<br />
“ Quando il potere si leva le mutande<br />
scatta la censura..<br />
perché il potere senza mutande<br />
è contro la sua stessa natura….”.<br />
La comunità “ Vitasanta santavita ” era una associazione strana,<br />
eterogenea come un circo . C’erano vecchie signorine bigotte rimaste col<br />
pititto di un cetriolo maritale prestigioso , perché non si potevano maritare<br />
col primo che si faceva avanti. Per esempio, i villani non andavano più.<br />
Poi c’erano signore insoddisfatte che preferivano ammuccarisi la particola<br />
del parrino piuttosto che la particola del marito che pertanto andava a
somministrarla , e giustamente, a destra e a sinistra, con grave smacco per<br />
la consorte cornuta e mazziata. C’erano poi signorinelle racchiette ma<br />
assai appititatte e deviate mentalmente che in mancanza di corteggiatori<br />
sfogavano le loro tempeste ormonali in canti, osanna , alleluia e altro. Ma<br />
sempre roba di chiesa. C’erano pure ragazzine condizionate e plagiate<br />
dalla famiglia che vedevano la vita come un sacrificio, la chiesa come un<br />
paradiso , i mascoli come dei diavoli tentatori e il matrimonio come un<br />
inferno promesso e dovuto alla tradizione. Costoro pensavano che i<br />
mascoli erano solo porci tentatori. Nella testa avevano l’idea del<br />
matrimonio cristiano col maritino che si sacrifica per la moglie e i<br />
picciriddi. E non per la fica. Quella si usa solo per figliare. E guai fare<br />
sesso per il sesso. Il sesso si fa solo per amore e per dare dei figli a Dio.<br />
Da queste ragazze , anche se venivano su belle , c’era da aspettarsi solo<br />
mogli cacacazzi. Solo collere e niente piacere.<br />
- E’ più facile morire a causa della caduta di un meteorite che farsi fare<br />
un pompino da una moglie pescata in comunità.- diceva l’erotomane del<br />
paese Ciciddu Tuttaceddu.<br />
Della comunità facevano parte anche dei mascoli. Pochi ma uno più<br />
coglione dell’altro. Uomini di mezza età con la minchia mezza o tutta<br />
addormentata, scapoloni soli e senza purtusa a disposizione, giovani con il<br />
cervello bacato a tal punto che non solo volevano la moglie vergine ma<br />
volevano arrivare anche loro vergini al matrimonio.<br />
Li chiamavano “ Quelli della minchia impacchettata”.<br />
In realtà erano picciotti pieni di tabù, inibiti al cento per cento, che quando<br />
la minchia attisava automaticamente pregavano sant’Origine per farla<br />
arrimuddare invece di lavorare di mano o andare a buttane. Perché per loro<br />
nella minchia tisa si nascondeva il diavolo, invece nella minchia moscia<br />
c’era la santità, la purezza, la felicità, la gioia e tante altre cose belle. Molti<br />
di loro sarebbero stati mariti infelici di mogli altrettanto infelici. E<br />
sicuramente, prima o poi, anche dei cornuti. Ad assistere questa comunità<br />
dell’assurdo era padre Nicola Cacanaca, uno dei sei fratelli Cacanaca.<br />
Padre Nicola era il prete del conventuccio rupestre di santa Bona, una<br />
complesso piccolo ma monumentale situato all’uscita dal paese e reso<br />
famoso negli anni cinquanta dalla presenze di un eremita mezzo pazzo e<br />
mezzo visionario. Fra Minicu Mazzaranni , da tutti visto come un santo,<br />
viveva come un troglodita dentro una grotta nei pressi del sacro edificio e<br />
passava otto ore al giorno, quattro la mattina e quattro il pomeriggio,<br />
assittato su una colonna di epoca romana che sorgeva nei pressi della
grotta. E quella colonna era la meta di pellegrinaggi di femmine devote e<br />
pie che aspettavano che la parola santa uscisse dalla bocca di fra Minicu.<br />
Adesso in quella grotta , oramai sistemata come una casa di paisi, si<br />
riuniva la comunità. Tre volte la settimana per pregare per il bene del<br />
mondo, per la pace, per la salute del papa e del clero in genere, per la<br />
con<strong>versione</strong> dei comunisti e per il trionfo del cattolicesimi in tutto il<br />
mondo. E altro. Per tutto pregava la comunità. Ma adesso, da un po’ di<br />
tempo, l’obiettivo principale era la lotta al divorzio. A questo cancro che<br />
s’era sviluppato nella società italiana e che col prossimo referendum<br />
doveva essere estirpato. Un referendum ispirato da Paolo VI e portato<br />
avanti dalla D. C. e dal’ M. S. I.<br />
- Il dodici e il tredici maggio gli italiani, guidati dalla mano santa del<br />
Signore, dalla mano santa dello Spirito Santo, dalla mano santa della<br />
Santissima Trinità, dalla mano santa della Madonna, dalla mano santa di<br />
tutti i santi, avrebbero detto SI all’abrogazione del divorzio e l’Italia<br />
sarebbe tornata ad avere il matrimonio indissolubile. Uno e per sempre<br />
era e sarebbe tornato ad essere il santo istituto matrimoniale. -<br />
Queste le parole dette quel giorno da padre Nicola Cacanaca.<br />
- E qui a Monacazzo, sono sicuro che il SI vincerà. Quasi al cento per<br />
cento. Il patrono, il protettore, tutti i nostri santi, la santuzza della nostra<br />
chiesa, l’anima santa di fra Minicu, le preghiere di tutti i parrini e di<br />
tutte le monache di Monacazzo, la forza ispiratrice di suor Carmelina<br />
delle anime doloranti e naturalmente le nostre piccole e modeste<br />
preghiere di servi di santa romana cattolica apostolica chiesa. Insieme<br />
vinceremo. Il mondo diventerà cattolico.. cattolicissimo.. il papa sarà<br />
l’imperatore del mondo e le leggi di tutti gli stati saranno corretti in<br />
senso cristiano.. la Bibbia diventerà l'asse portante di tutte le<br />
costituzione e la guida spirituale di tutti i parlamenti. Quello che dirà il<br />
papa , e voi sapete che il papa è infallibile, sarà legge per tutto il mondo.<br />
Sarà legge urbi et orbi. A Roma e nel mondo.-<br />
A queste altre parole di padre Nicola la comunità applaudì a lungo.<br />
- Ma adesso sapete che c’è una nuova emergenza… un fatto locale su cui<br />
dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi.. dobbiamo fermare la messa<br />
in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> da parte di quei miscredenti comunisti<br />
volteriani diderottiani marxisti stalinisti froidiani satanici satanazzi atei<br />
sadici e masochisti di Giorgio Baffo e Domenico Tempio. Dobbiamo<br />
impedire che sulla piazza cristiana del nostro paese cristiano vada in<br />
scena quella porcheria che parla di sesso, invita al sesso, celebra il
sesso. Dobbiamo fermarli. Il <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> non deve essere messo<br />
in scena. Né ora né in futuro. Dobbiamo bloccare i due matti<br />
innominabili, far bloccare i finanziamenti, far negare l’uso della<br />
pubblica piazza, minacciare di scomunica gli ipotetici spettatori e, se<br />
possibile, allontanare i ragazzi del gruppo teatrale i Plutoniani da<br />
quell’inferno di parole per portarli nel nostro paradiso di fatti, parole e<br />
preghiere.-<br />
Altri applausi sottolinearono le parole di padre Nicola Cacanaca.<br />
- Fermiamo prima il divorzio assassino e poi il teatro immorale.- dissero<br />
in coro i membri di “ Vitasanta santavita”.<br />
E allora attaccarono a cantare. Il “Nostro alleluia “. Parole di padre<br />
Cacanaca.<br />
“ Alleluia qui, alleluia là…<br />
Il divorzio scomparirà..<br />
Alleluia qui, alleluia là..<br />
Il <strong>Cunnus</strong> non si farà…<br />
Alleluia su, alleluia giù..<br />
L’Italia il divorzio non lo vuole più…<br />
Alleluia sua, alleluia mia…<br />
Il <strong>Cunnus</strong> chiuderà putia..”<br />
Alleluia dietro, alleluia davanti…<br />
Il divorzio verrà fermato dai santi…<br />
Alleluia sopra , alleluia sotto..<br />
Il <strong>Cunnus</strong> chiuderà di botto…”<br />
- Buttana, grandissima buttana. – diceva Turiddu alla fotografia<br />
sorridente della signora Concettina Cauriato maritata Ciccio Gelone.<br />
Poi taliando il marito della ex buttana diceva:<br />
- Cornutazzo ranni. Buono te lo sistemò tua moglie il lampadario in testa.<br />
La luminaria è grande. Curnutu. E te lo dice uno che può parlare a testa<br />
alta. Mia moglie è una santa. Io giuro sempre sui miei luigini e sulla<br />
fedeltà di mia moglie. In chidda sua rutta ci sta posto solo pi sta cosa ca<br />
tiegnu di sutta. Tua mogli invece in quella grotta scura dava ospitalità a<br />
tutti. Ciao cornuto. Se eri uomo con le palle la dovevi scannare. Dovevi<br />
tirarci il collo alla mignottona. E farci capire che alla donna onesta una<br />
minchia ci abbasta e ci assupecchia. . . Capito? Canusciri nu marrugghiu<br />
fa la donna fimminona, canuscinni dui la fa buttanazza.-<br />
E passava avanti .
- Curnutazzu cu sette metri di corna ramificate assai assai. Li palli li<br />
tinevi pi ornamento. Picchì se avevi li palle a chidda troia di tua moglie<br />
la scannavi come un porco. Stronzo, coglione e masculo cacuoccila.-<br />
ricordava alla bella fotografia del geometra Carmelo Trestapesante.<br />
- Sputacchiera di Monacazzo.- ricordava alla signora Milina<br />
Amminchiolì maritata cavaliere Giacomino Ammosciato.<br />
- Salutamu… assessore Cola Sminchiato. Tu arriposi dintra la cascia, lu<br />
tumuri ti futtiu. Ma tua moglie fotte alla grande e le tue corna crescono<br />
di giorno in giorno. Sono più alti della chiesa di san Sebastiano e san<br />
Paolo messe insieme. La signora Addumannacataruna la chiamano. E<br />
stai tranquillo. Tutti addumannunu e idda duna. L’avi data magari a<br />
mia. Idda è viva e tu si mortu. Se erutu masculu cu li marruna ci<br />
scippautu lu cori da la cascia a la buttanuna.–<br />
E si ammazzava dalle risate davanti alla fotografia del cornuto maximo di<br />
Monacazzo. Cornuto in vita, cornutazzo alla massima potenza da morto.<br />
- Nun ci credi, ma l’avi data magari a mia? Chi voi ca ti cuntu la forma?<br />
La grandezza? La profondità? I gradi Kelvin? O Fahrenheit ? O<br />
Celsius? O la forza aspirante di chiddu sticchiu sucaceddi? Ma ti dico<br />
solo che tiene un neo na lu puntu unni comincia la spaccazza.-<br />
A quelle parole a Turiddu ci sembrava che la foto in bianco e nero del<br />
cornuto diventasse a colori, anzi di un solo colore, il rosso della rabbia del<br />
cornuto impotente chiuso nel capputtieddu di lignu e ridotto a quattro ossa<br />
fraciti. Si aspettava che il cornuto aprisse la bocca e lo mandasse a fare in<br />
culo. Invece stava zitto. Dopotutto cornuto lo era veramente. Cornuto da<br />
vivo. Cornutone da morto. Poi andava via salutando il fu assessore con il<br />
giusto saluto. Alzava il braccio come per fare il saluto fascista ma poi<br />
faceva solo le corna. Dopo la chiacchierata con i morti, solo cornuti e<br />
buttane, se ne andava al Circolo di Culura a fare cultura di pilo.<br />
E quando lo facevano seccare interrompeva tutti col solito:<br />
- Non mi scassate i luigini e non mi rompete il luigione.-<br />
Erano ammesse varianti ma le palle erano solo e soltanto i luigini.<br />
Sariddu e Saridda vivevano la loro vita di pensionati con gioia immensa.<br />
Dopo una vita travagliata si godevano la vecchiaia tranquilli. Nella loro<br />
casetta di proprietà situata nel cento storico di Monacazzo, tre stanze e<br />
cucina più terrazzino , si la passavano da pascià. La loro vita era stata<br />
dura. Sariddu, allievo scarparo, a vent’anni si era innamorato di Saridda,<br />
appena tridicina, e l’aveva convinta, la picciridda, a fuirisinni. Aveva
seguito il detto popolare “ Piglitilla picciridda e bedda e addestrila comu<br />
na cagnuledda”. Saridda infatti era stata ammaestrata ad essere lo<br />
strumento del piacere di Sariddu. E s’era messa a fare subito dei figli. Sei<br />
in tutto ne avevano adesso. Più due morti caruseddi. Otto ne aveva cagato<br />
in tutto. Oltre a cinque aborti più o meno spontanei. Sariddu ci ia dentro cu<br />
Saridda e senza tante precauzioni. Era un mascolo sicco sicco con qualità<br />
nascoste che dondolavano dentro le mutande. E con quelle qualità nascoste<br />
sventrava li purtusa della bella Saridda. Pisava cinquantadue chili da<br />
giovane. E come diceva lui “ Cinquanta due chili piso, due di corpo e<br />
cinquanta di minchia”. Adesso si godevano la pensione. Ma con il lavoro<br />
di scarparo era stato duro crescere i figli. Ne aveva già tre quannu Sariddu<br />
falliu e perse la casuzza unni stava con la famiglia. Allora Saridda, col<br />
consenso del marito, accettò la corte del barone Ferdinando Monteminata<br />
Coppoladoro Si infilò nel letto baronale, si immolò sulla minchia baronale<br />
e con i regali e gli aiutini la famiglia si riprese. Sariddu addirittura aprì un<br />
piccolo negozio di scarpe e si accattò la casa dove adesso abitavano<br />
ancora. Sariddu si fici cornuto per il bene dei figli, Saridda si fici buttana<br />
per il bene dei figli. Il suo sticchio era in condominio . Barone e marito<br />
sputavano simenta a tutta forza. E lei piccola, minnuta, con un bel culo,<br />
girava sulle due minchie della sua vita come una trottola. Il barone a<br />
minchia non scherzava. Era scicchigno come il marito. E oltre ad andare<br />
con le femmine andava pure con i mascoli. Con i mascoli faceva il<br />
mascolo e la femmina . A secondo del pititto che teneva.<br />
Per un periodo il barone smaniò solo e soprattutto per Saridda, il nuovo<br />
giocattolo della sua minchia. Una volta addirittura il barone la vinni a<br />
cercare fino a casa. Di notte. Era stato pigliato da un raptus erotico, la<br />
moglie era in campagna, le criate non lo appitittavano, i servi neanche, la<br />
sua minchia desiderava Saridda. Pertanto si vestì e andò a bussare alla<br />
porta della femmina. Che aprì in camicia da notte e fece trasiri il barone<br />
che aveva portato un mazzetto di piccioli.<br />
- Bihhhhh…. voscenza è…s’accomodasse…-<br />
- Ti avevo sognato e nel sogno avevo capito che tu, Saridda bedda, avevi<br />
bisogno di me.. per questo ti ho portato un pensierino ..<br />
- Bihhhhhh… trasissi barone… trasissi barone…- disse Saridda contenta<br />
e felice dentro la sua camicia di notte tutta ricamata.<br />
- Poi, quando mi sono svegliato, ho capito che pure io avevo bisogno di<br />
te.. –
- Bihhhhhh…- disse Saridda che aveva capito di che cosa aveva bisogno<br />
il barone.<br />
- Cu è?- addumannò Sariddu che era a letto.<br />
- Il barone è… ci onorò di una sua visita..-<br />
Sariddu in quattro e quattr’otto si alzò , si ficcò le mutande e venne a<br />
salutare il suo benefattore.<br />
- Voscenzasabbinirica, barone Monteminata. Vasamu li manu e tutto il<br />
resto.. - disse Sariddu inchinandosi e facendo il baciamano.<br />
Parlarono a lungo. Poi il barone disse di avere sonno.<br />
- Si cuccasse pure nel mio letto.. si arriposasse.. gli lascio il posto mio a<br />
voscenza…-<br />
- Grazie .. grazie..-<br />
- Si cuccasse pure.. Saridda l’assisterà al meglio..-<br />
- Grazie. Grazie.. Grazie.. ma nel letto ci sta posto per tutti e tre.- disse il<br />
barone.- Mettiamo a Saridda nel mezzo e noi ci mettiamo di lato.-<br />
Il barone si spogliò nudo. Saridda pure. Il marito restò con le mutande. Per<br />
il bene della famiglia era pronto ad assistere dal vivo alla messa in scena<br />
delle sue corna. Corna d’oro naturalmente. Si sistemarono nel letto e il<br />
barone disse a Saridda:<br />
- Scippaci li mutanni tuo marito.-<br />
Saridda ubbidì.<br />
- Adesso minicilla insieme..-<br />
Saridda ubbidì. Il barone rideva. Saridda faceva la faccia seria. Sariddu era<br />
preoccupato. Non sapeva dove sarebbe finito quel gioco voluto dal barone.<br />
Ma non aveva scampo. Doveva accettare tutto. Se necessario dare pure il<br />
suo culo. Dopotutto la moglie aveva dato tutto.<br />
- Impalati sull’aceddu di tuo marito.- ordinò i barone.<br />
Saridda ubbidì. E si muove sul pisellone del marito quando intisi la<br />
minchia del barone bussare al suo culo. Bussare ed entrare. La cosa ci<br />
piaciu. Sariddu da parte sua sentiva i nobili coglioni sbattere contro i suoi.<br />
Eccitato finì in un amen. Si riposarono un po’. Poi il barone saltò sul culo<br />
di Saridda. E dopo nu tanticchia disse :<br />
- Sariddu, inculami.-<br />
- Come voli voscenza. Anche la mia minchia è al suo servizio..- rispose<br />
l’uomo che a vedere quello spettacolo era di nuovo con l’uccello pronto<br />
a spiccare il volo.
Ci fu un nuovo riposino. Allora il barone chiese di vedere come Sariddu<br />
cavalcava la moglie. Godendosi lo spettacolo il barone se la minava.<br />
Quando si intisi pronto andò a bussare al culo di Sariddu.<br />
- Minchia ,ci siamo.. sia fatta la volontà del signore.- pensò.<br />
Poi disse:<br />
- S’accomodasse pure barone. Anche il mio culo è al suo servizio-<br />
E il barone si accomodò. Per fortuna la cosa non si ripeté. Ma un giorno<br />
Saridda scoprì di essere di nuovo incinta. E il picciriddo che nasciu era<br />
tutto la faccia del barone. E in suo onore fu chiamato Ferdinando. Col<br />
piccolo Ferdinando la situazione economica della famiglia migliorò molto.<br />
Adesso Ferdinando era onorevole. Ferdinando Cacanaca all’anagrafe,<br />
Ferdinando Monteminata Coppoladoro nella realtà.<br />
Dialogare con i morti, con certi morti. Questo era il passatempo preferito<br />
di Turiddu Cacanaca, quarantenne appena , belloccio, con la cultura della<br />
forma fisica e della minchia in forma. Turiddu , uno dei fratelli Cacanaca,<br />
impiegato all’ufficio anagrafe e pertanto conoscitore dell’eterogenea fauna<br />
del suo paese, al cimitero se la spassava. Già per lavoro sapeva chi<br />
nasceva, chi crepava e chi si maritava . Lui sapeva tutto . Questa era l’altra<br />
sua passione. Tutte le mattine usciva presto con la scusa di portare il cane<br />
a cagare. Invece andava a vedere se durante la notte era morto qualcuno.<br />
Sperava di leggere certi nomi. Di gente che gli stava sui coglioni. Così<br />
arrivava al lavoro aggiornato. Sapeva se doveva piangere per un amico, se<br />
doveva gioire per un nemico, sapeva insomma. Quando andava al<br />
cimitero, tutti i venerdì, dalle tre alle cinque del pomeriggio, passava<br />
sempre davanti alla tomba di zia Luigina. Suor Luigina, la monaca<br />
dell’ordine delle Sofferenze Infinite, che era stata la sua personale<br />
torturatrice scasapiselli , scassacazzi , scassacoglioni e scassatutto. Con le<br />
sue prediche gli aveva rotto tutto e rovinato l’infanzia e la prima<br />
giovinezza. Ma adesso stava dentro il cappotto di legno e non poteva più<br />
intromettersi nella sua vita.<br />
- Zia cara, accapasti di scassarmi i luigini e di rompermi il luigione. –<br />
Queste le parole che aveva detto quando a sedici anni aveva, una bella<br />
mattina, ricevuto la notizia della morte improvvisa della zia monaca.<br />
Aveva fatto la faccia addolorata per tutti i sette giorni del lutto ma in realtà<br />
il suo cuore e la sua mente avevano gioito. E da allora i testicoli per lui<br />
erano diventati i luigini e il pene il luigione.
Turiddu Cacanaca amava passeggiare al cimitero e sputtanare, parlando<br />
con le balate di marmoro , i cari estinti del suo paese. Compresi quelli<br />
della sua famiglia. Quando arrivava davanti alla tomba in marmo pregiato<br />
di Concettina Nucidda non poteva fare a meno di insultarla alla grande.<br />
Era stata lei l‘ispiratrice di questa sua passione. Ogni venerdì, dalle tre alle<br />
cinque del pomeriggio, Turiddu si recava al cimitero monumentale e si<br />
sfogava. Con la coppola nera in testa e la pipa in bocca, le mani in tasca e<br />
la camminata lenta e dondolante, si fermava davanti alle tombe e con la<br />
faccia del mascolo orante sciorinava i suoi insulti. E nel fare questo si<br />
toccava i coglioni e il loro compare che rigorosamente portava a destra.<br />
Perché l’uomo d’onore porta tutto l’apparato a destra. Pendolino e sacca<br />
coglionale dentro le mutande ma a destra. Da uomo d’ordine, da fascista,<br />
da mascolo mascolo secondo tradizione e norma, da siciliano al cento per<br />
cento, al mille per mille. Lui era mascolo con la emme maiuscola ,<br />
mascolo con la minchia fuori misura, non una minchia qualsiasi, bensì una<br />
minchia siciliana. Lui votava dicci per devozione e riverenza ma dentro il<br />
cuore era nero, nero , nero.<br />
E davanti alla tomba di Concettina si scatenava. Lì, davanti a quella<br />
femmina cauriata che s’era fatta scampanare la campana di carne da tutti i<br />
batacchi disponibili. Quella sua zia era stata la vergogna della famiglia<br />
Cacanaca. Lo zio Cecè Cacanaca era morto di collera e lei si era data alla<br />
bella vita. Bella vita che già faceva quando era maritata. Ma adesso aveva<br />
stiratu li cianchi pure lei. Era morta da circa un mese. Sicuramente<br />
stremata dalle troppi dosi di minchia che si procurava. La buttanona.<br />
Nonostante lo zio fosse un mascolo mascolo al cento per cento, uno di<br />
quelli che ci volevano le mutande rinforzate per contenere tutto quel ben di<br />
dio che l’uomo teneva tra le cosce, la moglie lo cornificava alla grande.<br />
Neanche un marito con la minchia di ferro o di acciaio sarebbe stato<br />
sufficiente a saziare quella bocca affamata. Il dottor Aggiustamona gliela<br />
aveva cantato in faccia , prima a lei e poi al marito.<br />
- Ninfomania.-<br />
- Ahhh..- aveva detto la zia.<br />
- Pititto di sasizza ventiquattro ore su ventiquattro.-<br />
- Sasizza….?<br />
- Sì. Ma di mascolo.- aveva precisato il medico.<br />
- Magari mentre che dormo?-<br />
- Magari…-<br />
- Magari adesso?-
- Magari.-<br />
E s’era buttata sul dottore, che, come tutti gli Aggiustamona, era di quelli<br />
che non scendevano mai sotto i venticinque centimetri. Di sasizza<br />
naturalmente.<br />
- Dottore, glielo deve dire a quel cornutazzo di mio marito che mi chiama<br />
sempre “ buttana , buttana ranni”. Glielo spiegasse lei, che non di<br />
buttanesimo si tratta ma di malattia. Che malata sono e assai assai. –<br />
- Certo. Signora carissima, venga con suo marito e gli spiegherò la<br />
cosa…-<br />
Così era stato.<br />
- Signor Cacanaca, la sua signora è malata..-<br />
- Bihh, mi dispiace. E allora che deve fare ? Si deve arricoverare<br />
all’ospedale? Si deve operare?-<br />
- No. La sua è una malattia strana. Si chiama “ninfomania”.-<br />
- E chi minchia è?- chiese l’uomo che con la mano destra dintra la<br />
sacchetta si toccava i coglioni per fare gli scongiuri.<br />
- Niente. Niente di grave.- disse il dottore.<br />
- Allora ci scrivissi le medicine. Chi ci voli? Sciroppo? Pinnuli?<br />
Supposti? Ignizioni? Facissi lei dottore, l’importante è che la mia<br />
signora stavi bona e guarisce. Perché idda è tutta la mia felicità. E pure<br />
la felicità di qualcun altro . Ma a mia non m’interessa. Meglio curnuto<br />
con lei che mi accoglie a cosce aperte che senza corna e senza idda. –<br />
disse il preoccupato marito ritoccandosi i coglioni con la mano destra e<br />
grattandosi la fronte con quella sinistra.<br />
Il dottore sapeva tutto. E assittatosi dietro la scrivania del suo studio<br />
scrisse la rizzetta. Poi la diede al marito dicendo:<br />
- A tutte le ore. Una dose ogni volta che ci appititta.-.<br />
- Ogni volta che ci appititta..?-<br />
- Sì. Sempre, comunque , ovunque e dovunque.-<br />
- E non si intossica Concettina mia?-<br />
- No. Chiù assai ni piglia chiù meglio sta.- preciso il medico con il<br />
massimo possibile di deontologia ippocratica.<br />
Il marito taliò la ricetta ma non ci capì una mazza.<br />
- Niente si capisce. Ma tanto la farmacista capirà.-<br />
- Non serve la farmacista.- precisò il dottore.<br />
Il maritò ritaliò la ricetta e mettendo a fuoco la scrittura del medico riuscì<br />
a leggere la parola “ Minchia”.
