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Cunnus gloriosus - versione p. T - santoro rupert

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CUNNUS<br />

GLORIOSUS<br />

di<br />

Paolo Rupert Santoro


<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong><br />

ovvero<br />

I fratelli Cacanaca, il divorzio, il teatro e la libertà.


A Massimiliano<br />

“Quando la potenza civile si dichiara in favore di un'opinione<br />

religiosa, l'intolleranza è la conseguenza necessaria. “<br />

H.-G. Riqueti di Mirabeau


“ Odero se potero, si non , invitus amabo”.<br />

Ovidio<br />

“ Odierò se potrò, se non potrò, odierò lo stesso”.<br />

Paolo Rupert Santoro<br />

“ Ogni mattina esco per portare il cane a cagare..<br />

in realtà leggo i manifesti funebri ..<br />

voglio sapere se devo piangere per un amico<br />

o gioire per la morte di chi mi ha fatto del male…”<br />

Paolo Rupert Santoro


Indice.<br />

- Cacanaca<br />

- U trasu o nun lu trasu<br />

- Nucidda<br />

- Natalina<br />

- Ursula<br />

- Spacchiu<br />

- Gnocca<br />

- Liolà<br />

- Onan<br />

- Referendum<br />

- Icsi<br />

- Omu<br />

- Scena<br />

- Uno, due , tre , via..<br />

- Sucativilla ca vi passa


Cacanaca.<br />

In paese c’era bordello . Ammuccaparticoli democristiani e fascisti da una<br />

parte, sinistra in genere dall’altra . Mancava poco al referendum sul<br />

divorzio. L’ingegnere Michele Santangelo, presidente della locale<br />

F.I.C.A. , Federazione Italiana Cristiani Antidivorzisti, era impegnatissimo<br />

nella campagna elettorale per il SI. Suo lo slogan “ Votiamo SI,<br />

abroghiamo il divorzio, buttiamo fuori Satanazzo da Monacazzo, dalla<br />

Sicilia e dall’Italia intera.”<br />

Democristiano per vocazione e interessi, Michele aveva digerito male e<br />

metabolizzato peggio la vittoria a sindaco di Tonino Incardasciò, membro<br />

della nobile famiglia e uomo, lu bastardu, di sinistra.<br />

- Lu figghiu di buttana tiene lu portafoglio a destra e lu cori a sinistra. E’<br />

strammatu tutto. La minchia comunque la tiene al centro. Ma la usa<br />

picca e solo con la moglie legittima. E’ un Incardasciò solo di nome.<br />

Per il resto è solo un onesto rompicoglioni. Lu bastardu…- amava dire<br />

Michele a proposito del sindaco.<br />

Accussì da un po’ di anni i D. C. erano stati buttati fuori dalla mangiatoia<br />

comunale. E con loro pure lui l’aveva presa in culo. Lui, il boss dei boss, il<br />

potente assessore all’urbanistica, quello che faceva cacare soldi a tutti:<br />

dall’A alle Z, anche per una minchiatedda, tutti dovevano pagare l’obolo<br />

alle tasche dell’ingegnere. Anche per fare nu iaddinaru. Perché allora<br />

davanti a una porta sì e una no c’era nu iaddinaru con quattro galline per<br />

fare l’ovetto frisco per i picciriddi. Adesso Michele vedeva nel referendum<br />

l’occasione che poteva portare alla svolta: la riconquista del potere.<br />

Pertanto si era impegnato in prima persona , in un corpo a corpo senza<br />

limiti, nella lotta contro il divorzio. E aveva ideato la F.I.C.A.<br />

- Noi cattolici siamo in maggioranza, – disse quel venerdì mattina ad un<br />

riunione privata con gli amici, gli amici degli amici e i loro amici –<br />

pertanto se riusciamo a compattarci , qui, da noi, il divorzio non<br />

passerà. A noi non ce ne fotte un cazzo se il divorzio resterà nella<br />

legislazione italiana. Sicuramente resterà perché al nord tutti quei<br />

comunisti libertari, miscredenti e senza Dio voteranno per il NO. A noi<br />

non interessa il risultato nazionale anche se io spero in un miracolo, in<br />

una vittoria del SI. A noi interessa il risultato locale. Qui, a Monacazzo,<br />

paese cristiano dai tempi che Berta filava, il SI deve vincere. Solo se<br />

vince il SI noi potremo tornare a vincere le prossime elezioni comunali.-


Tutti applaudirono. In particolare si scassò le mani per gli applausi<br />

l’onorevole democristiano Ferdinando Cacanaca. Che era uno dei novanta<br />

mangiatari della mannira di Palermo. Così, a livello popolare, era<br />

denominata l’A.R.S.<br />

L’estate monacazzese era alle porte con tutte le sue feste. Che erano tante,<br />

Tantissime. Troppe per qualcuno. Ma per qualcun altro erano poche. Tra<br />

un san Paolo patrono e un san Sebastiano protettore, un san Michele<br />

difensore e una Addolorata assistente, una Immacolata benedicente e un<br />

san Francesco ispiratore il paese era veramente ben assistito e protetto.<br />

Per il cattolici almeno.<br />

C’erano poi le tante manifestazioni estive. E tra queste la rassegna teatrale<br />

“ Sogno di una notte di mezza estate a Monacazzo”. Il teatrante Giorgio<br />

Baffo, veneto fuori ma siciliano dentro, ma soprattutto amante dell’arte,<br />

della cultura e della libertà , stava preparando la messa in scena del<br />

<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Giordano Bruno Bischeraccio Belininsorca di<br />

Monabella, famoso autore teatrale contemporaneo dell’Aretino, di cui era<br />

compare. Famoso in vita era poi stato oscurato dall’Inquisizione . Messo al<br />

rogo e con tutti i suoi testi all’indice, il suo pensiero moderno in fatto di<br />

costumi, sesso , morale, religione, libertà ed altro era stato oscurato dai<br />

criminali della santa inquisizione. Ma Giorgio Baffo, detto Giò-Giò,<br />

estimatore del libertario del cinquecento, aveva deciso di mettere in scena<br />

lo scandaloso <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>. E per fare una doppia provocazione aveva<br />

dato l’incarico della traduzione al noto eretico ed erotofilo locale<br />

Domenico Tempio. Per tutti Mimì. Poeta e scrittore a senso unico. Pilo,<br />

pilo. Pilo. Pilo a trecentosessanta gradi. Pilo a tutte le latitudini. Pilo a tutte<br />

le longitudini. Pilo a tutte le altitudini. E pilo pure a tutte le profondità.<br />

Pilo in tutte le versioni e combinazioni. Pilo a urbi e orbi. Pilo all’urbisca.<br />

Pilo alla sanfasò. Pilo a unni acchiappa acchiappa. Questa la tematica dei<br />

suoi scritti. Dalla collaborazione dei due era venuta fuori una cosa<br />

esplosiva. Intorno alle prove c’erano tanta curiosità e mistero, pettegolezzi<br />

vari e indiscrezioni infinite. Circolava voce che il testo, già forte<br />

nell’originale cinquecentesco, era stato potenziato dalle molte sfaccettature<br />

del siciliano che chiama l’organo sessuale maschile minchia ma lo<br />

pronuncia in mille e più modi diversi come mille e più sono le possibilità<br />

espressive di quella parola. Una lingua quella siciliana che chiama sticchio<br />

i genitali femminili e da mille e passa espressioni a quella parola. Ma lo<br />

sticchio si chiama pure pacchio e il seme maschile spacchio. E bello


mettere lo spacchio dentro il pacchio. Ma il seme è pure il latte di brigghiu<br />

e il brigghiu è il marrugghio che altri non è che la minchia. E la minchia<br />

ha la coppola, tale e quale quella che i siciliani portano in testa. E se lo<br />

sticchio si chiama pure cunnu al posto di ficcare si può dire incunnare. Ma<br />

l’espressione più poetica, quasi da cartoni animati, è la seguente:<br />

- Il piripicchio e il piripacchio fanno le piripacchiate e mettono lo spacchio<br />

nel pacchio.-<br />

Adesso il gruppo di Giò-Giò provava alla grande. E Giorgio e Mimì<br />

invitavano tutti al segreto più segreto.<br />

- Lavoriamo sodo e vedrete che faremo uno spettacolo bello. Anzi<br />

bellissimo. -<br />

- Uno spettacolo coi marroni.- precisò Marco che era in preda alla<br />

tempeste ormonali tipiche della sua età.<br />

- Sì.- dicevano gli altri ragazzi del gruppo teatrale sperimentale i<br />

Plutoniani di Monacazzo.<br />

- Oggi - disse sghignazzando l’eretico venexiano Giorgio Baffo, regista<br />

e factotum in nome dell’arte – mi hanno detto che i moralisti della<br />

comunità ” Vitasanta santavita” hanno chiesto ufficialmente di avere<br />

una copia del testo allo scopo di evitare una messa in scena piena di<br />

volgarità, porcherie e offese alla morale, al decoro, alla religione, alla<br />

famiglia e a tutto quello che sta alla base della civiltà cristiana.-<br />

- E noi non glielo daremo.- dissero in coro i ragazzi.<br />

- Allora è no.- disse Giorgio.<br />

- No.- disse Domenico.<br />

- No. - dissero i ragazzi.<br />

- Abbasso la censura .- dissero tutti in coro.<br />

E qui cantarono l’inno libertario che andava per la maggiore.<br />

“ Quando il potere si leva le mutande<br />

scatta la censura..<br />

perché il potere senza mutande<br />

è contro la sua stessa natura….”.<br />

La comunità “ Vitasanta santavita ” era una associazione strana,<br />

eterogenea come un circo . C’erano vecchie signorine bigotte rimaste col<br />

pititto di un cetriolo maritale prestigioso , perché non si potevano maritare<br />

col primo che si faceva avanti. Per esempio, i villani non andavano più.<br />

Poi c’erano signore insoddisfatte che preferivano ammuccarisi la particola<br />

del parrino piuttosto che la particola del marito che pertanto andava a


somministrarla , e giustamente, a destra e a sinistra, con grave smacco per<br />

la consorte cornuta e mazziata. C’erano poi signorinelle racchiette ma<br />

assai appititatte e deviate mentalmente che in mancanza di corteggiatori<br />

sfogavano le loro tempeste ormonali in canti, osanna , alleluia e altro. Ma<br />

sempre roba di chiesa. C’erano pure ragazzine condizionate e plagiate<br />

dalla famiglia che vedevano la vita come un sacrificio, la chiesa come un<br />

paradiso , i mascoli come dei diavoli tentatori e il matrimonio come un<br />

inferno promesso e dovuto alla tradizione. Costoro pensavano che i<br />

mascoli erano solo porci tentatori. Nella testa avevano l’idea del<br />

matrimonio cristiano col maritino che si sacrifica per la moglie e i<br />

picciriddi. E non per la fica. Quella si usa solo per figliare. E guai fare<br />

sesso per il sesso. Il sesso si fa solo per amore e per dare dei figli a Dio.<br />