- Dottore, ma chi minchia avi scritto? Chi ci sta una medicina che si<br />
chiama “ minchia”?-<br />
- In farmacia no. Ma in mezzo alle cosce dei mascoli che esercitano sì.<br />
Tua moglie è ninfomane ovvero voli sempre una minchia.-<br />
- Minchia. Sempre una minchia?-<br />
- Sì. Ignizioni di minchia nello sticchio, supposte di minchia nel culo,<br />
pillole di minchia in bocca e latte di brigghiu dappertutto.-<br />
- Minchia….. - disse incredulo il povero marito curnuto e mazziato ma<br />
felice sempre perché quello donna lo mannava sempre in paradiso. Lui<br />
era un beato, il suo aceddu un angelo con le ali e quella femmina un<br />
paradiso infinito.<br />
- Sì. Minchia, minchia e poi ancora minchia.- puntualizzò il medico.<br />
- Visto gioia mio, non sono buttana… sono solo … malata. -<br />
E per curarsi la zia si diede da fare con la medicina del marito e di tanti<br />
mascoli. E quando il marito morì si scatenò chiù assai ancora.<br />
‘U trasu o nun lu trasu<br />
Era la primavera del 1974 e la Sicilia era cent’anni indietro rispetto al<br />
famoso continente. Carmen aveva fatto appena appena diciott’anni e non<br />
vedeva l’ora di pigliarsi la maturità liceale per poi andare all’università di<br />
Catania. Si voleva fare dottoressa. Ma doveva combattere contro la<br />
sicilianità e la mascolinità di suo padre . Che la voleva professoressa e<br />
basta. Quell’anno a scuola c’era stata aria di contestazione. C’erano stati<br />
parecchi scioperi e si prevedeva di peggio. Il sessantotto era passato da<br />
poco. Comunque gli esami di stato si avvicinavano. Lei da parte sua era<br />
una picciotta all’avanguardia. Vestiva moderna e si comportava da ragazza<br />
moderna. Era zita ma di nascosto. Maurizio Sucafica, detto Mao, era il<br />
suo compagno di banco e il suo caruso. L’unico finora. E studiavano<br />
insieme. E lei lo voleva pure sposare. Insieme avevano scoperto il sesso<br />
ma solo fino a un certo punto. Lui voleva una cosa ma lei non gliela aveva<br />
voluto dare. Quando la sera si stricavano uno contro l’altro dentro qualche<br />
cortile o nella scale buie di qualche palazzo del centro lui tornava alla<br />
carica.<br />
- Carmen, ‘u trasu o nun lu trasu..-<br />
- Ohhhhhhhh .... dopo.. poi.. dopo ‘u trasi..-<br />
- Carmen ,voglio fare l’amore.-
- Mao.. Ora…. Ora …..No…Poi…Poi… Ci sta tanto di quel tempo.-<br />
- Mao mai… dimmi la verità Carmen.-<br />
- Mao no mai… poi..-<br />
- E io vado a buttane. Pago e ‘u trasu.-<br />
- E trasi.. trasi.. Vai, vai… Che poi ti acchiappi una bella malattia e il<br />
maurizietto si sfascia, si rovina….-<br />
- Ihhhhhh…Minchiati.. E poi, eventualmente ci sono gli antibiotici.-<br />
E così litigavano. Spesso andavano fuori paese con la vespa di lui.<br />
Specialmente adesso che era primavera. E Mao insisteva. Voleva la prova<br />
d’amore. Voleva fare l’amore. Voleva . Lui. Maurizio Sucafica voleva la<br />
fica di lei. E invece doveva accontentarsi di lavori manuali o orali.<br />
Anche il pomeriggio, quando studiavano insieme in vista dell’esame di<br />
stato - e lo facevano solo a casa di lei - era bello scambiarsi un bacio tra<br />
una <strong>versione</strong> di greco e una di latino Quando in casa restavano soli, e la<br />
cosa succedeva spesso essendo il papà iperimpegnato e la mamma<br />
ammuccaparticoli nata, lui ci provava sempre.<br />
- Ora.. Poi.. Dopo..- era la risposta di lei.<br />
Comunque era bello leggere Catullo in originale. Toccarsi in carne e ossa.<br />
Studiare le leggi della fisica e il relativo fisico dello zito o della zita.<br />
Ripassare le leggi di Keplero sul movimento dei pianeti e parlare del<br />
giramento di palle di lui tra le mani di lei , studiare la teoria della<br />
tettonica a zolle e confrontarla con la tettonica di lei, classificare i vari di<br />
eruzione , dalla lineare alla pliniana, cercando di collocare l’eruzione<br />
minchiale di lui. Mettere a confronto la teoria del superuomo di Nietzsche<br />
con la superminchia di lui, la storia del plusvalore con quel della pluseros,<br />
i Malavoglia del Verga con la tanta voglia della verga di lui, il calcolo<br />
integrale della matematica con la trasuta integrale di maurizietto nella<br />
carmelina di lei. Ma lei diceva sempre “ Ora.. Poi.. Dopo.. Dopo.. Mao ”<br />
E Mao doveva accontentarsi delle mani o della bocca. Ma oramai era<br />
stanco di questi rapporti. Voleva di più. E quel pomeriggio ottenne di più.<br />
Sfuggì alle mani di lei e alla sua bocca ardente, se la piazzò sotto e punto<br />
contro la parete da sfondare, la toccò con la punta del suo pene e capì che<br />
quella era la volta buona. Faceva pressione lentamente, non voleva farle<br />
del male. E lei sembrava aver accettato la visita di maurizietto alla sua<br />
carmelina. La prima visita. Sentiva il calore e la pressione del glande, di<br />
quel glande che amava strofinarsi tra le cosce, lo sentiva premere, bussare,<br />
farsi avanti.<br />
- Sì, lo faccio trasiri….. no , non lo faccio trasiri.. sì.. no.. sì.. no..-
Questi erano i suoi pensieri in quel momento. Ma quando capì che la cosa<br />
era imminente, questioni di secondi , che le sue piccole e grandi labbra<br />
circondavano il glande ed erano pronte a catapultarlo all’interno, che la sua<br />
vagina era pronta a ricevere l’ospite, che la cosa stava per accadere, si rese<br />
conto che era necessario prendere una decisione.. o sì.. o no… se sì,<br />
bastava stare sotto di lui, se no, doveva svincolarsi… e alla fine, quando<br />
capì che lui era rinculato per dare il colpo definitivo, automaticamente<br />
scivolò via e il povero maurizietto di Mao andò a sbattere contro la<br />
coperta del lettino di Carmen.<br />
- Minchia che dolore.. ahi la minchia…ahi la cappella.. sicuro che si<br />
ammaccò.. e la minchia mi sa che si stoccò.. minchia che dolore di<br />
minchia.. Per san Priapo e i suoi priaponi.. minchia che male.. mi sa che<br />
la cappella da convessa che era concava diventò.. per san Priapo e il suo<br />
priapaccio.. ….-<br />
Lei muta taliava il suo ragazzo che continuava a fare avanti e indietro<br />
contro la coperta. E intanto santiava.<br />
- Minchia.. datemi un portuso per la mia minchia.. un portuso qualsiasi..<br />
ahi….- gridava lamentandosi.<br />
E lei muta. Muta e silenziosa, rossa in faccia e piena di desiderio dalla<br />
testa ai piedi. Taliava Mao impegnato in una ficcata con la coperta. Voleva<br />
bloccarlo. Ma aveva un po’ di paura. Pertanto lo lascio finire. Solo allora<br />
gli si buttò alle spalle. Lui sentiva i capezzali tisi di lei pungere le sue<br />
spalle, la pancia sulla curvatura dalla schiena e il pelo che le accarezzava il<br />
culo. Ma sentiva pure il bagnato intorno alla sua minchia. Oltre al dolore.<br />
- Scusa amore.. scusami, ma ho avuto paura..- disse lei.<br />
Lui non rispose. Carmen per tutta risposta infilò la mano destra sotto la<br />
pancia di lui e raggiunse il carmelino piccolo, bagnato e dolorante.<br />
- Amore, fammi controllare se è tutto a posto..- chiese lei.<br />
Lui non rispose. Lei smontò dalla sua posizione, lo girò lentamente e lo<br />
pulì. Lo pulì con la lingua.<br />
- Amore, tutto a posto è.. la cappella non si ammaccò….-<br />
Lui non rispose. Tra l’altro maurizietto, a causa della tremenda tempesta<br />
ormonale di lui, stava rialzando la testa. Quando fu tutto tiso lei lo toccò<br />
tutto, lo strinse, lo tirò, lo manovrò come il cambio di una automobile e poi<br />
sparò la sentenza.<br />
- Amore mio, non si ammaccò e neanche si stoccò. Sano era e sano<br />
restò.-
Lui non rispose. Fremeva per la rabbia. Fremeva per l’orgasmo. Fremeva<br />
per il dolore alla minchia. Fremeva perché quando tutto sembra andare in<br />
porto era invece tutto svanito. Voleva farsi Carmen per la prima volta e<br />
invece si era fatto la sua coperta. Si sentiva preso per il culo. Da tempo ci<br />
provava e adesso che tutto sembrava anadare al posto giusto lei si era<br />
svincolata .<br />
- Ahi…- continuava a dire Maurizio.<br />
Poi gli scappò dalla bocca quello che pensava.<br />
- Brutta malaca mi hai preso per il culo. Malachissima megagalattica.<br />
Malacona , malacaccia, malacazza brutta. …-<br />
- Malaca sì. In tutte le versioni, Sono stronza, stronzona, stronzissima,<br />
stronzazza . E’ vero. Stronza sì. Brutta no.- protestò Carmen.<br />
- Brutta malaca.- ridisse lui.- Mi hai preso per il culo. Questa è la<br />
sacrosanta verità. Ora. Poi. Dopo. Adesso sembrava arrivata l’ora. Ora.<br />
E invece senza dire parola alcuna mi hai trasmesso il solito messaggio<br />
” Ora. Dopo. Poi ”. Basta. Mi sono rotto i coglioni. Anzi mi sono rotto<br />
la minchia. Anzi, per essere precisi , la cappella della minchia…-<br />
- Non è vero , non si è rotta.- puntualizzò la carusa.<br />
- Basta. Vado via. Sono stanco di essere preso per il culo.-<br />
E fece per alzarsi. Allora, in un amen, in un quattro e quattr’otto , Carmen<br />
prese la decisione. E disse:<br />
- Non ti ho preso per il culo. Prendimi tu per il culo. –<br />
E nel dire queste parole si mise a pancia in giù, il quella posizione che lui<br />
amava contemplare, accarezzare, baciare, alliccare e basta. Tutt’al più se la<br />
poteva minare su quel sedere ed innaffiarlo del succo dell’amore, del suo<br />
succo, del succo dei suoi due limoni, del suo lemoncello personale.<br />
Adesso lei invece gli offriva i sedere come soluzione alternativa, gli<br />
offriva il buco del culo, lo voleva dentro il suo corpo ma non essendo<br />
pronta a riceverlo nel posto canonico, non sentendosi pronta a sacrificare<br />
l’entrata principale, quella protetta dal sipario della verginità, sipario che<br />
lei non voleva alzare, anzi non voleva far crollare, o meglio rompere,<br />
almeno per il momento, gli offriva l’ingresso secondario, quello del<br />
diavolo, perché solo il diavolo ficca il marrugghio in quell’antro oscuro.<br />
E lui capì. Capì al volo e accettò. La cosa fu bella per entrambi. Anche<br />
quello ero era amore. Anche quello era sesso con amore, per amore.<br />
- Ti amo Filomentula mia.- disse Maurizio venendo.<br />
L’aveva chiamata col nome del personaggio del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> che lei<br />
si apprestava a recitare. Ma nella sua testa aggiunse “ Filomentula per
modo di dire. Non mi pare che nella realtà sei una filomentula. Non mi<br />
pare proprio.” Anche lui recitava. Faceva il servo di Filomentula, Onanio<br />
Senzasorca. E in fondo nella vita senza sorca lo era veramente. O meglio,<br />
l’aveva ma non la poteva usare. La sua era una sorca .. fantasma.<br />
E lui era peggio di Amleto. Se quello aveva il problema di essere o non<br />
essere, lui aveva il problema di trasiri o nun trasiri.<br />
Ma per lui non era un dilemma. Lui voleva trasiri. La zita lu vulia fari<br />
trasiri ma poi nun lu facia trasiri.<br />
- ‘U trasu o nun lu trasu? Questo è il dilemma.-<br />
Addolorata Cazzillo in Cacanaca faceva la donna di casa. Suo marito<br />
Turiddu lavorava al comune e lei regnava su due camere più salone e<br />
cucina abitabile. Lei puliva , cucinava e mandava avanti la casa. Quella<br />
bella casa ottocentesca che dava in un cortile del centro storico di<br />
Monacazzo. La casa era di proprietà. Era stata la sua dote. E negli anni<br />
l’avevano migliorata parecchio. Erano stati i primi ad avere un bagno con<br />
la vasca, i primi ad avere il salotto in finta pelle, i primi a comprare il<br />
televisore in bianco e nero negli anni sessanta, i primi ad avere la seicento<br />
familiare. E i primi anche in tante altre cose. Specialmente dopo che si<br />
erano messi in casa lo zio Bastiano, americano ricco , vedovo e senza figli,<br />
che crepando gli aveva lasciato un bel conticino in banca. Allora i figli<br />
erano piccoli e il vecchio zio era solo un bambino in più. Addolorata<br />
stirava mutande , camicie e il resto per il marito, il figlio sedicenne<br />
Vincenzino Sacramento detto ‘Nzinu e la figlia diciottenne Maria Carmela<br />
Crocifissa detta Carmen. Era una femmina d’onore la signora Cacanaca.<br />
Essere moglie di un impiegato comunale equivaleva ad essere la moglie di<br />
un pubblico ufficiale. E la moglie di un pubblico sottufficiale doveva<br />
essere come la moglie di Cesare. Neanche l’ombra di un sospetto doveva<br />
gravare su di lei.<br />
- Sutta sta coppola di celu nun ci chiovi. - diceva sempre.<br />
E voleva semplicemente dire che tra le sue cosce non c’era posto per<br />
temporali estivi, acquazzoni e altro. Lì governava lei e la sua volontà e<br />
pertanto tempeste, fulmini e tuoni li poteva scatenare soltanto suo marito.<br />
Con il suo permesso. E lei il permesso lo accordava sempre. Perché era<br />
stata educata per dire sempre sì al marito . Anche quando il marito<br />
pretendeva cose strane, fantasie da porcello, e pertanto voleva fari trasiri lu<br />
sceccu pi la cura, lei lo accontentava. Questo le diceva, da ragazza, la<br />
vecchia signorina Santuzza Bucosano. E in parte lei concordava. Pensava
che se il marito voleva fare qualche porcheria bisognava pure<br />
accontentarlo. Altrimenti quello andava a fare il porco fuori casa. E lei il<br />
suo Turiddo lo accontentava sempre. Sia a tavola che a letto. D’altra parte<br />
gli uomini sono tutti porci.<br />
- I masculi sunu tutti puorci. Quannu ci pigghia lu firticchiu na lu piscia<br />
piscia non ci vedono più. Pertanto iddi fossinu capaci di infilarlo magari<br />
na nu purtusu di muru. Dintra na buttigghia. O na lu culu di na monaca<br />
vecchia e fracita. Tantu , in caso di necessità, nu purtusu equivale a<br />
n’autru . –<br />
Queste erano le parole che la simpaticissima, amatissima zia suor Luigina<br />
le diceva sempre. Quella femmina santa, zia del marito , che lei amava<br />
tanto quanto il marito odiava. Infatti Addolorata si arrabbiava solo e<br />
soltanto quando il marito usava la frase “ Non mi scassate i luigini.”<br />
Non sopportava proprio che il nome della santa donna, suora , vergine,<br />
quasi martire, forse santa o beata, della donna che sicuramente era assisa in<br />
paradiso e adesso conversava con amicizia e amore con tutto l’ambaradan<br />
divino, fosse diventato sinonimo di testicoli. Suor Luigina poteva essere<br />
testimone di fede, non di ficcate. Ma Turiddu, che aveva mal sopportato e<br />
ancora più male digerito gli insegnamenti della vecchia rompicoglioni che<br />
gli aveva fatto vivere come tragedia le prime vicende sessuali, aveva<br />
deciso che luigini era sinonimo di coglioni. Quella donna vestita di nero<br />
gli aveva rovinato il piacere del sesso per parecchio tempo. Gli aveva<br />
rovinato il piacere delle seghe, della prima ficcata, delle visite al casino..<br />
Ma quando era andato miliare , e lo avevano spedito a Milano, aveva<br />
scoperto che il sesso non è peccato. I commilitoni polentoni lo avevano<br />
svezzato, le fighe delle zoccole milanesi lo avevano fatto fottere con gioia<br />
e la moglie di un tenente colonnello lo aveva emancipato e istruito<br />
nell’arte dell’uso delle minchia. Per la gioia del mascolo e della femmina.<br />
Per il paradiso di carne e non per il paradiso cattolico.<br />
Nucidda<br />
Anche lui, Turiddu Cacanaca, una volta aveva assaggiato il conno della zia<br />
con la vocazione per il puttanesimo. La zia Concettina Nucidda maritata<br />
Cecè Cacanaca, il suo caro amatissimo zio cornutone. Anzi, era stato il<br />
primo conno che aveva assaggiato. Quando quindicenne aveva passato una<br />
settimana a casa dello zio perché suo padre era stato operato e la mamma
l’aveva assistito. La prima notte Turiddu non riuscì a dormire. Sentiva la<br />
zia e lo zio fare cunnomentulamachie alla grande. E lui, nella stanzetta di<br />
quel figlio che la coppia non aveva mai avuto, sentiva gemiti, lamenti e<br />
parole che gli mettevano il fuoco nei coglioni e il cemento armato nella<br />
minchia. E allora fece quello che facevano pure i suoi amici. Quello che a<br />
casa faceva spesso. Si dava da fare con le mani fino a quando il latte di<br />
brigghiu veniva fuori. O meglio, si sbucciava la fava da solo. La mattina<br />
resto a letto fino a tardi perché aveva sonno. La zia lo svegliò alle undici.<br />
- Non ho dormito.- disse il ragazzo.<br />
- E che hai cambiato capizzu. Hai cambiato letto.-<br />
- Può darsi.- rispose il giovane.<br />
- Oppure la casa è troppo rumorosa ? – chiese la zia accennando un<br />
sottile e alquanto ironico sorriso.<br />
Il ragazzo non rispose. Arrossì semplicemente. La zia era con la sottanina<br />
di raso nero corta corta e la scollatura bella profonda. Teneva le cosce<br />
bianche e tre quarti di minni a bella vista. Andò via lasciando ciauro di<br />
femmina in calore nell’aria e la sua minchia addumata dentro le mutande<br />
bianche. Lui rifece il lavoro manuale fatto già durante la notte. E nei giorni<br />
che seguirono le cose andarono allo stesso modo. Lui sapeva che la zia<br />
cornificava il marito ma una cosa era certa: non poteva cornificarlo col<br />
nipote. E poi lui era una mezzacalzetta, inesperto, vergine, con l’uccello<br />
bello sviluppato ma ignorante in fatto di femmine e relativi accessori.<br />
- Minchia mia babba ranni..- diceva a sé stesso intanto che si masturbava.<br />
La mattina lui restava a letto solo per farsi svegliare dalla zia e taliarla<br />
nella sua mezza nudità. La zia, dal ciaruro che c’era nella stanza, si<br />
rendeva conto che il picciotto , anche quella notte, aveva messo mano<br />
all’aceddu impazzito per riportarlo alla calma. E si rendeva pure conto che<br />
sotto il lenzuolo quello era di nuovo impazzito. E il copione si ripeteva.<br />
- Alzati..- diceva la zia .<br />
- Non posso.. più tardi. – rispondeva lui.<br />
- Che dormi nudo?- chiese la zia che sapeva il reale motivo<br />
dell’imbarazzo del picciotto.<br />
- Sì.- disse mentendo e arrossendo il ragazzo.<br />
Le cose cambiarono il quarto giorno. Lo zio era andato a Catania per<br />
affari. E lui si era ficcato, come al solito, nella vasca tutta piena d’acqua e<br />
schiuma e giocava come i bambini. Solo che non giocava con le paperelle,<br />
giocava con il suo uccello. Ma all’improvviso bussò la zia.<br />
- Posso trasiri? E’ urgente.- disse la donna.
- Sto facendo il bagno.-<br />
- E che ci fa. Tanto sei immerso nell’acqua. E poi , che fai, ti virivogni<br />
della zia?-<br />
E senza aspettare la sua risposta trasiu e andò a sedersi sul cesso per fare<br />
pipì. Con tranquillità si abbassò le mutande in un amen e posò il culo sulla<br />
tazza. Turiddu si guardò tutta la scena e per un attimo i suoi occhi<br />
inquadrarono il pelu della donna. Fu una visione. Come la svelata dei santi<br />
che si usava al suo paese. Solo che il santo poi restava svelato, qui invece<br />
era stato un lampo. Ma in ogni caso la minchia già dura s’indurì n’autra<br />
tanticchia. Taliò la donna pisciare, ascoltò le note musicali di quella<br />
cascatella dorata, vide la donna prendere un pezzo di carta e passarselo<br />
sulla passare bagnata per asciugarsela. Lui adesso aspettava solo che la zia<br />
si alzasse, gli rioffrisse la visione della velata di san pelo nero patrono del<br />
piacere e poi andasse via. Lui aveva solo voglia di farsi una sega. Dentro la<br />
vasca. Subito doveva scaricare la tensione accumulata e trasformarla i<br />
piacere. Invece la zia si alzò e si avvicinò alla vasca.<br />
- Ti faccio le spalle .- propose.<br />
Turiddu non rispose . E lei insaponò le belle spalle bianche del nipote.<br />
Parti dall’alto e scese fino alle natiche sode. Il picciotto, seduto dentro la<br />
vasca, sentendo quelle mani di femmina esperta sulle spalle diventò rosso<br />
come un pomodoro. E si stringeva le cosce per non far muovere la minchia<br />
tisa. E per far questo si contraeva i muscoli delle natiche. Intanto taliava le<br />
belle minne della zia che stavano più fuori che dentro. E la zia capì.<br />
- Che ci sta Turiddu? Tieni il culetto duro duro come la pietra lavica.-<br />
Turiddo non rispose. La zia passo ad insaponarlo sul petto. Poi sulla<br />
pancia. E lui sempre a trattenersi la minchia tisa tra le cosce. Poi, comu fu<br />
e come no fu, perse il controllo dei muscoli delle cosce e la minchia si<br />
liberò automaticamente da quella morsa andando a sbattere contro la mano<br />
della zia che stava operando in zona ombelico.<br />
- Chi fu ? Chi successi?-<br />
E rise. Turiddu arrussiau chiù assai.<br />
- L’aceddu scappau da la gabbia?- chiese la zia.<br />
Turiddu stava per sentirsi male. Si alzò. Nudo con un verme ma cercando<br />
di coprirsi con le mani fece per uscire dalla vasca ma perse l’equilibrio e<br />
per non cadere abbandonò l’autocensura per appoggiarsi al muro. Invece<br />
cadde sulla zia . La pancia sulle spalle, la parte superiore del corpo che<br />
pendeva sulla schiena della zia mentre le gambe pendevano davanti. E la<br />
minchia tisa si trovò automaticamente davanti alla bocca della zia. La zia,
senza dire niente, si l’ammuccau. Lui muto. Sempre muto come un pesce.<br />
E sucando quel sigaro speciale , la zia se lo caricò come un sacco di patate<br />
e lo portò nel suo lettone matrimoniale. Poi lo buttò sul letto e lo cavalcò<br />
con savoir-faire fino alla fine. Lui non disse niente per tutto il tempo. Solo<br />
gemiti. Gemiti di piacere.<br />
Ma la notte successiva non dormì. La minchia gli bruciava. La cappella era<br />
in fiamme. La testa pensava mille pensieri. Il cuore era in preda ad una<br />
tachicardia impressionante. Il corpo era caldissimo. Sudava in modo<br />
eccessivo. Le mani e piedi invece era gelati e umidicci assai assai. Se<br />
chiudeva gli occhi vedeva il conno della zia spalancato, vedeva la sua<br />
minchia fare trasi e nesci e pensava che quello era l’ingresso dell’inferno.<br />
Da tanto tempo desiderava entrare in quell’inferno, magari quello di una<br />
buttana, ma non lo facevano entrare. Era piccolo. Cresciuto tra le gambe<br />
ma piccolo fisicamente. E adesso, in un amen, era entrato nell’inferno<br />
caldo e accogliente di zia Concettina Nucidda in Cacanaca. Ma se era<br />
felice per la novità era infelice per aver peccato. La zia monaca glielo<br />
diceva sempre:<br />
- La femmina è il peccato. Andare con una femmine senza essere sposati<br />
davanti a Dio è un peccato mortale. Un peccato che porta sani sani<br />
all’inferno. A bruciare per l’eternità. E il fuoco, le fiamme, si<br />
appiccicano sempre alla parte del corpo che ha peccato.-<br />
Era per questo che la cappella della minchia era in fiamme. Aveva peccato<br />
e quello era un assaggio d’inferno sulla terra. Poi si addormentò e sognò<br />
l’inferno secondo Michelangelo. Il natale precedente era stato a Roma e<br />
aveva visitato la cappella sistina. Il giudizio universale le era rimasto<br />
impresso nella mente. Sognò le trombe che suonavano e lui , nudo come<br />
un verme, che cercava di arrampicarsi dall’inferno al paradiso. Ma i<br />
dannati lo chiamavano.<br />
- Turiddo, torna al tuo posto.-<br />
Anche i beati lo chiamavano.<br />
- Turiddo, torna all’infermo.-<br />
Ma lui continuava la scalata. E intanto che saliva si appellava direttamente<br />
al padreterno, a tutti i santi, agli angeli ,ai beati e a tutto il testo.<br />
- Perdono.. perdono.. perdono.. non lo faccio più.. perdono…-<br />
Ma il coro dei beati lo bloccò.<br />
- Vade retro, peccatore..-<br />
Anche Dio in persona intervenne nella discussione.<br />
- Turiddu Cacanaca, il tuo posto è all’inferno….-
Ma lui continuò a salire. E quando arrivò ad aggrapparsi al paradiso un<br />
angelo gli pestò le mani e lui precipitò in un amen all’inferno. E cadde<br />
diritto diritto sulla fica della zia che lo aspettava. Allora si svegliò. E si<br />
accorse di essere venuto nel sonno. Nel sogno.<br />
L’avvocato Ferdinando Cacanaca, fratello maggiore di Turiddu, era<br />
deputato regionale democristiano. Potente come un boss, una nullità come<br />
uomo. Era detto “ Ferdinando Cacanaca curnutu i tri maneri, di matri, di<br />
figghia e di mugghieri”. Ed era vero. Nato perché la mamma, moglie dello<br />
scarparo Sariddu, , bella femmina la buonanima, se la intendeva , col<br />
consenso del marito, con il barone Monteminata. E Ferdinando era<br />
cresciuto nel benessere. Benessere assicurato dai soldi del barone. Non<br />
riconosciuto ufficialmente lo era ufficiosamente. Poi si era maritato con la<br />
bella Annunziata Cantalamessa, proletaria ma laureata in medicina, e in<br />
primis, un pezzo di fica di prima qualità. Solo che Ferdinando, figlio<br />
naturale di uomo con tanto di minchia e figlio legale di un uomo pure lui<br />
con tanto di attributi, era sterile e per figliare non ci stavano cazzi da fare.<br />
Dotato di buon calibrò pure lui, sparava a salve, a vuoto, a perdere. Allora,<br />
con consenso di Ferdinando, Annunziata si era fatta un mese alle terme di<br />
Fiuggi. Sola soletta, corteggiata da tanti galletti che volevano solo fare<br />
trasi e nesci con quella bella gallinella, lei alla fine si era scelto il mascolo<br />
più bello tra i tanti che la corteggiavano. Applicando il concetto di<br />
selezione naturale, si era trovato un moro con la faccia d’angelo, i muscoli<br />
di ferro e la minchia d’acciaio. E con lui aveva fatto ficca e rificca fino alla<br />
fine del soggiorno termale. Quel mascolo belloccio si chiamava Ambrogio<br />
Belbelin ed era di Milano. E una volta a Monacazzo aveva scoperto di<br />
essere incinta. Era nata accussì la sua amata Kornelia. Che era venuta su<br />
bella, figa al cento per cento, ma con le idee strammate. Aveva pigliato dal<br />
vero padre, un comunista staliniano marxista e altro ancora, e con quelle<br />
idee era stata una protagonista del sessantotto romano. Nel 68 era nella<br />
città eterna per motivi di studio e quell’estate tornò a Monacazzo con la<br />
pancia piena. Il bello è che non sapeva chi minchia era il padre.<br />
- Papi adorato, mami adorata , ho praticato il libero amore. Io sono una<br />
figlia dei fiori.- diceva con una vocina sottile sottile che pareva uscire<br />
dal conno felice che stava tra le sue cosce.<br />
Così l’onorevole era diventato nonno. Figlio di simenta estranea ma nota,<br />
padre di una figlia non sua ma di un mascolo con tanto di nome e cognome
che però ignorava di avere una figlia in Sicilia, era adesso nonno di un bel<br />
picciriddo mascolo che non si sapeva chi minchia l’aveva seminato.<br />
Kornelia aveva voluto chiamare il figlio Ernesto Satisfescion .<br />
Ernesto come il “ Che “ , Satisfescion come il celebre pezzo dei Rolling<br />
Stones. E qui c’erano stati cazzi da pelare con padre Nicola, lo zio, che<br />
non voleva battezzare il picciriddo. Quel Satisfescion non era il nome di<br />
un santo, era invece solo e soltanto una parola diabolica.<br />
- Satisfescion , cioè soddisfazione. Un invito al peccato. No. Non lo<br />
posso battezzare. Almeno chiamalo Ernesto Addoloratescion, Ernesto<br />
Crocifissescion, Ernesto Sofferenzescion, Ernesto Santifichescion…-<br />
- No. Ernesto Satisfescion è basta.- aveva ribadito Kornelia.<br />
- Porterà male al picciriddo. Io non lo battezzo.- aveva detto all’incredulo<br />
fratello e alla mamma ancora più incredula.<br />
Il piccolo innocente era poi stato battezzato da un parrino di idee più<br />
larghe, più aperte, più moderne. Adesso l’onorevole era impegnato nella<br />
campagna per l’abrogazione del divorzio.<br />
Natalina<br />
Kornelia Cacanaca era il tormento di mamma e papà. Lo scandalo non<br />
erano le sue origini, lo scandalo non era il fatto di essere una ragazza<br />
madre, lo scandalo non era il suo attuale compagno. Lo scandalo erano le<br />
sue posizioni politiche. In quella casa democristiana ci stava questa<br />
comunista sfegatata. Adesso era impegnata nella battaglia per il NO<br />
all’abrogazione del divorzio. Segretaria della locale sezione di “ Lotta<br />
continua”, era la compagna dello scrittore Domenico Tempio , e faceva<br />
pure parte della compagnia teatrale i Plutoniani. Era bella, giovane,<br />
disinibita. Era colta, intelligente, amante del teatro e delle letture<br />
sofisticate, colte, particolari. Forse era una bibliofila. Sicuramente era una<br />
donna libera. Di quelle che fanno paura al mascolo tradizionale , quello<br />
che con la bocca fa tutto e il contrario di tutto ma con i fatti non fa un<br />
cazzo. Dopo la nascita del figlio, a dire il vero anche intanto che teneva il<br />
pancione, molti ci avevano provato. Volevano solo portarsela a letto,<br />
tanto per poter dire che s’erano fatti la figlia dell’onorevole Cacanaca.<br />
D’altra parte se lei stessa diceva che nel sessantotto a Roma aveva<br />
praticato il libero amore perché non poteva farlo anche a Monacazzo?<br />
Questo il pensiero dei mascoli del paese.
- Se a Roma si l’avi fatta ficcare da un pugno di sdisanorati coi capelli<br />
lunghi e lo spinello nelle mani, perché non si deve fare trummiare da<br />
questa sana , bella e potente minchia di Sicilia.- si domandava Ciccio<br />
Trapanone che da tempo la corteggiava sfacciatamente ed aveva pure<br />
scommesso su quella che riteneva una conquista facile.<br />
Aveva promesso agli amici le mutande di Kornelia come trofeo. E per<br />
accelerare quella che era una conquista da fare e una scommessa da<br />
vincere, una volta aveva fermato Kornelia che sola soletta amava andare a<br />
passeggiare nella zona di Pantalica.<br />
- Bella femmina tu mi addumi. Io non dormo pi tia .-<br />
- Vatti a fare un bagno accussì ti stuti.- rispose lei.<br />
- Bedda biddazza, io voglio essere stutato da te. –<br />
- Ahhhhhhhhhh.. non sono un pompiere..- disse lei ridendo.<br />
Quella risata infiammò di più Ciccio. Pensava alla bocca di Kornelia come<br />
a una pompa.<br />
- Ahhhh.. chi ti facissi…-<br />
Lei non rispondeva.<br />
- Ahhhh… chi ti rassi..-<br />
Lei continuava a passeggiare tranquilla.<br />
- Ahhh.. comu ti facissi ittari vuci di piaciri..-<br />
Silenzio.<br />
- Ahhhh… comu ti facissi diri basta ..basta…basta..-<br />
Silenzio assoluto. Lei davanti e lui appresso con gli occhi fissi su quel<br />
culetto che si annacava con innocenza sotto la minigonna.<br />
- Ahhhh.. ti la facissi sciri dagli occhi.. dalla bocca.. dalle orecchie..<br />
ahhhhhh..-<br />
Kornelia sorrise a quelle minchiate di mascolo siciliano. E continuò a<br />
passeggiare. Ciccio invece si stava incazzando.<br />
- Sta buttanazza si l’avi fatta ficcare liberamente da mezza Roma e ora , cà,<br />
o so paisi, fa la mariagoretti.- pinsava nella sua testa.<br />
E questi pensieri lo portarono a sparala grossa.<br />
- Certo.. le minchie forestieri le preferisci.. se fossi stato una minchia<br />
nordica a quest’ora mi la stauto già sucanno.. ma siccome sono solo una<br />
minchia di Sicilia la cosa non ti va.. ti scanti delle belle minchie di casa<br />
nostra.. preferisci le minchiette continentali.. quelle mezzo ghiacciate,<br />
nichi nichi e incapaci di fare godere una femmina.. tu mi sa che sei<br />
mezza buttana e mezza lesbica…Non sai proprio, sucaminchia di cazzi<br />
inutili, quello che ti perdi….-
A queste parole Kornelia si incazzò.<br />
- Ora ti sistemo io , superstronzo di Sicilia e minchia inutile che altro non<br />
sei.- disse a se stessa.<br />
E si girò.<br />
- Che mi perdo? Fammi vedere che mi perdo ?-<br />
E si avvicinò a Ciccio pigliandolo per cintura. Lo toccò sulla patta. Il<br />
picciotto era eccitato ma la superminchia era solo una minchia normale.<br />
- Forza, fammilo uscire da tutte le parti.. vediamo questa superminchia ..<br />
sentiamo queste supersoddisfazioni..…-<br />
Ciccio non si aspettava questa svolta improvvisa.<br />
- Sì.- rispose poco convinto.<br />
Lei si sbottonò la camicetta e gli fece vedere le tette. Poi si sfilò le<br />
mutande. Nel farlo le dava le spalle. E per un secondo gli fece vedere le<br />
sue belle natiche.<br />
- Minchia chi culo.- disse Ciccio a se stesso e alla sua minchia che<br />
scalpitava dentro le mutande. Adesso lui sapeva che sotto la minigonna<br />
c’era, a portata di mano e di minchia, la fica disponibile ed esperta di<br />
quella femmina. Lei si rigirò. E avvicinandosi, per un secondo, si alzò la<br />
minigonna e gli fece vedere il pelo. Lui a quella vista venne nelle mutande.<br />
Bagnò mutande e pantaloni. Arrossì. Lei fece finta di niente. Si avvicinò al<br />
mascolo , gli scippò la cintura, gli sbottonò i bottoni e calò le mutande<br />
impregnate di simenta. E si trovò davanti un cazzetto sporco, moscio e ..<br />
inutile. Lui ammutolì. Amminchiolì.<br />
- Forza.. mascolo di trinacria.. famillu sciri da tutte le parti..-<br />
Ciccio restò muto. Cicciniello moscio. Allora lei lo agguantò allo<br />
strumento. Lo strinse forte. Lo tirò. Lui gridò. Lei si sporcò le mani ma<br />
gliele fece alliccare al proprietario dalla simenta. Che come un cagnolo<br />
alliccò la mano della bella picciotta. E più alliccava più la sua minchia si<br />
rimetteva in piedi. Ma lei sapeva, da femmina esperta, che quella era una<br />
finta resurrezione. Una sceneggiata. Una illusione.<br />
Per questo lei si buttò per terra, a cosce, larghe , mettendo in evidenza la<br />
spaccazza lucida, bagnata ,vogliosa.<br />
- Viene superminchia di Sicilia.. riempimi.. fottimi… trummimmi..<br />
chiavami.. scopami.. fammi raggiungere l’orgasmo…-<br />
A quella parole Ciccio si buttò tra le cosce della donna. E quando con la<br />
mano si cercò il chiodo per inchiodare la femmina trovò solo un cosa<br />
moscia. Si alzò e scappò come un ladro. Se Ciccio parlò o non parlò di<br />
quella storia non si sa. Si sa solo che da allora i picciotti di Monacazzo si
tolsero dalla testa l’idea che Kornelia era uno sticchio a portata di tutto.<br />
Infatti Kornelia non la dava nessuno. Parlava di sesso ma non praticava.<br />
Era diventata amica di Eusebia Ferretti, la ginecologa moglie del sindaco<br />
Tonino Incardasciò. E era diventata amica pure del critico tuttologo<br />
Kalogero Bellarmino- Gugliotta, che era un Incardasciò illegittimo. E<br />
tramite Kalò aveva conosciuto Domenico Tempio. E la sera stessa c’era<br />
andata a letto. La loro unione continuava alla grande, senza bisogno di<br />
benedizione pretesca o permesso del sindaco.<br />
“L’amore e il sesso non hanno bisogno di permesso.” diceva un detto<br />
popolare.<br />
Suor Natalina gestiva l’asilo e il doposcuola per i ragazzi delle elementari.<br />
Era lei quella che , là dentro, faceva e sfaceva come minchia voleva. Il<br />
convento delle Sante Connoline Onoranti Pietose Addolorate Nate<br />
Tripenitenti Imperiture, dette semplicemente S.C.O.P.A.N.T.I. , era il suo<br />
regno. Lei era la madre badessa. Padre Nicola invece era il confessore di<br />
quelle suore. E suor Natalina era amica del padre confessore.<br />
- Amica per la pelle.- dicevano i monacazzesi dalla lingua pulita.<br />
- Amica per la minchia . - dicevano i monacazzesi dalla lingua lurda.<br />
- La minchia di iddu e di lei lu sticchiu sunu coma la corda cu lu sicciu.-<br />
dicevano , chiaro e tondo, le consorelle.<br />
D’accordo con padre Nicola e con il beneplacito dell’onorevole Cacanaca<br />
la monaca ogni giorno convocava nel salone delle feste i bambini. E dopo<br />
nu tanticchia di festa faceva loro il comizio .<br />
- Piccolini miei, occhietti dei miei occhietti, pezzi del mio cuoricino<br />
immacolato, mi fa piacere che vi state divertendo. Io sono contenta<br />
quando vi vedo felici, felici qui, tra queste sante mura , sotto la<br />
protezione del patrono di Monacazzo. E felici quando tornate a case, tra<br />
le braccia di mamma e papà. Quel papà e quella mamma che vi<br />
vogliono tanto tanto bene. Vero?- chiedeva la monaca.<br />
- Sì.- rispondevano i ragazzini felici e contenti.<br />
- Certo che sì. Mamma e papà non possono non voler bene alla carne<br />
della loro carne. Ma adesso purtroppo ci sta un pericolo grave ,<br />
gravissimo, che mette in pericolo la famiglia, che cerca di privarvi<br />
dell’amore della mamma o del papà.-<br />
I bambini facevano la faccia seria ed ascoltavano preoccupati. E suor<br />
Natalina continuò.