Da queste ragazze , anche se venivano su belle , c’era da aspettarsi solo<br />

mogli cacacazzi. Solo collere e niente piacere.<br />

- E’ più facile morire a causa della caduta di un meteorite che farsi fare<br />

un pompino da una moglie pescata in comunità.- diceva l’erotomane del<br />

paese Ciciddu Tuttaceddu.<br />

Della comunità facevano parte anche dei mascoli. Pochi ma uno più<br />

coglione dell’altro. Uomini di mezza età con la minchia mezza o tutta<br />

addormentata, scapoloni soli e senza purtusa a disposizione, giovani con il<br />

cervello bacato a tal punto che non solo volevano la moglie vergine ma<br />

volevano arrivare anche loro vergini al matrimonio.<br />

Li chiamavano “ Quelli della minchia impacchettata”.<br />

In realtà erano picciotti pieni di tabù, inibiti al cento per cento, che quando<br />

la minchia attisava automaticamente pregavano sant’Origine per farla<br />

arrimuddare invece di lavorare di mano o andare a buttane. Perché per loro<br />

nella minchia tisa si nascondeva il diavolo, invece nella minchia moscia<br />

c’era la santità, la purezza, la felicità, la gioia e tante altre cose belle. Molti<br />

di loro sarebbero stati mariti infelici di mogli altrettanto infelici. E<br />

sicuramente, prima o poi, anche dei cornuti. Ad assistere questa comunità<br />

dell’assurdo era padre Nicola Cacanaca, uno dei sei fratelli Cacanaca.<br />

Padre Nicola era il prete del conventuccio rupestre di santa Bona, una<br />

complesso piccolo ma monumentale situato all’uscita dal paese e reso<br />

famoso negli anni cinquanta dalla presenze di un eremita mezzo pazzo e<br />

mezzo visionario. Fra Minicu Mazzaranni , da tutti visto come un santo,<br />

viveva come un troglodita dentro una grotta nei pressi del sacro edificio e<br />

passava otto ore al giorno, quattro la mattina e quattro il pomeriggio,<br />

assittato su una colonna di epoca romana che sorgeva nei pressi della


grotta. E quella colonna era la meta di pellegrinaggi di femmine devote e<br />

pie che aspettavano che la parola santa uscisse dalla bocca di fra Minicu.<br />

Adesso in quella grotta , oramai sistemata come una casa di paisi, si<br />

riuniva la comunità. Tre volte la settimana per pregare per il bene del<br />

mondo, per la pace, per la salute del papa e del clero in genere, per la<br />

con<strong>versione</strong> dei comunisti e per il trionfo del cattolicesimi in tutto il<br />

mondo. E altro. Per tutto pregava la comunità. Ma adesso, da un po’ di<br />

tempo, l’obiettivo principale era la lotta al divorzio. A questo cancro che<br />

s’era sviluppato nella società italiana e che col prossimo referendum<br />

doveva essere estirpato. Un referendum ispirato da Paolo VI e portato<br />

avanti dalla D. C. e dal’ M. S. I.<br />

- Il dodici e il tredici maggio gli italiani, guidati dalla mano santa del<br />

Signore, dalla mano santa dello Spirito Santo, dalla mano santa della<br />

Santissima Trinità, dalla mano santa della Madonna, dalla mano santa di<br />

tutti i santi, avrebbero detto SI all’abrogazione del divorzio e l’Italia<br />

sarebbe tornata ad avere il matrimonio indissolubile. Uno e per sempre<br />

era e sarebbe tornato ad essere il santo istituto matrimoniale. -<br />

Queste le parole dette quel giorno da padre Nicola Cacanaca.<br />

- E qui a Monacazzo, sono sicuro che il SI vincerà. Quasi al cento per<br />

cento. Il patrono, il protettore, tutti i nostri santi, la santuzza della nostra<br />

chiesa, l’anima santa di fra Minicu, le preghiere di tutti i parrini e di<br />

tutte le monache di Monacazzo, la forza ispiratrice di suor Carmelina<br />

delle anime doloranti e naturalmente le nostre piccole e modeste<br />

preghiere di servi di santa romana cattolica apostolica chiesa. Insieme<br />

vinceremo. Il mondo diventerà cattolico.. cattolicissimo.. il papa sarà<br />

l’imperatore del mondo e le leggi di tutti gli stati saranno corretti in<br />

senso cristiano.. la Bibbia diventerà l'asse portante di tutte le<br />

costituzione e la guida spirituale di tutti i parlamenti. Quello che dirà il<br />

papa , e voi sapete che il papa è infallibile, sarà legge per tutto il mondo.<br />

Sarà legge urbi et orbi. A Roma e nel mondo.-<br />

A queste altre parole di padre Nicola la comunità applaudì a lungo.<br />

- Ma adesso sapete che c’è una nuova emergenza… un fatto locale su cui<br />

dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi.. dobbiamo fermare la messa<br />

in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> da parte di quei miscredenti comunisti<br />

volteriani diderottiani marxisti stalinisti froidiani satanici satanazzi atei<br />

sadici e masochisti di Giorgio Baffo e Domenico Tempio. Dobbiamo<br />

impedire che sulla piazza cristiana del nostro paese cristiano vada in<br />

scena quella porcheria che parla di sesso, invita al sesso, celebra il


sesso. Dobbiamo fermarli. Il <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> non deve essere messo<br />

in scena. Né ora né in futuro. Dobbiamo bloccare i due matti<br />

innominabili, far bloccare i finanziamenti, far negare l’uso della<br />

pubblica piazza, minacciare di scomunica gli ipotetici spettatori e, se<br />

possibile, allontanare i ragazzi del gruppo teatrale i Plutoniani da<br />

quell’inferno di parole per portarli nel nostro paradiso di fatti, parole e<br />

preghiere.-<br />

Altri applausi sottolinearono le parole di padre Nicola Cacanaca.<br />

- Fermiamo prima il divorzio assassino e poi il teatro immorale.- dissero<br />

in coro i membri di “ Vitasanta santavita”.<br />

E allora attaccarono a cantare. Il “Nostro alleluia “. Parole di padre<br />

Cacanaca.<br />

“ Alleluia qui, alleluia là…<br />

Il divorzio scomparirà..<br />

Alleluia qui, alleluia là..<br />

Il <strong>Cunnus</strong> non si farà…<br />

Alleluia su, alleluia giù..<br />

L’Italia il divorzio non lo vuole più…<br />

Alleluia sua, alleluia mia…<br />

Il <strong>Cunnus</strong> chiuderà putia..”<br />

Alleluia dietro, alleluia davanti…<br />

Il divorzio verrà fermato dai santi…<br />

Alleluia sopra , alleluia sotto..<br />

Il <strong>Cunnus</strong> chiuderà di botto…”<br />

- Buttana, grandissima buttana. – diceva Turiddu alla fotografia<br />

sorridente della signora Concettina Cauriato maritata Ciccio Gelone.<br />

Poi taliando il marito della ex buttana diceva:<br />

- Cornutazzo ranni. Buono te lo sistemò tua moglie il lampadario in testa.<br />

La luminaria è grande. Curnutu. E te lo dice uno che può parlare a testa<br />

alta. Mia moglie è una santa. Io giuro sempre sui miei luigini e sulla<br />

fedeltà di mia moglie. In chidda sua rutta ci sta posto solo pi sta cosa ca<br />

tiegnu di sutta. Tua mogli invece in quella grotta scura dava ospitalità a<br />

tutti. Ciao cornuto. Se eri uomo con le palle la dovevi scannare. Dovevi<br />

tirarci il collo alla mignottona. E farci capire che alla donna onesta una<br />

minchia ci abbasta e ci assupecchia. . . Capito? Canusciri nu marrugghiu<br />

fa la donna fimminona, canuscinni dui la fa buttanazza.-<br />

E passava avanti .


- Curnutazzu cu sette metri di corna ramificate assai assai. Li palli li<br />

tinevi pi ornamento. Picchì se avevi li palle a chidda troia di tua moglie<br />

la scannavi come un porco. Stronzo, coglione e masculo cacuoccila.-<br />

ricordava alla bella fotografia del geometra Carmelo Trestapesante.<br />

- Sputacchiera di Monacazzo.- ricordava alla signora Milina<br />

Amminchiolì maritata cavaliere Giacomino Ammosciato.<br />

- Salutamu… assessore Cola Sminchiato. Tu arriposi dintra la cascia, lu<br />

tumuri ti futtiu. Ma tua moglie fotte alla grande e le tue corna crescono<br />

di giorno in giorno. Sono più alti della chiesa di san Sebastiano e san<br />

Paolo messe insieme. La signora Addumannacataruna la chiamano. E<br />

stai tranquillo. Tutti addumannunu e idda duna. L’avi data magari a<br />

mia. Idda è viva e tu si mortu. Se erutu masculu cu li marruna ci<br />

scippautu lu cori da la cascia a la buttanuna.–<br />

E si ammazzava dalle risate davanti alla fotografia del cornuto maximo di<br />

Monacazzo. Cornuto in vita, cornutazzo alla massima potenza da morto.<br />

- Nun ci credi, ma l’avi data magari a mia? Chi voi ca ti cuntu la forma?<br />

La grandezza? La profondità? I gradi Kelvin? O Fahrenheit ? O<br />

Celsius? O la forza aspirante di chiddu sticchiu sucaceddi? Ma ti dico<br />

solo che tiene un neo na lu puntu unni comincia la spaccazza.-<br />

A quelle parole a Turiddu ci sembrava che la foto in bianco e nero del<br />

cornuto diventasse a colori, anzi di un solo colore, il rosso della rabbia del<br />

cornuto impotente chiuso nel capputtieddu di lignu e ridotto a quattro ossa<br />

fraciti. Si aspettava che il cornuto aprisse la bocca e lo mandasse a fare in<br />

culo. Invece stava zitto. Dopotutto cornuto lo era veramente. Cornuto da<br />

vivo. Cornutone da morto. Poi andava via salutando il fu assessore con il<br />

giusto saluto. Alzava il braccio come per fare il saluto fascista ma poi<br />

faceva solo le corna. Dopo la chiacchierata con i morti, solo cornuti e<br />

buttane, se ne andava al Circolo di Culura a fare cultura di pilo.<br />

E quando lo facevano seccare interrompeva tutti col solito:<br />

- Non mi scassate i luigini e non mi rompete il luigione.-<br />

Erano ammesse varianti ma le palle erano solo e soltanto i luigini.<br />

Sariddu e Saridda vivevano la loro vita di pensionati con gioia immensa.<br />

Dopo una vita travagliata si godevano la vecchiaia tranquilli. Nella loro<br />

casetta di proprietà situata nel cento storico di Monacazzo, tre stanze e<br />

cucina più terrazzino , si la passavano da pascià. La loro vita era stata<br />

dura. Sariddu, allievo scarparo, a vent’anni si era innamorato di Saridda,<br />

appena tridicina, e l’aveva convinta, la picciridda, a fuirisinni. Aveva


seguito il detto popolare “ Piglitilla picciridda e bedda e addestrila comu<br />

na cagnuledda”. Saridda infatti era stata ammaestrata ad essere lo<br />

strumento del piacere di Sariddu. E s’era messa a fare subito dei figli. Sei<br />

in tutto ne avevano adesso. Più due morti caruseddi. Otto ne aveva cagato<br />

in tutto. Oltre a cinque aborti più o meno spontanei. Sariddu ci ia dentro cu<br />

Saridda e senza tante precauzioni. Era un mascolo sicco sicco con qualità<br />

nascoste che dondolavano dentro le mutande. E con quelle qualità nascoste<br />

sventrava li purtusa della bella Saridda. Pisava cinquantadue chili da<br />

giovane. E come diceva lui “ Cinquanta due chili piso, due di corpo e<br />

cinquanta di minchia”. Adesso si godevano la pensione. Ma con il lavoro<br />

di scarparo era stato duro crescere i figli. Ne aveva già tre quannu Sariddu<br />

falliu e perse la casuzza unni stava con la famiglia. Allora Saridda, col<br />

consenso del marito, accettò la corte del barone Ferdinando Monteminata<br />

Coppoladoro Si infilò nel letto baronale, si immolò sulla minchia baronale<br />

e con i regali e gli aiutini la famiglia si riprese. Sariddu addirittura aprì un<br />

piccolo negozio di scarpe e si accattò la casa dove adesso abitavano<br />

ancora. Sariddu si fici cornuto per il bene dei figli, Saridda si fici buttana<br />

per il bene dei figli. Il suo sticchio era in condominio . Barone e marito<br />

sputavano simenta a tutta forza. E lei piccola, minnuta, con un bel culo,<br />

girava sulle due minchie della sua vita come una trottola. Il barone a<br />

minchia non scherzava. Era scicchigno come il marito. E oltre ad andare<br />

con le femmine andava pure con i mascoli. Con i mascoli faceva il<br />

mascolo e la femmina . A secondo del pititto che teneva.<br />

Per un periodo il barone smaniò solo e soprattutto per Saridda, il nuovo<br />

giocattolo della sua minchia. Una volta addirittura il barone la vinni a<br />

cercare fino a casa. Di notte. Era stato pigliato da un raptus erotico, la<br />

moglie era in campagna, le criate non lo appitittavano, i servi neanche, la<br />

sua minchia desiderava Saridda. Pertanto si vestì e andò a bussare alla<br />

porta della femmina. Che aprì in camicia da notte e fece trasiri il barone<br />

che aveva portato un mazzetto di piccioli.<br />

- Bihhhhh…. voscenza è…s’accomodasse…-<br />

- Ti avevo sognato e nel sogno avevo capito che tu, Saridda bedda, avevi<br />

bisogno di me.. per questo ti ho portato un pensierino ..<br />

- Bihhhhhh… trasissi barone… trasissi barone…- disse Saridda contenta<br />

e felice dentro la sua camicia di notte tutta ricamata.<br />

- Poi, quando mi sono svegliato, ho capito che pure io avevo bisogno di<br />

te.. –


- Bihhhhhh…- disse Saridda che aveva capito di che cosa aveva bisogno<br />

il barone.<br />

- Cu è?- addumannò Sariddu che era a letto.<br />

- Il barone è… ci onorò di una sua visita..-<br />

Sariddu in quattro e quattr’otto si alzò , si ficcò le mutande e venne a<br />

salutare il suo benefattore.<br />

- Voscenzasabbinirica, barone Monteminata. Vasamu li manu e tutto il<br />

resto.. - disse Sariddu inchinandosi e facendo il baciamano.<br />

Parlarono a lungo. Poi il barone disse di avere sonno.<br />

- Si cuccasse pure nel mio letto.. si arriposasse.. gli lascio il posto mio a<br />

voscenza…-<br />

- Grazie .. grazie..-<br />

- Si cuccasse pure.. Saridda l’assisterà al meglio..-<br />

- Grazie. Grazie.. Grazie.. ma nel letto ci sta posto per tutti e tre.- disse il<br />

barone.- Mettiamo a Saridda nel mezzo e noi ci mettiamo di lato.-<br />

Il barone si spogliò nudo. Saridda pure. Il marito restò con le mutande. Per<br />

il bene della famiglia era pronto ad assistere dal vivo alla messa in scena<br />

delle sue corna. Corna d’oro naturalmente. Si sistemarono nel letto e il<br />

barone disse a Saridda:<br />

- Scippaci li mutanni tuo marito.-<br />

Saridda ubbidì.<br />

- Adesso minicilla insieme..-<br />

Saridda ubbidì. Il barone rideva. Saridda faceva la faccia seria. Sariddu era<br />

preoccupato. Non sapeva dove sarebbe finito quel gioco voluto dal barone.<br />

Ma non aveva scampo. Doveva accettare tutto. Se necessario dare pure il<br />

suo culo. Dopotutto la moglie aveva dato tutto.<br />

- Impalati sull’aceddu di tuo marito.- ordinò i barone.<br />

Saridda ubbidì. E si muove sul pisellone del marito quando intisi la<br />

minchia del barone bussare al suo culo. Bussare ed entrare. La cosa ci<br />

piaciu. Sariddu da parte sua sentiva i nobili coglioni sbattere contro i suoi.<br />

Eccitato finì in un amen. Si riposarono un po’. Poi il barone saltò sul culo<br />

di Saridda. E dopo nu tanticchia disse :<br />

- Sariddu, inculami.-<br />

- Come voli voscenza. Anche la mia minchia è al suo servizio..- rispose<br />

l’uomo che a vedere quello spettacolo era di nuovo con l’uccello pronto<br />

a spiccare il volo.


Ci fu un nuovo riposino. Allora il barone chiese di vedere come Sariddu<br />

cavalcava la moglie. Godendosi lo spettacolo il barone se la minava.<br />

Quando si intisi pronto andò a bussare al culo di Sariddu.<br />

- Minchia ,ci siamo.. sia fatta la volontà del signore.- pensò.<br />

Poi disse:<br />

- S’accomodasse pure barone. Anche il mio culo è al suo servizio-<br />

E il barone si accomodò. Per fortuna la cosa non si ripeté. Ma un giorno<br />

Saridda scoprì di essere di nuovo incinta. E il picciriddo che nasciu era<br />

tutto la faccia del barone. E in suo onore fu chiamato Ferdinando. Col<br />

piccolo Ferdinando la situazione economica della famiglia migliorò molto.<br />

Adesso Ferdinando era onorevole. Ferdinando Cacanaca all’anagrafe,<br />

Ferdinando Monteminata Coppoladoro nella realtà.<br />

Dialogare con i morti, con certi morti. Questo era il passatempo preferito<br />

di Turiddu Cacanaca, quarantenne appena , belloccio, con la cultura della<br />

forma fisica e della minchia in forma. Turiddu , uno dei fratelli Cacanaca,<br />

impiegato all’ufficio anagrafe e pertanto conoscitore dell’eterogenea fauna<br />

del suo paese, al cimitero se la spassava. Già per lavoro sapeva chi<br />

nasceva, chi crepava e chi si maritava . Lui sapeva tutto . Questa era l’altra<br />

sua passione. Tutte le mattine usciva presto con la scusa di portare il cane<br />

a cagare. Invece andava a vedere se durante la notte era morto qualcuno.<br />

Sperava di leggere certi nomi. Di gente che gli stava sui coglioni. Così<br />

arrivava al lavoro aggiornato. Sapeva se doveva piangere per un amico, se<br />

doveva gioire per un nemico, sapeva insomma. Quando andava al<br />

cimitero, tutti i venerdì, dalle tre alle cinque del pomeriggio, passava<br />

sempre davanti alla tomba di zia Luigina. Suor Luigina, la monaca<br />

dell’ordine delle Sofferenze Infinite, che era stata la sua personale<br />

torturatrice scasapiselli , scassacazzi , scassacoglioni e scassatutto. Con le<br />

sue prediche gli aveva rotto tutto e rovinato l’infanzia e la prima<br />

giovinezza. Ma adesso stava dentro il cappotto di legno e non poteva più<br />

intromettersi nella sua vita.<br />

- Zia cara, accapasti di scassarmi i luigini e di rompermi il luigione. –<br />

Queste le parole che aveva detto quando a sedici anni aveva, una bella<br />

mattina, ricevuto la notizia della morte improvvisa della zia monaca.<br />

Aveva fatto la faccia addolorata per tutti i sette giorni del lutto ma in realtà<br />

il suo cuore e la sua mente avevano gioito. E da allora i testicoli per lui<br />

erano diventati i luigini e il pene il luigione.


Turiddu Cacanaca amava passeggiare al cimitero e sputtanare, parlando<br />

con le balate di marmoro , i cari estinti del suo paese. Compresi quelli<br />

della sua famiglia. Quando arrivava davanti alla tomba in marmo pregiato<br />

di Concettina Nucidda non poteva fare a meno di insultarla alla grande.<br />

Era stata lei l‘ispiratrice di questa sua passione. Ogni venerdì, dalle tre alle<br />

cinque del pomeriggio, Turiddu si recava al cimitero monumentale e si<br />

sfogava. Con la coppola nera in testa e la pipa in bocca, le mani in tasca e<br />

la camminata lenta e dondolante, si fermava davanti alle tombe e con la<br />

faccia del mascolo orante sciorinava i suoi insulti. E nel fare questo si<br />

toccava i coglioni e il loro compare che rigorosamente portava a destra.<br />

Perché l’uomo d’onore porta tutto l’apparato a destra. Pendolino e sacca<br />

coglionale dentro le mutande ma a destra. Da uomo d’ordine, da fascista,<br />

da mascolo mascolo secondo tradizione e norma, da siciliano al cento per<br />

cento, al mille per mille. Lui era mascolo con la emme maiuscola ,<br />

mascolo con la minchia fuori misura, non una minchia qualsiasi, bensì una<br />

minchia siciliana. Lui votava dicci per devozione e riverenza ma dentro il<br />

cuore era nero, nero , nero.<br />

E davanti alla tomba di Concettina si scatenava. Lì, davanti a quella<br />

femmina cauriata che s’era fatta scampanare la campana di carne da tutti i<br />

batacchi disponibili. Quella sua zia era stata la vergogna della famiglia<br />

Cacanaca. Lo zio Cecè Cacanaca era morto di collera e lei si era data alla<br />

bella vita. Bella vita che già faceva quando era maritata. Ma adesso aveva<br />

stiratu li cianchi pure lei. Era morta da circa un mese. Sicuramente<br />

stremata dalle troppi dosi di minchia che si procurava. La buttanona.<br />

Nonostante lo zio fosse un mascolo mascolo al cento per cento, uno di<br />

quelli che ci volevano le mutande rinforzate per contenere tutto quel ben di<br />

dio che l’uomo teneva tra le cosce, la moglie lo cornificava alla grande.<br />

Neanche un marito con la minchia di ferro o di acciaio sarebbe stato<br />

sufficiente a saziare quella bocca affamata. Il dottor Aggiustamona gliela<br />

aveva cantato in faccia , prima a lei e poi al marito.<br />

- Ninfomania.-<br />

- Ahhh..- aveva detto la zia.<br />

- Pititto di sasizza ventiquattro ore su ventiquattro.-<br />

- Sasizza….?<br />

- Sì. Ma di mascolo.- aveva precisato il medico.<br />

- Magari mentre che dormo?-<br />

- Magari…-<br />

- Magari adesso?-


- Magari.-<br />

E s’era buttata sul dottore, che, come tutti gli Aggiustamona, era di quelli<br />

che non scendevano mai sotto i venticinque centimetri. Di sasizza<br />

naturalmente.<br />

- Dottore, glielo deve dire a quel cornutazzo di mio marito che mi chiama<br />

sempre “ buttana , buttana ranni”. Glielo spiegasse lei, che non di<br />

buttanesimo si tratta ma di malattia. Che malata sono e assai assai. –<br />

- Certo. Signora carissima, venga con suo marito e gli spiegherò la<br />

cosa…-<br />

Così era stato.<br />

- Signor Cacanaca, la sua signora è malata..-<br />

- Bihh, mi dispiace. E allora che deve fare ? Si deve arricoverare<br />

all’ospedale? Si deve operare?-<br />

- No. La sua è una malattia strana. Si chiama “ninfomania”.-<br />

- E chi minchia è?- chiese l’uomo che con la mano destra dintra la<br />

sacchetta si toccava i coglioni per fare gli scongiuri.<br />

- Niente. Niente di grave.- disse il dottore.<br />

- Allora ci scrivissi le medicine. Chi ci voli? Sciroppo? Pinnuli?<br />

Supposti? Ignizioni? Facissi lei dottore, l’importante è che la mia<br />

signora stavi bona e guarisce. Perché idda è tutta la mia felicità. E pure<br />

la felicità di qualcun altro . Ma a mia non m’interessa. Meglio curnuto<br />

con lei che mi accoglie a cosce aperte che senza corna e senza idda. –<br />

disse il preoccupato marito ritoccandosi i coglioni con la mano destra e<br />

grattandosi la fronte con quella sinistra.<br />

Il dottore sapeva tutto. E assittatosi dietro la scrivania del suo studio<br />

scrisse la rizzetta. Poi la diede al marito dicendo:<br />

- A tutte le ore. Una dose ogni volta che ci appititta.-.<br />

- Ogni volta che ci appititta..?-<br />

- Sì. Sempre, comunque , ovunque e dovunque.-<br />

- E non si intossica Concettina mia?-<br />

- No. Chiù assai ni piglia chiù meglio sta.- preciso il medico con il<br />

massimo possibile di deontologia ippocratica.<br />

Il marito taliò la ricetta ma non ci capì una mazza.<br />

- Niente si capisce. Ma tanto la farmacista capirà.-<br />

- Non serve la farmacista.- precisò il dottore.<br />

Il maritò ritaliò la ricetta e mettendo a fuoco la scrittura del medico riuscì<br />

a leggere la parola “ Minchia”.