- Figlioli miei, dovete sapere che in Italia, e quindi anche nel nostro<br />
paese, ci sta gente cattiva, gente che non va mai in chiesa, gente che non<br />
è sposata, che non è battezzata, gente che è d’accordo con il diavolo.<br />
Costoro, qualche anno fa, mentre il Santo Padre volava in Australia a<br />
portare un messaggio di fede e speranza, approvarono la legge sul<br />
divorzio. Ma..-<br />
- Cos’è il divorzio?- chiese Giovannella Cacatoria ,figlia di architetto,<br />
che teneva quattro anni e mezzo.<br />
- Ahhh.. la voce dell’innocenza..- disse la monaca.- Tu sai che quando un<br />
uomo e una donna si sposano lo fanno per sempre. Per tutta la vita.<br />
Perché hanno un compito: crescere i figli, educarli e farli diventare dei<br />
bravi cristiani. Invece con il divorzio il papà una mattina, per un<br />
capriccio, può abbandonare i figli e la mamma dei propri figli e andare<br />
via.. magari tra le braccia di una donna cattiva..-<br />
- Ahhh.. - disse la bambina e scoppiò a piangere.<br />
- No, non piangere.. non è il tuo caso.. papà e mamma si vogliono bene.-<br />
disse la sorella.<br />
- Ihhhhhh.. E che quando papà rientra tardi… ihhhh.. la mamma gli dice<br />
sempre “ Dove sei stato? Dalla donna cattiva? Ora vai a dormire nella<br />
stanzetta , che fai ancora puzza di quella donnaccia. Ihhhhhhhhhh…-<br />
Consolata la bambina e scoperta una cosa nuova suor Natalina disse:<br />
- Se volete che il vostro papà stia sempre con la vostra mamma e con voi<br />
dovete pregare affinché domenica tredici maggio, quando la gente<br />
grande andrà a votare, voti per cancellare il diavolo divorzio dal nostro<br />
santo paese. Perché se questo non succede il papà può andare via in<br />
qualsiasi momento e lasciare voi soli con la mamma. –<br />
A questo punto tutti i bambini scoppiarono a piangere. Tutti tranne uno. Si<br />
sfogarono sotto il sorriso ironico delle suore. Suor Natalina in testa. Alla<br />
fine, prima di tornare a casa, ad ogni bambino fu ficcato in tasca un<br />
foglietto con la preghiera che dovevano fare tutte le sere prima di andare a<br />
letto per invocare il signore a sconfiggere i divorzisti. Quelli che sapevano<br />
leggere potevano recitarla da soli la preghiera, gli altri con la mamma,<br />
meglio se con entrambi i genitori. Ma anche per quelli più grandicelli, se<br />
dicevano la preghiera con i genitori , era meglio.<br />
Tra i bambini che andavamo all’asilo, in mancanza di soluzioni alternative,<br />
c’era pure Ernesto Satisfescion, il nipote dell’onorevole Cacanaca. Il<br />
bambino, più maturo e aperto dei suoi coetanei, fu l’unico che non versò
una lacrima. Lui il papà non l’aveva mai avuto. Sapeva di essere il frutto<br />
dell’amore e basta. Che un papà c’era ma non aveva né nome né faccia né<br />
indirizzo. Adesso la mamma aveva un compagno e con Mimì lui si trovava<br />
benissimo. Lo voleva bene come un papà. “ Papà d’amore” lo chiamava.<br />
Perché quel papà era un dono dell’amore, dell’amore che Mimì aveva per<br />
sua madre. Mimì da parte sua voleva bene un mondo a quel banbino che<br />
aveva visto crescere. E si considerava veramente il suo papà, il suo “ papà<br />
d’amore”. Perché non erano sposati mamma e Mimì. Stavano insieme per<br />
amore, non per torturarsi o cornificarsi come facevano tanti altri.<br />
Comunque se il suo papà d’amore fosse andato via a Ernesto sarebbe<br />
dispiaciuto tanto. Ma quella era la casa delle libertà. Così Kornelia parlava<br />
della sua casa. Ernesto appena fuori dall’asilo, in attesa che la mamma lo<br />
venisse a prelevare, prese il bigliettino e lo fece a mille pezzi. Per poi<br />
buttarlo al vento, quel vento primaverile già tanto caldo che quella mattina<br />
scuoteva Monacazzo. A parte il fatto che la sera mamma e Mimì non<br />
pregavano ma facevano l’amore, a parte questo , nella sua piccola testa si<br />
era reso conto che quel bigliettino era solo una di quelle cose che come<br />
diceva Mimì “ i preti e le monache mettono in atto per scassare i coglioni<br />
alla gente”. E lui, quel giorno, si sentiva i coglioni scassati. Era dispiaciuto<br />
per non essere intervenuto a cantagliene quattro a quella scassapiselli di<br />
suor Natalina. Lui così piccolo ma con le idee precise in fatto di libertà.<br />
Finalmente arrivò la bella mamma. Con tanto di minigonna e scollatura<br />
vertiginosa. Le monache la taliarono con occhio maledicente, padre Nicola<br />
la taliò come la nipote sdisanurata, qualche papà la taliò con pititto<br />
crescente in testa e dentro le mutande, molti bambini la taliarono con<br />
affetto infinito perché l’avrebbero volentieri voluta come madre. Ernesto<br />
corse tra quelle braccia e poggio la testa su quel seno. Accettò i baci della<br />
mamma e alla domanda” Come è andata la giornata amore mio” rispose<br />
” Oggi mi sono rotto i coglioni.”<br />
E raccontò, tornando a casa , tutti i fatti dei quella giornata.<br />
La storia dei bigliettini era stata ideata in una riunione che s’era tenuta nel<br />
convento delle orsoline. Tutti i sacerdoti, le monache e i frati di<br />
Monacazzo e dei paesi vicini erano stati invitati ad una riunione informale<br />
personalmente da suor Carmelina delle anime doloranti e da padre<br />
Augustin. In quella sede la “santa botanica” aveva invitato tutti a<br />
impegnarsi per il SI in tutti i modi possibili. E se necessario con quelli<br />
impossibili. E aveva suggerito la strategia della pressione e della paura sui
picciriddi. Padre Augustin invece aveva , come al solito, fatto una bella<br />
predica. Ed aveva fatto percepire a tutti i presenti che gli italiani che<br />
votavano NO si sarebbero prenotati automaticamente un posto all’inferno.<br />
Ursula<br />
Paolo era un altro dei fratelli Cacanaca. Ma non aveva niente in comune<br />
con i fratelli. Aveva fatto mille mestieri, anche in giro per il mondo, e per<br />
scelta, pur vivendo mille e una avventura, non si era mai voluto sposare.<br />
Nel sessantotto aveva vissuto a Parigi e partecipato ai moti di piazza. Per<br />
vivere allora faceva il pittore di strada. Negli anni settanta era tornato a<br />
Monacazzo e si era messo a fare il mago.<br />
- Tornò per disonorare la famiglia .- diceva l’onorevole Cacanaca.<br />
L’unica della famiglia con cui parlava era Kornelia. La nipote bella,<br />
autonoma e spregiudicata. Come lui.<br />
- Nipote per modo di dire – diceva Paolo nella sua testa – visto che non<br />
tiene una goccia di sangue dei Cacanaca. Nipote legale e basta, ma<br />
niente di biologico.-<br />
A Monacazzo Paolo aveva una bella clientela. Sulla porta dello studio ci<br />
stava scritto “ Paolo Cacanaca. Scatamanzia, Cunnomanzia,<br />
Mentulamanzia. E non solo…“<br />
Infatti era esperto anche di Piritomanzia, Pigiomanzia, Tettomanzia,<br />
Ombelicomanzia e tante altre cose ancora. Con la baronessa Monteminata<br />
aveva applicato la scatamanzia. L’aveva invitata a venire a fare i bisogni<br />
nel suo studio e dopo aver studiato odore, forma e colore di quella cacca<br />
aveva fatto le sue previsioni.<br />
- Mi dispiace dirlo Baronessa cara ma suo marito la tradisce con una<br />
ragazza di nome Giovanna, di soli vent’anni e molto molto bella. Se non<br />
corre ai ripari, guardi questo stronzetto piccolo, e mi scusi per<br />
l’espressione, quella resterà incinta. Questo stronzetto indica appunto il<br />
picciriddo.-<br />
La baronessa che in parte sapeva, come pure sapeva il mago, era rimasta<br />
confortata dalle parole del veggente e si era ripromessa di fare di tutto per<br />
far finire quella storia vergognosa tra il compassato barone e la giovane<br />
proletaria in cerca di soldi.<br />
Con la procace commerciante di intimo Rosa Purtusodoro aveva applicato,<br />
con il consenso della cliente, la cunnomanzia. Aveva redatto le sue
previsioni da forma , dimensione , colore , piegoline e altro dello sticchio<br />
della bella donna. La quale aveva chiesto al mago se avrebbe mai trovato<br />
l’uomo giusto.<br />
- Finora mi ammattunu sulu mascoli ca vono sulu chissa cosa e basta.-<br />
Dallo studio ravvicinato di quella cosa il mago aveva risposto:<br />
- Entro l’anno, cara la mia Rosa bella di none e di cosa, lei troverà<br />
l’uomo della sua vita.-<br />
Quando la cliente era bella e dimostrava di gradire l’esplorazione manuale<br />
del sito Paolo Cacanaca ci provava. E dall’esplorazione manuale passava<br />
ai bacetti. D’altra parte per taliare bene la cosa doveva guardarla da vicino.<br />
Pertanto la bocca di sotto della femmina era a portata della sua bocca. Dai<br />
bacetti passava alle alliccate. E se la cliente gradiva concludeva offrendo il<br />
gelato prima e infilando il filone nel forno bello caldo e pronto dopo. Con<br />
Rosa era andata così. C’era stata una bella storia. Tre mesi di passione a<br />
base di sesso . In fondo Paolo era il più onesto dei fratelli Cacanaca.<br />
Sostenitore della vita come successione o sequenza di passioni era allo<br />
stesso tempo fedele. Quando viveva una storia la viveva la cento per cento.<br />
Le altre donne non esistevano. Solo a storia finita si dedicava alla ricerca<br />
di una nuova donna.<br />
- Quando ce filinghi la minchia si deve accendere solo e soltanto per una<br />
donna.- sosteneva.<br />
Questa era la sua onestà sessuale.<br />
Invece Michele ficcava a destra e a sinistra, Turiddu, che voleva la moglie<br />
santa e immacolata, quannu ci capitava una ficcata lampo si la facia<br />
volentieri, e il parrino, tra ammuccaparticoli da consolare e monache da far<br />
godere, ficcava alla diavolina. Lui invece era fedele al portuso del<br />
momento. Onestà sessuale pura.<br />
Con il cinquantenne cavaliere del lavoro e dello sticchio altrui Ferdinando<br />
Diomiaiuti aveva applicato la mentulamanzia. Il cavaliere voleva sapere<br />
per quanto tempo ancora poteva tappare buchi di femmina di qualsiasi<br />
tipo. Dalla forma del pene moscio e diritto, dalla cappella più o meno<br />
estesa, dal pelame, da eventuali inclinazioni a destra o a sinistra, da<br />
eventuali curvature più o meno accentuate, da tutte queste cose, il mago<br />
sommo Paolo Cacanaca divinava per mentulamanzia.<br />
- Per altri dieci anni puoi stare tranquillo . Il piccolo cavaliere farà il suo<br />
dovere alla meglio. Poi si vedrà.-<br />
Il cavaliere era andato via contento.
Attualmente stava con una svedese che era la personificazione del sesso<br />
gioioso. La storia durava da tre anni ed era forse la più lunga vissuta da<br />
Paolo. Ursula Anderson, detta Kika, si chiamava la bella figa nordica.<br />
Quando passiava al corso con quel metro e ottanta di sticchio biondo i<br />
mascoli autoctoni si mozzicavano la lingua e inghiottivano amaro. Con gli<br />
occhi risalivano lungo quelle lunghe cosce bianche e immaginavano un<br />
porta del paradiso accogliente assai assai. Altri taliavano il culo della<br />
donna annacarsi dotto la corta veste. E sognavano di perdersi in quella<br />
valle del piacere. Altri ancora taliavano i seni voluminosi della femmina<br />
abballare sotto la maglietta. Metà fuori e metà dentro, niente reggiseno e<br />
capiccia tisi e sporgenti, attiravano lo sguardo allupato dei maschi. Che<br />
pensavano all’atterraggio del loro infelice volatile tra quelle collinette<br />
deliziose. E in tanti taliavano la bocca. Bella, carnosa, naturale. Ma quasi<br />
sempre con una sigaretta accesa, E quannu sucava la sigaretta, ai maschi<br />
che la taliavano attisava tutta l’attrezzatura, perché questi pensavano di<br />
mettere una loro cosa al posta della sigaretta . E al solo pensiero qualcuno<br />
veniva nelle mutande.<br />
Kornelia raccontò la brutta storia del bigliettino a Mimì. Era nudi a letto .<br />
Nudi e felici. Avevano appena fatto l’amore. Stavano parlando quando<br />
bussò Ernesto.<br />
- Entra. - disse la mamma.<br />
Il piccolo aprì la porta e corse a letto. Ficcandosi tra mamma e papà. Nudo<br />
anche lui. Perché era abituato a dormire libero.<br />
- Il corpo la notte deve respirare.- diceva la mamma. - Si devono togliere<br />
anche le mutande. –<br />
- Allora bisogna dormire con l’uccellino di fuori.-<br />
- Certo. Anche lui deve respirare. Mimì dorme nudo. Anch’io dormo<br />
nuda perché la gabbia dell’uccellino deve respirare anche lei. Prendere<br />
aria deve.-<br />
- E a volte anche l’uccellino.- disse Ernesto ridendo in quanto sapeva del<br />
gioco che fanno un maschio e una femmina che si vogliono bene. Una<br />
volta li aveva sorpresi sul fatto. E loro avevano spiegato alla meglio.<br />
- Quando l’uccellin prende il volo può finire nella gabbia. Ma non è<br />
detto. – disse la mamma.<br />
- Come non è detto?- chiese curioso Ernesto.<br />
- Può finire anche altrove.- specificò Mimì.<br />
- Ah…. - disse Ernesto senza chiedere cosa volesse dire altrove.
Insieme mamma e Mimì spiegarono a Ernesto che se l’indomani gli<br />
davano un altro bigliettino lo doveva portare a casa.<br />
- E che, la sera volete mettevi a pregare? E farlo fare anche a me? Che<br />
palle. - disse il bambino,<br />
- No.- risposero Kornelia e Mimì.- Siamo solo curiosi di leggerlo. Per<br />
vedere quanto sono scassapiselli le monache.-<br />
- Assai. Specialmente suor Natalina . E poi quello stronzetto di padre<br />
Nicola. Scassapiselli assai assai. Infatti me l’hanno scassato tutto. -<br />
disse il bambino pigliandosi il pisellino in mano per mostrarlo alla<br />
mamma e al suo compagno.<br />
Kornelia e Mimì risero. Risero alla grande. E contagiarono il piccolo. Poi<br />
si abbracciarono. Tutti e tre insieme. Come facevano sempre quando erano<br />
felici,<br />
- Mamma,- chiese Ernesto – ma il mio pisello quando cresce?-<br />
Questa domanda ultimamente la faceva spesso.<br />
- Ancora un po’. Non avere fretta. Quando lui crescerà sarà un problema<br />
in più.-<br />
- Ma io lo voglio quel problema. Voglio un pisello grande come quello di<br />
Mimì. Così faccio l’amore con la mia ragazza.-<br />
Kornelia e Mimì risero. Ernesto con loro. Poi si addormentarono. Tutti e<br />
tre nello stesso letto.<br />
- A munzieddu.- come amava dire Ernesto.<br />
Kika. Il desiderio proibito dei mascoli in attività di Monacazzo. Eppure la<br />
loro storia era iniziata per gioco. Lei era venuta in Sicilia per una vacanza<br />
con delle amiche. Nella naturale e selvaggia spiaggia di Vendicari, dove la<br />
gente faceva il bagno nuda e nuda si lasciava accarezzare dal sole , aveva<br />
conosciuto Paolo. Nuotando era andata a sbattere contro l’uomo. Avevano<br />
dialogato in acqua. Lei in perfetto inglese, lui con il poco inglese che<br />
conosceva. Immersi fino alla cintola, lui taliava i suoi seni con naturalezza.<br />
- Che fai, guardi?- chiese lei. Che da quando era arrivata in Sicilia era<br />
ossessionata dai galletti locali.<br />
- No.- rispose lui.<br />
- Come no. Se le palle dei tuoi occhi sono concentrati sui miei seni.-<br />
- Vero. Ma per motivi di studio.-<br />
- Per motivi di studio?- chiese lei.<br />
- Sì. Io faccio il mago. –
Lei rise e le tette ballarono. I capezzoli erano irti. Le spalle le bruciavano<br />
sotto il sole. Allora si immerse in acqua. E vide. E osservò la minchia del<br />
mascolo che sembrava un pesciolino autonomo. Era bella. Calma e<br />
tranquilla. Era sicuramente una minchia soddisfatta. Una gran bella<br />
minchia. Di quella che danno soddisfazione alle donne che la usano. Beata<br />
la femmina che l’aveva in gestione in quel periodo. Riemerse avendo nella<br />
testa quel pisellone che nuotava tranquillo.<br />
- Non scherzo - riprese lui – faccio il mago veramente… e tra le altre cose<br />
pratico la tettamanzia.-<br />
- Ehhhh…-<br />
- Prevedo il futuro studiando le tette delle persone. Sia uomini che donne.-<br />
- Le tette degli uomini?- chiese lei ridendo.<br />
- Sì. Quel poco che hanno. Ma a dire il vero ci sono mascoli che hanno<br />
più tette di certe donne. Ma non è il tuo caso. Tu sei una donna con più<br />
tette di tante altre donne.-<br />
- Certo. Come ci sono uomini con più cazzo di altri uomini.-<br />
E nel dire queste parole lo accarezzò nella parte interessata. Che era<br />
sempre tranquilla e pacifica. Scappò a nuoto e lui la seguì. Vedeva il suo<br />
bel culo sporgere dall’acqua del mare e sentiva il suo pisello gonfiare a<br />
quella vista. A un certo punto lei si immerse completamente per<br />
ricomparire dietro uno scoglio. Paolo la raggiunse e quando riemerse pure<br />
lui, trovò quelle belle tette a pelo d’acqua.<br />
- Allora, cosa vedi nelle mie tette?- chiese lei curiosa.<br />
Paolo le osservò da vicino. Le toccò. E disse:<br />
- Vedo che la tua vita sta per cambiare. Ci sono novità imminenti. Novità<br />
importantissime.-<br />
- Ma in che campo?-<br />
- In generale. Tutta la tua vita sarà sconvolta. Cambiamenti radicali a<br />
trecentosessanta gradi. Rivoluzione generale. -<br />
- Mahh .. non ho un vero lavoro.. faccio la modella e la pittrice.. ho<br />
studiato arte alla scuola pubblica e portamento per i fatti miei …ho<br />
lasciato il mio uomo.. era stupido e a parte il sesso non c’era dialogo..<br />
sono in vacanza in un posto bellissimo.. mi sento in paradiso.. mi sento<br />
Eva.. chissà.. ma tu sei Adamo o il serpente?-<br />
- Non so. Fai tu… Anch’io sono in vacanza… ho lasciato la mia donna..<br />
era gelosa.. mi opprimeva, mi schiavizzava, mi castrava, mi stava<br />
scippando i coglioni.. poi faccio uno strano lavoro che per molti non è<br />
un lavoro.. il mago.. lo sparapalle.. il raccontacazzate.. ma oggi mi
sento in paradiso.. mi sento Adamo e il mio serpente vorrebbe fare<br />
l’amore con Eva..-<br />
E nel dire questo si avvicinava sempre più a lei. Finalmente la sua bocca<br />
raggiunse quella della donna. Iniziò una bella glossomachia. Lei sentì pure<br />
la minchia dura di lui farsi largo tra le sue cosce. Cosce che si allargarono<br />
spontaneamente. Così, nell’acqua di Vendicari, lei si appese al suo collo e<br />
lo abbracciò con le gambe dietro la schiena. Solo allora la minchia di lui<br />
scivolò nella figa ospitale di lei. E fecero l’amore al ritmo del mare. Ad<br />
ogni onda lui entrava dentro col pestello e con la bocca mordeva un seno,<br />
al riflusso lui rinculava e abbandonava la tetta. Finita la ficcata lampo lei<br />
disse:<br />
- Mi chiamo Kika. Ursula detta Kika.-<br />
- Io Paolo…detto Paolo…-<br />
Lui l’invitò a venire a Monacazzo.<br />
- Ti posso anche ospitare.- disse.- Sia te che le tue amiche.-<br />
- Grazie.. vedrò.. vedremo…-<br />
Si salutarono e quando lui, nel tardo pomeriggio, indossò un paio di jeans<br />
strappati per tornare a casa, vide che lei lo chiamò.<br />
- Paolo.-<br />
- Che c’è?-<br />
- Voglio venire a casa tua.. è sempre valido l’invito.. hai detto che mi<br />
ospiti..-<br />
- Certo.. ci sta posto per te e per le tue amiche..-<br />
- No. Vengo solo io..-<br />
- Per me..-<br />
E preso il suo zainetto lo seguì verso la macchina, una vecchia due cavalli<br />
rossa. E una volta a Monacazzo ci era rimasta.<br />
Padre Nicola Cacanaca aveva una fissa. La stessa di Michele Santangelo.<br />
La stessa di Ferdinando Cacanaca. La stessa di tutti i membri della<br />
comunità “ Vitasanta santavita “. Mettere le mani su una copia del <strong>Cunnus</strong><br />
<strong>gloriosus</strong>. Ma nessuno lo trovava. Nelle biblioteca di Monacazzo non<br />
c’era. A Siracusa nemmeno. Nemmeno a Catania era stato possibile<br />
trovare nelle fornitissime biblioteche il testo in questione. A dire il vero<br />
non si trovavano neanche altre opere dello scrittore in questione. La santa<br />
inquisizione si che sapeva fare certi lavori coi fiocchi. Ma adesso tanti<br />
speravano di trovare l’opera maledetta. Invece niente. Per questo padre<br />
Nicola decise di andare alla conferenza stampa di Giorgio Baffo. E di
portarsi un amico giornalista, Francesco Alliccatore, per fare delle<br />
domande provocanti. Domande che erano state preparate dal furbo prelato<br />
E passate all’Alliccatore.<br />
Giorgio Baffo partecipò alla presentazione dell’estate monacazzese che lui<br />
stesso dirigeva. Nei salone delle Aquile del Palazzo di Città, alla presenza<br />
del sindaco Tonino Incardasciò, illustrò la rassegna teatrale. Che<br />
quell’anno sarebbe stata particolarmente provocatoria. Il sessantotto aveva<br />
reso la società più libera. Gli ipocriti avevano meno potere. Il corpo, il<br />
sesso, le parole facevano meno paura. Anche al sud queste cose facevano<br />
meno paura.<br />
- Il titolo della rassegna di quest’anno è “ Eros e le batracomiomachie”.<br />
Le batracomiomachie sono le lotte inutili dei moralisti<br />
ammuccaparticoli, dei censori castrati con desideri castranti, dei<br />
moralisti e della loro sessuofobia, delle vergini condannate a una<br />
verginità imposta, dei censori di regime che si passano il tempo a<br />
contare quanti culi, tette, peli, sessi maschili in riposo e in erezione ci<br />
sono nei film per poi sequestrarli, dei discendenti illegittimi della<br />
maledetta simenta degli inquisitori che vorrebbero, potendo, mettere<br />
ancora al rogo film, libri e opere d’arte. Magari insieme ai loro autori.<br />
Per la gioia di costoro, per la rabbia di costoro, la rassegna di<br />
quest’anno sarà solo incentrata sulla provocazione. –<br />
La stampa applaudì. Padre Nicola Cacanaca ascoltò in silenzio e ammuccò<br />
amaro. In attesa di tempi migliori . Tra gli altri, in sala, erano presenti<br />
Domenico Tempio con Kornelia e il piccolo Ernesto , Kalò con la sorella<br />
Bona Bellarmino-Gugliotta, Nitta col compagno Vic , Paolo Cacanaca con<br />
Kika. C’erano anche l’ingegnere Michele Santangelo, presidente della<br />
F.I.C.A. , con due suoi collaboratori. In un angolo c’erano, mano nella<br />
mano, Maurizio e Carmen. E tanti altri. Tra l’altro tutti i Plutoniani.<br />
- Qualche titolo. Certo - proseguì Giorgio Baffo - . A parte il <strong>Cunnus</strong><br />
<strong>gloriosus</strong> di cui tra poco parlerò, e che è un evento culturale di primaria<br />
importanza perché non viene rappresentato da secoli, ecco gli altri nove<br />
titoli in cartellone. Oramai è ufficiale. Si parte il quattro luglio con la<br />
nostra messa in scena, poi seguiranno, con scadenza giornaliera, i<br />
seguenti spettacoli. Peccato che sia una puttana di Ford, la Fedra di<br />
Racine, Il candealio di Giordano Bruno, il Caligola di Camus, La betia<br />
del Ruzante, Lulù di Wedekind, La mandragola di Machiavelli e La<br />
cortigiana dell’Aretino. Per chiudere, una novità assoluta, Edipo,
cittadino onorario di Monacazzo, liberamente ispirata alle due tragedie<br />
greche e scritta dal nostro concittadino Rupert Santoro. Come vedete si<br />
tratta di opere molto, molto belle. E molto, molto provocatorie. Dovete<br />
sapere che mettendo a punto il cartellone ho tenuto sulla scrivania un<br />
ritratto del signorino Torquemada. E quando aggiungevo con sicurezza<br />
contrattuale un titolo lo guardavo. Al signorino Torquemada, e gli<br />
dicevo in faccia, “ Che, vuoi mandarmi al rogo ? Vuoi mettermi in<br />
galera? Processarmi ? “ E il suo ritratto si incazzava, dava questa<br />
impressione, emanava odio, odio mortale anche da un pezzo di carta<br />
illustrato. Ma ora è, per nostra e vostra fortuna, un odio impotente.-<br />
Tutti applaudirono. Tranne padre Nicola che ammuccò più amaro di prima.<br />
Applaudì ironico Michele Santangelo.<br />
- Ma come dicevo all’inizio, torniamo al <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di G.B.B.<br />
Belininsorca. Il titolo si rifà al Miles di Plauto. Solo che nella commedia<br />
latina il protagonista è un maschio, tale Palestrione , soldato che si vanta<br />
di mille e più imprese guerresche e di mille e più imprese amorose. E<br />
tutti conoscete il finale, quando il povero soldato rischia il taglio dei<br />
testimoni. Ma alla fine verrà graziato. Tutto è bene quel che finisce<br />
bene. Il mona salva i testimoni e l’amico dei testimoni. Così può andare<br />
ancora in mona. Nel <strong>Cunnus</strong> di Belininsorca la protagonista è una<br />
donna, Filomentula, che la natura ha dotato di un organo tutto<br />
particolare. Il suo cunnus, appena un mascolo le piace, emette una<br />
specie di richiamo sonoro, e il mascolo in questione corre tra le braccia<br />
della ragazza. Praticamente G.B.B. Belininsorca in questa sua opera<br />
teatrale da voce al cunnus. Da la parola al conno. La trama? Semplice. –<br />
Si concentrò sulla platea. E riprese.<br />
- Elementare direi. Filomentula, dopo tante e tante storie, dopo aver<br />
attirato con la voce del suo strumento tanti e tanti mascoli, si innamora<br />
di due fratelli. Uno ricco e bruttissimo e uno povero e bellissimo. Tanto<br />
che il fratello povero, Kazzonbello, fa il servo del fratello ricco,<br />
Kazzondoro. Filomentula sta con loro perché hanno lo strumento giusto,<br />
quello che la fa tanto ma tanto felice. Sta col povero all’insaputa del<br />
ricco, sta col ricco col consenso del povero. Del ricco naturalmente<br />
piglia pure i soldi. E per stare col povero, quando il ricco è fuori, ha<br />
fatto praticare dal suo servo un foro nella parete. E così passa e spassa<br />
da una parte e dall’altra. Ma un servo di Kazzondoro la vede e minaccia<br />
di spifferare tutto al padrone. Allora, come nel testo plautino,<br />
Filomentula decide di sdoppiarsi in Filomentula e in sua sorella gemella
Filofallica Ma non vi dico il finale perché è a sorpresa. Ed è stato<br />
mantenuto nella <strong>versione</strong> siciliana.-<br />
Allora prese la parola un giornalista, tale Alliccatore, che chiese se era<br />
possibile avere il testo di Belininsorca.<br />
- Non adesso, ma la sera dello spettacolo sarà in vendita. Noi intendiamo<br />
rilanciare l’autore in questione vittima della minnitta perbenista e<br />
sessuofobica della chiesa. Ma quello che vedrete rappresentato dai<br />
Plutoniani non sarà il testo del Belininsorca, che è in italiano del<br />
cinquecento, anzi in toscano. Voi vedrete la libera trasposizione in<br />
siciliano, fatta da Domenico Tempio, e ambientata nei nostri giorni a<br />
Monacazzo. –<br />
- E non si può avere la traduzione del nostro illustre cittadino?-<br />
- No. Anche quella si conoscerà la sera dello spettacolo.-<br />
Ci furono altre domande. Poi chiese la parola Michele Santangelo.<br />
- Posso fare una domanda anche se non sono giornalista?-<br />
- Certo.- rispose serafico e ironica Giorgio Baffo. – Come si può negare<br />
una domanda sul <strong>Cunnus</strong> al presidente della F.I.C.A.-<br />
Risero tutti tranne padre Nicola e Michele Santangelo.<br />
- A nome della comunità “Vitasanta santavita “ la invito a cambiare il<br />
titolo dello spettacolo. <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> è un titolo oltraggioso e<br />
offensivo.-<br />
- Ma è l’originale. Se vuole lo traduciamo in dialetto. Lu sticchiu<br />
cacuoccila, lu sticchiu cacadditta, lu sticchiu cacanaca , lu..-<br />
Il pubblico rideva.<br />
- Basta.. basta.. noi ci appelleremo a tutte le autorità civili, politiche,<br />
militari e religiose affinché lo spettacolo non si faccia.. affinché la santa<br />
piazza del santo paese di Monacazzo non venga profanata. Si ricordi<br />
che davanti al palco ci sta una chiesa e che la facciata della chiesa è<br />
piena di statue di santi che sicuramente piangeranno per le volgarità che<br />
vedranno.. Se riuscirete a fare lo spettacolo.-<br />
- Faremo.. faremo.. magari con la bolla della scomunica in tasca ma<br />
faremo..<br />
- Non farete niente.. parola di Michele Santangelo.. Le vie del signore<br />
sono infinite.. quelle del sottoscritto pure..-<br />
Tutti fischiarono Michele il censore.<br />
- Anche le vie della libertà sono infinite..- disse Giorgio Baffo.