- Dottore, ma chi minchia avi scritto? Chi ci sta una medicina che si<br />

chiama “ minchia”?-<br />

- In farmacia no. Ma in mezzo alle cosce dei mascoli che esercitano sì.<br />

Tua moglie è ninfomane ovvero voli sempre una minchia.-<br />

- Minchia. Sempre una minchia?-<br />

- Sì. Ignizioni di minchia nello sticchio, supposte di minchia nel culo,<br />

pillole di minchia in bocca e latte di brigghiu dappertutto.-<br />

- Minchia….. - disse incredulo il povero marito curnuto e mazziato ma<br />

felice sempre perché quello donna lo mannava sempre in paradiso. Lui<br />

era un beato, il suo aceddu un angelo con le ali e quella femmina un<br />

paradiso infinito.<br />

- Sì. Minchia, minchia e poi ancora minchia.- puntualizzò il medico.<br />

- Visto gioia mio, non sono buttana… sono solo … malata. -<br />

E per curarsi la zia si diede da fare con la medicina del marito e di tanti<br />

mascoli. E quando il marito morì si scatenò chiù assai ancora.<br />

‘U trasu o nun lu trasu<br />

Era la primavera del 1974 e la Sicilia era cent’anni indietro rispetto al<br />

famoso continente. Carmen aveva fatto appena appena diciott’anni e non<br />

vedeva l’ora di pigliarsi la maturità liceale per poi andare all’università di<br />

Catania. Si voleva fare dottoressa. Ma doveva combattere contro la<br />

sicilianità e la mascolinità di suo padre . Che la voleva professoressa e<br />

basta. Quell’anno a scuola c’era stata aria di contestazione. C’erano stati<br />

parecchi scioperi e si prevedeva di peggio. Il sessantotto era passato da<br />

poco. Comunque gli esami di stato si avvicinavano. Lei da parte sua era<br />

una picciotta all’avanguardia. Vestiva moderna e si comportava da ragazza<br />

moderna. Era zita ma di nascosto. Maurizio Sucafica, detto Mao, era il<br />

suo compagno di banco e il suo caruso. L’unico finora. E studiavano<br />

insieme. E lei lo voleva pure sposare. Insieme avevano scoperto il sesso<br />

ma solo fino a un certo punto. Lui voleva una cosa ma lei non gliela aveva<br />

voluto dare. Quando la sera si stricavano uno contro l’altro dentro qualche<br />

cortile o nella scale buie di qualche palazzo del centro lui tornava alla<br />

carica.<br />

- Carmen, ‘u trasu o nun lu trasu..-<br />

- Ohhhhhhhh .... dopo.. poi.. dopo ‘u trasi..-<br />

- Carmen ,voglio fare l’amore.-


- Mao.. Ora…. Ora …..No…Poi…Poi… Ci sta tanto di quel tempo.-<br />

- Mao mai… dimmi la verità Carmen.-<br />

- Mao no mai… poi..-<br />

- E io vado a buttane. Pago e ‘u trasu.-<br />

- E trasi.. trasi.. Vai, vai… Che poi ti acchiappi una bella malattia e il<br />

maurizietto si sfascia, si rovina….-<br />

- Ihhhhhh…Minchiati.. E poi, eventualmente ci sono gli antibiotici.-<br />

E così litigavano. Spesso andavano fuori paese con la vespa di lui.<br />

Specialmente adesso che era primavera. E Mao insisteva. Voleva la prova<br />

d’amore. Voleva fare l’amore. Voleva . Lui. Maurizio Sucafica voleva la<br />

fica di lei. E invece doveva accontentarsi di lavori manuali o orali.<br />

Anche il pomeriggio, quando studiavano insieme in vista dell’esame di<br />

stato - e lo facevano solo a casa di lei - era bello scambiarsi un bacio tra<br />

una <strong>versione</strong> di greco e una di latino Quando in casa restavano soli, e la<br />

cosa succedeva spesso essendo il papà iperimpegnato e la mamma<br />

ammuccaparticoli nata, lui ci provava sempre.<br />

- Ora.. Poi.. Dopo..- era la risposta di lei.<br />

Comunque era bello leggere Catullo in originale. Toccarsi in carne e ossa.<br />

Studiare le leggi della fisica e il relativo fisico dello zito o della zita.<br />

Ripassare le leggi di Keplero sul movimento dei pianeti e parlare del<br />

giramento di palle di lui tra le mani di lei , studiare la teoria della<br />

tettonica a zolle e confrontarla con la tettonica di lei, classificare i vari di<br />

eruzione , dalla lineare alla pliniana, cercando di collocare l’eruzione<br />

minchiale di lui. Mettere a confronto la teoria del superuomo di Nietzsche<br />

con la superminchia di lui, la storia del plusvalore con quel della pluseros,<br />

i Malavoglia del Verga con la tanta voglia della verga di lui, il calcolo<br />

integrale della matematica con la trasuta integrale di maurizietto nella<br />

carmelina di lei. Ma lei diceva sempre “ Ora.. Poi.. Dopo.. Dopo.. Mao ”<br />

E Mao doveva accontentarsi delle mani o della bocca. Ma oramai era<br />

stanco di questi rapporti. Voleva di più. E quel pomeriggio ottenne di più.<br />

Sfuggì alle mani di lei e alla sua bocca ardente, se la piazzò sotto e punto<br />

contro la parete da sfondare, la toccò con la punta del suo pene e capì che<br />

quella era la volta buona. Faceva pressione lentamente, non voleva farle<br />

del male. E lei sembrava aver accettato la visita di maurizietto alla sua<br />

carmelina. La prima visita. Sentiva il calore e la pressione del glande, di<br />

quel glande che amava strofinarsi tra le cosce, lo sentiva premere, bussare,<br />

farsi avanti.<br />

- Sì, lo faccio trasiri….. no , non lo faccio trasiri.. sì.. no.. sì.. no..-


Questi erano i suoi pensieri in quel momento. Ma quando capì che la cosa<br />

era imminente, questioni di secondi , che le sue piccole e grandi labbra<br />

circondavano il glande ed erano pronte a catapultarlo all’interno, che la sua<br />

vagina era pronta a ricevere l’ospite, che la cosa stava per accadere, si rese<br />

conto che era necessario prendere una decisione.. o sì.. o no… se sì,<br />

bastava stare sotto di lui, se no, doveva svincolarsi… e alla fine, quando<br />

capì che lui era rinculato per dare il colpo definitivo, automaticamente<br />

scivolò via e il povero maurizietto di Mao andò a sbattere contro la<br />

coperta del lettino di Carmen.<br />

- Minchia che dolore.. ahi la minchia…ahi la cappella.. sicuro che si<br />

ammaccò.. e la minchia mi sa che si stoccò.. minchia che dolore di<br />

minchia.. Per san Priapo e i suoi priaponi.. minchia che male.. mi sa che<br />

la cappella da convessa che era concava diventò.. per san Priapo e il suo<br />

priapaccio.. ….-<br />

Lei muta taliava il suo ragazzo che continuava a fare avanti e indietro<br />

contro la coperta. E intanto santiava.<br />

- Minchia.. datemi un portuso per la mia minchia.. un portuso qualsiasi..<br />

ahi….- gridava lamentandosi.<br />

E lei muta. Muta e silenziosa, rossa in faccia e piena di desiderio dalla<br />

testa ai piedi. Taliava Mao impegnato in una ficcata con la coperta. Voleva<br />

bloccarlo. Ma aveva un po’ di paura. Pertanto lo lascio finire. Solo allora<br />

gli si buttò alle spalle. Lui sentiva i capezzali tisi di lei pungere le sue<br />

spalle, la pancia sulla curvatura dalla schiena e il pelo che le accarezzava il<br />

culo. Ma sentiva pure il bagnato intorno alla sua minchia. Oltre al dolore.<br />

- Scusa amore.. scusami, ma ho avuto paura..- disse lei.<br />

Lui non rispose. Carmen per tutta risposta infilò la mano destra sotto la<br />

pancia di lui e raggiunse il carmelino piccolo, bagnato e dolorante.<br />

- Amore, fammi controllare se è tutto a posto..- chiese lei.<br />

Lui non rispose. Lei smontò dalla sua posizione, lo girò lentamente e lo<br />

pulì. Lo pulì con la lingua.<br />

- Amore, tutto a posto è.. la cappella non si ammaccò….-<br />

Lui non rispose. Tra l’altro maurizietto, a causa della tremenda tempesta<br />

ormonale di lui, stava rialzando la testa. Quando fu tutto tiso lei lo toccò<br />

tutto, lo strinse, lo tirò, lo manovrò come il cambio di una automobile e poi<br />

sparò la sentenza.<br />

- Amore mio, non si ammaccò e neanche si stoccò. Sano era e sano<br />

restò.-


Lui non rispose. Fremeva per la rabbia. Fremeva per l’orgasmo. Fremeva<br />

per il dolore alla minchia. Fremeva perché quando tutto sembra andare in<br />

porto era invece tutto svanito. Voleva farsi Carmen per la prima volta e<br />

invece si era fatto la sua coperta. Si sentiva preso per il culo. Da tempo ci<br />

provava e adesso che tutto sembrava anadare al posto giusto lei si era<br />

svincolata .<br />

- Ahi…- continuava a dire Maurizio.<br />

Poi gli scappò dalla bocca quello che pensava.<br />

- Brutta malaca mi hai preso per il culo. Malachissima megagalattica.<br />

Malacona , malacaccia, malacazza brutta. …-<br />

- Malaca sì. In tutte le versioni, Sono stronza, stronzona, stronzissima,<br />

stronzazza . E’ vero. Stronza sì. Brutta no.- protestò Carmen.<br />

- Brutta malaca.- ridisse lui.- Mi hai preso per il culo. Questa è la<br />

sacrosanta verità. Ora. Poi. Dopo. Adesso sembrava arrivata l’ora. Ora.<br />

E invece senza dire parola alcuna mi hai trasmesso il solito messaggio<br />

” Ora. Dopo. Poi ”. Basta. Mi sono rotto i coglioni. Anzi mi sono rotto<br />

la minchia. Anzi, per essere precisi , la cappella della minchia…-<br />

- Non è vero , non si è rotta.- puntualizzò la carusa.<br />

- Basta. Vado via. Sono stanco di essere preso per il culo.-<br />

E fece per alzarsi. Allora, in un amen, in un quattro e quattr’otto , Carmen<br />