Tutti applaudirono Giorgio il libertario. Fu in quel momento che due<br />
picciotti della comunità si diressero verso il palco con un lenzuolo che<br />
appesero al tavolo dei conferenzieri. La scritta diceva :<br />
“ SI all’abrogazione del divorzio. NO al <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>.”<br />
Intervennero immediatamente i carabinieri che allontanarono i due<br />
facinorosi.<br />
- Libertà in nome del papa. Libertà in nome di Dio. Libertà in nome della<br />
religione. - gridavano i due esaltati mentre venivano allontanati.<br />
Michele Santangelo li seguì in caserma. Padre Nicola ammuccò<br />
amarissimo ma decise di restare per vedere dove andava a parare l’eretico<br />
Baffo. La conferenza proseguì tranquilla fino all fine.<br />
Spacchiu<br />
In caserma i due esaltati furono identificati. Erano il figlio del cavaliere<br />
Fofò Culò, e la figlia del ragioniere Agatino Cannacalata. Due picciotti<br />
strani, come strani erano tutti quelli della comunità. Ziti in casa ma puri di<br />
fatti e parole. Di pensiero non si sa. Loro dicevano di essere puri anche di<br />
quello. Non si erano mai dati un bacio. Aspettavano le nozze per fare<br />
tutto. Lei sognava spesso di diventare la signora Maria Crocifissa<br />
Cannacalata in Culò. Per poi fare tutto quello che non è peccato in quanto<br />
permesso dalla santa istituzione del matrimonio cristiano. Parlavano tanto.<br />
Di avere tanti figli, di battezzarli e di farli diventare buoni cristiani. Ma<br />
non facevano nessuno di quei preliminari che dovevano portare la simenta<br />
di lui nel portuso di lei. Lei naturalmente era vergine e non solo<br />
fisicamente. Mai una mano si era ficcata sotto la sua cammisa per<br />
conquistarne il seno. Mai una mano si era ficcata sotto la sua gonna per<br />
risalire alla valle del piacere. Mai si accarezzata, toccata , mai si era<br />
masturbata. Mai si era guardata nuda allo specchio. Mai aveva avuto il<br />
desiderio di vedere la cosa dello zito, tanto per farsene un idea . E<br />
naturalmente non aveva mai avuto il desiderio di toccare quella cosa. Non<br />
parliamo poi di usarla. Maria Crocefissa era uno sticchio frigido, polare,<br />
ghiacciato , uno sticchio compromesso dalla morale e che neanche la lava<br />
dell’Etna poteva riportare alla normalità. Eppure teneva già ventiquattro<br />
anni. E pure lui , stranamente, era vergine. Non aveva il desiderio di fare<br />
sesso prematrimoniale perché era peccato. Non aveva il desiderio di<br />
vedere la zita nuda, di toccarla, baciarla. E non si la minava mai. Quando
la mattina si svegliava con la cosa tisa non la toccava neanche ma<br />
aspettava che la cosa svunciasse e nel frattempo pregava. Ma delle volte<br />
gli ormoni gli giocavano brutti scherzi. Gli spermatozoi non conoscono<br />
morale o religione e ogni tanto, di notte, venivano fuori. Quello non<br />
faceva sesso con gli altri e neanche da solo e loro non potevano certo<br />
aspettare il matrimonio per uscire. Appena si rompevano i coglioni<br />
uscivano automaticamente dai coglioni. Allora lui si svegliava tutto<br />
sudato e incilippiato dentro le mutande. E correva a farsi il bidè con<br />
l’acqua gelata. Eppure teneva trent’anni.<br />
- Minchia quante ficcate si sta perdendo mio figlio.- diceva tra sé il padre<br />
che era uno che amava il pelo femminino. – Proprio a mia doveva<br />
capitare un figlio con la minchia disoccupata per scelta. E poi per<br />
disgrazia non si va a fare zito con quella Maria Crocefissa di nome e di<br />
fatto. Perché se quella era una femmina normale prima o poi ci lo<br />
scippava dai pantaloni. Lui non gliela dava. Lei se la pigliava. Con le<br />
buone o con le cattiva. Come dice il proverbio “ Quannu alla fimmina ci<br />
appittata sapi comu mettiri la minchia additta”. E invece passano il<br />
tempo pregando . Invece di fottere. Minchia chi testa di cazzo mio<br />
figlio.-<br />
Era arrivato a dirgli ” Sposati figlio mio, accussì spacchetti la minchia e la<br />
usi. Stu tempo ca passa è tutto pilu perso.“<br />
Ma adesso la coppietta era in caserma. Il maresciallo Nello Uccello<br />
Scopatore assistito dagli appuntati Piter Grankaz e Paolo Cazzunicareddu<br />
li interrogò a lungo.<br />
- Santa pacienza. Per Giobbe , Giobbetta e i loro giobbettini. Allora,<br />
Corrado Culò e Maria Crocefissa Cannacalata, perché avete disturbato<br />
la conferenza del dottor Baffo?-<br />
- Perché quello fa le cose oscene.- disse Corrado.<br />
- Lurdi assai assai. Fin dal titolo.- aggiunse la picciotta.<br />
- Ma il titolo l’avi dato uno scrittore antico.- disse il maresciallo.<br />
- Certo. Quello era un lurdo antico e lui è un lurdo moderno. E tutti quelli<br />
che lavorano con lui sono lurdi moderni. E pure quelli che aspettano di<br />
andare a vedere il teatro sono lurdi moderni.- disse convinto e ispirato<br />
Corrado.<br />
- Ma figlio mio, stava solo parlando di teatro?-<br />
- Sì, ma di teatro lurdu e ingrasciato.-<br />
- Lurdo o pulito a tia chi ti interessa?-
- A mia mi interessa. A mia. Alla mia zita. Alla mia comunità. A Michele<br />
Santangelo. A padre Nicola. All’onorevole Cacanaca. A tutti i cristiani<br />
deve interessare la cosa. Noi abbiamo un compito: fermare il divorzio e<br />
bloccare la messa in scena di quello spettacolo pornografico.-<br />
- Ma chi ti l’avi affidato questo compito?- chiese il maresciallo<br />
Scopatore.<br />
- La fede. Il papa. Dio in persona.-<br />
- E chi ficinu ? Ti telefonarono? O ti apparvero in sogno?-<br />
Al maresciallo ci parse che il picciotto era fora di testa. E la picciotta pure.<br />
Ma i ragazzi non dissero niente,<br />
- Sentite, adesso vi rilascio ma se lo rifate vi faccio passare la notte dietro<br />
le sbarre per disturbo di pubblica manifestazione regolarmente<br />
autorizzata.- puntualizzò nu tanticchia incazzato il maresciallo .<br />
A sé stesso disse la solita frase. Quella per cui era famoso.<br />
- Spacchiu miu na lu pacchiu di cu dicu iu.-<br />
- Bihh.. talia.. talia.. ora finisce ca ci mettunu dintra a n’autri che siamo<br />
buoni cristiani e difendiamo la legge di Dio… e a quelli che diffondono<br />
la parola del diavolo li lasciano fuori.- sparò Maria Crocifissa.<br />
- Senti carusedda spiritosa, l’Italia è uno stato laico. Anche se cumanna la<br />
democrazia cristiana lo stato è laico e non piglia ordina dai parrini. E<br />
neanche dal papa in persona.-<br />
- E chistu è ‘u dannu. Ma il regno di Dio è vicino.. – disse Corrado.<br />
- Itivinni , per Giobbe, Giobbetta e i loro giobbettini… ca pure i miei<br />
giobbettini stanu divintannu giobbettoni.. e pure quelli degli appuntati..<br />
e se scoppiunu finisci a schifiu..- disse incazzato il maresciallo.<br />
I ragazzi andarono via chiedendosi cosa mai fossero i giobbettini.<br />
- Spacchio mio nel pacchio di chi dico io. Minchia di la minchia mia<br />
bedda chiù scicchigna di chidda do sceccu , chi carusi strunzi ca ci sunu<br />
ancora oggi. - disse il maresciallo agli appuntati.- Nel 1974. L’uomo e<br />
andato sulla luna e chisti non riescono a ficcare. Mi chiedo e domando,<br />
invece di scassare i giobbettini alla gente picchì il caro Corrado non va<br />
a scassare lo sticchio alla zita ? –<br />
- Gnocca del mio cazzo . – disse Piter Grankaz che era di Bozen -<br />
Maresciallo, il fatto è che a volte Cristo da il pane a chi non tiene i denti<br />
per masticare.-<br />
- E lu sticchiddu a chiddu ca non teni cazziddu .- aggiunse Paolo<br />
Cazzunicareddu ca era di Oristano.
All’asilo le monache, in vista del referendum , tornarono alla carica.<br />
Quella mignottona in incognito di suor Natalina, che la notte prima aveva<br />
fatto il gioco dell’ascensore sulla minchia di padre Nicola, aveva parlato e<br />
sparlato di famiglia, di mamme, di papà, di divorzio e altro.<br />
Poi all’improvviso le monache avevano distribuito il solito bigliettino a<br />
tutti. Suor Natalina invece aveva detto:<br />
- Pregate per la vostra famiglia , per la vostra mamma, per il vostro papà.<br />
E siccome siete bambini buoni, pregate anche per le altre famiglie, le<br />
altre mamme, gli altri papà.-<br />
Ernesto fece una faccia strana. Suor Natalina se ne accorse. Quel bambino<br />
non gli piaceva. “ Figghiu di buttana” lo chiamava nella sua testa. Non gli<br />
era mai piaciuto quel bambino. Poteva tra l’altro influenzare e male gli<br />
altri bambini. Era troppo strano. Raccontava spesso le porcherie della sua<br />
famiglia. Famiglia per modo di dire. “ Racconta le porcherie del suo<br />
porcile. Perché un uomo e una donna che stanno insieme senza che la loro<br />
unione sia stata benedetta da Dio sono solo e soltanto due porci. E quella<br />
casa è un casino, un bordello, un postribolo, un inferno. D’altra parte è<br />
stato concepito fuori dal matrimonio. Anzi, a dire il vero, non si sa<br />
neanche di chi è figlio. Se non fosse stato l’erede , anche se in realtà<br />
illegittimo, dell’onorevole Cacanaca, l’avrei buttato fuori dall’asilo.. anzi,<br />
qua, non sarebbe mai entrato”. pensava la scassacazzi di suor Natalina.<br />
Quel bambino era un porco.. raccontava spesso che a casa sua stavano tutti<br />
nudi… la mamma con il fiorellino di fuori.. e il compagno della mamma<br />
con il pisellone di fuori.. raccontava cosa facevano col pisellone.. e che lui<br />
non vedeva l’ora che il suo ernestino diventasse un ernestone per poter fare<br />
le stesse cose.<br />
- Qualcuno vuol dire cosa pensa?- chiese la monaca.<br />
Ernesto alzò la mano. L’unico.<br />
- Parla Ernesto, dicci cosa pensi del divorzio.-<br />
- Penso che è una bella cosa… tutti i paesi civili hanno il divorzio.. Se il<br />
matrimonio non va non è il caso di scannassi a vita perché il<br />
matrimonio è insolubile..-<br />
- Indissolubile …- precisò la monaca.<br />
- E lo stesso.. a parte che io penso….-<br />
- Cosa pensi.? –<br />
- Penso che l’amore è indipendente dal matrimonio.. a parte che di<br />
matrimonio non ci sta solo quello in chiesa..-<br />
- Quello è l’unico accettato da Dio..-
- Ma anche di Dio non ci sta solo quello..-<br />
- Ma quello è il vero, l’unico, il giusto , il possibile..-<br />
- Per lei.. io non mi sposerò.. ma vivrò tante storie d’amore.. perché<br />
l’amore non è eterno .. tiene una scadenza.. come dice la mia cara<br />
mamma “ quando le campane non suonano più o si cambia batacchio o<br />
si cambia campana…”<br />
- Basta adesso..-<br />
- Basta un pisello.. per dirla pulita.. io volevo dire che questi bigliettini<br />
sono solo e soltanto terrorismo ideologico.. lo ha detto mamma.. avete<br />
voglia di scrivere minchiate e di pregare.. saranno solo parole e<br />
preghiere al vento.. il divorzio resterà.. per il bene delle coppie che non<br />
stanno più bene insieme .. di quelle che si fanno le corna a vicenda.. e a<br />
Monacazzo, tu lo sai, cara suor Natalina, ci ni sunu assai assai… allora<br />
viva il divorzio.. viva la libertà… e basta con i bambini che devono<br />
vedere mamma e papà litigare sempre , prendersi a botte, spesso<br />
violentarsi reciprocamente.. meglio genitori separati che genitori che si<br />
odiano.. e tanti bambini qua dentro hanno genitori che si odiano.. e<br />
allora meglio tornare a casa e trovarne solo uno.. uno tranquillo, in pace<br />
con sé stesso e con il mondo e non in guerra con tutti..-<br />
- Basta, basta .. - gridava la monaca da un pezzo - questa non è roba<br />
delle tue tasche.. qui ci sta lo zampino di tua madre .. o addirittura<br />
quello di Mimì… Adesso in castigo.. suor Fighinella.. porta questo<br />
ribelle nella stanza della penitenza.. e per mezzora inginocchiato sui<br />
ceci e con gli occhi chiusi..-<br />
A quelle parole il piccolo ma maturo Ernesto fece alla sorelle il gesto<br />
dell’ombrello e gridando un sonoro “ Vaffanculo.. “ alle monache e un<br />
“Coglioni, fate il vostro 68” ai compagni scappò fuori e si diresse al<br />
centro della piazza. Inseguito da due monache.<br />
Suor Natalina era rosso fuoco.<br />
Giacomo, il figlio di un notabile di Monacazzo, chiese alla sorella :<br />
- Suor Natalina, cos’è il 68?-<br />
- Una brutta cosa , figlio mio, una brutta cosa.- rispose la monaca.<br />
- Ho capito.. sarà come il 69.. Mio papà parla spesso di 69.. dice alla<br />
mamma “vado a letto e ti aspetto per un 69” . “ Non vengo “ risponde la<br />
mamma “ quelle cose brutte valli a fare con le donnacce”. Ma poi va a<br />
letto.. io spio e sento che il papà la convince.. perché alla fine gli dice<br />
“visto che ti è piaciuto il 69.” Ma ha dire il vero non gli ha chiesto mai<br />
di fare un 68. –
Suor Natalina divento rossa come la lava dell’Etna. Lei faceva spesso 69<br />
con padre Nicola.<br />
- Anche quello è una brutta cosa . - disse la monaca. –<br />
- Ma dimmi, sai anche cos’è ?- chiese per saggiare la cosa.<br />
- Forse si.. forse no.. una volta ho spiato perché c’era la porta a filazza.. –<br />
- E cos’hai visto?-<br />
- Niente. Ho capito poco.. ho capito che fare 69 è pigliarsi a morsi in<br />
mezzo alle cosce..-<br />
- Ahhh..- disse la monaca.<br />
Una volta in piazza Ernesto era salito sulla fontana di Alfeo e Aretusa . E<br />
stava dentro la vasca aggrappato alla cosce della statua nuda di Aretusa .<br />
Le sorelle, suor Fregnarella, romana de Roma, e suor Socmel , bolognese<br />
doc, lo pregavano di scendere.<br />
- No.. non scendo… voglio la mamma.. o Mimì.-<br />
Molta gente si era fermata per curiosità. Suor Fregnarella, la più giovane,<br />
entrò nella vasca e si portò all’altezza di Ernesto. Voleva acchiapparlo e<br />
farlo scendere. Ma il bambino si aggrappò a una coscia della statua .<br />
Allora la suora cercò si forzare la presa ma perse l’equilibrio e scivolò<br />
finendo con le cosce al vento. Tanti risero a vedere le cosce bianco latte<br />
della sorella. Due turisti giapponesi di passaggio iniziarono a scattare foto.<br />
Poi arrivarono due vigili urbani . Erano in riunione alcolica al vicino bar<br />
quando erano stati chiamati. Erano conosciuti come gli Stanlio e Olio di<br />
Monacazzo. Cercarono anche loro di andare dentro la fontana a recuperare<br />
la piccola peste del nipote dell’onorevole Cacanaca. Ma anche loro<br />
scivolarono. Fefè Quattrossa, il vigile secco secco, finì in mezzo alla<br />
cosce di suor Fregnarella. Con la faccia proprio all’altezza della fregna<br />
della suora. Sicuro che ne sentì pure il ciauro.<br />
I monacazzesi ridevano. I due turisti giapponesi scattavano foto.<br />
Nenè Uttacchio, il vigile grosso, invece fini con la faccia all’altezza della<br />
minchia di Alfeo e a causa del grosso culo che teneva, restò bloccato. E<br />
non poteva neanche girare la testa . Altrimenti si ammuccava la minchia di<br />
marmoro della statua.<br />
La gente rideva. I giapponesi fotografavano.<br />
Nenè cercò si svincolare il culo per liberarsi e ci riuscì. Solo che i<br />
pantaloni si strapparono e lui restò in mutande. Ma appena in piedi, a<br />
causa dell’alcool o del fondo scivoloso della vasca, cadde di nuovo. Ma<br />
nel cadere la lancia di una statua gli strappò di botto le mutande. E Nenè si
trovò nella stessa posizione di prima. Culo incastrato, cosce spalancate e<br />
bocca davanti all’uccello di Alfeo. E in più con i gioielli di famiglia<br />
esposti in pubblico.<br />
La gente rideva. I giapponesi continuavano a fotografare.<br />
Ernesto rideva e dava bacetti alla statua di Aretusa. Solo che la testa era ad<br />
una certa altezza e i baci finivano sul conno della statua. Allora suor<br />
Socmel decise di entrare anche lei. Per dare un esempio a quel mocciosetto<br />
spocchioso. Entrò dentro la vasca, si fece il segno della croce, diede una<br />
occhiata alle cosce spalancate della consorella e alla testa del vigile che<br />
riposava su quel cuscino, poi taliò la faccia dell’altro vigile e la minchia<br />
della statua, quindi diede uno sguardo all’attrezzatura riproduttiva del<br />
vigile e si fece subito un altro segno della croce. Infime taliò Ernesto e<br />
disse:<br />
- A noi, piccola peste di un Cacanaca.. .-<br />
E parti alla conquista del trofeo. Acchiappò il piccolo e lo stava staccando<br />
dalla coscia della statua quando perse l’equilibrio e scivolò pure lei. Cadde<br />
a pancia in giù e scivolò in direzione della cosce spalancate di Nenè. Per la<br />
paura spalancò la bocca. Ma dopo un secondo se la trovò tappata dal tappo<br />
di carne di Nenè. Che a sua volta, per il colpo ricevuto, aprì la bocca e se<br />
la ritrovò automaticamente piena della minchia della statua.<br />
I monacazzesi si scassarono dalle risate. I giapponesi continuarono a<br />
fotografare. Per caso si trovò a passare Mimì. Lo avvisarono che quel<br />
bambino dentro la fontana era Ernesto.<br />
- Mimì.. Mimì...- gridò il piccolo.<br />
- Scendi..-<br />
- Ho paura di scivolare.. vieni a prendermi tu.-<br />
Mimì si spogliò con classe e in mutande entrò dentro la vasca. Prima aiutò<br />
suor Fregnarella.<br />
- Liberiamo la più bella. - le disse all’orecchio.<br />
- Grazie.- disse la monaca abbassando lo sguardo e notando il pacco di<br />
Mimì.<br />
Poi aiutò suor Socmel. Che ringraziò sputando a destra e a sinistra. Aveva<br />
in bocca il sapore dell’uccello del vigile. E secondo lei non era un buon<br />
sapore. Scendendo dalla vasca abbassò gli occhi e notò pure lei il pacco di<br />
Mimì. Anzi né notò il vero contenuto, perché le mutande bagnate erano<br />
diventate quasi trasparenti. Aiutò poi il vigile secco. Che ringraziò. E per<br />
finire quello grosso.<br />
- Non ho niente da darti per coprirti. Sono in mutande.-
- Grazie lo stesso.-<br />
E Nenè scese dalla vasca coprendosi con le mani. Sembrava un dannato<br />
dell’inferno dantesco illustrato dal Dorè. Solo allora si caricò il piccolo<br />
Ernesto per potarlo fuori dalla vasca.<br />
Tutti applaudirono, pure i giapponesi che avevano smesso di fotografare.<br />
A casa Ernesto raccontò quello che era successo. Nel pomeriggio Kornelia<br />
presentò una denuncia ai carabinieri.<br />
Gnocca<br />
Da alcuni mesi era tornato da Milano ,dove lavorava, Calogero Cacanaca.<br />
Lavorava nello spettacolo come sceneggiatore, e così pure la moglie Maria<br />
Teresa Gnocca. Era tornato per scrivere una sceneggiatura tutta siciliana.<br />
La lombarda Maria Teresa amava anche lei la Sicilia e il suo mare.<br />
Stavano, quando venivano a Monacazzo, in una piccola casa del centro<br />
con cortile e terrazzo. Erano nudisti e vegetariani. E s’erano conosciuti<br />
grazie a questa loro passione per il corpo libero . Anche nella loro casetta<br />
siciliana facevano i nudisti. Giravano nudi casa casa, si pigliavano il sole<br />
nudi sul terrazzo, chiacchieravano nudi nel cortile. Nudi sia loro che i figli.<br />
Mary Juhana di anni sedici e Ludovico Sigfrido Dennis, detto<br />
semplicemente LSD , che di anni ne teneva diciassette.<br />
E i vicini mascoli, scoperta la passione della famiglia di Calogero che si<br />
faceva chiamare semplicemente Cal, si appostavano dietro le finestre e<br />
armati di cannocchiale o binocolo , cercavano di spiare. Siccome la<br />
terrazza era protetta e così pure il cortile l’unica cosa da fare era spiare<br />
attraverso finestre e balconi. E spiando spiando riuscivano a vedere la<br />
bella Maria Teresa e la bellissima Mary Juhana.<br />
- Minchia che femmine, sia la madre che la figlia..- diceva l’avvocato<br />
quarantenne Cecè Sparabbadditta. Lui era scapolo e il suo salone era la<br />
postazione migliore per spiare la casa di Calogero. E per non annoiarsi<br />
invitava gli amici più intimi. Tanto lo spettacolo era gratis.<br />
- Che femmine .. che sticchi di prima qualità.. chi ci facissi.. che ci dassi..<br />
unni ci la mittissi.. unni ci la ficcassi.. – diceva il farmacista Peppe<br />
Cicidda che in pubblico era un moralista ineccepibile.
- Chi cula .. chi minni.. chi cosci ..chi cula.. chi minni.. chi cosci.. chi<br />
cula.. chi minni.. chi cosci..- era la litania del ragioniere Santuzzo<br />
Cipudda.<br />
- Che spettacolo.. pari il paradiso terrestre. Eva ranni e Eva nica.. che<br />
spettacolo.. che bellezza..- diceva il più raffinato commendatore Alberto<br />
Cacaceddi.<br />
Ma quando nel loro campo visivo entravano Calogero o il figlio i guardoni<br />
a senso unico sbottavano in imprecazioni varie.<br />
- Che schifo.. non ci sta più religione.. questi porci che firrino casa casa<br />
nudi.. senza vergogna … con tutti la gioielleria di famiglia esposta.. che<br />
vergogna .. un padre nudo con l’aciddazzu di fuori sotto gli occhi della<br />
figlia.. e il caruso.. nudo come un verme davanti alla sorella.. porcherie .<br />
porcherie di sdisanorati.. d’altra parte quello lavora nel mondo dello<br />
spettacolo.. tutti porci lurdi sono…- dicevano i signori che amavano<br />
taliare le donne nude.<br />
- La donna nuda è uno spettacolo, il mascolo nudo una schifezza.- diceva<br />
il padrone di casa.<br />
- Viva la legge della maniglia. Io mi fare sia la madre che la figlia.-<br />
diceva Santuzzo Cipudda.<br />
- Stasera all’Arcazzo.. a scaricarci i coglioni e il cazzo.-<br />
L’Arcazzo era la zona a luci rosse di Monacazzo. Da quando i casini<br />
avevano chiuso le signore dell’amore avevano aperto bottega in questa<br />
zona appena fuori paese. E di lavoro ne avevano. Scapoli arrapati ,<br />
maritati insoddisfatti , picciotti alla scoperta del pelo, mascoli in fase<br />
goliardica erano la loro clientela.<br />
Nell’appartamentino sopra quello di Cecè abitava il dottore Michelangelo<br />
Cazzicatummila . Separato da tempo viveva con la nuova compagna di<br />
vita, la professoressa Nicoletta Attizzamentula . E con loro i loro figli. Il<br />
dottore teneva una figlia femmina sedicenne. Innocenza si chiamava ma<br />
di innocente aveva poco. La professoressa invece aveva due figli maschi<br />
diciassettenni. Gemelli omozigoti. Due gocce d’acqua. E dai nomi strani,<br />
Alberto Castore e Umberto Polluce. Innò ,così si faceva chiamare<br />
Innocenza, si passava il tempo a spiare casa Cacanaca, ma gioiva solo<br />
quando nei suo occhi arrivava la bellezza esplosiva di LSD. Non gli<br />
dispiaceva vedere il padre. Ma preferiva il figlio. Se lo sarebbe fatto<br />
volentieri la bella Innò. Dalla finestra della sua camera da letto si<br />
controllava anche un po’ di terrazza . Terrazza alla quale si accedeva dal
cortile. Una volta l’aveva beccato sotto la doccia intanto che si faceva una<br />
sega. Come avrebbe voluto dargli una mano. E anche altro a dire il vero<br />
vero veramente. Una notte invece, siccome non riusciva a dormire, aveva<br />
beccato Cal e Maria Teresa che scopavano sul letto con la luce accesa. E<br />
s’era goduta lo spettacolo. E s’era immaginata al posto di Maria Teresa<br />
con addosso LSD. Poi la sua attenzione era stata attratta da delle voci.<br />
Aveva guardato e davanti al portoncino di casa Cacanaca aveva visto LSD<br />
abbracciato con una carusa. S’era messa a taliare in basso. Lui adesso la<br />
stava baciando e con le mani le accarezzava il culo.<br />
- Chi cazz’è questa buttanella fortunata?- si chiese Innò.<br />
LSD e la picciotta stricavano alla grande. Intanto che lui la baciava si trovò<br />
a guardare verso l’alto, E i suoi occhi incontrarono quelli di Innò. Lei<br />
arrossì , lui continuò a fare le sue cosette. Poi attaccarono a parlare LSD e<br />
la picciotta. Lui cercava di convincerla ad entrare, a salire in terrazza con<br />
lui.<br />
- Per prendere un po’ di fresco e parlare e fare.. fare quello che capita<br />
capita..-<br />
Alla fine la ragazza accettò. E Innò finalmente la vide in faccia. Era la sua<br />
amica Rosetta Piscialora. Intanto che i due si portavano sul terrazzo ritornò<br />
al binocolo. Cal e Maria Teresa scopavano ancora. Cercò di dirigere lo<br />
strumento sul terrazzo. Finalmente lo centrò. E aspettò l’arrivo dei ragazzi.<br />
Ma non sentiva più i loro discorsi. Si taliò invece i loro fatti. Iddu ci tirau<br />
fora li minni e ci li mozzicò e alliccò. Poi sempre iddu ci calau li mutanni e<br />
ci la vasau e alliccau. Poi ancora iddu si tirau fora la fontana a ci desi da<br />
bere ‘u latti di brigghiu. Poi ancora e sempre iddu ci la vulia ficcare nel<br />
purtusu giusto ma lei ci dissi “E presto” e girandosi gli offrì il culo. Innò<br />
si taliò tutto e pinsau che, al posto di Rosetta, lei l’avissa fatto accomodare<br />
pure dintra il suo fiorellino profumato. Tornò a letto contenta per lo<br />
spettacolo ma con la fica in fiamme. Si calmò masturbandosi alla grande e<br />
pensando di avere tra le mani, e non solo tra le mani, la minchia di LSD.<br />
Liolà<br />
Innò aveva un soprannome strano. Liolà. Glielo avevano affibbiato i<br />
gemelli. Solo loro la chiamavano così. Arrivati a casa Cazzicatummili<br />
appena quattordicenni s’erano trovati con la Innò sempre tra le scatole. La<br />
ragazza, un anno meno dei gemelli, li ossessionava con le parole , i fatti e
la semplice presenza. Li spiava al cesso quando pisciavano. Voleva vedere<br />
il loro giocattolino. Li spiava quando facevano il bagno. La sera si<br />
precipitava nella loro camera e taliava il malloppo che stava dentro le<br />
mutande. Poco dopo il loro arrivò li aveva scoperti che si masturbavano su<br />
di un giornale. Quando non ci stavano era andata a vedere. Un giornale<br />
pieno di fotografie di donne e uomini nude che facevano quelle cose che<br />
certa gente chiama “ cosi lurdi “ e altra gente “ cosi belli”.<br />
Una pomeriggio, i grandi erano fuori, era entrata all’improvviso. I ragazzi<br />
se la stavano minando. Castore fece in tempo a coprirsi. Polluce ci mise un<br />
po’ di più e lei fece in tempo a vedere la mano che faceva su e giù.<br />
- Minchia. Ti ho detto che devi bussare.- disse Castore.<br />
- Ohhh. Siamo in famiglia.. quasi fratelli…Che fa, vi vergognate di vostra<br />
sorella acquisita.- disse lei.<br />
- Tu non sei nostra sorella..-<br />
- Allora vostra amica..-<br />
- Questo può essere..- disse Umberto Polluce che era rosso in faccia.<br />
Sotto le lenzuola emergevano due rilievi e Innò taliava un colpo a destra e<br />
uno a sinistra.<br />
- Allora amici.. - disse la ragazza.<br />
- Dipende.. – disse Alberto Castore.-<br />
- Da cosa?-<br />
- Se sai mantenere il segreto.-<br />
- Quale segreto ?-<br />
- Quello che hai visto.. non l’hai visto….-<br />
- Ahhhhhhhh…Il segreto.. dipende…- disse Innò.<br />
- Da cosa?- chiesero i ragazzi.<br />
- Se mi fate assistere allo spettacolo io manterrò il segreto.-<br />
I fratelli gemelli si taliarono in faccia pensando la stessa cosa.<br />
- Ma questa è matta.-<br />
Ma mentre si taliavano in faccia Innò si avvicinò e con un colpo<br />
improvviso tirò via le lenzuola. I due gemelli si trovarono con il piselli tisi<br />
a bella vista. Cercarono di coprirsi con le mani.<br />
- O finite i lavori o appena torna vostra madre glielo dico.-<br />
- No.- gridarono i gemelli.- Quella ci manda in collegio-<br />
E si misero al lavoro di buona lena. Ma non riuscivano a finire. La<br />
tensione, la presenza di lei o altro non li faceva venire.<br />
- Non ce la facciamo. Sarà perché tu ci guardi.. -<br />
- Bohhhhhh… mi sa che è una scusa. Aiutatevi tra di voi..-
- Ehhhh..-<br />
- Sì. Minatevela a vicenda.-<br />
L’avevano già fatto tra di loro. Ma facevano finta di non capire. Volevano<br />
essere masturbati dalla ragazza. Perché le mani di una ragazza danno più<br />
piacere. Loro erano stati parecchie volte già ziti e si erano spinti solo e<br />
sempre fino alla minata. Non erano mai riusciti ad andare oltre.<br />
Fecero finta di minarsela. Ma senza impegno.<br />
- Non riusciamo a venire. Dacci una mano almeno. Per favore. -<br />
- Va bene.- disse tutta contenta Innò.<br />
Alberto Castore e Umberto Polluce si misero in piedi davanti a lei. E lei<br />
fece benissimo il suo lavoro. Pareva una segologa specializzata.<br />
Alla fine fu Alberto Castore a parlare.<br />
- Segreto..- dissero i maschi.<br />
- Segreto.- rispose lei.<br />
Un altro pomeriggio furono i gemelli ad andare a trovare Innò.<br />
- Che volete.. Che vi faccio una sega..-<br />
- No.-<br />
- E allora? - chiese lei gentile.<br />
- Vogliamo vedere la tua cosa.-<br />
- Cosa?-<br />
- La cosa che tieni in mezzo alle gambe. E vogliamo vedere come ti<br />
masturbi.-<br />
Parlavano all’unisono.<br />
- Le femmine non lo possono fare.-<br />
- Possono.. possono.. te lo spieghiamo noi.-<br />
E tirarono fuori un giornale porno per farle vedere quello che faceva una<br />
ragazza con il dito più lungo della mano destra.<br />
- O lo fai o diciamo a tuo padre quello che ci hai fatto.-<br />
- No. Quello mi manda in collegio.-<br />
- E allora fallo.-<br />
Innò non si fece pregare ulteriormente . Si spogliò, si masturbò e si fece<br />
masturbare. E masturbò pure lei. Da quei lavori manuali erano poi,<br />
lentamente, passati ad altro. A loro, ai gemelli, aveva fatto il primo<br />
pompino. Insieme. Da loro, dai gemelli, era stata omaggiata del primo<br />
cunnilingus. Contemporaneamente. Ma a un certo punto i gemelli<br />
volevano di più. Volevano fare l’amore completo. Ma non poteva<br />
accoglierli tutti e due in una volta. Discussero a lungo. Poi la foto di un<br />
giornale porno le diede l’illuminazione. C’era una ragazza che stava con
due uomini contemporaneamente. Uno gliela metteva davanti , l’altro<br />
dietro.<br />
- Questa potrebbe essere la soluzione.- disse Innò.<br />
- Uno la mette lì.- E indicò il pacchio.<br />
- L’altro la mette là.- E indicò il culo<br />
- Ehhh….- dissero i ragazzi.<br />
- Sì. Uno lì, l’altro là.-<br />
- Ma come facciamo a stabilire chi va davanti e chi dietro?- disse Alberto<br />
Castore.<br />
- Io la metto lì o là?- chiese Umberto Polluce.<br />
- Lo dobbiamo stabilire. O lì o là. Chissà.-<br />
- Io voglio andare lì.- disse Alberto Castore indicando la mona .<br />
- Io pure.- disse Umberto Polluce.<br />
- Là o lì. Lì o là. Io sono vergine di entrambi i posti. Vi giocate le mie<br />
verginità.. Chi vince decide se andare lì o là.-<br />
- E come ci lu iucamu ?<br />
- Facendo un sessantanove davanti a me. Chi viene per primo decide se<br />
andare lì o là.-<br />
Alberto Castore e Umberto Polluce si taliarono in faccia. Erano nudi ma<br />
con i piselli mosci. Si misero a letto, di fianco, piedi contro testa. La bocca<br />
dell’uno era all’altezza del pisello moscio dell’altro. Il primo ad allungare<br />
le mani sul pisello gemello fu Alberto Castore, ma il primo ad<br />
ammuccarisi l’uccello gemello fu Umberto Polluce. E fu anche il primo a<br />
venire.<br />
- Bravo Umberto. A te la scelta. Li o là.-<br />
- Io lì. - disse Umberto indicando la mona.<br />
E cercando di imitare quello che c’era illustrato sul giornale Innò si<br />
stinnicchiò sul letto e allargando le cosce disse a Umberto:<br />
- Lì.. lì.. ficcalo lì.-<br />
Umberto eseguì tutto in modo perfetto. Con difficoltà riuscirono a ruotare<br />
di centottanta gradi. Adesso lui era sotto e lei sopra. Lui gemeva. Lei pure.<br />
Alberto taliava e si teneva la minchia i mano. Il culo di lei era a bella vista.<br />
- Alberto là.. là.. ficcalo là .- disse lei indicando il suo culo luminosa.<br />
Quella settimana giocarono spesso al lì o là. E proprio dopo questo fatto,<br />
era estate, andarono tutti insieme a Siracusa a vedere una commedia di<br />
Pirandello. Loro conoscevano lo scrittore appena di nome. Ma guarda caso<br />
la commedia si intitolava Liolà. Da quella sera chiamarono Innò sempre e<br />
solo Liolà
Cal Cacanaca a Monacazzo si frequentava solo con Paolo, i fratello artista,<br />
e con la nipote Kornelia. Turiddu gli stava sul cazzo con quella mania di<br />
leggere i manifesti funebri e di dialogare con i morti. Nicola, il fratello<br />
parrino, lo considera solo un rompicoglioni. Ferdinando, quello che era<br />
onorevole, per lui era solo un ladro autorizzato dalla gente a rubare. Gli<br />
stavano simpatici assai assai pure Kika e Mimì. Non sopportava neanche<br />
la moglie dell’onorevole e neppure quella di Turiddu. Ma si era un po’<br />
avvicinato ai figli di Turiddu: Carmen e ‘Nzinu. E quando aveva un po’ di<br />
tempo libero andava ad assistere alle prove del <strong>Cunnus</strong>. Quel giorno, nove<br />
maggio, ci andò con LSD.<br />
Innò era una dei Plutoniani e partecipava anche lei alla messa in scena del<br />
<strong>Cunnus</strong>. E quando vide arrivare LSD si sbrodolò tutta. Recitava e taliava il<br />
caruso. Il caruso taliava lei. L’aveva riconosciuta. Era la vicina di casa ,<br />
quella che spiava. Quella che l’aveva taliato all’opera sulla terrazza. E<br />
infatti lei non lo vedeva in platea, assitatto comodo a taliare, lo vedeva<br />
nudo e pronto per lei. Se lo fece presentare e alla fine delle prove uscì con<br />
lui. Quella sera mangiarono una pizza. Poi Innò fini nella terrazza di lui a<br />
fare tutte quelle cose che aveva visto fare a Rosetta . E anche di più.<br />
Carmen e Maurizio dopo le prove andarono a casa di lui. E lui ci provò per<br />
l’ennesima volta. Ma senza successo. Era lì, sul letto della sua cameretta,<br />
con i pantaloni abbassati e l’attrezzatura pronta. Lei lo accarezzava.<br />
- So perché non lo vuoi fare?-<br />
- Perché?- chiese lei.<br />
- Hai paura di restare incinta.-<br />
- No. .non è vero.-<br />
- Amore mio, io ho pensato anche a questo …ho accattato pure i<br />
preservativi.-<br />
E tirò fuori dal cassetto la scatoletta con le camicie per la minchia.<br />
- Vediamo?- disse lei.<br />
Lui ne tirò fuori uno e se lo mise.<br />
- Che bella la minchia infilata dentro il sacchetto di plastica.- disse Carmen<br />
e intanto lo accarezzava.- Che strana sensazione.-<br />
- Allora , lo facciamo?-<br />
- No. E poi la prima volta lo dobbiamo fare senza. Senza è più bello..-<br />
- E come fai a saperlo?- chiese Maurizio.