prese la decisione. E disse:<br />

- Non ti ho preso per il culo. Prendimi tu per il culo. –<br />

E nel dire queste parole si mise a pancia in giù, il quella posizione che lui<br />

amava contemplare, accarezzare, baciare, alliccare e basta. Tutt’al più se la<br />

poteva minare su quel sedere ed innaffiarlo del succo dell’amore, del suo<br />

succo, del succo dei suoi due limoni, del suo lemoncello personale.<br />

Adesso lei invece gli offriva i sedere come soluzione alternativa, gli<br />

offriva il buco del culo, lo voleva dentro il suo corpo ma non essendo<br />

pronta a riceverlo nel posto canonico, non sentendosi pronta a sacrificare<br />

l’entrata principale, quella protetta dal sipario della verginità, sipario che<br />

lei non voleva alzare, anzi non voleva far crollare, o meglio rompere,<br />

almeno per il momento, gli offriva l’ingresso secondario, quello del<br />

diavolo, perché solo il diavolo ficca il marrugghio in quell’antro oscuro.<br />

E lui capì. Capì al volo e accettò. La cosa fu bella per entrambi. Anche<br />

quello ero era amore. Anche quello era sesso con amore, per amore.<br />

- Ti amo Filomentula mia.- disse Maurizio venendo.<br />

L’aveva chiamata col nome del personaggio del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> che lei<br />

si apprestava a recitare. Ma nella sua testa aggiunse “ Filomentula per


modo di dire. Non mi pare che nella realtà sei una filomentula. Non mi<br />

pare proprio.” Anche lui recitava. Faceva il servo di Filomentula, Onanio<br />

Senzasorca. E in fondo nella vita senza sorca lo era veramente. O meglio,<br />

l’aveva ma non la poteva usare. La sua era una sorca .. fantasma.<br />

E lui era peggio di Amleto. Se quello aveva il problema di essere o non<br />

essere, lui aveva il problema di trasiri o nun trasiri.<br />

Ma per lui non era un dilemma. Lui voleva trasiri. La zita lu vulia fari<br />

trasiri ma poi nun lu facia trasiri.<br />

- ‘U trasu o nun lu trasu? Questo è il dilemma.-<br />

Addolorata Cazzillo in Cacanaca faceva la donna di casa. Suo marito<br />

Turiddu lavorava al comune e lei regnava su due camere più salone e<br />

cucina abitabile. Lei puliva , cucinava e mandava avanti la casa. Quella<br />

bella casa ottocentesca che dava in un cortile del centro storico di<br />

Monacazzo. La casa era di proprietà. Era stata la sua dote. E negli anni<br />

l’avevano migliorata parecchio. Erano stati i primi ad avere un bagno con<br />

la vasca, i primi ad avere il salotto in finta pelle, i primi a comprare il<br />

televisore in bianco e nero negli anni sessanta, i primi ad avere la seicento<br />

familiare. E i primi anche in tante altre cose. Specialmente dopo che si<br />

erano messi in casa lo zio Bastiano, americano ricco , vedovo e senza figli,<br />

che crepando gli aveva lasciato un bel conticino in banca. Allora i figli<br />

erano piccoli e il vecchio zio era solo un bambino in più. Addolorata<br />

stirava mutande , camicie e il resto per il marito, il figlio sedicenne<br />

Vincenzino Sacramento detto ‘Nzinu e la figlia diciottenne Maria Carmela<br />

Crocifissa detta Carmen. Era una femmina d’onore la signora Cacanaca.<br />

Essere moglie di un impiegato comunale equivaleva ad essere la moglie di<br />

un pubblico ufficiale. E la moglie di un pubblico sottufficiale doveva<br />

essere come la moglie di Cesare. Neanche l’ombra di un sospetto doveva<br />

gravare su di lei.<br />

- Sutta sta coppola di celu nun ci chiovi. - diceva sempre.<br />

E voleva semplicemente dire che tra le sue cosce non c’era posto per<br />

temporali estivi, acquazzoni e altro. Lì governava lei e la sua volontà e<br />

pertanto tempeste, fulmini e tuoni li poteva scatenare soltanto suo marito.<br />

Con il suo permesso. E lei il permesso lo accordava sempre. Perché era<br />

stata educata per dire sempre sì al marito . Anche quando il marito<br />

pretendeva cose strane, fantasie da porcello, e pertanto voleva fari trasiri lu<br />

sceccu pi la cura, lei lo accontentava. Questo le diceva, da ragazza, la<br />

vecchia signorina Santuzza Bucosano. E in parte lei concordava. Pensava


che se il marito voleva fare qualche porcheria bisognava pure<br />

accontentarlo. Altrimenti quello andava a fare il porco fuori casa. E lei il<br />

suo Turiddo lo accontentava sempre. Sia a tavola che a letto. D’altra parte<br />

gli uomini sono tutti porci.<br />

- I masculi sunu tutti puorci. Quannu ci pigghia lu firticchiu na lu piscia<br />

piscia non ci vedono più. Pertanto iddi fossinu capaci di infilarlo magari<br />

na nu purtusu di muru. Dintra na buttigghia. O na lu culu di na monaca<br />

vecchia e fracita. Tantu , in caso di necessità, nu purtusu equivale a<br />

n’autru . –<br />

Queste erano le parole che la simpaticissima, amatissima zia suor Luigina<br />

le diceva sempre. Quella femmina santa, zia del marito , che lei amava<br />

tanto quanto il marito odiava. Infatti Addolorata si arrabbiava solo e<br />

soltanto quando il marito usava la frase “ Non mi scassate i luigini.”<br />

Non sopportava proprio che il nome della santa donna, suora , vergine,<br />

quasi martire, forse santa o beata, della donna che sicuramente era assisa in<br />

paradiso e adesso conversava con amicizia e amore con tutto l’ambaradan<br />

divino, fosse diventato sinonimo di testicoli. Suor Luigina poteva essere<br />

testimone di fede, non di ficcate. Ma Turiddu, che aveva mal sopportato e<br />

ancora più male digerito gli insegnamenti della vecchia rompicoglioni che<br />

gli aveva fatto vivere come tragedia le prime vicende sessuali, aveva<br />

deciso che luigini era sinonimo di coglioni. Quella donna vestita di nero<br />

gli aveva rovinato il piacere del sesso per parecchio tempo. Gli aveva<br />

rovinato il piacere delle seghe, della prima ficcata, delle visite al casino..<br />

Ma quando era andato miliare , e lo avevano spedito a Milano, aveva<br />

scoperto che il sesso non è peccato. I commilitoni polentoni lo avevano<br />

svezzato, le fighe delle zoccole milanesi lo avevano fatto fottere con gioia<br />

e la moglie di un tenente colonnello lo aveva emancipato e istruito<br />

nell’arte dell’uso delle minchia. Per la gioia del mascolo e della femmina.<br />

Per il paradiso di carne e non per il paradiso cattolico.<br />

Nucidda<br />

Anche lui, Turiddu Cacanaca, una volta aveva assaggiato il conno della zia<br />

con la vocazione per il puttanesimo. La zia Concettina Nucidda maritata<br />

Cecè Cacanaca, il suo caro amatissimo zio cornutone. Anzi, era stato il<br />

primo conno che aveva assaggiato. Quando quindicenne aveva passato una<br />

settimana a casa dello zio perché suo padre era stato operato e la mamma


l’aveva assistito. La prima notte Turiddu non riuscì a dormire. Sentiva la<br />

zia e lo zio fare cunnomentulamachie alla grande. E lui, nella stanzetta di<br />

quel figlio che la coppia non aveva mai avuto, sentiva gemiti, lamenti e<br />

parole che gli mettevano il fuoco nei coglioni e il cemento armato nella<br />

minchia. E allora fece quello che facevano pure i suoi amici. Quello che a<br />

casa faceva spesso. Si dava da fare con le mani fino a quando il latte di<br />

brigghiu veniva fuori. O meglio, si sbucciava la fava da solo. La mattina<br />

resto a letto fino a tardi perché aveva sonno. La zia lo svegliò alle undici.<br />

- Non ho dormito.- disse il ragazzo.<br />

- E che hai cambiato capizzu. Hai cambiato letto.-<br />

- Può darsi.- rispose il giovane.<br />

- Oppure la casa è troppo rumorosa ? – chiese la zia accennando un<br />

sottile e alquanto ironico sorriso.<br />

Il ragazzo non rispose. Arrossì semplicemente. La zia era con la sottanina<br />

di raso nero corta corta e la scollatura bella profonda. Teneva le cosce<br />

bianche e tre quarti di minni a bella vista. Andò via lasciando ciauro di<br />

femmina in calore nell’aria e la sua minchia addumata dentro le mutande<br />

bianche. Lui rifece il lavoro manuale fatto già durante la notte. E nei giorni<br />

che seguirono le cose andarono allo stesso modo. Lui sapeva che la zia<br />

cornificava il marito ma una cosa era certa: non poteva cornificarlo col<br />

nipote. E poi lui era una mezzacalzetta, inesperto, vergine, con l’uccello<br />

bello sviluppato ma ignorante in fatto di femmine e relativi accessori.<br />

- Minchia mia babba ranni..- diceva a sé stesso intanto che si masturbava.<br />

La mattina lui restava a letto solo per farsi svegliare dalla zia e taliarla<br />

nella sua mezza nudità. La zia, dal ciaruro che c’era nella stanza, si<br />

rendeva conto che il picciotto , anche quella notte, aveva messo mano<br />

all’aceddu impazzito per riportarlo alla calma. E si rendeva pure conto che<br />

sotto il lenzuolo quello era di nuovo impazzito. E il copione si ripeteva.<br />

- Alzati..- diceva la zia .<br />

- Non posso.. più tardi. – rispondeva lui.<br />

- Che dormi nudo?- chiese la zia che sapeva il reale motivo<br />

dell’imbarazzo del picciotto.<br />

- Sì.- disse mentendo e arrossendo il ragazzo.<br />

Le cose cambiarono il quarto giorno. Lo zio era andato a Catania per<br />

affari. E lui si era ficcato, come al solito, nella vasca tutta piena d’acqua e<br />

schiuma e giocava come i bambini. Solo che non giocava con le paperelle,<br />

giocava con il suo uccello. Ma all’improvviso bussò la zia.<br />

- Posso trasiri? E’ urgente.- disse la donna.