- Lo dicono le mie amiche.. quella che già ficcano..-<br />
- E allora visto che non lo vuoi fare trasiri facci sentiri, a iddu , lu ciauru<br />
di idda..-<br />
Lei sapeva a cosa faceva riferimento e lo accontentò subito. Lei si mise a<br />
pancia in giù e a cosce larghe. Lui ci acchianò di sopra e ci stricau la<br />
minchia, con tanto di cammisella, contro la filazza. Poi, quando il pititto<br />
era al massimo, lui ci la ficcau na lu culu. Quel giorno fu la prima inculata<br />
con il preservativo.<br />
- Che tieni paura di mettermi incinta dal culo?- chiese lei.<br />
Lui rise. Ma poi le diede l’ultimatum.<br />
- O mi dici quando faremo l’amore amore o ci diciamo addio subito.-<br />
- L’amore amore.. cioè quando te la dò?-<br />
- Sì. Oui. Ia. Yes. Quannu mi la runi?-<br />
Lei riflette un attimo. In fondo lo voleva fare anche lei. Aveva paura del<br />
dolore, del sangue e soprattutto di restare incinta. Poi sparò.<br />
- Mao, la sera del referendum, dopo i risultati,- promise lei – faremo<br />
l’amore. Per festeggiare la vittoria , perché secondo me non ci sono<br />
alternative. Il NO vincerà.-<br />
- E se per caso, per disgrazia, vincono i SI?- chiese lui preoccupato.<br />
- Lo faremo lo stesso . Per consolarci.-<br />
- Meno male.-<br />
E si abbracciarono.<br />
Anna , la sorella di Maurizio, da dietro la porta aveva sentito tutto. E<br />
qualche volta anche spiato.<br />
Maurizio quella sera tardi si accorse di aver perso la sua copia del <strong>Cunnus</strong><br />
<strong>gloriosus</strong>. Telefonò a Carmen.<br />
- Ma dove minchia l’hai persa.? Al bar? Al coso? Al giardino? –<br />
- Bohhhhhhh…-<br />
- Oppure qualcuno l’ha rubata ?Magari su ordinazione.-<br />
- Bohhhhhhh….-<br />
Anna aveva rubato quella copia. E la copia era già nelle mani di padre<br />
Cacanaca. Che quel giorno , da un suo amico romano, un esperto<br />
bibliofilo, aveva ricevuto una copia del <strong>Cunnus</strong> di Belininsorca. Quando<br />
arrivò Anna aveva da poco terminato la lettura dell’opera originale e stava<br />
scrivendo una lettera , in parte appello in parte denuncia, per chiedere a
tutte le autorità competenti di bloccare la messa in scena di quella cosa<br />
oscena. Era già alla fine. Mancava la firma.<br />
- Perché qualunque sia la <strong>versione</strong> siciliana , tenendo conto del contenuto<br />
dell’originale e tenendo conto che la <strong>versione</strong> in dialetto è del<br />
pornografo Domenico Tempio. non può che venirne fuori una cosa più<br />
scandalosa dell’originale.-<br />
Aveva finito di scrivere questa frase quando entrò Anna.<br />
- Padre.. padre.. ecco il copione.-<br />
Padre Cacanaca scattò in piedi. Che giornata fortunata era quella. E sotto<br />
gli occhi della ragazza, sgranando gli occhi e facendo mille espressioni di<br />
rabbia, odio, rancore e altro, divorò il testo.-<br />
- Questo spettacolo non s’ha da fare. E non si farà. Parola di padre<br />
Cacanaca.- disse davanti all’esterrefatta picciotta.<br />
- Padre, mentre che ci sono mi voglio confessare.-<br />
- Bene, andiamo in chiesa.-<br />
Padre Nicola faceva tutto secondo tradizione. Non aveva accettato le<br />
conclusioni del Concilio Vaticano. Amava la vecchia messa in latino.<br />
Aveva appezzato assai assai l’enciclica Humanae vitae. Ma se fosse stato<br />
per lui sarebbe stato ancora più severo con i peccati della carne.<br />
Una volta nel confessionale disse.<br />
- Innominepatrifilietspiritusanti dimmi li to peccati tutti quanti.-<br />
- Padre… io tanti peccati non tengo?-<br />
- E allora?-<br />
- Tengo solo quello di aver rubato la copia del <strong>Cunnus</strong> a mio fratello.-<br />
- Ma quello non è peccato. Lo hai fatto a fin di bene.-<br />
- E poi ne tengo un altro. Ho spiato mio fratello mentre stava nella sua<br />
camera con la zita e li ho visti fare li cosi lurdi.-<br />
- Ahhhhhhh.. e che facevano .. che facevano?- chiese padre Nicola<br />
alliccandosi il musso nel segreto del confessionale.<br />
- Lei prima gli accarezzava la cosa….-<br />
- Mentula .. mentula..-<br />
Padre Nicola amava il latino per dire certe cose. Il latino era pulito perché<br />
era stata la lingua della chiesa e lo era ancora. E la lingua della chiesa tiene<br />
le parole pulite e giuste anche per indicare le cose sporche.<br />
- Ehh.. gli accarezzava la mentula ..-<br />
- Coitus manualis…-<br />
- E com’era la mentula?- chiese il prete. – Grossa, lunga e dura o corta,<br />
secca e molliccia ?- domando padre Nicola rialliccandosi il musso.
- Che ne so? E la prima che vedo. Mica gliel’ho misurata? E poi anche<br />
avendolo fatto non conosco i parametri di riferimento. L’unica cosa che<br />
poso dire è che era dura perché stava tisa da sola-<br />
- Dura era .. dura.. e poi che è successo?-<br />
- Poi lei gliela baciò…-<br />
- Coitus oralis…-<br />
- Oralis .. oralis fu…poi lui voleva andare là.. ma lei aveva paura…-<br />
- Meno male.. virgo est..-<br />
- Virgo con la verga in mano… ma lui, capendo che lei aveva paura, tirò<br />
fori dal cassetto una scatola di profilattici..-<br />
- Tegumentum.. –<br />
- Tegumentum per mentula ..- disse la ragazza .<br />
- Sì. E poi?-<br />
- Lei era senza mutandis e reggiminnis in quanto si era esibita in uno<br />
spogliarello…-<br />
- Sui ipsius nudatio…-<br />
- E pure lui aveva fatto lo spogliarello per togliersi la maglietta e i jeans..-<br />
- Bracae linteae caeruleae …-<br />
- E poi?-<br />
- Lui voleva trasiri.-<br />
- Coitus ante portam.-<br />
- Ma lei non volle.-<br />
- E allora?-<br />
- Lui ci la stricau là.-<br />
- Mentula strofina cunnus..-<br />
- E alla fine ci la mise dall’altra parte.-<br />
- Coitus analis..-<br />
- E tu? –<br />
- Io mi taliai tutto lo spettacolo.-<br />
- E chi facisti? Ti eccitasti?-<br />
- Ehhhh… Sì.-<br />
- Peccato. E poi?-<br />
- Me la toccai.-<br />
- E basta?-<br />
- Basta.-<br />
- Ego te absolvo.-
Onan<br />
Il venerdì sera su due piazze di Monacazzo, allo stesso orario, divorzisti e<br />
antidivorzisti, chiusero la campagna elettorale. Le piazze erano entrambe<br />
affollate. Ma il pubblico era di tipo diverso.<br />
Per gli antidivorzisti c’erano vecchi, signorine acide, gente di mezza età,<br />
giovani bigottelli e ragazzini delle varie associazioni cattoliche. Erano<br />
presenti tutti quelli di “ Vitasanta santavita”. L’abbigliamento era classico<br />
o tradizionale o pacchiano. Sul palco l’onorevole Cacanaca, altri<br />
esponenti della D.C e del M. S. I , il presidente della F. I. C. A. , Michele<br />
Santangelo e in via del tutto personale padre Nicola. Il prete prese la parola<br />
. Si disse certo della vittoria e annunciò la campagna contro il <strong>Cunnus</strong> dei<br />
signori Baffo e Tempio. E diede appuntamento, in quella stessa piazza, a<br />
lunedì sera, per festeggiare la vittoria . La vittoria del SI. Disse pure che<br />
lui, come tutti i preti , le suore e i frati di Monacazzo, avrebbe passato la<br />
domenica giorno e notte e il lunedì in preghiera. Preghiera per il SI,<br />
preghiera per il trionfo del bene, preghiera fino all’arrivo dei risultati.<br />
Padre Nicola concluse dicendo:<br />
- Vi dico anche, ma non vi dico come, che sono entrato in possesso di una<br />
copia del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca e di una copia della <strong>versione</strong><br />
dialettale di quel comunista ateo del signor Tempio che quell’altro<br />
comunista ateo del signor Baffo vorrebbe rappresentare in pubblico. Si<br />
tratta di una porcheria squallida, immorale, immonda, da scomunica a<br />
vita. Tanto che vi dico che la Santa Inquisizione fece bene a mandare al<br />
rogo il Belininsorca e le sue opere. Ma , parola mia, questo spettacolo<br />
non si farà. Comunque arrivederci a lunedì sera.- concluse.<br />
Alla fine si esibì, nel consueto repertorio di canti religiosi, il coro<br />
parrocchiale “ Angeli per voi”.<br />
Sull’altra piazza, quella dei divorzisti, ci stava un pubblico giovane,<br />
allegro, spensierato, multicolore. Ginsi stracciati, minigonne, camicette<br />
trasparenti, capelli lunghi, barbe, sigari, pipe e qualche spinello. Sul palco<br />
il sindaco Tonino Incardasciò, Kornelia Cacanaca, Giorgio Baffo,<br />
Domenico Tempio e il famoso Kalò. Quest’ultimo con la sua parlantina<br />
dilagante, la sua logorrea trasbordante, la sua cultura maestosa e il resto<br />
parlò a lungo. E accennò pure al tentativo di censura del <strong>Cunnus</strong>. Due<br />
parole le disse Kornelia, tre a testa Baffo e Tempio. Concluse il comizio il<br />
sindaco che diede appuntamento a lunedì sera , in quella stessa piazza, per<br />
festeggiare la vittoria.
- Non ci sono dubbi – disse Tonino Incardasciò - che il NO vincerà in<br />
tutta Italia. E pertanto vincerà anche a Monacazzo. Gli italiani sono<br />
maturi per il divorzio. E noi come monacazzesi pure. Se i conservatori<br />
non verranno bloccati scomparirà il divorzio e non si parlerà più degli<br />
altri diritti civili. Faremo non un passo avanti verso l’Europa ma tre<br />
indietro verso il medioevo. E attenzione.. attenzione alla pericolosità di<br />
chi ha paura pure del teatro.. della parola messa in scena.. anche la<br />
rappresentazione del <strong>Cunnus</strong> è un fatto di libertà oltre che di cultura… e<br />
quelli che lo vogliono fermare hanno paura della parola… della libertà..<br />
e diciamolo pure del sesso.. e naturalmente anche della cultura.. perché<br />
anche il sesso è cultura.. e la cultura è nemica dell’oscurantismo.. per<br />
me la loro è solo una batracomiomachia.. ovvero una lotta inutile persa<br />
in partenza.. costoro sono solo figli degeneri di Onan, onanisti incalliti,<br />
masturbatori dell’intelletto e della stupidità.. e non vinceranno neanche<br />
col terrorismo ideologico esercitato sui bambini ai quali hanno<br />
provocato crisi di pianto con la minaccia che se resta il divorzio in<br />
Italia, una mattina qualsiasi la mamma o il papà possono andare via ed<br />
abbandonarli.. ma su questa vicenda domani verrà presentata una<br />
denuncia… io da parte mia confermo l’autorizzazione alla pubblica<br />
rappresentazione del <strong>Cunnus</strong> e confermo anche i finanziamenti.. e<br />
affermo pubblicamente l’impegno a comprare duecento copie del<br />
<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca e duecento della <strong>versione</strong> dialettale di<br />
Mimì. Queste copie sarenno distribuite alle scuole superiori e ad altre<br />
istituzioni. Ma adesso basta, arrivederci a lunedì sera e buon<br />
divertimento.-<br />
Un coro spontaneo cantò ”Contessa”. Seguì uno spettacolo di musica rock<br />
a cura del gruppo locale “ Trasienesci band “. Tutti ballarono. Kornelia<br />
con Mimì e Ernesto, Paolo con Kika, Mary Juhana con un ragazzo appena<br />
conosciuto di nome Ken, LSD con Innò, Maurizio con Carmen, Nitta con<br />
Vic, Tonino con Eusebia e il piccolo Pascal, Calogero con Maria Teresa,<br />
Giorgio Baffo con la compagna americana, Kalò con tante e Nunzieddu<br />
con nessuno. O meglio, ballò da solo. O a dire il vero ballò con il manico<br />
di una scopa.<br />
Nunzieddu. L’ultimo dei fratelli Cacanaca, il sesto ma non in ordine di età,<br />
era Nunzieddu. Nunzieddu ‘u stullarieddu. Nunzieddu ‘u babbarieddu,<br />
Nunzieddu ‘u pazzrieddu. Nunzieddu ‘u senzacirivieddu.
Questi i nomi con cui era conosciuto a Monacazzo. Scemo e babbu lo era<br />
veramente , ma era anche autonomo. Stava da solo , si faceva da mangiare,<br />
si lavava la roba, si faceva le pulizie di casa.<br />
- Io mi voglio bene assai assai. Mi faccio tutto io stesso. Con le mie sante<br />
mani.- diceva quando passeggiava al corso.<br />
E gli altri ci pigliavano gusto. A sfotterlo. A pigliarlo in giro.<br />
- Tutto tutto.- gli dicevano.<br />
- Tutto ..-<br />
- Anche l’amore..-<br />
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii………………-<br />
- E come fai, Nunzieddu?-<br />
- Ehhhh.. faccio … faccio..-<br />
- Ma come?-<br />
- Con le mani. Mi metto avanti allo specchio della muarra e mi talio.. mi<br />
accarizzo e mi la mino.. –<br />
- Ma sempre accussì nun è bello.. minari ti la poi.... ma se ti appititta un<br />
pompino… o na ficcata… da chi ti la fai sucari?.. a cu ci la ficchi?-<br />
- Sucari da nessunu.. e ficcari mancu… mi la minu e basta..-<br />
- Pirchì non vai mai na li buttani ca stanu all’Arcazzo..-<br />
- E chi sugnu fissa.. pi ficcarimi dintra na fissa chiddi vonu li picciuli.. io<br />
mi amo sa solo.. faccio l’amore con me stesso… e minarisilla è gratis…<br />
godo lu stissu e gratis….-<br />
Questo era Nunzieddu. Dei fratelli solo Paolo lo veniva a trovare. Con la<br />
sua Due Cavalli. E spesso se lo portava a casa , a gustare i piatti alternativi<br />
preparati da Kika. Erano vegetariani. Ma a Nunzieddu piacevano quelle<br />
cose strane. E poi gli piaceva taliare la cognata o quasi cognata che teneva<br />
due metri di cosce e due tonnellate di minne. E quando era a Monacazzo<br />
anche Calogero lo veniva a trovare. Con una scassatissima R4 veniva a<br />
prenderlo e se lo portava a casa sua. Una volta invece era andato a trovarlo<br />
da solo con la sua vespa scassata e vecchia. E siccome la porta era aperta<br />
era entrato senza bussare. E s’era trovato davanti alla famiglia al completo<br />
stinnicchiata al sole e nuda. E loro non se n’erano neanche accorti. Erano<br />
tutti a pancia in giù e taliavano dalla parte opposta a quella dov’era lui.<br />
Nunzieddu vedeva solo quattro culi, otto natiche e otto cosce . Non disse<br />
niente per la sorpresa, taliò in silenzio per un po’ e poi disse “<br />
Buongiorno”. I quattro si girarono di scatto. E fecero vedere al congiunto<br />
quattro tette, due fiche pelose e due ciondoli di buona fattura.<br />
- Ehhhhh.. - rise Nunzieddu un po’ fuso.
- Ehhhhh… - risero i quattro non sapendo che dire ma privi di vergogna.<br />
- Tutti nudi state?-<br />
- Sì, siamo nudisti. Ti vuoi mettere nudo anche tu?-<br />
- No, grazie. Io sono vestitista.-<br />
Risero tutti. E lui, quando era da Calogero, si divertiva a vedere quella<br />
carne esposta di continuo. Il fratello si metteva nudo, la cognata pure e lo<br />
stesso i nipoti. Lui invece stava vestito di tutto punto. Ma apprezzava<br />
quella libertà.<br />
- Sarebbe bello mettere a nudo l’onorevole e sua moglie. E anche<br />
Kornelia con Mimì e ‘u picciriddu. - disse una volta.<br />
- Certo, sarebbe bello.-<br />
- E pure Turiddu con la sua consorte. E i figli.-<br />
- Certo.- disse Calogero.<br />
- E anche Paolo con Kika. Kika è bedda assai assai.-<br />
- Perché, io non sono bella ? – chiedeva scherzando la cognata Maria<br />
Teresa Gnocca.<br />
- Bella .. bella sei..-<br />
- E io caro zietto non sono bella?- chiedeva Mary Juhana.<br />
- Bellissima anche tu sei.- diceva lo zio Nunzieddu.<br />
- E io zio?- chiedeva scherzando LSD.<br />
- I mascoli non sono mai belli. Si vede quella porcheria che pende e che li<br />
fa diventare una schifezza.-<br />
- Certo. Zio caro la femmina è bella per i mascoli e i mascoli per la<br />
femmina.- concluse LSD.<br />
- Vero. – e continuò Nunzieddu – Ma io dico che più bello ancora<br />
sarebbe mettere nudo il parrino, Nicola, e la sua amica Natalina.. la<br />
monaca .-<br />
- Certo.. ora ci scriviamo una bella lettera e li invitiamo a fare i nudisti.. e<br />
pure a tia la scrivo una lettere.. sarebbe bello mettere a nudo pure<br />
Nunzieddu..- disse Calogero.<br />
- Io.. io no.. io mi affrunto..-<br />
- Ma è una cosa bella e naturale. Si nasce nudi.. senza vergogna.. la<br />
vergogna te la ficcano i testa i koglioni con la kappa. – disse Maria<br />
Teresa Gnocca.<br />
- Bello è..… Veramente?-<br />
- Bellissimo..- disse la bellissima Mary Juhana.<br />
- Stupendo..- puntualizzò il bel LSD.<br />
- Allora mi spoglio.-
E così pure Nunzieddu diventò nudista. Ma era emozionato. Rosso in<br />
faccia e un po’ eccitato. Ma nudista come i parenti evoluti.<br />
I genitori invece gli volevano, a quel loro figlio sfortunato, un bene<br />
dell’anima. Gli altri parenti non lo cagavano. L’onorevole non lo cagava<br />
una minchia. Turiddu si vergognava di avere un fratello scemo e il parrino<br />
l’avissa vulutu come saristano. Saristano gratis. Ma Nunzieddu gli aveva<br />
detto:<br />
- Iu mi suonu lu battagghiu miu, nun suonu li battagghi tuoi. Tu inveci di<br />
sunari li campani tra li cosci di li monachi sona li campani di la to<br />
chiesa.-<br />
- Porcu lurdu e lurdu cu ti cunta sti cosi lurdi..- rispose padre Nicola<br />
Cacanaca.<br />
Referendum<br />
Quella mattina Turiddu Cacanaca uscì come al solito per fare cagare il<br />
cane. E trovò una bella sorpresa. Erano morti Minico Senzatesta e sua<br />
moglie Bittina Munnizza con la figlioletta Marianna Liz . Marianna per<br />
onorare la nonna, Liz tanto per fare una cosa moderna. Per la felicità ci<br />
attisau la minchia davanti al manifesto funebre. Minico gli aveva fatto del<br />
male. Ci avia futtuto dei soldi. Era stato dichiarato fallito e adesso, che<br />
cosa bella , era morto. E non lui solo . Tutta la famiglia.<br />
Turiddu iniziò a pensare come poteva essere successo.<br />
- Scoppio la bombola del gas? Iddu impazziu e scannau la famiglia? Si<br />
amazzarono con la macchina? Boh.. L’importante è che sono morti.. La<br />
simenta maliritta dei Senzatesta finiu.. si accapau.. accamarora sono già<br />
all’inferno.. iddu, lu gran curnutu.. idda, la gran buttana.. e la picciridda,<br />
la gran buttanella prossima ventura ..lu distinu binirittu avi fattu<br />
giustizia.-<br />
Era eccitato al massimo. Stava per venire dentro le mutande per la felicità.<br />
Si taliò attorno. Non c’era nessuno. Si tirò fori la minchia tisa e con quattro<br />
colpi vinni sul manifesto mortuario. Intanto il cane stava cacando. Prese un<br />
sasso e con quello spalmò nu tanticchia di merda canina sul manifesto.<br />
- Merda eravate da vivi, merda siete da morti.-<br />
E andò via contento. Non era felice, era tre volte felice. Quella sera poteva<br />
accorciare di tre nomi la sua personale litania.
Perché oltre al vizio di sputtanare buttane e cornuti al cimitero, di taliare<br />
tutte le mattine i manifesti funebri, Turiddo tutte le sere scorreva una sua<br />
personale litania . Augurava la morte, la più tremenda e penosa, a tutti<br />
quelli che gli avevano fatto del male. E siccome erano tanti, per un<br />
semplice fatto statistico, qualcuno di quell’elenco prima o poi doveva fare<br />
una brutta fine. Già cinque suoi nemici era morti im modo tragico: due<br />
tumori, un impiccato, un avvelenato e uno con la macchina. Ma adesso tre<br />
in una volta era un bel colpo. Più tardi, passeggiando al corso, seppe<br />
dall’amico Ciccio Parraparra che il Senzatesta e famiglia erano precipitati<br />
in un burrone con la macchina.<br />
- Brutta fine. - disse Ciccio.<br />
- Così non scassano più i luigini a nessuno.-<br />
- Brutta assai fu la morte.-<br />
- Murenu.. la pigghianu in culu.- disse Turiddu.<br />
- Ma prima o poi devi morire pure tu.-<br />
- E cu resta la pigghia in culo.-<br />
- E non ti scanti della morte?-<br />
- No. Perché prima o poi tutti dobbiamo crepare. Ma io morirò contento<br />
solo se prima di me moriranno quelli della lista. Quelli che mi hanno<br />
scassato i luigini e rotto la coppola del luigione.-<br />
La lista era l’elenco dei suoi nemici.<br />
Sabato undici maggio padre Nicola e Michele Santangelo si presentarono<br />
dai carabinieri e presentarono una denuncia contro i signori Baffo e<br />
Tempio per la produzione e la messa in scena di spettacoli pornografici<br />
che offendevano il comune senso del pudore. La denuncia veniva<br />
presentata a nome della F.I.C.A. da parte di Santangelo e a nome della<br />
comunità “ Vitasanta santavita” da parte di padre Nicola.<br />
Il maresciallo Nello Uccello Scopatore, assistito dagli appuntati Piter<br />
Grankaz e Paolo Cazzunicareddu, accolse a malincuore la denuncia.<br />
- Signori miei, stanno provando in privato, non possiamo andare ad<br />
assistere alle prove..-<br />
- Ma se ci sta una denuncia che parla di spettacolo pornografico.-<br />
- Ma non lo sappiamo se è porno o no. E poi cosa vuol dire pornografia?<br />
Quello che è porno per voi non lo è per un altro.-<br />
- Ma il comune senso del pudore?-<br />
- Quello si allarga e si stringe secondo i tempi e le mode. Adesso è in fase<br />
di allargamento.-
- E noi lo dobbiamo restringere.-<br />
- Ma io non posso nè restringerlo nè allargarlo.-<br />
- Lei li deve fermare. In nome della legge, del papà e di Dio soprattutto.-<br />
- Io non sono al servizio del papa o di Dio. Io sono al servizio dello stato<br />
e della comunità, in tutte le sue espressioni.-<br />
- Mi scusassi- chiese Michele Santangelo - ma per caso lei è un<br />
maresciallo comunista e ateo?-<br />
- Quelli sono fatti miei. Per me un comunista e un democristiano sono la<br />
stessa cosa, Come un bianco e un nero. Un ateo, un musulmano e un<br />
cattolico. Tutti esseri umani, carne della stessa carne.-<br />
- Senti Michele – disse padre Nicola- chistu mi sa che è razzista. Non<br />
può vedere i democristiani e i cattolici. Tiene simpatia per i comunisti, i<br />
niuri e chiddi senza Dio.-<br />
- Balle.. io tengo per tutti. Non posso andare a fermare i Plutoniani.<br />
Nessuno lo ha visto lo spettacolo. E poi è regolarmente autorizzato. Il<br />
testo non significa niente. Il quattro luglio vedremo.-<br />
- Il quattro luglio nessuno lo vedrà . E si ricordi che anche se non<br />
compare la sua firma quella denuncia è sottoscritta idealmente anche<br />
dall’onorevole Cacanaca. E quello conosce pure le strade per fare<br />
trasferire la gente in Sardegna.-<br />
E andarono via. Pani ruru e cuteddu ca nun tagghia. Pane duro e coltello<br />
che non taglia erano i soprannomi di padre Nicola e Michele Santangelo.<br />
Nella saletta di attesa incontrarono Kornelia Cacanaca con Ernesto e<br />
Mimì. Si taliarono con odio. Odio cattolico da una parte, odio laico<br />
dall’altra.<br />
Il maresciallo Nello Uccello Scopatore chiese scusa a quelli che<br />
aspettavano.<br />
- Un secondo di pausa, per favore.-<br />
- Faccia pure maresciallo .- disse Kornelia Cacanaca.<br />
Tornato dentro si accese una sigaretta. Lo stesso fecero gli appuntati.<br />
- Minchia che teste di minchia lu parrinu e lu presidenti di la F.I.C.A.<br />
Sono specialisti nell’arte dirompere i coglioni.-<br />
- Vero è. Pure al sottoscritto ruppero li cugghiunedda.- disse il sardo<br />
Paolo Cazzunicareddu.<br />
- E anche a me gonfiarono le balle. E pure il capoballe. Quella è<br />
mancanza di gnocca. Se gnocchettassero sarebbe un bene per loro e per<br />
noi. Nicola Cacastrunz e Michele Santostrunz .. - disse Piter Grankaz.
- Gnocchettano quelli.. fottono.. chiavano.. scopano quelli.. Padre<br />
Cacastrunz con le monache e la parrocchiane e l’ingegner Santostrunz<br />
con le fiche a pagamento.. ma fiche di lusso.. e a noi che vogliono<br />
castrare.. a noi vogliono mettere le mutande di ferro… a noi vogliono<br />
mettere il contaficcate alla minchia.. a noi vogliono dirigere l’attività<br />
della minchia.. se va ne buco giusto o no.. se va nel buco della moglie o<br />
no.. ma io mi chiamo Nello Uccello Scopatore e parola mia.. il mio<br />
uccello , fin quando tiene pititto, scopa come minchia vuole, quando<br />
vuole, con chi vuole e quanto vuole..- disse il maresciallo.<br />
- Io mi chiamo Paolo Cazzunicareddu.. ma chiddu è suliddu lu<br />
cugnomiddu.. niella realtà sugno Paolo Cazzurannarieddu… e lu cazzu<br />
mio fa chiddu cazzu ca voli.. parola mia.- disse l’appuntato sardo.<br />
- Io mezzo tedesco sono e come Lutero dal papa di Roma non mi faccio<br />
comandare…. Grankaz di nome e di fatto dove piace a me lo sbatto.. e<br />
niente contachilometri alla mia minchia.. che entrando e uscendo se ne<br />
fanno di chilometri.. chilometri di gnocca.. chilometri di piacere.. il<br />
cazzo è mio e guai a chi me lo tocca … e allora viva il cazzo e la<br />
gnocca…-<br />
Le sigarette erano finite.<br />
- Fai entrare i signori..- disse il maresciallo all’appuntato mezzo tedesco.<br />
- Subito.. faccio entrare la bella gnocca con il suo gnocchetton e il suo<br />
gnocchettin..-<br />
Piter Grankaz aprì la porta e disse:<br />
- Accomodatevi signori.. –<br />
Kornelia, Mimì ed Ernesto entrarono. Fu stesa la denuncia per minacce<br />
psicologiche e terrorismo ideologico contro i bambini. Nella fattispecie<br />
nella “ persona di Ernesto Satisfescion Cacanaca”. Fu allegata copia del<br />
bigliettino. Furono trascritte pure le dichiarazioni del bambino. Ernesto<br />
volle raccontare pure il fatto della fontana. Il maresciallo e gli appuntati<br />
sapevano. Era statu un incidente involontario, ma si scassarono dalle risate<br />
alle parole del piccolo. Ma non scrissero niente di questo fatto. Avrebbero<br />
invece voluto vedersi e godersi lo spettacolo.<br />
La domenica si votava. Nel seggio di piazza Riccardo Ferraù, Turiddo<br />
Cacanaca svolgeva le funzioni di presidente. Dopo aver dato le<br />
disposizioni di legge ai suoi collaboratori disse loro:<br />
- Buon lavoro e non mi scassate i luigini.-
L’affluenza, consistente nelle prime ore della giornata, diminuì nelle ore<br />
più calde e si intensificò nella tarda serata. Il solito copione. In quel<br />
seggio centrale votava tra l’altro la classe dirigente di Monacazzo.<br />
Alle nove votò il sindaco accompagnato dalla moglie, alle undici<br />
l’onorevole Cacanaca , subito dopo l’ingegnere Michele Santangelo con<br />
alcuni esponenti della F.I.C.A. , alle quattordici , col sole alto e la<br />
temperatura estiva, suor Natalina e tutte le S.C.O.P.A.N.T.I. , la sera tardi<br />
Kornelia e Mimì. Con loro c’era il piccolo Ernesto che portava una<br />
maglietta con su scritto “ IO VOTO NO”. Sulla maglietta bianca di Mimì<br />
stava una bella frase di Bunuel “ Grazie a dio sono ateo”. Poco prima della<br />
chiusura del seggio venne a votare Polo Cacanaca , il mago. Era<br />
accompagnato dalla sua bella Kika ,che aspettò calma e paziente, attirando<br />
lo sguardo di tutti con la sua minigonna inguinale e la sua sessualità<br />
prorompente. Turiddu si la mangiau cu l’occhi la quasi cognata.<br />
Maurizio e Carmen non votavano ancora. Non erano ancora ventunenni.<br />
La sera della domenica la passarono in pizzeria prima e poi ficcati in un<br />
cortile a fare un po’ di strica strica. L’appuntamento era per la sera<br />
successiva. Per festeggiare la vittoria del NO avrebbero fatto l’amore .<br />
Finalmente. In ogni caso l’avrebbero fatto. In caso di sconfitta per<br />
consolarsi. Lui aveva le chiavi di casa di una zia che era fuori. Lì, in<br />
silenzio, avrebbero fatto l’amore per la prima volta.<br />
Il lunedì mattina il seggio riaprì puntualmente. Presto votò padre Nicola<br />
Cacanaca, verso le dieci venne Nunzieddu Cacanaca,<br />
- Bihh … fratuzzo mio, chi fai cà? – disse vedendo Turiddu.<br />
- Faccio il presidente.-<br />
- Ahhhhh…Allora voscenzasabbinirica presidente..-<br />
- Senti Nunzieddu, tieni la scheda e vota.. la ci sta la cabina , entra e fai il<br />
tuo dovere di bravo cittadino..-<br />
- Ma che cosa devo votare.. SI o NO..-<br />
- Questi sono affari tuoi.. lo devi sapere tu.. io non posso dirti niente...-<br />
- Ma tu dimmi chiddu che hai votato, fratello presidente.. che io voto<br />
come a tuia..-<br />
- Il voto è segreto.. non te lo posso dire…-<br />
- Minchiati. Fratello presidente.. tu hai votato SI.. SI.. SI..-<br />
- Smettila o chiamo i carabinieri e ti faccio portare via..-<br />
- Minchia che sei sticchioso , fratello presidente…-
- Vota e basta.. vota come ti pare e vai via..-<br />
- NO.. io voto NO..-<br />
- Fai quello che ti pare..-<br />
- Ma a mia chi m’interessa del divorzio.. io non sono sposato.. il divorzio<br />
non mi serve.. allora voto SI.. SI.. ma a mia chi m’interessa cancellare il<br />
divorzio.. certo, pi lassari stare incastrati quelli che si sono maritati e<br />
poi le cose sono andate storte.. ma a mia chi m’interessa se chisti strunzi<br />
si sono sposati.. in voto SI e NO.. oppure scarabocchio la scheda .. o la<br />
lascio bianca... oppure ci scrivo qualche fesseria.. in fondo il fondo se<br />
ci sta il divorzio , la colpa è del matrimonio… solo chi si sposa può<br />
aver bisogno del divorzio .. io non mi sono sposato e quindi chi ci ficca<br />
il divorzio cu mia.. bohhhh…-<br />
E si avviò verso la cabina. Turiddu emise un bel respiro profondo. Poco<br />
dopo Nunzieddu sciu e consegnò la scheda.<br />
Poco prima delle quattordici votò Giorgio Baffo. Arrivò con una maglietta<br />
su cui stava scritto “No ai koglioni con la kappa”<br />
Finalmente arrivarono le due e il seggio di cui era presidente Turiddu<br />
Cacanaca chiuse, come chiusero tutti i seggi d’Italia. Iniziò subito lo<br />
spoglio. Nel seggio di Turiddo all’inizio erano in vantaggio i SI. Ma<br />
all’improvviso venne fuori una scheda su cui c’era un messaggio scritto a<br />
stampatello.<br />
“ TURIDDU CACANACA E’ CURNUTU RANNI “<br />
Turiddu appena a liggiu si mise a ridere a crepapelle.<br />
- Sta minchia. Curnuto io… Sta testa mia è liscia e mia moglie non<br />
conosce altro mascolo all’infuori di mia.. biblicamente<br />
parlando…Chistu è solo lo scherzo di uno che ama scassare i luigini alla<br />
gente.-<br />
E continuò a ridere.<br />
Passò nu tanticchia di tempo e venne fuori un nuovo messaggio.<br />
“ L’AMANTE DI TUA MOGLIE SI CHIAMA M. S.”<br />
Turiddu rise ancora. E disse :<br />
- Si sono messi d’accordo due coglioni per rompere la minchia al<br />
sottoscritto. Ma io giuro ancora sulla fedeltà di mia moglie.. E<br />
vaffanculo ai scassa luigini specializzati.-<br />
Alle cinque, poco prima della fine dello scrutinio, venne fuori un altro<br />
messaggio. Quasi in codice. Lo capì solo lui.<br />
“VENERDI’- POMERIGGIO - DAMMUSO”
Rise di nuovo Turiddo ma era un riso diverso. Nervoso. E mannò a fare i<br />
culo quei tre compaesani anonimi scassa luigini diplomati e rompi luigione<br />
laureati. Nessuno se ne accorse del brivido di rabbia che passò sul volto di<br />
Turiddu. Stavolta il messaggio era chiaro. Chiaro a lui. Chi l’aveva scritto<br />
sapeva. I tre messaggi erano opera concordata di tre persone che<br />
sapevano. Rise amaro e il tarlo del dubbio si ficcò improvvisamente nel<br />
suo cuore e nella sua testa. Alla fine i NO erano in vantaggio.<br />
Lo spoglio delle schede andava avanti anche negli altri seggi di<br />
Monacazzo. A piazza san Sebastiano gli antidivorzisti iniziarono a<br />
festeggiare in attesa dei primi risultati nazionali. All’inizio i SI stavano<br />
vincendo. Per lo meno in paese. Ma alle tre i NO erano in maggioranza in<br />
tutti i seggi di Monacazzo. Finalmente la televisione diede i primi risultati<br />
a livello nazionale: il NO era in vantaggio. Gli antidivorzisti iniziarono a<br />
pregare per il miracolo.<br />
A piazza san Paolo i divorzisti , già prima dei primi risultati, facevano<br />
festa. La festa andò aumentando via via che passava il tempo e i risultati<br />
confermavano il trend positivo del No. Il No trionfava dappertutto. Nel<br />
nord evoluto, al centro, a Roma, la città del papà, e pure nel sud e nelle<br />
isole . Anche nelle isole, ideologicamente e socialmente sempre più<br />
arretrate. La piazza era piena di una umanità eterogenea. Mille colori per<br />
mille espressioni, magliette con il NO, magliette con disegni erotici,<br />
magliette con la foglia della marijuana , magliette con il ritratto del Che. E<br />
tante bandiere, bandiere rosse, bandiere con falci e martello, bandiere con<br />
solinascenti, con garofani, con rose nel pugno. Colori su colori nell’aria e<br />
sui corpi, gioia e felicità nei cuori e nelle teste. La musica cambiava<br />
continuamente. Si passava da “bandiera rossa” “all’internazionale” a<br />
“contessa” a pezzi famosi di cantautori italiani. Nelle mani della gente<br />
c’erano bottiglie di birra, di vino, di spumante. C’era chi fumava sigarette,<br />
chi sigari , chi spinelli. C’era chi ballava ,chi passeggiava, chi ascoltava.<br />
Maurizio e Carmen ballavano e pensavano che quella era la loro sera. La<br />
casa della zia di lui li aspettava. Lì avrebbero fatto l’amore.<br />
Paolo ballava con Kika, LSD con la figlia dell’avvocato Culò, Kalò invece<br />
ballava con tutte. Mary Juhana ballava con ‘Nzino. Tonino chiacchierava<br />
e ballava con Eusebia. Mimì con Kornelia. Il piccolo Ernesto con la<br />
piccola Lia Tettabon, la figlia della sua amica Ciccilla Muniddaspilata che<br />
s’era maritata, per poi separarsi, col carabiniere Daniele Tettabon di
Treviso. Ballava pure il piccolo Pascal Incardasciò. Ballava e alzava la<br />
gonnelline delle bambine, ballava e toccava il culo alle donne. Prometteva<br />
bene il piccolo Pascal. Ma d’altra parte era festa. E intanto i NO<br />
diventavano sempre di più. Sia a Monacazzo che nel resto dell’Italia.<br />
Anche Giorgio Baffo ballava con la suo compagna americana.<br />
Finalmente Kalò e Tonino salirono sul palco. La musica si fermò. I due<br />
Incardasciò , uno legittimo e l’altro no, alzarono le braccia facendo il<br />
segno della vittoria. I risultati erano definitivi. L’Italia aveva detto si al<br />
divorzio ,no alle forze clerical-fasciste. L’Italia faceva un passo avanti.<br />
Forse anche piu di uno. Verso l’Europa. E non solo.<br />
Un gruppo di giovani attaccarono a cantare.<br />
- Osteria numero uno…<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
Il papa e il Vaticano..<br />
L’hanno preso il quel posto sano sano …<br />
Osteria numero due…<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
I dicci in quattro e quattr’otto<br />
L’hanno presa nel culo in un botto..<br />
Osteria numero tre…<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
I fascisti di Almirante<br />
L’hanno presa lì all’istante…<br />
Osteria numero quattro…<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
Padre Nicola e tutta la comunità<br />
hanno preso nelle ciappette quella cosa là…<br />
Osteria numero cinque..<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
L’onorevole Cacanaca Ferdinando<br />
L’ha presa là ballando ballando…<br />
Osteria numero sei..<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
Santangelo e la sua F.I.C.A. strammata<br />
hanno preso una bella inculata…<br />
Osteria numero sette..<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
Monaci , parrini e sorelle di Monacazzo
in culo hanno pigliato sto gran cazzo..<br />
Osteria numero otto..<br />
Para- ponzi- ponzi - po’..<br />
Conservatori con la testa come quella del mulo<br />
Andate per sempre a fare in culo….<br />
Osteria numero nove..<br />
Para- ponzi- ponzi- po’..<br />
Noi siamo liberi di fare<br />
come cazzo ci pare….”<br />
Mary Juhana la domenica pomeriggio aveva incontrato il cuginetto<br />
‘Nzino. Gentile, timido e bello , lei se lo stava gestendo a suo piacimento.<br />
– Vinc..- lo chiamava.<br />
Anche se erano coetanei lei era sperta e lui babbo. La sera prima avevano<br />
passeggiato alla villa, poi al corso, nel solito annavanti e annarrieri tipico<br />
di Monacazzo, e infine erano andati a mangiare una pizza. Avevano<br />
parlato di tutto. Di tanto e forse pure di più. Di quello che era necessario.<br />
- Sei zito ?- le aveva chiesto lei.<br />
- Io no. Mai stato zito..-<br />
- Mai hai avuto una ragazza?-<br />
- No.-<br />
- Ma qualcuna l’hai baciata ?-<br />
- Sì.-<br />
- Solo baciata? -<br />
- Solo.. solo baciata e un po’ toccata.. le tette..-<br />
- E basta?-<br />
- Basta.. –<br />
Erano usciti abbracciati. E dietro il cortile della pizzeria, al riparo di un<br />
roseto in fiore, lei lo aveva baciato. Lui aveva risposto bene. Ed era partito<br />
per le tette. La cuginetta si era lasciata toccare. Ed era , da parte sua ,<br />
andata ad esplorare con la mano destra dentro le mutande di Vinc. Ed<br />
aveva subito agguantato quella cosa che era già al massimo. Vinc era<br />
eccitatissimo. Mai nessuna ragazza lo aveva maneggiato in quel posto. La<br />
sensazione era bellissima. La sua lingua dentro la bocca di Mary Juhana, la<br />
sua ciolla dentro la mano della ragazza. E lui con le mani piene delle tette<br />
della cugina. Stava per venire. Conosceva la sensazione del venire. Lo<br />
faceva spesso con la sua mano. Ma la ragazza improvvisamente si fermò.<br />
- Che successe ? -chiesi lui.
- E che poi ti sporchi.-<br />
- Fa niente.- disse Vinc che temeva di restare insoddisfatto.<br />
Ma la cugina gli aprì la patta, tiro fuori l’uccello e fini il lavoro dirigendo<br />
lo spruzzo verso il cielo.<br />
- Guarda in alto.. ogni tuo spermatozoo adesso e una stella.- disse lei.<br />
Lui ebbe l’impressione che quella notte il cielo fosse più stellato del solito.<br />
E adesso ballavano insieme. Contenti per la vittoria del divorzio.<br />
Ballavano ora stretti ora larghi. Quando erano stretti stretti lei sentiva la<br />
ciolla di lui. Dura e prepotente. Cambiò programma. E si portò il cuginetto<br />
a casa sua. Non c’era nessuno. Erano appena le dieci di sera. Nel salottino<br />
si baciarono appassionatamente. Lei teneva in mano il suo coso. Lui le<br />
aveva infilato una mano tra le cosce. Sentiva il caldo umido della fichetta<br />
di lei ma non osava ficcare la mano dentro le mutande. Poi lei gli tirò fuori<br />
l’uccello e tirandolo per quello se lo portò nella sua cameretta.<br />
- Non si sa mai arriva qualcuno.-<br />
E nella sicurezza della sua cameretta lei prese in bocca il cicciobello del<br />
cugino. E lo ciuccio fino a ricavarne quello che le era dovuto. Lui restò di<br />
sasso per un po’. Non si aspettava tanto. Ma arrivò di più. La cugina pigliò<br />
la mano di Vinc e gliela piazzò tra le sue cosce. E il picciotto finalmente<br />
trovò il coraggio di esplorare il tanto sospirato portuso di una femmina.<br />
Preso dall’euforia voleva ingignarlo ma lei lo bloccò. Gli diede le tette da<br />
baciare, poi lo spinse più in basso, verso il biddicu, poi ancora più giù,<br />
verso l’altro biddicu, quello profondo come il pozzo di san Patrizio.. Lui lo<br />
ciauro ma tentennava a baciarlo.<br />
- Bacialo.- ordinò lei. Lui lo baciò con le labbra chiuse. Poi si alliccò il<br />
musso.. era strano il sapore del conno.<br />
- Leccalo.- ordinò lei.<br />
Lui tirò fuori la punta della lingua e l’alliccò lentamente. Il sapore era<br />
sempre strano ma ci stava prendendo gusto. Alla fine lui alliccava da<br />
specialista. Nel frattempo lei l’aveva costretto a ruotare. E quando si era<br />
trovato col cicciobello che pendeva sopra la sua bocca aveva cominciato a<br />
sucare. Così, per caso, ‘Nzinu, detto Vinc, s’era fatto il suo primo<br />
sessantanove. A mezzanotte era tornato a casa con una tempesta ormonale<br />
ancora in atto. Ci sarebbe voluta una ficcata ma se andava all’Arcazzo non<br />
lo facevano entrare. Ci aveva già provato ed era andato in bianco. Meglio<br />
andare a casa e sfogarsi fino allo sfinimento con le proprie mani. In ogni<br />
caso la prima ficcata era vicina. Lo sentiva.
Alle dieci Maurizio e Carmen andarono a festeggiare per i fatti loro. E<br />
finalmente fecero l’amore. La vittoria del NO era diventata il SI di Carmen<br />
al suo Mao. Tutto fu dolce, il dolore fu inestinte, il piacere fu grande per<br />
lui e pure per lei. L’imene cedette a poco a poco. Lei sentì appena uno<br />
strappetto, una cosa da niente. Non sentì e non vide il sangue che arrossò<br />
la coppola della minchia di Mao. Poi il leggero bruciore che teneva tra le<br />
cosce diventò piacere e la coppola che stava all’ingresso fece la sua<br />
trasuta trionfale nella cattedrale del piacere di Carmen. Finalmente il<br />
cunno era stato ingignato. Alla fine lui le restò addossò ,con il batacchio<br />
conficcato nella campana nuova. Lei lo sentì perdere consistenza. Solo<br />
quando Mao uscì da lei per distendersi al suo fiancò lei notò il pene<br />
flaccido e rosso del suo ragazzo. Ma il sangue non le fece alcuna<br />
impressione. Era felice e contenta. L’amore fisico tanto atteso e desiderato<br />
ma rinviato per paura finalmente faceva parte del suo bagaglio di<br />
conoscenze. L’esperienza sessuale fondamentale, la prima ficcata, era stata<br />
finalmente fatta. Adesso era una donna. Adesso era una donna completa. Il<br />
resto non aveva importanza.<br />
In piazza san Sebastiano gli antidivorzisti passarono la notte cantando<br />
canti funebri. Il successo del NO era per tutti loro una pugnalata all’Italia<br />
cattolica, alla gente per bene, a tutti i preti, le monache , i frati, i vescovi, i<br />
cardinali e al papa in persona. E sicuramente tutto il paradiso era in<br />
lacrime per la grave offesa che uomini satanici e donne indegne avevano<br />
fatto alla santità e indissolubilità del santo, santissimo sacramento del<br />
matrimonio…<br />
Icsi<br />
Quella notte Turiddu Cacanaca non dormì fino all’alba.<br />
- Cu minchia era mister icsi? Cu minchia era questo M. S. ? Devo dare<br />
una faccia e un nome a mister icsi.-<br />
Il tarlo della gelosia le divorava la testa, il cuore e la minchia.<br />
La minchia e i testimoni erano in preda a un prurito micidiale e<br />
pazzesco. O meglio. Il luigione e i luigini erano tutti un prurito. La<br />
cappella tutta scappellata era in fiamme, la colonna era dura come<br />
l’acciaio. E teneva pure prurito alla testa. Si alzò, si mise una camicia<br />
attorno ai fianchi e andò in bagno . Qui si taliò dalla punta dei piedi alla
punta dei capelli. Non aveva l’espressione del cornuto. Aveva solo<br />
l’aspetto di un satiro arrapato. Tornando a letto si accorse che nella camera<br />
di Carmen e ‘Nzinu c’era la luce accesa. Taliò dal portuso della chiave. Il<br />
letto di Carmen era deserto. Quella figlia svergognata era ancora fuori.<br />
Stava festeggiando la vittoria del divorzio con i suoi amici e con quel<br />
pistola di Maurizio. “ E un amico, papà .. un amico .“ gli diceva sempre<br />
Carmen. “ Amico.. amico di cosa.. non esiste il mascolo amico.. tranne che<br />
non è aricchione .. E Maurizio non mi pare aricchione.. quindi è mascolo..<br />
quindi è come la coda pi lu sicciu… amicu pi lu s..” Ma non diceva mai la<br />
parola “ sticchiu”. Carmen capiva e rideva, la mamma abbassava gli occhi.<br />
“Gioventù moderna, gioventù di stolli. Sessu, droga e rocchirolli” diceva<br />
Addolorata Cazzillo in Cacanaca. “Un amico di corpo e di citrolo.”<br />
diceva papà Turiddu nella sua testa. Poi gli occhi ci ienu nell’angolo dove<br />
c’era il letto di ‘Nzinu. Il ragazzo stava leggendo. Poi taliò meglio e si<br />
accorse che il letto tremava. Capì che il figlio taliava un giornale porno e<br />
sotto il lenzuolo si la stava minando. Stava per alzarsi quando vide il<br />
lenzuolo saltare in aria e il figlio saltare giù dal letto con la minchia tisa in<br />
mano, correre verso lo specchio dell’armadio e finire la sega sborrando<br />
contro la sua stessa immagine. Ma venendo il picciotto invocò una certa<br />
Mary Juhana.<br />
- Marijuana .. minchia.. mio figlio già allo spinello è.. cazzi e sazizzi<br />
amari, acceddi non zuccherati.. sticchi di monichi santi e buttani..<br />
minchia.. ma chi pozzu fari.. oramai a Monacazzo e dappertutto lo<br />
spinello è come la coca cola.. regalo del sessantotto fu….-<br />
Tornò a letto sconsolato. Sconsolato ma sempre arrapato . E allora piano<br />
piano abbassò le mutande della moglie Addolorata Cazzillo. Senza<br />
svegliarla. Quella teneva un sonno che neanche le bombe della festa di san<br />
Paolo o di san Sebastiano la potevano svegliare. La mise a pancia in su. Le<br />
allargò le gambe e la studiò a livello delle piccole e grandi colonne di<br />
Turiddu. Ovvero le piccole e grandi labbra. Voleva capire se quelle<br />
colonne erano state attraversate da qualche minchia estranea. Taliò ma non<br />
si capiva una mazza. Pensò che era meglio esplorare. Ci ficcò un dito e lo<br />
tirò fuori. Era bagnato ma pulito. Non c’erano tracce di simenta. Ma<br />
questo che voleva dire? Potevano ficcare col preservativo. Intanto, mentre<br />
che teneva il dito dentro il buco, la moglie aveva emesso un gemito di<br />
piacere. Continuando a dormire tranquillamente. Ma il suo creapopoli<br />
pazziava sempre di più. Decise d’inconnare il conno della consorte.<br />
Addolorata Cazzillo dormendo partecipò nu tanticchia. Forse sognava di
ficcare, comunque stava ficcando. La signora Cazzillo riceveva il cazzo<br />
del marito. Dopo Turiddu si addormentò. E fece uno strano sogno.<br />
Girava nudo per le strade di Monacazzo e incontrava tutti i cornuti del<br />
suo paese. Era una gara a chi le teneva più lunghe. Anche gli altri erano<br />
nudi. Ed era una nuova gare, quella a chi lo teneva più grosso, più lungo,<br />
più grande. Tutti avevano le corna tranne lui. Poi incontrò un tale senza<br />
corna.<br />
- Tu perché non sei cornuto? - gli chiese.<br />
- Io non sono sposato.. solo quelli sposati possono essere cornuti.. anzi lo<br />
sono tutti … io le corna le metto… ma non me le faccio mettere<br />
maritandomi…-<br />
- Allora anch’io sono cornuto?- chiese Turiddu.<br />
- Sei maritato?-<br />
- Sì.-<br />
- E allora sei cornuto.. cornuto per forza .. cornuto per legge di natura..-<br />
- Minchiate.. mia moglie è fedele…-<br />
- Minchiate.. nessuna femmina è fedele.. il pititto di assaggiare un<br />
cetriolo nuovo è lo stesso di quello che hanno i mascoli di zappare un<br />
orticello estraneo.. –<br />
- Quindi non si salva nessuno ?-<br />
- Nessuno.. tranne che non hanno un certo anello..-<br />
- Un certo anello?-<br />
- Sì. Vedi questo anello. Chi tiene questo anello al dito non sarà mai<br />
cornuto. Ma lo deve tenere sempre al dito. Perché è un anello pesante<br />
da portare.. ma chi lo porta sempre al dito può diventare cornuto<br />
soltanto se lo desidera, e per diventare cornuto deve togliersi l’anello<br />
dal dito per almeno un pezzettino.. il tempo di far fare alla mogli un bel<br />
ficca e rificca.. –<br />
- Bello quell’anello.. ma dove si può comprare?-<br />
- Non si compra.. io lo regalo a chi lo vuole.... lo vuoi?-<br />
- Sì.-<br />
E l’uomo del sogno le diede un bell’anello con tanto di pietra . E lui se lo<br />
ficcò al dito. Poi si taliò allo specchio. Non aveva ancora le corna, e<br />
adesso con quell’anello non le avrebbe avute mai più. Vita natural<br />
durante.<br />
Allora si svegliò e si accorse di avere il dito dell’anello ficcato nel conno<br />
della moglie. Sudò freddo e capì che per non diventare cornuto doveva
tenere il portuso della consorte sempre occupato. Si riaddormentò. E nel<br />
sognò incontrò di nuovo il tizio dell’anello.<br />
- Senti, ho capitò qual è il vero anello che devo sempre indossare ...-<br />
- Bravo.. se riesci a portare sempre quell’anello non diventerai mai<br />
cornuto … ma adesso ho da fare .. debbo mettere le corna a un tizio di<br />
nome Turiddu..<br />
- Turiddu come?-<br />
- Non te lo posso dire. So solo che devo raggiungere il dammuso venerdì<br />
pomeriggio. –<br />
- Venerdì pomeriggio? Il dammuso? Ma è la prima volta che ci vai?-<br />
- Sì.-<br />
- Ma almeno dimmi come ti chiami. - chiese Turiddu.<br />
- Non posso.-<br />
- Ma dimmelo, fai una eccezione.-<br />
- Non posso… al massimo posso dirti le iniziali.-<br />
- E dimmi quelle.-<br />
- M. S. – disse l’uomo misterioso e nudo. Solo allora Turiddo si accorse<br />
che quello era molto più giovane di lui, molto più bello e soprattutto<br />
che teneva una minchia più grossa della sua.<br />
Si svegliò tutto scantato. Capi che non aveva ancora le corna ma che<br />
quell’uomo del sogno gliele stava per mettere.. il prossimo venerdì. Era<br />
ancora in tempo per salvare l’onore. Ma era solo un sogno o era la realtà?<br />
Bohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh…………………!<br />
Erano le cinque quannu Turiddu intisi la porta aprirsi.<br />
- E cu minchia è a quest’ora?-<br />
Si alzò e guardò dalla filazza della porta della camera da letto. Era Carmen<br />
che rientrava. Andò in bagno e dopo un po’ nella camera che condivideva<br />
col fratello. E adesso le stava raccontando quello che le era successo.<br />
Fratello e sorella, costretti a condividere la stessa stanza, avevano<br />
sviluppato una solidarietà pazzesca. L’uno era il confidente dell’altro. La<br />
sorella essendo più grande dava consigli al fratello. Su tutto. Era lei che gli<br />
aveva detto di non spaventarsi quando la prima volta era venuto nel sonno.<br />
‘Nzinu si era svegliato tutto scantato e sudato e sì era controllato le<br />
mutande . Carmen si era svegliata.<br />
- Che è successo?- chiese.<br />
- Niente.. niente..-
- Come niente?-<br />
- Mi… mi.. mi sono pisciato addosso ma… ma … ma non è pisciazza.-<br />
E lei quella notte gli aveva spiegato tutto. Da allora erano diventati<br />
confidenti. Fino ad allora tra i due non c’era stato molto dialogo. Lui si<br />
spogliava dando le spalle alla sorella. Perché da quando la cosa gli<br />
attisava spesso si vergognava a farsi vedere in mutande. Lei invece si<br />
spogliava tranquillamente davanti al fratello ma sentiva spesso gli sguardi<br />
maliziosi di lui. Sia quando era in slip e reggiseno ma assai assai quando<br />
tornava dalla doccia e si levava l’accappatoio per vestirsi. Sentiva la<br />
libidine nello sguardo del fratello. Ma quella notte gli aveva spiegato tutto.<br />
- Allora è tutto normale?- aveva chiesto preoccupato ‘Nzinu.<br />
- Fammi vedere?-<br />
- Cosa?- chiese il picciotto.<br />
- Il coso?-<br />
- Ma tu si pazza. –<br />
- Ma tu mi guardi la cosa a mia. Ammettilo.-<br />
- No.. no.. anzi.. sì .. sì…- disse arrossendo.<br />
- E allora non ti vergognare.. siamo fratello e sorella.-<br />
E ‘Nzinu si era calato le mutande per ammusciare la ciolla alla sorella.<br />
- Tutto a posto. Parola mia. Quella è solo una polluzione notturna. Un<br />
segnale che quelli che il papà chiama luigini si sono messi a<br />
funzionare. La prima simenta è come la prima mestruazione. La ragazza<br />
diventa donna. Il ragazzo mascolo. E con il luigione tiso può ficcare la<br />
simenta dentro la pancia delle femmine. In mezzo alle cosce. In quel<br />
portuso che sta sotto il pilo e che tu mi guardi quando mi cambio le<br />
mutande…-<br />
- Io..- disse ‘Nzino rosso in faccia.<br />
- Si .. tu.. ho visto il tuo occhio libidinoso assai assai scrutare…-<br />
- Lo ammetto.. ma pure tu mi taliavi quando sotto le mutande tenevo il<br />
luigione tiso.-<br />
- Taliavo.. ma non per curiosità .. mi faceva piacere notare che mio<br />
fratello cresceva.. in tutto.. dappertutto.. anche di minchia.. e mi faceva<br />
piacere notare che la sua ciolla funzionava…-<br />
A sentire quelle parole ‘Nzino si stava eccitando.. ma non se n’era neanche<br />
accorto . Lei invece l’aveva notato e pertanto proseguì nel suo discorso:<br />
- .. e anche adesso sta dando segni di vita…-<br />
- Ehhhhh… - disse lui.<br />
- La tua ciolla sta dando segni di vita.- disse Carmen ridendo.
’Nzino si guardo in basso. Il suo pene era tiso. Arrossì. Pigliò il cuscino e<br />
cercò di coprirsi.<br />
- Non ti vergognare… è un fatto naturale.. parlare di sesso.. pensare al<br />
sesso.. guardare una donna.. tutto , nei maschi, si risente a livello<br />
dell’uccello..-<br />
- E nelle donne?- chiese il ragazzo.<br />
- Nello donne attisano i capezzoli.-<br />
- Anche a me attisano.- disse ‘Nzino.<br />
E si tolse la maglietta di cotone facendo molta attenzione a non far cadere<br />
il cuscino che s’era piazzato tra le cosce. A tutela della minchia tisa.<br />
- Mi fai vedere i tuoi?- sparò ‘Nzino.<br />
Con calma Carmen si tolse la camicetta. Teneva i capiccia tisi. ‘Nzino<br />
ebbe un tremolio alla minchia.<br />
- E sotto che succede?- chiese ‘Nzino.<br />
- Sotto ? Sotto si umidifica.. sotto trimulia….-<br />
- Mi fai vedere la tua cosa?-<br />
Carmen si tolse le mutande e lui taliò quel triangolo peloso che tante volte<br />
aveva taliato di nascosto. La sua ciolla rivibrò. Ma adesso lei fece di più.<br />
Si mise a letto e allargò le gambe.<br />
- Vieni a vedere il portuso. Io ho visto la tua ciolla , tu, se vuoi, vieni a<br />
vedere il mio portuso.-<br />
‘Nzino non si fece pregare. Si alzò e tenendosi il cuscino davanti al<br />
sottopancia si mise a taliare i gioielli di famiglia delle donne. La sua ciolla<br />
prese a tremare di nuovo.<br />
- E lì ci sta un tremolio?- chiese.<br />
- Sì. Come quello che tu adesso tieni anella ciolla.-<br />
- E come lo sai?-<br />
- Lo tiene pure Maurizio.<br />
- Ahhh….-<br />
- E il tremolio che uno ha , se uno vuole, si può trasformassi in<br />
terremoto.. in autoterremoto. In attesa di trovare una zita o uno zito per<br />
fare il terremoto insieme….-<br />
Rise Carmen e ridendo ci scippau il cuscino al fratello che , non avendo<br />
altro a disposizione, si coprì con le mani.<br />
- Ti insegno come fare il terremoto da soli. Lascia la presa.-<br />
Lui obbedì. Lei gli fece vedere come doveva fare con la mano. Lui obbedì.<br />
- Adesso fai su e giù. Fatti un terremoto che io mi faccio il mio.-
E si masturbò davanti al fratello . E il fratello davanti a lei. Solo che<br />
essendo inesperto nun riuscì a controllare la direzione dello schizzo e<br />
pertanto beccò la sorella sulle tette.<br />
- E Maurizio fa questo quando è con te?-<br />
- No. Io lo faccio a lui e lui a me. Questo e altro. Quando tu ti troverai<br />
una zita anche tu farai lo stesso. –<br />
E gli aveva parlato di Maurizio e di tutto quello che facevano. Facevano di<br />
tutto a parte una cosa.<br />
- Ma presto faremo anche quella.- aveva detto al fratello.<br />
Quella sera ‘Nzino aspettava le ultime notizie.<br />
- Fatto ?- chiese ‘Nzinu appena la sorella entrò.<br />
- Sì.-<br />
- Bello?-<br />
- Bellissimo.. E tu?-<br />
‘Nzino raccontò quello che era successo con la cugina.<br />
- E fatta. Anche tu farai l’amore presto.-<br />
E si raccontarono i particolari.<br />
Turiddu si trovo a passare per andare a cambiare l’acqua alle sue olive<br />
personali. E sentendo chiacchierare accostò l’orecchio. Proprio nel<br />
momento in cui Carmen raccontava al fratello come erano andate le cose<br />
con Maurizio.<br />
- Minchia . - disse Turiddu nella sua testa.<br />
E cambiata l’acqua alle olive tornò a letto di corsa. E riflettendo che<br />
adesso sua figlia era una donna, riflettendo sui tempi cambiati per cui i<br />
ragazzi ficcavano senza aspettare il matrimonio, arrivò alla sensazionale<br />
scoperta. Iddu era cornuto perché sua figlia gli aveva messo le corna<br />
facendosi sfondare il portone principale dal marrugghio dello zito. Corna<br />
di figlia erano e non di moglie . Che quella santa era e santa restava.<br />
Invece le figlie mettevano le corna a tutti i padri.. anzi, la sua aveva<br />
aspettato fino ad allora. E gli altri messaggi che volevano dire? Si vede<br />
che i picciotti si incontravano il venerdì pomeriggio e lo facevano nel<br />
dammuso che Addolorata teneva fuori paese, quello con l’orto. E poi<br />
coincidevano anche le iniziali. M. S. Maurizio Sucafica detto Mao.<br />
All’improvviso sparì il prurito alla testa e tutto il resto. Si addormentò<br />
felice e contento come un bambino. Mister icsi, il misterioso M. S. era<br />
semplicemente il ragazzo di sua figlia. Maurizio Sucafica.<br />
Il sogno era stato solo e soltanto una presa per il culo.