- Sto facendo il bagno.-<br />

- E che ci fa. Tanto sei immerso nell’acqua. E poi , che fai, ti virivogni<br />

della zia?-<br />

E senza aspettare la sua risposta trasiu e andò a sedersi sul cesso per fare<br />

pipì. Con tranquillità si abbassò le mutande in un amen e posò il culo sulla<br />

tazza. Turiddu si guardò tutta la scena e per un attimo i suoi occhi<br />

inquadrarono il pelu della donna. Fu una visione. Come la svelata dei santi<br />

che si usava al suo paese. Solo che il santo poi restava svelato, qui invece<br />

era stato un lampo. Ma in ogni caso la minchia già dura s’indurì n’autra<br />

tanticchia. Taliò la donna pisciare, ascoltò le note musicali di quella<br />

cascatella dorata, vide la donna prendere un pezzo di carta e passarselo<br />

sulla passare bagnata per asciugarsela. Lui adesso aspettava solo che la zia<br />

si alzasse, gli rioffrisse la visione della velata di san pelo nero patrono del<br />

piacere e poi andasse via. Lui aveva solo voglia di farsi una sega. Dentro la<br />

vasca. Subito doveva scaricare la tensione accumulata e trasformarla i<br />

piacere. Invece la zia si alzò e si avvicinò alla vasca.<br />

- Ti faccio le spalle .- propose.<br />

Turiddu non rispose . E lei insaponò le belle spalle bianche del nipote.<br />

Parti dall’alto e scese fino alle natiche sode. Il picciotto, seduto dentro la<br />

vasca, sentendo quelle mani di femmina esperta sulle spalle diventò rosso<br />

come un pomodoro. E si stringeva le cosce per non far muovere la minchia<br />

tisa. E per far questo si contraeva i muscoli delle natiche. Intanto taliava le<br />

belle minne della zia che stavano più fuori che dentro. E la zia capì.<br />

- Che ci sta Turiddu? Tieni il culetto duro duro come la pietra lavica.-<br />

Turiddo non rispose. La zia passo ad insaponarlo sul petto. Poi sulla<br />

pancia. E lui sempre a trattenersi la minchia tisa tra le cosce. Poi, comu fu<br />

e come no fu, perse il controllo dei muscoli delle cosce e la minchia si<br />

liberò automaticamente da quella morsa andando a sbattere contro la mano<br />

della zia che stava operando in zona ombelico.<br />

- Chi fu ? Chi successi?-<br />

E rise. Turiddu arrussiau chiù assai.<br />

- L’aceddu scappau da la gabbia?- chiese la zia.<br />

Turiddu stava per sentirsi male. Si alzò. Nudo con un verme ma cercando<br />

di coprirsi con le mani fece per uscire dalla vasca ma perse l’equilibrio e<br />

per non cadere abbandonò l’autocensura per appoggiarsi al muro. Invece<br />

cadde sulla zia . La pancia sulle spalle, la parte superiore del corpo che<br />

pendeva sulla schiena della zia mentre le gambe pendevano davanti. E la<br />

minchia tisa si trovò automaticamente davanti alla bocca della zia. La zia,


senza dire niente, si l’ammuccau. Lui muto. Sempre muto come un pesce.<br />

E sucando quel sigaro speciale , la zia se lo caricò come un sacco di patate<br />

e lo portò nel suo lettone matrimoniale. Poi lo buttò sul letto e lo cavalcò<br />

con savoir-faire fino alla fine. Lui non disse niente per tutto il tempo. Solo<br />

gemiti. Gemiti di piacere.<br />

Ma la notte successiva non dormì. La minchia gli bruciava. La cappella era<br />

in fiamme. La testa pensava mille pensieri. Il cuore era in preda ad una<br />

tachicardia impressionante. Il corpo era caldissimo. Sudava in modo<br />

eccessivo. Le mani e piedi invece era gelati e umidicci assai assai. Se<br />

chiudeva gli occhi vedeva il conno della zia spalancato, vedeva la sua<br />

minchia fare trasi e nesci e pensava che quello era l’ingresso dell’inferno.<br />

Da tanto tempo desiderava entrare in quell’inferno, magari quello di una<br />

buttana, ma non lo facevano entrare. Era piccolo. Cresciuto tra le gambe<br />

ma piccolo fisicamente. E adesso, in un amen, era entrato nell’inferno<br />

caldo e accogliente di zia Concettina Nucidda in Cacanaca. Ma se era<br />

felice per la novità era infelice per aver peccato. La zia monaca glielo<br />

diceva sempre:<br />

- La femmina è il peccato. Andare con una femmine senza essere sposati<br />

davanti a Dio è un peccato mortale. Un peccato che porta sani sani<br />

all’inferno. A bruciare per l’eternità. E il fuoco, le fiamme, si<br />

appiccicano sempre alla parte del corpo che ha peccato.-<br />

Era per questo che la cappella della minchia era in fiamme. Aveva peccato<br />

e quello era un assaggio d’inferno sulla terra. Poi si addormentò e sognò<br />

l’inferno secondo Michelangelo. Il natale precedente era stato a Roma e<br />

aveva visitato la cappella sistina. Il giudizio universale le era rimasto<br />

impresso nella mente. Sognò le trombe che suonavano e lui , nudo come<br />

un verme, che cercava di arrampicarsi dall’inferno al paradiso. Ma i<br />

dannati lo chiamavano.<br />

- Turiddo, torna al tuo posto.-<br />

Anche i beati lo chiamavano.<br />

- Turiddo, torna all’infermo.-<br />

Ma lui continuava la scalata. E intanto che saliva si appellava direttamente<br />

al padreterno, a tutti i santi, agli angeli ,ai beati e a tutto il testo.<br />

- Perdono.. perdono.. perdono.. non lo faccio più.. perdono…-<br />

Ma il coro dei beati lo bloccò.<br />

- Vade retro, peccatore..-<br />

Anche Dio in persona intervenne nella discussione.<br />

- Turiddu Cacanaca, il tuo posto è all’inferno….-


Ma lui continuò a salire. E quando arrivò ad aggrapparsi al paradiso un<br />

angelo gli pestò le mani e lui precipitò in un amen all’inferno. E cadde<br />

diritto diritto sulla fica della zia che lo aspettava. Allora si svegliò. E si<br />

accorse di essere venuto nel sonno. Nel sogno.<br />

L’avvocato Ferdinando Cacanaca, fratello maggiore di Turiddu, era<br />

deputato regionale democristiano. Potente come un boss, una nullità come<br />

uomo. Era detto “ Ferdinando Cacanaca curnutu i tri maneri, di matri, di<br />

figghia e di mugghieri”. Ed era vero. Nato perché la mamma, moglie dello<br />

scarparo Sariddu, , bella femmina la buonanima, se la intendeva , col<br />

consenso del marito, con il barone Monteminata. E Ferdinando era<br />

cresciuto nel benessere. Benessere assicurato dai soldi del barone. Non<br />

riconosciuto ufficialmente lo era ufficiosamente. Poi si era maritato con la<br />

bella Annunziata Cantalamessa, proletaria ma laureata in medicina, e in<br />

primis, un pezzo di fica di prima qualità. Solo che Ferdinando, figlio<br />

naturale di uomo con tanto di minchia e figlio legale di un uomo pure lui<br />

con tanto di attributi, era sterile e per figliare non ci stavano cazzi da fare.<br />

Dotato di buon calibrò pure lui, sparava a salve, a vuoto, a perdere. Allora,<br />

con consenso di Ferdinando, Annunziata si era fatta un mese alle terme di<br />

Fiuggi. Sola soletta, corteggiata da tanti galletti che volevano solo fare<br />

trasi e nesci con quella bella gallinella, lei alla fine si era scelto il mascolo<br />

più bello tra i tanti che la corteggiavano. Applicando il concetto di<br />

selezione naturale, si era trovato un moro con la faccia d’angelo, i muscoli<br />

di ferro e la minchia d’acciaio. E con lui aveva fatto ficca e rificca fino alla<br />

fine del soggiorno termale. Quel mascolo belloccio si chiamava Ambrogio<br />

Belbelin ed era di Milano. E una volta a Monacazzo aveva scoperto di<br />

essere incinta. Era nata accussì la sua amata Kornelia. Che era venuta su<br />

bella, figa al cento per cento, ma con le idee strammate. Aveva pigliato dal<br />

vero padre, un comunista staliniano marxista e altro ancora, e con quelle<br />

idee era stata una protagonista del sessantotto romano. Nel 68 era nella<br />

città eterna per motivi di studio e quell’estate tornò a Monacazzo con la<br />

pancia piena. Il bello è che non sapeva chi minchia era il padre.<br />

- Papi adorato, mami adorata , ho praticato il libero amore. Io sono una<br />

figlia dei fiori.- diceva con una vocina sottile sottile che pareva uscire<br />

dal conno felice che stava tra le sue cosce.<br />

Così l’onorevole era diventato nonno. Figlio di simenta estranea ma nota,<br />

padre di una figlia non sua ma di un mascolo con tanto di nome e cognome


che però ignorava di avere una figlia in Sicilia, era adesso nonno di un bel<br />

picciriddo mascolo che non si sapeva chi minchia l’aveva seminato.<br />

Kornelia aveva voluto chiamare il figlio Ernesto Satisfescion .<br />

Ernesto come il “ Che “ , Satisfescion come il celebre pezzo dei Rolling<br />

Stones. E qui c’erano stati cazzi da pelare con padre Nicola, lo zio, che<br />

non voleva battezzare il picciriddo. Quel Satisfescion non era il nome di<br />

un santo, era invece solo e soltanto una parola diabolica.<br />

- Satisfescion , cioè soddisfazione. Un invito al peccato. No. Non lo<br />

posso battezzare. Almeno chiamalo Ernesto Addoloratescion, Ernesto<br />

Crocifissescion, Ernesto Sofferenzescion, Ernesto Santifichescion…-<br />

- No. Ernesto Satisfescion è basta.- aveva ribadito Kornelia.<br />

- Porterà male al picciriddo. Io non lo battezzo.- aveva detto all’incredulo<br />

fratello e alla mamma ancora più incredula.<br />

Il piccolo innocente era poi stato battezzato da un parrino di idee più<br />

larghe, più aperte, più moderne. Adesso l’onorevole era impegnato nella<br />

campagna per l’abrogazione del divorzio.<br />

Natalina<br />

Kornelia Cacanaca era il tormento di mamma e papà. Lo scandalo non<br />

erano le sue origini, lo scandalo non era il fatto di essere una ragazza<br />

madre, lo scandalo non era il suo attuale compagno. Lo scandalo erano le<br />

sue posizioni politiche. In quella casa democristiana ci stava questa<br />

comunista sfegatata. Adesso era impegnata nella battaglia per il NO<br />

all’abrogazione del divorzio. Segretaria della locale sezione di “ Lotta<br />

continua”, era la compagna dello scrittore Domenico Tempio , e faceva<br />

pure parte della compagnia teatrale i Plutoniani. Era bella, giovane,<br />

disinibita. Era colta, intelligente, amante del teatro e delle letture<br />

sofisticate, colte, particolari. Forse era una bibliofila. Sicuramente era una<br />

donna libera. Di quelle che fanno paura al mascolo tradizionale , quello<br />

che con la bocca fa tutto e il contrario di tutto ma con i fatti non fa un<br />

cazzo. Dopo la nascita del figlio, a dire il vero anche intanto che teneva il<br />

pancione, molti ci avevano provato. Volevano solo portarsela a letto,<br />

tanto per poter dire che s’erano fatti la figlia dell’onorevole Cacanaca.<br />

D’altra parte se lei stessa diceva che nel sessantotto a Roma aveva<br />

praticato il libero amore perché non poteva farlo anche a Monacazzo?<br />

Questo il pensiero dei mascoli del paese.