Il martedì pomeriggio Turiddu Cacanaca decise di andare al Circolo. A<br />
sentire i commenti sulla vittoria del NO. Per strada incontrò la figlia<br />
Carmen con lo zito Maurizio.<br />
- Ciao papà. Stiamo andando a provare.. a fare teatro..-<br />
- Buon pomeriggio, signor Cacanaca.- disse il Mao.<br />
- Ciau.. Ciau sia a tia che al tuo amico. Amico mi pare che è..- disse il<br />
papà pensando alla discussione che aveva sentito la sera prima.<br />
- Ihhh …. Va bè.. amico.. amico.. mezzo amico e mezzo zito è.. – disse<br />
la ragazza.<br />
Maurizio non sapeva che dire.<br />
- Buon divertimento..- disse Turiddu.<br />
E nella sua testa pensò:<br />
- Mezzo amico e mezzo zito.. però ci la trasi tutta.. mica mezza.. Ahhh..<br />
gioventù moderna senza testa e senza lanterna… a provare vanno..<br />
prima faceunu le prove.. oramai il papa trasiu a Roma.. ‘u teatro.. ‘u<br />
teatru a dui fanu.. anzi a quattro.. iddu, idda, a ciolla di iddu e ‘u<br />
portaciolla di idda. “ S’accomodassi signor Ciolla”. “ Subito trasu e<br />
volentieri, signora Portaciolla”. “Trasissi signor Ciolla ca la cosa mi<br />
piaci”. “Trasu.. trasu.. o niesciu.. niesciu e trasu”. “ Senta signor Ciolla ,<br />
si decidissi. O trasi o nesci”.-<br />
Chissà perché aveva pensato a questa storiella. Bohhhh…<br />
E intanto continuò a camminare in direzione del circolo. Era cornuto di<br />
figlia, M. S. , Maurizio Sucafica, mezzo amico e mezzo zito ficcava con<br />
sua figlia. E sicuramente stavano andando a fare le prove.. magari un<br />
ripassino.<br />
Al Circolo si sminchiolava alla grande. Si curtigghiava da papa. Si<br />
spettegolava su tutto e sul contrario di tutto. Magari di più.<br />
- Minchia.. lu vaticanu la pigghiau in culu..- disse il professore di<br />
filosofia Camillo Sciopenauri.<br />
- E Fanfani stuppagghiu du buttigghia na la vignetta di Forattini?- chiese<br />
il farmacista Attilio Attisaceddi.<br />
- Balle.. solo balle.. dicono che padre Nicola per la colera tiene la diarrea.<br />
Ne fa mezzo chilo ogni mezzora.. –<br />
- E suor Natalina.. chidda piscia.. un litro ogni ora.. –<br />
- Minchia… pare che tutti li monaci e li parrini tengono la diarrea..<br />
diarrea nervosa.. colite spastica da divorzite acuta..-
- Indigestione di No ficiru e nun li digerirono neanche col bicarbonato.. –<br />
- Cazzi amari funu… ma viva la libertà.. viva il divorzio.. –<br />
- E l’onorevole Cacanaca comu la pigghiau?- chiese Nicolino Upirchì.<br />
- A pigghiau in culu puru iddu.. ma con classe… la classe dei polittici.. ca<br />
quannu ci sta di prenderla in culu ci la pigliano e quando ci sta di darla<br />
agli altri ci la danno.. Sempre in culo naturalmente..-<br />
- Invece Michele Santangelo ha detto che chiuderò la F.I.C.A. Non<br />
potendo chiudere quella delle femmine per riservarla in esclusiva ai loro<br />
mariti ha deciso di chiudere la sua.. tanto lui va sempre alla ricerca di<br />
fiche altrui.. –<br />
- E che ne dite delle schede che hanno annunciato urbi et orbi le corna di<br />
Turiddu Cacanaca?- chiese Nicolino Upirchì.<br />
- Minchiate.. palle .. stronzate. Quello tiene la moglie chiù fedele di<br />
Monacazzo.. Chidda si facissi ammazzari pur di nun si farisi visitari lu<br />
cunnu da un batacchio estraneo..-<br />
- Sai chi ti dico?- disse il farmacista Attilio Attisaceddi – E chiù facile ca<br />
‘u papa di Roma si marita piuttosto ca Turiddu addiventi cornuto.-<br />
Fu proprio allora che trasiu Turiddu Cacanaca e fece pure in tempo a<br />
sentire la battuta di Attilio.<br />
- Salutamu grandissimi cornuti.. salutamu li voscenze, salutamu li vostri<br />
aceddi pinnenti e pure li corna che stanno sotto la coppola.-<br />
- Tu sempre a scherzare pensi. - disse l’avvocato Memè Futtisteriu.<br />
- Ehh.. la mia fronte è libera, pulita, limpida come l’acqua del mare e<br />
pertanto parlo come minchia mi pare.-<br />
- Ma lu messaggio?- chiese Nicolino Upirchì.<br />
- Stronzate di qualche stronzone. Balle .. solo balle.. –<br />
E fece il solito gesto. Alzo una mano e ci mise il dito più lungo dell’altra<br />
sotto il palmo. Poi sparò la solita frase.<br />
- Sutta chistu cielo non ci piove. O meglio, se ci piove, ci piove perché lo<br />
voglio io. Io ci faccio il bello e il cattivo tempo.. io.. io e basta.-<br />
- Beato tu che ti maritasti una santa..-<br />
- Santa per gli altri.. cu mia fa cose da turchi.. ma solo con un turco .. il<br />
sottoscritto.. che io modestamente parlando ci abbasto e ci assupecchio..<br />
io potrei dare adienzia a tre femmine almeno senza farle lamentare pi<br />
mancanza di dosi.. –<br />
- La minchia è la medicina delle femmine..- disse il dottore Cola<br />
Sciroppetto.<br />
- Comu li sticchio è la droga dei mascoli..- disse il farmacista.
- E li corna chi su?- chiese Nicolino Upirchì.<br />
- Le corna sono la giusta punizione per chi non fa il suo dovere di<br />
mascolo.. il marchio delle minchie inutile..- disse l’assessore Ciccu<br />
Ficcu.<br />
- Vero è.. e vero non è.. se uno trova na mugghieri buttana di madre<br />
natura che deve fare? Manco sa le teni il doppio di quella dell’asino la<br />
poli accontentare. Ma in generale, l’uomo è uomo solo se sa zappare<br />
l’orto di casa a sufficienza .. in modo da impedire che altri vengano a<br />
zapparlo. Perché voi , amici miei cornutoni, non sapete il vero<br />
significato delle corna. Del simbolo delle corna.-<br />
- Diccillo.. diccillo..- dicevano i circolini che lo sapevano già a memoria<br />
ma gli piaceva come Turiddo contava e mimava la cosa.<br />
- Le corna vogliono dire “Stai attento che tua moglie tiene due cazzi.<br />
Quello più piccolo è il tuo, quello più grande è quello dell’amante. E<br />
quello dell’amante gli da più soddisfazione.”.<br />
- Vero è.. giusta interpretazione antropologica .. corretta simbologia<br />
sessuale.. inutile batracomiomachia… mentulamachia.. lotta impari tra<br />
una minchietta e una minchiazza..- disse il farmacista Attilio<br />
Attisaceddi che amava le parole colte.<br />
- Pirchì?- chiese Natalino Upirchì.<br />
- Pirchì? Ma è chiaro, chi si cerca l’amante se lo cerca col marrugghio più<br />
grosso, robusto e resistente del marito.. lo scopo è passare da una<br />
minchia chiù tinta a una migliore e non viceversa.. tinta pi tinta na<br />
fimmina si teni chiddu che ha in casa. Accattarsi la patente di buttana pi<br />
nu batacchiu chiù tinto di quello del coniuge e na fissaria… buttana sì,<br />
ma pi na minchia che da soddisfazioni.-<br />
- Esatto.- disse Turiddu – L’altro significato è questo. Le corna vogliono<br />
dire “ Stai attento che tua moglie allarga le cosce ad un altro mascolo.”<br />
E le allarga per dirgli di accomodarsi pure.. che è il benvenuto..<br />
benvenuto in tutti i sensi… o meglio a senso unico.-<br />
Con le mani indicava il senso. Una mano chiusa a pugno e un dito<br />
dell’altra che faceva avanti e indietro. Tutti ridevano. Continuarono a<br />
parlare fino alle otto di sera. Poi Turiddu uscì per tornare a casa. Sulla<br />
scalinata della chiesa si san Sebastiano vide il figlio ‘Nzino abbracciato a<br />
una ragazza.<br />
- Finalmenti si azzitau.- disse nella sua testa.<br />
Guardò meglio la ragazza.
- Minchia.. sua cugina Mary Juhana è.. altro che droga.. e a idda ca<br />
pinsava stanotti quannu tinia l’aceddu tisu.. bona è la cosa… chidda<br />
continentale sperta è.. lu ammaestra nu tanticchia il figlio mio.. a<br />
quest’ora ficca pure lui. .ottima nave scuola è Mary Juhana…-<br />
- Ciao papà..-<br />
- Ciao zio..-<br />
- Ciao e buon divertimento.-<br />
I Plutoniani erano impegnati nelle prove del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> . Giorgio<br />
Baffo, il mitico Giò-Giò, che tra qualche settimana andava in pensione, si<br />
stava impegnando al massimo. I ragazzi pure. Tutti lavoravano con gioia.<br />
Le ballerine provavano il balletto, i cantanti le canzoni, i musicisti la<br />
musica e gli attori la parte.. il testo.. il maledetto testo del Belininsorca<br />
tradotto dal maledetto Tempio in un maledettissimo testo dialettale. La<br />
vittoria del No era stata festeggiata in pizzeria con una pizza NO . Una<br />
pizza fatta su richiesta , una semplice margherita con sopra tre würstel<br />
disposti a N e mezzo uovo per la O. Adesso stavano lavorando. Ma appena<br />
entrarono Maurizio e Carmen i ragazzi abbandonarono le prove. I maschi<br />
circondarono Maurizio, le femmine Carmen.<br />
- Fatto?- dissero i maschi.<br />
- Sììììììììììììììì………….- disse Maurizio.<br />
E lo sollevarono per buttarlo sul materassino della palestra, che era<br />
l’ambiente dove i ragazzi provavano. Lo stesso fecero le femmine.<br />
- Fatto?-<br />
- Fattooooooooooooooooo…...-<br />
- Tutto O.K. ?-<br />
- Tutto occhei.-<br />
E pure lei fu sollevata in aria e buttata su materassino dove già stava<br />
Maurizio.<br />
- Fateci vedere come avete fatto?- chiesero gli amici.<br />
- Sta minchia.- rispose la coppietta.<br />
Giorgio a sentire tutto quel casino chiese cosa era successo.<br />
- Querelle ormonali.- disse uno che la sapeva lunga.<br />
Finalmente ripresero le prove. Giorgio spiegò l’antefatto.<br />
- La scena si svolge a Monacazzo. Ci sono due case affiancate. La storia<br />
è quella di Maria Concetta Filomentula, povera ma bella come il suo<br />
ragazzo, Adone Ciccio Coppolabella. Lei è corteggiata da tutti. E una<br />
bella gnocca. Tutti ci provano. Anche il vecchio avvocato Bastiansilvio
Antennatisa , costruttore di Monacazzo uno e due, candidato sindaco,<br />
detto Pisciaoro, Pisciasordi e Pisciargento ,il proprietario di<br />
Teleradiomonacazzointernescional, una radio locale che vorrebbe<br />
trasformare in televisione. E i due piccioncini ,che hanno bisogno di<br />
soldi, decidono di fare il colpo. Lei accetta la corte del vecchio<br />
avvocato con la speranza di spillarci un po’ di soldi e pertanto va a<br />
vivere a casa sua . Porta con sé un amico come cameriere personale.<br />
Onanio Senzasorca . In realtà lo zito della figlia di Bastiansilvio. Tutte<br />
le sere prima di andare a letto lei mette una polverina nel vino del<br />
vecchio e quello si addormenta. Ma la mattina dopo è convinto di aver<br />
fatto chissà cosa. Invece Filomentula, tramite un buco che ha fatto fare<br />
nella parete a Onanio, passa nella casa accanto e se la spassa con il suo<br />
zito. Onanio da parte sua se la spassa con la zita Mariannonda. Ma<br />
purtroppo il maggiordomo di Bastiansilvio , intanto che stava facendo<br />
un lavoro sul tetto, vede la compagna del suo padrone fare vasa vasa ,<br />
stringi stringi e ficca ficca con un mascolo. Dalla visione occasionale<br />
inizia lo spettacolo. Avanti con le prove. Atto primo. Scena prima. Il<br />
maggiordomo sul tetto, Filomentula e il suo zito abbracciati dietro la<br />
porta.-<br />
Mag.- Mitticcilla tutta. ( riferendosi alla forza sua nel sistemare<br />
l’antenna).<br />
Ado - Ci l’aviti cu mia? Tutta ci la misi. E se vuliti ni assupicciau nu<br />
tanticchia per voi.-<br />
Mag. - Cu parra? Cu cazz’è ? Unni minchi’è ? Ahh .. chiddu beddu<br />
spicchiu del vicino è. E cu na fimmina sta.. ma.. ma .. ma.. mizzica.. ma<br />
idda è l’amanti dl mio padrone.. Filomentula è.. e cu minchia ci lu dice al<br />
vecchio ca paga tutti chiddi sordi per essere curnutu e mazziato…-<br />
La prova andò avanti.<br />
- Stop.. Stop – gridò a un certo punto Giorgio. - Qui siamo al punto in cui<br />
il maggiordomo vuole spifferare al padrone quello che ha visto. Ma<br />
Onanio e Maria Concetta lo convincono che quella che stava col vicino<br />
è solo la sua cara sorella gemella, Maria Giovanna Filomentula.<br />
Chiaro..-<br />
- Sì.-<br />
- Avanti con le prove.-<br />
Mag.- Visti.. minchia chi visti.. cazzi niuri cuntari la cosa…Minchia chi<br />
cazzalora di cazzicatummili visti fari a chiddi dui…-<br />
Ona.- Chi viristi, maggiordomo di sta gran coppola di minchia…-
Mag. Allura chi visti voi sapiri… chiddu ca nun vulia.. per caso visti..<br />
visti..–<br />
Ona. - .. e scangiasti cazzi pi sasizza..-<br />
Mag. - Minchia.. testa persa nun sugnu.. visti e non cazzi pi sasizza<br />
scangiai.. ma se vuoi, chiamiamola pure sasizza. Visti a fimmina del mio<br />
padrone ca iucava ca sasizza do vicinu….–<br />
Ona.- Minchia .. vero è?-<br />
Mag..- Se ama rittu ca l’ama ciamari sasizza.. chiamiamola sasizza.. ed era<br />
nu beddu pezzu di sasizza.. dura, longa, tisa….-<br />
Ona.- E era sapurita.. piccanti…salata al punto giusto..-<br />
Mag,.- Chistu ci lo devi domandare alla tua padrona.. idda l’assaggiau…-<br />
In quel momento dalla casa del povero esce Maria Concetta nelle vesti di<br />
Maria Giovanna.<br />
M.C. ( A sé stessa )– A come si sta bene nella casa del mio zito.. e povero<br />
a bello.. ma io lo amo tutto..-<br />
Mag.- Talia.. talia Onanio.. Maria Concetta sciu dalla casa del vicino.-<br />
Ona.- Ma non è lei ….è la sorella gemella.. Cazzalora.. però è la stessa..-<br />
Mag.- Minchiati. ‘U sceccu non deve entrare per la coda. Mi vuoi pigliare<br />
per culo..-<br />
Ona.- Io no..( rivolto al pubblico) ..io sì.. ti voglio pigliare per il culo<br />
babbeo..-<br />
Mag.- Ehi, tu, Maria Concetta..-<br />
La donna non risponde.<br />
Mag.- Maria Concettaaaaaa..-<br />
M.C.- Ma chi chiami a mia? Chi voli stu babbu citrulieddu sminchiato di<br />
alliccaculo specializzato. Senti, chi minchia vuoi?-<br />
Mag.- E parra pulita. A sta gioventù moderna ci manca l’educazione. –<br />
M.C.- Senti strunziddu in servizio .. sei tu che mi hai sconcicato senza<br />
conoscermi.. Ti do un cazzotto che ti faccio fare una cazzicatummila ca<br />
finisci a cazzare non funi ma cazzantennati..-<br />
Mag.- Tutti paroli cu li cazzi… Stu cazzu..-<br />
M.C.- Io tiegnu una idiosincrasia personale pi chistu testa di cazzo…-<br />
Mag.- Idio-minchia- a- mia…e chi è…robba ca si mangia.. mingia.. –<br />
M.C.- Io femmina colta sono.. e non mi metto a fare batracomiomachie cu<br />
tia.. alliccaculo.. alliccaceddu.. cacapitruddi.. mangiammerda..-<br />
Mag.- Io ti conosco.. tu sei l’amante del mio padrone .. tu sei Maria<br />
Concetta Filomentula . Quella che la notte grida di piacere quannu il mio
padrone Bastiansilvio ti ficca la sua antenna personale in qualche<br />
purtuso..-<br />
M.C.- Oh.. ma chi coppola di chidda che non tengo dici…Io a tia non ti<br />
conosco.. non conosco quella faccia di culo che tieni.. e non conosco<br />
nemmeno i criatieddi e il criatieddu ca tieni tra le cosce…Io non sono<br />
Maria Concetta.. io mi chiamo Maria Giovanna e sono la sua sorella<br />
gemella. –<br />
Mag.- Sorella gemella na minchia.. Gemella come il mio coglione<br />
sinistro col destro.. Fina e bona la signora.. signora per modo di dire..-<br />
Ona. - Fina nun lu saccio ma bona di sicuro è.. biato cu si la pusseri..-<br />
M. C.- Attenzione come parlate.. io sonno fina e bona.. di tutto.. a anche di<br />
più.. femmina dentro e fuori.. sopra e sotto.. e anche di più.. assai assai di<br />
piùùùùùùùùù… ma sono femmina solo con l’amore mio.. e se lo chiamo,<br />
a tia criatieddu che m’hai offeso, ti rimette a posto l’ossatura.. ti fa<br />
strammato chiù strammato di quello che sei..-<br />
Mag.- Senti.. Maria Concetta.. non fare la scema… non parlare di fedeltà..<br />
tu ti la fai cu lu me patruni sulu pi li soldi.. solo per quello.. e non dico di<br />
più.. mon dico quello che sei.. e neanche quello che penso..-<br />
M.C.- Senti.. malaca.. anzi malacazzo.. smettila perché ti sta arrivando una<br />
pedata che ti fazzu addivintari Eunu….-<br />
Ona.- …co-co-co.co..-<br />
M.C.- No Eunu-co-co-co ma Eunu-senza-co-co-co… -<br />
Mag.- A mia mi pari idda.. stissa facci.. stissu nasu,, e sicuramenti stissi<br />
minni e stissu paparaciannu ( scappando verso la casa ) Ora cunto tutto al<br />
mio padrone.. gli dico che è cornuto contento.. Gli dico “ caro padrone<br />
Bastiansilvio Antennatisa, a parte l’antenna che tieni tra le cosce e che lei<br />
ti mette sempre tisa, idda ti avi messo con l’aiuto del nostro vicino due<br />
belle antenne tise, grosse e lunghe sulla testa .. perché quando tu non ci sei<br />
la tua mantenuta si fa suonare la campana da un altro batacchio..-<br />
E andarono avanti. Il primo atto era a buon punto.<br />
Corrado Culò e Maria Crocifissa Cannacalata avevano spiato per un bel<br />
pezzo il lavoro dei Plutoniani.<br />
- Lurda è la commedia..- disse lei.<br />
- Parla di malefemmine che fanno cose mali..-<br />
- E ci sono troppe parolacce..-<br />
- Assai parolacce sporche.. cazzotto.. cazzicatummili.. cazzalora..<br />
cazzare..- specificò Corrado.
- E’ una fitinzia..-<br />
- Ma alla fine – disse Corrado - ci sta un attimo di gioia, fede, speranza..<br />
alla fine parlano di suonare la campana con il batacchio..-<br />
- Il batacchio e la campana … che bella accoppiata…- disse lei.<br />
Ma poi si taliarono in faccia seri. La campana e il batacchio della<br />
commedia non erano la campana e il batacchio a cui pensavano loro.<br />
Quelli erano di carne. Queste di metallo.. Anche se a volte il batacchio di<br />
carne può far concorrenza , per durezza , al metallo, si trattava di due cose<br />
molto diverse . Scapparono per riferire tutto a padre Nicola.<br />
Omo<br />
Turiddu il venerdì pomeriggio decise di non andare al cimitero a<br />
colloquiare con i cornuti e le buttane defunte. Uscì regolarmente ma si<br />
appostò dietro uno spigolo di palazzo. Passarono cinque minuti appena e<br />
sua moglie uscì. Aveva addosso un leggero spolverino e sulla testa un<br />
cappello di paglia di Firenze. Addolorata salì sulla macchina, una 127 Fiat,<br />
e partì.<br />
- Minchia, al dammuso va. Cornuto sono. E pure voi siete cornuti.-<br />
Si diede una manata sui luigini e sul luigione. Salì sulla vespa del figlio e<br />
la seguì. A debita distanza. Voleva scoprire l’omo misterioso. Invece<br />
Addolorata svoltò a destra. E alla fine si fermò davanti alla casa di suo<br />
fratello Ferdinando. L’onorevole insomma.<br />
- Minchia non sono cornuto.. Dalla cognata andò.-<br />
Addolorata scese, non tuppuliò , trasì con le chiavi. E dopo cinque minuti<br />
riscese e ripartì. E lui appresso. La donna si diresse fuori paese.<br />
- Minchia ricornuto sono.. non va al dammuso di via Filippo Jarruso, ma<br />
in contrada “dammuso.” Là l’onorevole tiene una villetta.. e là<br />
s’incontra con l’amante.. minchia cornuto veramente sono…-<br />
Seguì la macchina che effettivamente andò in contrada “dammuso.”<br />
Lui si fermo a distanza di sicurezza. Vide la donna scendere, aprire il<br />
cancello, mettere la macchina dietro la villetta ed entrare in casa.<br />
- Cornuto sono.. ma voglio vedere chi mi mette le corna.-<br />
Si diede un colpo sui luigini e sul luigione. Aspettò un pezzo ma non<br />
arrivò nessuno. Allora si avvicinò alla villetta, scalò il muretto e<br />
s’appressò a una finestra.. quella della camera da letto. Era chiusa ma sentì<br />
arrivare dei gemiti.
- Minchia.. Il mascolo misterioso già dentro era.. l’aspettava a letto quella<br />
buttanazza di mia moglie.. possibilmente con l’aceddu già pronto.<br />
Minchia .. cornuto sono.. cornutissimo sono.. cornutazzo assai assai<br />
divintai.. buttana di suor Luigina che continua a portare sfiga e mi<br />
rompe ancora i luigini.-<br />
Cercò di spiare attraverso la serranda ma l’unica cosa che vide fu un culo<br />
di mascolo che faceva avanti e indietro.<br />
- Cornuto sono.. ma io li ammazzo.. ammazzo lei, ammazzo lui e ci<br />
scippo i luigini e il luigione e me li faccio fritti pi minnitta..-<br />
Pistola non ne aveva neanche a casa. Fucile nemmeno. La lupara neanche.<br />
Andò nel capanno degli attrezzi di lavoro e pigliò una accetta.<br />
- A pezzi vi faccio..-<br />
E parti per sfondare la porta. Ma la porta era .. era aperta. I due fottitori si<br />
sentivano tranquilli al punto da lasciare la porta aperta. Entrò e si avvicinò<br />
alla porta della camera da letto. Il respiro dei fottenti era maestoso. I loro<br />
gemiti in crescendo. Sicuramente stavano per raggiungere l’orgasmo. Aprì<br />
la porta a filazza. Quelli non se ne accorsero. Vide i due che ficcavano. La<br />
donna sotto e a pancia in giù. Lui sopra che si dimenava come un<br />
forsennato<br />
- Ma il cicciobello dove sta ficcato?- si chiese Turiddu. – In culo o nello<br />
sticchio?-<br />
- Da come sospira la buttanazza è nello sticchio che lo tiene. Sono sospiri<br />
di solo piacere. I sospiri dell’inculata sono un misto di piacere e dolore.<br />
Comunque non ha importanza dove sta ficcato il marrugghio, io sempre<br />
cornuto sono.- fu la risposta che di diede.<br />
Era ora di agire. Aspirò profondamente. Espirò con forza e diede un calcio<br />
alla porta.<br />
- Vi scanno.. vi ammazzo.. io so omo d’onore.. chi è st’omo di merda che<br />
si fotte la mia signora..- gridò tenendo l’accetta in alto.<br />
L’uomo, prossimo all’orgasmo , smontò dal portuso e per lo spavento<br />
eiaculò in direzione di Turiddu gridando “ Aaaahhhiiiiii… “<br />
Era Michele Santangelo. Anche la donna si girò. Non era sua moglie<br />
Addolorata .Era sua cognata Annunziata Cantalamessa, la moglie<br />
dell’onorevole Ferdinando. Si girò e non si coprì manco il portuso che<br />
pulsava a bellavista. Tanto Turiddo lo conosceva bene. Prima di andare al<br />
nord a farsi ingravidare da uno sconosciuto ci aveva, col consenso del<br />
marito, provato con Turiddo. Accussì sarebbero state mezze corna, la<br />
simenta sarebbe stata imparentata e il l’eventuale figlio sarebbe stato solo
figlio di buttana a metà. Al cinquanta per cento sarebbe stato un Cacanaca.<br />
Ma Turiddu non era riuscito a ingravidarla. Tanto che s’era preoccupato.<br />
Visto che non aveva ancora figli e neanche moglie di essere sterile pure<br />
lui. Adesso era là. Restò con l’accetta in alto e la faccia da minchione.<br />
Cercava la moglie con l’amante e aveva trovato la cognata.<br />
- Non sono cornuto. Per la figa portasfiga di mia zia Luigina, i miei<br />
luigini e il mio luigione non sono cornuti.- pensò nella sua testa.<br />
Michele Santangelo stava in silenzio coprendosi l’uccello con le mani.<br />
- Dov’è mia moglie?- chiese. In fondo l’aveva vista salire in macchina e<br />
partire per la villetta.<br />
- A casa mia.- disse Annunziata.<br />
- Ma .. ma questi sono i suoi vestiti..- disse guardando lo spolverino e il<br />
cappello di paglia di Firenze.<br />
- Sì. Sono i suoi. A casa mia ce li scambiamo sempre. Io vengo qua coi<br />
suoi abiti. Perché lei è al di sopra di ogni sospetto.-<br />
- Ahhhhhhh …- disse Turiddo.<br />
- Aaaahhhhhhhiiiiiiiii la minchia.- disse Michele Santangelo.<br />
- Scusate.. continuate pure.. scusate. - disse Turiddo e fece per andare via.<br />
- Turiddo – lo chiamò Annunziata – per tutto quello che c’è stato tra noi..<br />
ti prego.. il massimo segreto.. per te.. per me.. per Michele…a parte che<br />
Michele sa.-<br />
- Ah.. cornuto contento è.. Comunque io.. Nenti visti, nenti intisi, nenti<br />
sentii..- disse Turiddo.<br />
- Bravo.. – esclamò la donna. E alzatasi dal letto lo baciò sulle guance.<br />
- Grazie… le disse all’orecchio piano piano – grazie a te e ai luigini e<br />
pure al luigione che ben ricordo.. grazie..-<br />
E allontanandosi lo toccò sulla patta<br />
- Grazie di tutto.. - disse Michele Santangelo. Il moralista,<br />
l’antidivorzista, il presidente della F.I.C.A., che amava esplorare le<br />
fiche degli altri.<br />
Uscì da quella casa contento perché c’era entrato da cornuto ma ne era<br />
uscito senza corna. Ma uscendo fregò le chiavi della cognata. Voleva fare<br />
una sorpresa alla moglie e dirgli che aveva sospettato di lei. Insomma,<br />
voleva chiedergli perdono. Chi aveva scritto il biglietto aveva visto. E<br />
aveva fatto confusione. Aveva confuso lui col fratello Ferdinando? O<br />
aveva notato la moglie dell’onorevole vestita da sua moglie e pertanto<br />
aveva dedotto che Turiddu e non Ferdinando era il cornuto. Che poi<br />
Ferdinando cornuto lo era da sempre. E la cosa era nota a tutti.
Appena andato via Turiddo gli amanti tornarono a letto. Ma non riuscirono<br />
a fare niente. La minchia di Michele Santangelo non riuscì a fare il suo<br />
dovere. Moscia era e moscia restò. Pareva morta. Morta di scanto. Ma<br />
morta. Inutile gingillo. Fantasma di una minchia gloriosa. Ex minchia<br />
insomma.<br />
Scena<br />
Turiddu tornò a Monacazzo contento. Era senza corna. Aprì il portone<br />
della casa del fratello e salì le scale. Aprì la porta ed entrò piano piano.<br />
Non si sentiva niente. La casa pareva deserta. Taliò nel salone. Vuoto.<br />
Taliò nella cucina. Vuota. Taliò nello studio dell’onorevole. Vuoto.. Taliò<br />
nel bagno e nel doppio servizio. Vuoti. Restava da taliare nelle camere da<br />
letto. Le uniche con le porte chiuse. Iniziò da quella degli ospiti. Vuota.<br />
- Ma dove minchia ti sei ficcata Addolorata mia. Possibile che se volevi<br />
riposare un po’ dovevi andare a stinnicchiarti nel letto di mio fratello.-<br />
si chiese.<br />
Si avvicinò a quella porta e sentì arrivare alle sue orecchie dei gemiti.<br />
Gemiti di mascolo. Aprì lentamente e vide. L’onorevole suo fratello stesso<br />
sul letto e sua moglie col culo per aria e la bocca applicate alla pompa di<br />
Ferdinando.<br />
- Minchia.. minchia.. cornuto sono…Addolorata preferisce il luigione di<br />
Ferdinando.. la sfiga di zia Luigina colpisce ancora.. tutti.. anche mio<br />
fratello mi scassa i luigini…-<br />
Non sapeva che fare. Tornare indietro e andare via o entrare. Entrare per<br />
fare minnitta o sputtanarli e basta. Alla fine diede un calcio alla porta ed<br />
entrò.<br />
- Buttana.. buttana .. e tu.. sangue del mio sangue, che fai? Ci la ficchi a<br />
mia moglie..-<br />
Addolorata riconobbe la voce el marito e per la paura e la sorpresa<br />
mozzicò la minchia all’onorevole.<br />
- Ahhhhhhhhhiiiiiiii… - disse Ferdinando intanto che lei lasciava la presa<br />
tirata per le spalle dal marito. Addolorata fini contro una poltrona a<br />
cosce larghe. Il portuso pulsava di desiderio.
Turiddo in preda alla rabbia schiaffeggiò il fratello che per la sorpresa e il<br />
dolore era muto, proprio lui che era logorroico di madre natura. Lo<br />
tumbuliò gridando “ Io te lo scippo e te lo faccio mangiare sano sano.<br />
Fratascio tre volte cornuto, io te lo scippo.”.<br />
E dicendo questo acchiappò la parte già malandata per il mozzicone<br />
ricevuto e iniziò a tirare.<br />
- Ahi….. ahiiiiiiiiiiiii…….-<br />
Ma l’onorevole , dopo un attimo di esitazione, reagì e lo acchiappò per le<br />
palle. Nonostante l’intermediazione di pantaloni e mutande iniziò a<br />
stringere. Addolorata era rimasta ferma.<br />
- Ahhhhhhhiiiiii.. Curnuto ranni lascia la presa.- disse Turiddo.<br />
- E chi me li ha messe le corna? Ehhhhhh.. Anche tu ci la ficcasti a mia<br />
moglie? O te lo si dimenticato?-<br />
- Ci la ficcavo col tuo permesso.. per metterla incinta.. Tu volevi l’erede e<br />
se te lo stampavo io ero simenta di famiglia…-<br />
- Ma sempre corna erano.. e a parte quelle pure dopo la nascita di<br />
Kornelia ci la ficcauto a mia moglie....-<br />
- Mi piaceva.. femmina calda era.. ficcare con lei era un piacere..-<br />
Ferdinando continuava a stringere. Turiddu a tirare. Addolorata si era<br />
messa finalmente in piedi. Ma non sapeva cosa fare. Stava in piedi e<br />
ascoltava.<br />
- Ti lu scippu.-<br />
- Te li stritolo..-<br />
- Te lo strozzo…-<br />
- Te le polverizzo..-<br />
- Ti lu affucu..-<br />
- Ti sterilizo.. .-<br />
- Ti fazzu a fimmina..-<br />
- Ti li scasso una volta per tutte. Turiddu caro ca ci la ficcautu a mia<br />
moglie anche dopo che t’eri maritato.-<br />
A queste parlo Addolorata scattiò.<br />
- Curnutu lurdu.. li corna mi mitteutu… A mia.. alla tua adorata<br />
Addolotata che tutto ti dava, che tutto ti permetteva ..puhhhh… lurdu<br />
curnutu.-<br />
E prese a dargli pugni e calci dove minchia capitava capitava. Alla fine si<br />
fermarono per la stanchezza e discussero con calma . Turiddo racconto che<br />
prima aveva seguito la cognata credendo di seguire la moglie.<br />
- So tutto. Non serve che continui a raccontare quello che hai scoperto..-
E decisero di chiudere la faccenda. Era una questione di famiglia. E una<br />
questione di famiglia doveva restare. L’onorevole si rivestì ma la minchia<br />
gli faceva male. Anche Addolorata si rivestì. Turiddo era già vestito ma<br />
aveva male alle palle.<br />
- Mi fanno male i luigini. Vado dal medico.- disse.<br />
- A mia mi fa male l’aceddu. Tra il mozzicone di Addolorata e le tirate di<br />
Turiddu mi fa proprio male. Vado dal medico.-<br />
- Vi accompagno..- disse Addolorata.<br />
Nell’anticamera del dottor Aggiustamona trovarono Annunziata.<br />
- Ho accompagnato Michele..-<br />
- Io Ferdinando e Turiddo..- disse Addolorata.<br />
Nello studio del dottore il medico stava taliando la parte malata.<br />
- Caro Michele, mi sa che puoi dire addio al minchia.. –<br />
- Ehhhh…-<br />
- Hai avuto una paralisi al nervo minchiale.. sarà stato lo stressi, la<br />
tensione…–<br />
- Oppure uno scanto…<br />
- ..anche uno scanto può esserne la causa..-<br />
- Scanto fu.-<br />
E ci raccontò la cosa. Punto per punto. Perché per Michele Santangelo il<br />
medico era come il parrino e l’avvocato. Teneva il segreto professionale.<br />
Ma mantenere il segreto sulle cose di pilo a Monacazzo era impresa ardua.<br />
Tutti spettegolavano di tutti e di tutto. Ma soprattutto sui fatti di pilo. Se<br />
Domenico Tempio ne scriveva aveva ragione. Ma qualcuno riteneva che<br />
certe cose si dovessero solo fare.. parlarne era vietato dal buonsenso, dalla<br />
religione , dalla dignità , dalla morale e da un sacco di altre fregnacce<br />
piccolo-borghesi.<br />
- Fai un po’ di riposo.. a livello di minchia naturalmente e pigliati queste<br />
pillole che contengono il principio attivo della pianta Minchia durans.. e<br />
vediamo se possiamo recuperare un po’ la funzione erettile.. un po’..<br />
miracoli non se ne possono fare..-<br />
- Va bene.. vado e vediamo se Lazzaro risorge..-<br />
- Per il momento condoglianze..- disse il medico accompagnando l’amico<br />
Michele alla porta.
Appena fuori Michele trovò i fratelli Cacanaca e capì. Entrarono insieme i<br />
fratelli e il medico fece subito la diagnosi . Strappo da trazione e ferite da<br />
denti per l’onorevole. Contusioni multiple ai testicoli e stiramento<br />
cremasterico doppio per Turiddo. La minchia dell’onorevole fu pure<br />
disinfettata e incerottata.<br />
- Ma cosa è successo.. tre minchie danneggiate in pochi minuti. – chiese<br />
il medico.<br />
- E che abbiamo litigato come facevamo da bambini e ci siamo fati mali.-<br />
disse l’onorevole che pure se la prendeva in culo sapeva trovare una<br />
scusa per dimostrare che si era trattato di un incidente.<br />
- A tirarvi e mozzicarvi la minchia? A stritolarvi le palle? E l’altro<br />
l’uccello paralizzato .-<br />
- Ma perché, pure Michele tiene problemi di minchia?- chiese<br />
l’onorevole.<br />
- Sì.. paralisi al nervo minchiale a causa di uno scanto…-<br />
Alla faccia della deontologia professionale. Il medico, furbo il dottor<br />
Aggiustamona, già sapeva tutto perché aveva collegato il racconto di<br />
Michele al resto. C’era in quella storia boccaccesca di che scialarsi per un<br />
paio di mesi con gli amici del circolo. Anche se era una storia brutta<br />
perché c’era scappato il morto.. o meglio .. la morta … la minchia di<br />
Michele Santangelo , moralista in pubblico e presidente della F.I.C.A. e<br />
puttaniere cercafiche , sventrapassere , sturacciasticchi e tappabuchi in<br />
privato.<br />
Il dottor Aggiustamona quella sera pensò ai titoli dei giornali se le cose<br />
che lui sapeva fossero diventate di pubblico dominio.<br />
Primo titolo. “ La moglie dell’onorevole Cacanaca sorpresa a letto dal<br />
cognato intanto che era impegnata a trombare con il presidente della<br />
F.I.C.A. Michele Santangelo. A causa dello spavento una paralisi<br />
irreversibile ha colpito il pene dell’uomo.”<br />
Secondo titolo. “L’onorevole Cacanaca sorpreso con la cognata impegnata<br />
a fargli una fellatio. La scoperta fatta dal fratello dell’onorevole e marito<br />
della donna. Per lo spavento la signora morde quello che aveva in bocca .”<br />
Terzo titolo. “ Scoperto l’onorevole Cacanaca a letto con la propria<br />
moglie il fratello Turiddu cerca di scippargli l’uccello. L’onorevole tenta<br />
di difendersi cercando di stritolare le palle al congiunto.”<br />
Pensando a questi titoli di scassò dalle risate tenendosi forte i suoi<br />
venticinque centimetri di macchina del piacere. Certi incidenti possono
capitare a tutti. Specie quello del morso. Agli amanti della fellatio<br />
soprattutto. E lui era uno che amava dare il ciuccio da ciucciare alle<br />
ciucciacazzi che conosceva.<br />
Quella notte Turiddo non dormì e non parlò con la moglie. Pensò e basta.<br />
Era cornuto ma si doveva scornificare da solo. Pensò a quel famoso sogno.<br />
Era tutto vero. M. S.<br />
Certo ,erano le iniziali di Maurizio Sucafica, il picciotto che ci la ficcava<br />
alla figlia. Erano anche le iniziali di Michele Santangelo, l’uomo che ci la<br />
ficcava alla cognata. Ma M. S. erano anche le iniziali dell’ingiurioso<br />
soprannome che i monacazzesi avevano messo al fratello Ferdinando per<br />
via della sua sterilità. M. S. , Minchia Secca.<br />
Si toccò le palle . Gli facevano male. Il sogno aveva sbagliato solo su un<br />
punto. Non era la prima volta che Addolorata si la facia ficcare dal<br />
cognato. La storia andava vanti da molto tempo.<br />
Decise che l’unico modo per perdere le corna era quello di chiedere il<br />
divorzio. L’indomani intanto avrebbe abbandonato la casa.<br />
A Monacazzo si parlò a lungo della vicenda delle tre minchie.<br />
Uno, due , tre, via.<br />
Padre Nicola e Michele Santangelo convocarono una conferenza stampa<br />
nei giorni immediatamente precedenti la messa in scena del <strong>Cunnus</strong>. Padre<br />
Nicola era euforico, Michele depresso per la paralisi al nervo minchiale.<br />
E poi, tutta Monacazzo, dall’estremità nord a quella sud, dalla casa più a<br />
est a quella dell’estremo ovest, avevano chiacchierato sulla sua vicenda<br />
personale. Pettegolezzi su pettegolezzi. E lui chiuso in casa per non<br />
ascoltare doppie battute. Soprattutto per non sentire lo sguardo della gente<br />
nel suo sottopanza. Tutti avrebbero voluto avere la vista ai raggi X per<br />
potere guardare la minchia paralizzata di Michele così come avrebbero<br />
voluto talire la minchia mozzicata dell’onorevole e i coglioni tumefatti di<br />
Turiddu. Molto si era parlato e sparlato di Turiddo che il giorno dopo il<br />
fatto era andato a vivere in albergo.<br />
Adesso Michele era lì, insieme a padre Nicola, insieme agli iscritti alla<br />
F.I.C.A. e ai membri della comunità “ Vitasanta santavita”, per<br />
sottoscrivere e lanciare un appello a tutte le autorità competenti , militari,
civili, politiche, affinché prendessero un provvedimento per impedire la<br />
messa in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca nella <strong>versione</strong> di<br />
Domenico Tempio.<br />
- A tutte le autorità - lesse padre Nicola – noi chiediamo di intervenire<br />
per fermare in tempo l’oltraggiosa opera teatrale. Tutta l’opera è a base<br />
di cazzi. CAZZalora, CAZZOtto. CAZZare, CAZZeggio,<br />
CAZZeggiare, CAZZIcatummili, CAZZuna, CAZZuola, CAZZamento,<br />
CAZZInichi, CAZZIranni, CAZZItunni, CAZZIniuri, CAZZIrussi,<br />
CAZZIianchi, CAZZIgialli, CAZZIamari, CAZZIiacidi, CAZZIduci,<br />
CAZZIvivi, CAZZImuorti, CAZZIdà, CAZZIlà, CAZZIsu, CAZZIgiù,<br />
CAZZIest, CAZZIovest, CAZZInord, CAZZIsud.. e ancora CAZZI su<br />
CAZZI e CAZZI ancora.. un mare di CAZZI.. un oceano di CAZZI.. un<br />
universo di CAZZI… Noi pertanto boicotteremo la messa in scena con<br />
cortei di protesta, con manifestazioni pacifiste, con canti di giubilo e di<br />
gioia da parte dei nostri cori , con il volantinaggio che invita alla<br />
preghiera e al perdono per l’anima dannata dell’autore che ha già<br />
prenotato con questa sua opera il posto BS957XX del girone dei porci<br />
lussuriosi libidinosi e sessuomani all’inferno……-<br />
Tutti applaudirono. Michele a quelle parole sull’inferno abbassò la testa. E<br />
pensò alla sua minchia che era rimasta paralizzata.<br />
- Noi – riprese il prete – se le autorità non interverranno bloccheremo gli<br />
accessi alla piazza, suoneremo all’infinito le nostre campane e<br />
occuperemo, come caso limite, fisicamente il palco… perché questa è<br />
una crociata… una nuova crociata.. Dio lo vuole. E noi con lui…-<br />
L’applauso fu scrosciante. Tra il pubblico l’onorevole Cacanaca si teneva<br />
stretto stretto il pisello oramai guarito.<br />
Domenico Tempio e Giorgio Baffo l’indomani si recarono dal sindaco.<br />
- Se possibile, per il 4 luglio, vogliamo uno spazio laico.. questa assurda<br />
batracomiomachia deve finire.. questi non sono difensori della fede..<br />
sono solo rompicoglioni autorizzati..-<br />
Alla fine fu concesso il Teatro Greco.<br />
La sera del 4 luglio l’area archeologica di Monacazzo fu militarizzata.<br />
Reparti dell’esercito in assetto da guerra circondarono la zona già nelle<br />
prime ore del mattino. Nel pomeriggio ci fu la prova generale. Tutto era a<br />
posto.
Alle cinque i seguaci di padre Nicola e di Michele cercarono di entrare a<br />
teatro. Furono bloccati. Azioni di forza furono tentati da un gruppo di boy<br />
scout, dalle comunità “ Vergini per sempre”, “ Dio è con noi” , “ Mistero<br />
della fede”, “ Salvaguardia della fede” e altre. Anche diversi ordini<br />
religiosi tentarono un blitz . Suora Natalina e le S.C.O.P.A.N.T.I , le<br />
Orsoline, gli Oranti eterni e altri ancora. I cori religiose aspettavano l’ora<br />
di inizio dello spettacolo per cantare a squarciagola i loro inni alla purezza.<br />
Gli spettatori affluirono sotto la protezione dell’esercito. Arrivò il sindaco<br />
Tonino Incardasciò con la moglie e il piccolo Pascal.. Padre Nicola lo<br />
invitò a lasciare fuori il piccolo da quell’inferno di volgarità,<br />
Il piccolo Pascal , che era una peste, fece il gesto dell’ombrello al prete.<br />
- Vieni con noi piccolo angelo.. ti porteremo in paradiso..- disse padre<br />
Nicola al bambino.<br />
Pascal rispose:- Quale? Quello che sta tra le cosce di suor Natalina….-<br />
Il prete arrossì e non disse più niente.<br />
Arrivò Kalogero Bellarmino- Gugliotta accompagnato da uno sticchio di<br />
quelli da copertina di giornale. Padre Nicola gli disse:<br />
- Lascia Satana e le sue tentazioni della carne e vieni con noi.-<br />
- Preferisco…. venire con lei….- disse Kalò indicando la femmina che<br />
l’accompagnava.<br />
Arrivò Paolo con Kika in <strong>versione</strong> sexy.<br />
- Fratello… almeno tu fermati..-<br />
- Fratello… almeno stasera non rompere i marroni…-<br />
- Io te li rompo in nome di Dio..-<br />
- Io preferisco farmeli rompere da Kika.-<br />
Kika sorrise. E si alliccò il musso.<br />
- Donna peccatrice resta con le nostre vergini.. nel nostro paradiso..-<br />
- Per fare cosa? Metterla sotto sale? Di alle tue vergini che vadano a<br />
scopare…che così gli passa il nervoso e la loro vita diventerà più<br />
bella…Il paradiso è un bel batacchio che ti scampana la campana. ...e<br />
non solo quella.. -<br />
Arrivo Cornelia co Mimì ed Ernesto.<br />
- Nipote cara.. lascia il dannato assatanato autore di questo bordello e<br />
vieni a chiedere perdono alla chiesa …-<br />
- Zio Nicola.. perdono di cosa? Di fare tutto il cazzo che mi pare? Ma è<br />
giusto fare il cazzo che ci pare. Io ficco a bella vista con Mimì.. tu ficchi<br />
di nascosto con la monaca…–<br />
Padre Nicola arrossì.
- Satanazzo Tempio Domenico ti scomunico..- disse il parrino..<br />
- Testa di cazzo .. vai a fare in culo tu e la tu scomunica. -<br />
Arrivò LSD con una bella ragazza di Padova.<br />
- Nipote, pecorella smarrita, ritorna nel gregge.-<br />
- Non sono pecora.. ma se ci sta qualche pecora per farsi una pecorina<br />
vengo.. ma stasera preferisco la gallinella padovana che sta con me.. la<br />
mona delle gallina è buona sia la sera che la mattina Preferisco le mona<br />
di Monina Fikabon.. – disse LSD.<br />
Arrivò Mary Juhana con ‘Nzinu.<br />
- Nipoti.. venite con me a spargere incenso.. che col suo odore vi farà<br />
gustare il paradiso.<br />
- Zio.. tieni uno spinello e andrai in un paradiso ancora più bello…- disse<br />
Mary Juhana.<br />
- E tu, caro ’Nzinu .. Almeno tu vieni con me..-<br />
- Vinc, prego.. mi chiamo Vinc . –<br />
- E che, ti sei ribattezzato? E chi ti ribattezzo?-<br />
- Lei. In none dell’amore. Nel suo personale fonte battesimale. Intanto<br />
che mi faceva ficcare per la prima volta mi disse ” Questa minchia si<br />
chiamerà Vinc e sarà la fonte del nostro piacere.-<br />
- Vinc, peccato hai.-<br />
- Senti, non mi scassare i nicoloni. Non fare come la zia Luigina che<br />
scassava i luigini a papà. Capito… non , mi scassare i nicolini…Prega<br />
come minchia ti pare e per chi cazzo ti pare ma il mio uccello e i miei<br />
coglioni lasciali stare.-<br />
Arrivò Carmen con Maurizio.<br />
- Maria Crocifissa.. rinnega il Carmen e torna al tuo nome santo..-<br />
- Zio.. rinnega la tonaca e corri tra le cosce di Natalina..-<br />
- Maurizio.. rinnega quel Mao..-<br />
- Mai… -<br />
Arrivò pure Turiddu senza Addolorata.<br />
- Fratello.. non entrare là dentro.. quello un cornutaio..-<br />
- Fratello .. anch’io ne facevo parte…ma mi sono tagliato le corna da<br />
solo.. mandando a farsi fottere Addolorata .. e ora non mi scassare i<br />
luigini.. che poverino stanno ancor male…-<br />
Arrivò pure Nunzieddu.<br />
- Fermati fratello stollo.-<br />
- Stollo di testa no di minchia… -<br />
Arrivò Addolorata da sola.
- Fermati cognata .. lì è un casino..<br />
- ..e allora posso e devo entrare .. tanto ho la patente di buttana…–<br />
Arrivo Annunziata.<br />
- Non entrare.. pensa al disonore che poterai a tuo marito l’onorevole..-<br />
- Perché onorato è? –<br />
Ed entrò pure lei. Arrivarono naturalmente tanti altri.<br />
Lo spettacolo inizio puntuale. Con un balletto tratto da Cabaret .<br />
Poi al grido di “ Mitticcilla tutta “ iniziò lo spettacolo. Il primo tempo si<br />
chiuse con Bastiansilvio che prometteva mari e monti a tutti se lo<br />
eleggevano sindaco. Questo intanto che una ragazza con una voce potente<br />
cantava “ Parole.. parole ,, parole …”<br />
- Vi do il posto al comune..-<br />
- Parole, parole, parole…-<br />
- Non pagherete le tasse comunali..-<br />
- Parole, parole, parole…-<br />
E tante altre promesse faceva.<br />
Nell’intervallo la gente parlò tanto dello spettacolo. Il primo atto era<br />
piaciuto.<br />
Il secondo atto inizio non la voce potente della gentilissima signora<br />
americana che insieme a una ragazza dalla voce altrettanto potente cantava<br />
la fantastica “Memory”. A sentire quelle voci gli ammuccaparticoli che la<br />
polizia teneva lontano dal teatro greco si bloccarono. Silenzio assoluto.<br />
Erano convinti che quelle voci divine e quella musica potente<br />
appartenessero all’esercito degli angeli sceso dal cielo per bloccare la<br />
messa in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>.<br />
Ma finita la canzone lo spettacolo riprese.<br />
Filomentula e il suo zito insieme ad Onanio mettono a punto un piano per<br />
scroccare un po’ di soldi al vecchio. Ingaggiano una pornostar che deve<br />
stare col vecchio. Poi lei e Onanio sorprendono in vecchio all’opera con la<br />
donna e minacciano uno scandalo più una minnitta. E siamo quasi alla<br />
fine. Maria Concetta entra e scopre Bastiansilvio con la pornostar Lioba<br />
Crisostoma. Lui scappa proteggendosi i gioielli di famiglia con le mani<br />
inseguito da Maria Concetta e Onanio.
M.C.- Per Ercole e i suoi ercolini.. per Bastiansilvio e i suoi bastiansilvini..<br />
per Onanio ei suoi onanini.. per Adone e i suoi adononi…dicevi di essermi<br />
fedele e invece fai zicchiti e zacchete con la prima che passa..-<br />
Bas.- Ma essa mi provocò.. mi fece vedere la coscia numero uno…<br />
M.C.-.. e poi la coscia numero due…-<br />
Bas.- ..e poi la minna numero uno.. –<br />
M.C.- ..e poi la minna numero due..-<br />
Bas.- .. e poi la natica numero uno.. –<br />
M.C.- ..e poi la natica numero due..-<br />
Bas.- ..e poi mi chiese “Vuoi vedere la porta di davanti? Fai pure..”. E io<br />
feci.. “ Se vuoi trasiri trasi” mi disse. E io trasii.. ed ero la dentro quannu<br />
arrivasti tu….-<br />
Ona.- Bella scoperta.. Messer Bastiansilvio interrotto intanto che piazzava<br />
l’antenna in un bel posto.. -<br />
M.C.- Traditore.. io t’ammazzo.. io te lo taglio.. ( E prese un coltelaccio)<br />
Bas.- No, ti prego.. perdonami..-<br />
M.C.- (Piangendo) Io ti amavo.. ihhhhhh.. ti amavo.. ihhhhh.. adesso non<br />
ti amo più… ihhhhh. .. ti lascio.. vado dall’avvocato.. ihhhhhh.. voglio la<br />
buonuscita… ihhhhhh… altrimenti ti ammazzo..-<br />
A quelle grida arrivò Adone. Maria Concetta si gettò tra le braccia dello<br />
zito.<br />
M.C.- .. e poi ti tradisco con lui.. se lui mi aiuta a scannare te..-<br />
Ado.- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.. sono pronto…siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..-<br />
M.C.- Ma non conviene ammazzarlo.. gli tagliamo l’antenna e basta.. –<br />
Bas.- Nooooooooooooooo..-<br />
M.C.- Onanio e Adone.. acchiappatelo.. che io devo tagliare…<br />
I due picciotti acchiappano Bastiansilvio e lo tengono fermo. Maria<br />
Concetta si avvicina con un coltellaccio.<br />
M.C.- La minnita sarà presto fatta.. diventerai Origine.. Abelardo..<br />
castrato.. eunuco-co-co-co senza co-co-co.. testa di cazzo senza<br />
testimoni..-<br />
Bas.- Nooooooooooooo.. ti do quello che vuoi…-<br />
M.C.- La villa di campagna .. quella con la piscina..-<br />
Bas.- E tua………..ma lasciami i gioielli di famiglia…-<br />
M.C.- La villa a mare…-<br />
Bas.- E tua.. ma non mi ghigliottinare il bastiansilvino e i gemelli suoi<br />
compari..-<br />
M.C.- Dieci miliardi di lire..-
Bas.- Ci sto.. l’apparato mio vale di più…-<br />
M.C.- Cinquanta milioni per Crisostoma.. per la sua prestazione..-<br />
Bas.- Li vale.. E’ Crisostoma di nome e di fatto.. ed è pure Crisocula ,<br />
Crisominni e Crisofica.. Crisotutta è..-<br />
M.C. . E poi il consenso al matrimonio di tua figlia Fregnetta con Onanio..<br />
sono ziti da tempo.. e lei è gia incinta…-<br />
Bas. - Ci sto…l’importante è che non tagli…-<br />
M.C.- E per finire devi fare da testimone al mio matrimonio con Adone…-<br />
Bas. – Ci sto.. l’importante che mi lasciate libero.. libero e sano.. sano<br />
tutto. Con i miei accessori in perfetta forma e funzione.. –<br />
M.C.- ( rivolta a Adone e Onanio ) Lasciatelo libero.-<br />
Bas. -( Rivolto al pubblico)- Povero malaca ca sugnu, sulu ora capisciu di<br />
siri curnutu e vastuniatu… chiddu cosa fitusa di Filomentula m’avi ficcatu<br />
na la trappola comu nu cunigghiu babbu.. ma a dire il vero vero veramente<br />
mi l’haiu miritatu… se la stissa cosa succirissi a tutti l’autri fimminari, a lu<br />
munnu ci fussunu menu fimminari.. pi lu scantu di perdiri certi cosi ..<br />
sugnu sicuru ca nun si mittissiru a pinsari ad autri cosi.. miegghiu turnari a<br />
casa cu li gioielli di famigghia ..e vuiautri spettatori nun vi scantati..<br />
applauditi pure ca li gioielli sunu al sicuru .. nunnu scappunu.. anche se li<br />
scenziati l’ana misu na la classi di l’aceddi.. in compagnia del martin<br />
pescatore, del motmot, del bulbul, della passera scopaiola, del tessitore dal<br />
becco grosso, del passero cantatore e della passera scopaiola e di quella<br />
canterina… nun vi scantati.. nun tenunu ancora l’ali.. applaudite pure…<br />
tantu munnu scappannu..-<br />
A queste parole scoppiarono le note dei Carmina burana e l’ultimo<br />
balletto concluse lo spettacolo.<br />
Tanti applausi e tanto successo ci fu per tutti Plutoniani.<br />
Sucativilla ca vi passa<br />
1974. Il giorno di ferragosto Michele Santangelo. entrato in una grave<br />
forma di depressione a causa della paralisi che l’aveva colpito alla<br />
minchia, si impiccò. Sperava di avere l’ultima erezione ma non ebbe<br />
neanche quella. Lasciò un memorandum in cui raccontava per filo e per<br />
segno la cosa. Fu aperta un’inchiesta ma tutti gli interessati furono<br />
prosciolti. La sua minchia era morta per lo scanto. O forse per lo scandalo<br />
che lo avrebbe travolto.
1975. Suor Natalina perse la testa per padre Bernardo Megaminchialito<br />
che era il nuovo confessore delle S.C.O.P.A.N.T.I. e abbandonò l’abito<br />
sacro. Anche padre Bernardo si spogliò . Quattro mesi dopo Natalina<br />
partorì un bel bambino a cui fu imposto il nome di Michele Bernardino.<br />
- Ha la faccia di padre Bernardo ma tiene gli occhi di padre Nicola. Chi<br />
sarà il vero padre?- si chiesero i monacazzesi.<br />
1976. Il primo luglio alle ore 11 e 45 la signorina a tutti gli effetti Maria<br />
Crocifissa diventò la signora Cannacalata in Culò. Signora di nome,<br />
signorina di fatto. E tale restò. La cannacalata di Corrado non si alzò né<br />
quella sera nè le successive. La cannacalata di Corrado non finì né in<br />
conno né in bocca né in culo. La signorina resto signorina.<br />
1977. Padre Nicola Cacanaca venne arrestato una calda notte d’estate nel<br />
corso dell’operazione “ Mostronascosto” . L’operazione portò in carcere<br />
una serie di insospettabili con l’accusa di pedofilia. Le prove erano<br />
schiaccianti. E appena dopo quarantott’ore di carcere in totale isolamento<br />
padre Nicola si ammazzò ficcandosi in bocca le mutande. Ma prima di<br />
soffocarsi aveva scippato l’elastico delle mutande e se l’era attaccato<br />
stretto stretto intorno all’organo responsabile dei suoi peccati. Si era<br />
impiccato la minchia , l’aveva quasi staccata. Così lo avevano trovato i<br />
carcerieri . L’autopsia confermò la causa della morte per soffocamento.<br />
1978. Natalina vince un concorso nazionale di letteratura erotica. Il<br />
CAZZOLIMONI . Il romanzo “ Cent’anni di belininsorca” racconta la vita<br />
erotica della famiglia dei baroni Inkazzosciò .<br />
Ma la scrittrice non ottiene né il premio ne la stampa.<br />
Viene coinvolto nella vicenda il sindaco del paese natale della donna. Il<br />
sindaco di Parolandia si impegna a compare duecento copie per consentire<br />
la stampa del libro della paesana che è stato premiato da una giuria molto<br />
prestigiosa. Alla faccia degli ammuccaparticoli e cacadiavoli del suo<br />
paese.<br />
Ma il contenuto eccessivamente erotico spaventa il sindaco o forse è il<br />
consiglio di qualche testa di minchia di ammuccaparticoli nato e di<br />
cacacazzi specializzato che con i suoi consigli di cristiano timorato di dio e<br />
di scassacazzi autorizzato dallo stesso consiglia l’autorità suddetta a non<br />
contribuire alla stampa di quella fitinzia. Meglio accattare duecento bibbie
e darle alle famigli dei comunisti e degli atei per farne altrettanti buoni<br />
cattolici. Alla fine l’autrice è costretta a rivolgerai a un legale per far<br />
valere quanto sta scritto nel regolamento. Alla fine lo scandalo scoppierà e<br />
pagherà. Ma la Sicilia farà ancora una volta una figura di merda.<br />
1979. LSD Cacanaca diventa un divo del porno. A Monacazzo fanno la<br />
fila per vede i suoi film.<br />
1980. Scoppia la tangentopoli siciliana. Molte tangenti passavano per<br />
Monacazzo. L’onorevole Ferdinando viene arrestato per tutta una serie di<br />
reati. Si parla di cento miliardi di lire. In galera l’onorevole sta male.<br />
Viene trasferito in ospedale. Ma anche qui sta male. Un onorevole non può<br />
stare in mezzo ai proletari. Pertanto viene trasferito in clinica. Una clinica<br />
privata dove l’onorevole viene servito e riverito come al grandotelli. Dove<br />
ogni suo ordine è legge. Se ci appitittava pilo ci lo portavano e di prima<br />
qualità. Su un piatto d’argento. Ma in clinica restò solo il tempo necessario<br />
per ottenere gli arresti domiciliari. Poi si trasferì nella sua villa di<br />
Taormina con tanto di piscina. E lì si la annacava a suo piacimento. Ma la<br />
mattina del venerdì santo, dopo essersi fatto l’ultima notte a base di sesso e<br />
cocaina, si sparò un colpo di pistola in bocca.<br />
Lasciò pure un messaggio per dire che se ne andava proprio quel giorno<br />
perché si sentiva un perseguitato innocente come Gesù Cristo.<br />
“ Il sistema romano si liberò di Cristo mettendolo in croce, il sistema<br />
siciliano si è liberato del sottoscritto mettendolo in galera. Ma io scelgo la<br />
libertà e in questo momento che guardo la pistola mi sento già davanti alla<br />
porta del paradiso. Cari siciliani, io corro tra le braccia di Dio, a voi lascio<br />
in quelle del diavolo. Ferdinando Gesù Cacanaca.”<br />
1981. Turiddu Cacanaca lascia la moglie e si mette con la cognata , la<br />
vedova di Ferdinando. Lascia pure il lavoro . I due vanno a vivere a<br />
Taormina.<br />
1982. ‘Nzinu Cacanaca sposa in comune , dopo una lunga convivenza , la<br />
cugina Mary Juhana.<br />
1983. Lu babbareddu Nunzieddu Cacanaca si sposa con la babbaredda<br />
Rosetta Cinciallegra. Era stato un amore lampo, fu un matrimonio felice.
Abbabbiannu abbabbiannu li du babbarieddi fecero tre figli sani e belli.<br />
Con l’aiuto di parenti e assistenti vari i ragazzi crebbero felici e contenti.<br />
1984. Giorgio Baffo va a vivere in America.<br />
1985. Dopo una lunga convivenza Maurizio e Carmen si sposano al<br />
comune.<br />
1985. Paolo Cacanaca sposa Kika secondo un rito orientale. Quello delle<br />
divinità Yoni e Lingam .<br />
1987. Ernesto, dopo aver preso il diploma di geometra, entra nell’impresa<br />
di costruzioni Incardasciò. Coi primi soldi fa un viaggio a Cuba. Torna con<br />
una ragazza stratosferica. Il culo più bello di Monacazzo. Quando la<br />
picciotta passeggia al corso sculetta da dio e a tutti i mascoli autoctoni che<br />
la guardano ci sculetta la minchia dentro le mutande.<br />
1987. Ernesto Satisfescion e sua madre Kornelia sposano al comune , nel<br />
corso di una cerimonia unica, Kaqubita Lopez e Domenico Tempio .
Grazie ai veri Plutoniani :<br />
Marco, Ruggero. Giuseppe, Salvatore , Dario, Alma, Chiara 1, Cosetta,<br />
Eduwina, Paoletta, Zaira. Stefania, Alessandria, Luisa, Vanessa, Chiara 2,<br />
Claudia, Cinzia, Carole, Sergio, Carmelo, Chiara 3, Giuseppe, Paolo<br />
Rupert.