- Se a Roma si l’avi fatta ficcare da un pugno di sdisanorati coi capelli<br />

lunghi e lo spinello nelle mani, perché non si deve fare trummiare da<br />

questa sana , bella e potente minchia di Sicilia.- si domandava Ciccio<br />

Trapanone che da tempo la corteggiava sfacciatamente ed aveva pure<br />

scommesso su quella che riteneva una conquista facile.<br />

Aveva promesso agli amici le mutande di Kornelia come trofeo. E per<br />

accelerare quella che era una conquista da fare e una scommessa da<br />

vincere, una volta aveva fermato Kornelia che sola soletta amava andare a<br />

passeggiare nella zona di Pantalica.<br />

- Bella femmina tu mi addumi. Io non dormo pi tia .-<br />

- Vatti a fare un bagno accussì ti stuti.- rispose lei.<br />

- Bedda biddazza, io voglio essere stutato da te. –<br />

- Ahhhhhhhhhh.. non sono un pompiere..- disse lei ridendo.<br />

Quella risata infiammò di più Ciccio. Pensava alla bocca di Kornelia come<br />

a una pompa.<br />

- Ahhhh.. chi ti facissi…-<br />

Lei non rispondeva.<br />

- Ahhhh… chi ti rassi..-<br />

Lei continuava a passeggiare tranquilla.<br />

- Ahhh.. comu ti facissi ittari vuci di piaciri..-<br />

Silenzio.<br />

- Ahhhh… comu ti facissi diri basta ..basta…basta..-<br />

Silenzio assoluto. Lei davanti e lui appresso con gli occhi fissi su quel<br />

culetto che si annacava con innocenza sotto la minigonna.<br />

- Ahhhh.. ti la facissi sciri dagli occhi.. dalla bocca.. dalle orecchie..<br />

ahhhhhh..-<br />

Kornelia sorrise a quelle minchiate di mascolo siciliano. E continuò a<br />

passeggiare. Ciccio invece si stava incazzando.<br />

- Sta buttanazza si l’avi fatta ficcare liberamente da mezza Roma e ora , cà,<br />

o so paisi, fa la mariagoretti.- pinsava nella sua testa.<br />

E questi pensieri lo portarono a sparala grossa.<br />

- Certo.. le minchie forestieri le preferisci.. se fossi stato una minchia<br />

nordica a quest’ora mi la stauto già sucanno.. ma siccome sono solo una<br />

minchia di Sicilia la cosa non ti va.. ti scanti delle belle minchie di casa<br />

nostra.. preferisci le minchiette continentali.. quelle mezzo ghiacciate,<br />

nichi nichi e incapaci di fare godere una femmina.. tu mi sa che sei<br />

mezza buttana e mezza lesbica…Non sai proprio, sucaminchia di cazzi<br />

inutili, quello che ti perdi….-


A queste parole Kornelia si incazzò.<br />

- Ora ti sistemo io , superstronzo di Sicilia e minchia inutile che altro non<br />

sei.- disse a se stessa.<br />

E si girò.<br />

- Che mi perdo? Fammi vedere che mi perdo ?-<br />

E si avvicinò a Ciccio pigliandolo per cintura. Lo toccò sulla patta. Il<br />

picciotto era eccitato ma la superminchia era solo una minchia normale.<br />

- Forza, fammilo uscire da tutte le parti.. vediamo questa superminchia ..<br />

sentiamo queste supersoddisfazioni..…-<br />

Ciccio non si aspettava questa svolta improvvisa.<br />

- Sì.- rispose poco convinto.<br />

Lei si sbottonò la camicetta e gli fece vedere le tette. Poi si sfilò le<br />

mutande. Nel farlo le dava le spalle. E per un secondo gli fece vedere le<br />

sue belle natiche.<br />

- Minchia chi culo.- disse Ciccio a se stesso e alla sua minchia che<br />

scalpitava dentro le mutande. Adesso lui sapeva che sotto la minigonna<br />

c’era, a portata di mano e di minchia, la fica disponibile ed esperta di<br />

quella femmina. Lei si rigirò. E avvicinandosi, per un secondo, si alzò la<br />

minigonna e gli fece vedere il pelo. Lui a quella vista venne nelle mutande.<br />

Bagnò mutande e pantaloni. Arrossì. Lei fece finta di niente. Si avvicinò al<br />

mascolo , gli scippò la cintura, gli sbottonò i bottoni e calò le mutande<br />

impregnate di simenta. E si trovò davanti un cazzetto sporco, moscio e ..<br />

inutile. Lui ammutolì. Amminchiolì.<br />

- Forza.. mascolo di trinacria.. famillu sciri da tutte le parti..-<br />

Ciccio restò muto. Cicciniello moscio. Allora lei lo agguantò allo<br />

strumento. Lo strinse forte. Lo tirò. Lui gridò. Lei si sporcò le mani ma<br />

gliele fece alliccare al proprietario dalla simenta. Che come un cagnolo<br />

alliccò la mano della bella picciotta. E più alliccava più la sua minchia si<br />

rimetteva in piedi. Ma lei sapeva, da femmina esperta, che quella era una<br />

finta resurrezione. Una sceneggiata. Una illusione.<br />

Per questo lei si buttò per terra, a cosce, larghe , mettendo in evidenza la<br />

spaccazza lucida, bagnata ,vogliosa.<br />

- Viene superminchia di Sicilia.. riempimi.. fottimi… trummimmi..<br />

chiavami.. scopami.. fammi raggiungere l’orgasmo…-<br />

A quella parole Ciccio si buttò tra le cosce della donna. E quando con la<br />

mano si cercò il chiodo per inchiodare la femmina trovò solo un cosa<br />

moscia. Si alzò e scappò come un ladro. Se Ciccio parlò o non parlò di<br />

quella storia non si sa. Si sa solo che da allora i picciotti di Monacazzo si


tolsero dalla testa l’idea che Kornelia era uno sticchio a portata di tutto.<br />

Infatti Kornelia non la dava nessuno. Parlava di sesso ma non praticava.<br />

Era diventata amica di Eusebia Ferretti, la ginecologa moglie del sindaco<br />

Tonino Incardasciò. E era diventata amica pure del critico tuttologo<br />

Kalogero Bellarmino- Gugliotta, che era un Incardasciò illegittimo. E<br />

tramite Kalò aveva conosciuto Domenico Tempio. E la sera stessa c’era<br />

andata a letto. La loro unione continuava alla grande, senza bisogno di<br />

benedizione pretesca o permesso del sindaco.<br />

“L’amore e il sesso non hanno bisogno di permesso.” diceva un detto<br />

popolare.<br />

Suor Natalina gestiva l’asilo e il doposcuola per i ragazzi delle elementari.<br />

Era lei quella che , là dentro, faceva e sfaceva come minchia voleva. Il<br />

convento delle Sante Connoline Onoranti Pietose Addolorate Nate<br />

Tripenitenti Imperiture, dette semplicemente S.C.O.P.A.N.T.I. , era il suo<br />

regno. Lei era la madre badessa. Padre Nicola invece era il confessore di<br />

quelle suore. E suor Natalina era amica del padre confessore.<br />

- Amica per la pelle.- dicevano i monacazzesi dalla lingua pulita.<br />

- Amica per la minchia . - dicevano i monacazzesi dalla lingua lurda.<br />

- La minchia di iddu e di lei lu sticchiu sunu coma la corda cu lu sicciu.-<br />

dicevano , chiaro e tondo, le consorelle.<br />

D’accordo con padre Nicola e con il beneplacito dell’onorevole Cacanaca<br />

la monaca ogni giorno convocava nel salone delle feste i bambini. E dopo<br />

nu tanticchia di festa faceva loro il comizio .<br />

- Piccolini miei, occhietti dei miei occhietti, pezzi del mio cuoricino<br />

immacolato, mi fa piacere che vi state divertendo. Io sono contenta<br />

quando vi vedo felici, felici qui, tra queste sante mura , sotto la<br />

protezione del patrono di Monacazzo. E felici quando tornate a case, tra<br />

le braccia di mamma e papà. Quel papà e quella mamma che vi<br />

vogliono tanto tanto bene. Vero?- chiedeva la monaca.<br />

- Sì.- rispondevano i ragazzini felici e contenti.<br />

- Certo che sì. Mamma e papà non possono non voler bene alla carne<br />

della loro carne. Ma adesso purtroppo ci sta un pericolo grave ,<br />

gravissimo, che mette in pericolo la famiglia, che cerca di privarvi<br />

dell’amore della mamma o del papà.-<br />

I bambini facevano la faccia seria ed ascoltavano preoccupati. E suor<br />

Natalina continuò.


- Figlioli miei, dovete sapere che in Italia, e quindi anche nel nostro<br />

paese, ci sta gente cattiva, gente che non va mai in chiesa, gente che non<br />

è sposata, che non è battezzata, gente che è d’accordo con il diavolo.<br />

Costoro, qualche anno fa, mentre il Santo Padre volava in Australia a<br />

portare un messaggio di fede e speranza, approvarono la legge sul<br />

divorzio. Ma..-<br />

- Cos’è il divorzio?- chiese Giovannella Cacatoria ,figlia di architetto,<br />

che teneva quattro anni e mezzo.<br />

- Ahhh.. la voce dell’innocenza..- disse la monaca.- Tu sai che quando un<br />

uomo e una donna si sposano lo fanno per sempre. Per tutta la vita.<br />

Perché hanno un compito: crescere i figli, educarli e farli diventare dei<br />

bravi cristiani. Invece con il divorzio il papà una mattina, per un<br />

capriccio, può abbandonare i figli e la mamma dei propri figli e andare<br />

via.. magari tra le braccia di una donna cattiva..-<br />

- Ahhh.. - disse la bambina e scoppiò a piangere.<br />

- No, non piangere.. non è il tuo caso.. papà e mamma si vogliono bene.-<br />

disse la sorella.<br />

- Ihhhhhh.. E che quando papà rientra tardi… ihhhh.. la mamma gli dice<br />

sempre “ Dove sei stato? Dalla donna cattiva? Ora vai a dormire nella<br />

stanzetta , che fai ancora puzza di quella donnaccia. Ihhhhhhhhhh…-<br />

Consolata la bambina e scoperta una cosa nuova suor Natalina disse:<br />

- Se volete che il vostro papà stia sempre con la vostra mamma e con voi<br />

dovete pregare affinché domenica tredici maggio, quando la gente<br />

grande andrà a votare, voti per cancellare il diavolo divorzio dal nostro<br />

santo paese. Perché se questo non succede il papà può andare via in<br />

qualsiasi momento e lasciare voi soli con la mamma. –<br />

A questo punto tutti i bambini scoppiarono a piangere. Tutti tranne uno. Si<br />

sfogarono sotto il sorriso ironico delle suore. Suor Natalina in testa. Alla<br />

fine, prima di tornare a casa, ad ogni bambino fu ficcato in tasca un<br />

foglietto con la preghiera che dovevano fare tutte le sere prima di andare a<br />

letto per invocare il signore a sconfiggere i divorzisti. Quelli che sapevano<br />

leggere potevano recitarla da soli la preghiera, gli altri con la mamma,<br />

meglio se con entrambi i genitori. Ma anche per quelli più grandicelli, se<br />

dicevano la preghiera con i genitori , era meglio.<br />

Tra i bambini che andavamo all’asilo, in mancanza di soluzioni alternative,<br />

c’era pure Ernesto Satisfescion, il nipote dell’onorevole Cacanaca. Il<br />

bambino, più maturo e aperto dei suoi coetanei, fu l’unico che non versò


una lacrima. Lui il papà non l’aveva mai avuto. Sapeva di essere il frutto<br />

dell’amore e basta. Che un papà c’era ma non aveva né nome né faccia né<br />

indirizzo. Adesso la mamma aveva un compagno e con Mimì lui si trovava<br />

benissimo. Lo voleva bene come un papà. “ Papà d’amore” lo chiamava.<br />

Perché quel papà era un dono dell’amore, dell’amore che Mimì aveva per<br />

sua madre. Mimì da parte sua voleva bene un mondo a quel banbino che<br />

aveva visto crescere. E si considerava veramente il suo papà, il suo “ papà<br />

d’amore”. Perché non erano sposati mamma e Mimì. Stavano insieme per<br />

amore, non per torturarsi o cornificarsi come facevano tanti altri.<br />

Comunque se il suo papà d’amore fosse andato via a Ernesto sarebbe<br />

dispiaciuto tanto. Ma quella era la casa delle libertà. Così Kornelia parlava<br />

della sua casa. Ernesto appena fuori dall’asilo, in attesa che la mamma lo<br />

venisse a prelevare, prese il bigliettino e lo fece a mille pezzi. Per poi<br />

buttarlo al vento, quel vento primaverile già tanto caldo che quella mattina<br />

scuoteva Monacazzo. A parte il fatto che la sera mamma e Mimì non<br />

pregavano ma facevano l’amore, a parte questo , nella sua piccola testa si<br />

era reso conto che quel bigliettino era solo una di quelle cose che come<br />

diceva Mimì “ i preti e le monache mettono in atto per scassare i coglioni<br />

alla gente”. E lui, quel giorno, si sentiva i coglioni scassati. Era dispiaciuto<br />

per non essere intervenuto a cantagliene quattro a quella scassapiselli di<br />

suor Natalina. Lui così piccolo ma con le idee precise in fatto di libertà.<br />

Finalmente arrivò la bella mamma. Con tanto di minigonna e scollatura<br />

vertiginosa. Le monache la taliarono con occhio maledicente, padre Nicola<br />

la taliò come la nipote sdisanurata, qualche papà la taliò con pititto<br />

crescente in testa e dentro le mutande, molti bambini la taliarono con<br />

affetto infinito perché l’avrebbero volentieri voluta come madre. Ernesto<br />

corse tra quelle braccia e poggio la testa su quel seno. Accettò i baci della<br />

mamma e alla domanda” Come è andata la giornata amore mio” rispose<br />

” Oggi mi sono rotto i coglioni.”<br />

E raccontò, tornando a casa , tutti i fatti dei quella giornata.<br />

La storia dei bigliettini era stata ideata in una riunione che s’era tenuta nel<br />

convento delle orsoline. Tutti i sacerdoti, le monache e i frati di<br />

Monacazzo e dei paesi vicini erano stati invitati ad una riunione informale<br />

personalmente da suor Carmelina delle anime doloranti e da padre<br />

Augustin. In quella sede la “santa botanica” aveva invitato tutti a<br />

impegnarsi per il SI in tutti i modi possibili. E se necessario con quelli<br />

impossibili. E aveva suggerito la strategia della pressione e della paura sui


picciriddi. Padre Augustin invece aveva , come al solito, fatto una bella<br />

predica. Ed aveva fatto percepire a tutti i presenti che gli italiani che<br />

votavano NO si sarebbero prenotati automaticamente un posto all’inferno.<br />

Ursula<br />

Paolo era un altro dei fratelli Cacanaca. Ma non aveva niente in comune<br />

con i fratelli. Aveva fatto mille mestieri, anche in giro per il mondo, e per<br />

scelta, pur vivendo mille e una avventura, non si era mai voluto sposare.<br />

Nel sessantotto aveva vissuto a Parigi e partecipato ai moti di piazza. Per<br />

vivere allora faceva il pittore di strada. Negli anni settanta era tornato a<br />

Monacazzo e si era messo a fare il mago.<br />

- Tornò per disonorare la famiglia .- diceva l’onorevole Cacanaca.<br />

L’unica della famiglia con cui parlava era Kornelia. La nipote bella,<br />

autonoma e spregiudicata. Come lui.<br />

- Nipote per modo di dire – diceva Paolo nella sua testa – visto che non<br />

tiene una goccia di sangue dei Cacanaca. Nipote legale e basta, ma<br />

niente di biologico.-<br />

A Monacazzo Paolo aveva una bella clientela. Sulla porta dello studio ci<br />

stava scritto “ Paolo Cacanaca. Scatamanzia, Cunnomanzia,<br />

Mentulamanzia. E non solo…“<br />

Infatti era esperto anche di Piritomanzia, Pigiomanzia, Tettomanzia,<br />

Ombelicomanzia e tante altre cose ancora. Con la baronessa Monteminata<br />

aveva applicato la scatamanzia. L’aveva invitata a venire a fare i bisogni<br />

nel suo studio e dopo aver studiato odore, forma e colore di quella cacca<br />

aveva fatto le sue previsioni.<br />

- Mi dispiace dirlo Baronessa cara ma suo marito la tradisce con una<br />

ragazza di nome Giovanna, di soli vent’anni e molto molto bella. Se non<br />

corre ai ripari, guardi questo stronzetto piccolo, e mi scusi per<br />

l’espressione, quella resterà incinta. Questo stronzetto indica appunto il<br />

picciriddo.-<br />

La baronessa che in parte sapeva, come pure sapeva il mago, era rimasta<br />

confortata dalle parole del veggente e si era ripromessa di fare di tutto per<br />

far finire quella storia vergognosa tra il compassato barone e la giovane<br />

proletaria in cerca di soldi.<br />

Con la procace commerciante di intimo Rosa Purtusodoro aveva applicato,<br />

con il consenso della cliente, la cunnomanzia. Aveva redatto le sue


previsioni da forma , dimensione , colore , piegoline e altro dello sticchio<br />

della bella donna. La quale aveva chiesto al mago se avrebbe mai trovato<br />

l’uomo giusto.<br />

- Finora mi ammattunu sulu mascoli ca vono sulu chissa cosa e basta.-<br />

Dallo studio ravvicinato di quella cosa il mago aveva risposto:<br />

- Entro l’anno, cara la mia Rosa bella di none e di cosa, lei troverà<br />

l’uomo della sua vita.-<br />

Quando la cliente era bella e dimostrava di gradire l’esplorazione manuale<br />

del sito Paolo Cacanaca ci provava. E dall’esplorazione manuale passava<br />

ai bacetti. D’altra parte per taliare bene la cosa doveva guardarla da vicino.<br />

Pertanto la bocca di sotto della femmina era a portata della sua bocca. Dai<br />

bacetti passava alle alliccate. E se la cliente gradiva concludeva offrendo il<br />

gelato prima e infilando il filone nel forno bello caldo e pronto dopo. Con<br />

Rosa era andata così. C’era stata una bella storia. Tre mesi di passione a<br />

base di sesso . In fondo Paolo era il più onesto dei fratelli Cacanaca.<br />

Sostenitore della vita come successione o sequenza di passioni era allo<br />

stesso tempo fedele. Quando viveva una storia la viveva la cento per cento.<br />

Le altre donne non esistevano. Solo a storia finita si dedicava alla ricerca<br />

di una nuova donna.<br />

- Quando ce filinghi la minchia si deve accendere solo e soltanto per una<br />

donna.- sosteneva.<br />

Questa era la sua onestà sessuale.<br />

Invece Michele ficcava a destra e a sinistra, Turiddu, che voleva la moglie<br />

santa e immacolata, quannu ci capitava una ficcata lampo si la facia<br />

volentieri, e il parrino, tra ammuccaparticoli da consolare e monache da far<br />

godere, ficcava alla diavolina. Lui invece era fedele al portuso del<br />

momento. Onestà sessuale pura.<br />

Con il cinquantenne cavaliere del lavoro e dello sticchio altrui Ferdinando<br />

Diomiaiuti aveva applicato la mentulamanzia. Il cavaliere voleva sapere<br />

per quanto tempo ancora poteva tappare buchi di femmina di qualsiasi<br />

tipo. Dalla forma del pene moscio e diritto, dalla cappella più o meno<br />

estesa, dal pelame, da eventuali inclinazioni a destra o a sinistra, da<br />

eventuali curvature più o meno accentuate, da tutte queste cose, il mago<br />

sommo Paolo Cacanaca divinava per mentulamanzia.<br />

- Per altri dieci anni puoi stare tranquillo . Il piccolo cavaliere farà il suo<br />

dovere alla meglio. Poi si vedrà.-<br />

Il cavaliere era andato via contento.


Attualmente stava con una svedese che era la personificazione del sesso<br />

gioioso. La storia durava da tre anni ed era forse la più lunga vissuta da<br />

Paolo. Ursula Anderson, detta Kika, si chiamava la bella figa nordica.<br />

Quando passiava al corso con quel metro e ottanta di sticchio biondo i<br />

mascoli autoctoni si mozzicavano la lingua e inghiottivano amaro. Con gli<br />

occhi risalivano lungo quelle lunghe cosce bianche e immaginavano un<br />

porta del paradiso accogliente assai assai. Altri taliavano il culo della<br />

donna annacarsi dotto la corta veste. E sognavano di perdersi in quella<br />

valle del piacere. Altri ancora taliavano i seni voluminosi della femmina<br />

abballare sotto la maglietta. Metà fuori e metà dentro, niente reggiseno e<br />

capiccia tisi e sporgenti, attiravano lo sguardo allupato dei maschi. Che<br />

pensavano all’atterraggio del loro infelice volatile tra quelle collinette<br />

deliziose. E in tanti taliavano la bocca. Bella, carnosa, naturale. Ma quasi<br />

sempre con una sigaretta accesa, E quannu sucava la sigaretta, ai maschi<br />

che la taliavano attisava tutta l’attrezzatura, perché questi pensavano di<br />

mettere una loro cosa al posta della sigaretta . E al solo pensiero qualcuno<br />

veniva nelle mutande.<br />

Kornelia raccontò la brutta storia del bigliettino a Mimì. Era nudi a letto .<br />

Nudi e felici. Avevano appena fatto l’amore. Stavano parlando quando<br />

bussò Ernesto.<br />

- Entra. - disse la mamma.<br />

Il piccolo aprì la porta e corse a letto. Ficcandosi tra mamma e papà. Nudo<br />

anche lui. Perché era abituato a dormire libero.<br />

- Il corpo la notte deve respirare.- diceva la mamma. - Si devono togliere<br />

anche le mutande. –<br />

- Allora bisogna dormire con l’uccellino di fuori.-<br />

- Certo. Anche lui deve respirare. Mimì dorme nudo. Anch’io dormo<br />

nuda perché la gabbia dell’uccellino deve respirare anche lei. Prendere<br />

aria deve.-<br />

- E a volte anche l’uccellino.- disse Ernesto ridendo in quanto sapeva del<br />

gioco che fanno un maschio e una femmina che si vogliono bene. Una<br />

volta li aveva sorpresi sul fatto. E loro avevano spiegato alla meglio.<br />

- Quando l’uccellin prende il volo può finire nella gabbia. Ma non è<br />

detto. – disse la mamma.<br />

- Come non è detto?- chiese curioso Ernesto.<br />

- Può finire anche altrove.- specificò Mimì.<br />

- Ah…. - disse Ernesto senza chiedere cosa volesse dire altrove.


Insieme mamma e Mimì spiegarono a Ernesto che se l’indomani gli<br />

davano un altro bigliettino lo doveva portare a casa.<br />

- E che, la sera volete mettevi a pregare? E farlo fare anche a me? Che<br />

palle. - disse il bambino,<br />

- No.- risposero Kornelia e Mimì.- Siamo solo curiosi di leggerlo. Per<br />

vedere quanto sono scassapiselli le monache.-<br />

- Assai. Specialmente suor Natalina . E poi quello stronzetto di padre<br />

Nicola. Scassapiselli assai assai. Infatti me l’hanno scassato tutto. -<br />

disse il bambino pigliandosi il pisellino in mano per mostrarlo alla<br />

mamma e al suo compagno.<br />

Kornelia e Mimì risero. Risero alla grande. E contagiarono il piccolo. Poi<br />

si abbracciarono. Tutti e tre insieme. Come facevano sempre quando erano<br />

felici,<br />

- Mamma,- chiese Ernesto – ma il mio pisello quando cresce?-<br />

Questa domanda ultimamente la faceva spesso.<br />

- Ancora un po’. Non avere fretta. Quando lui crescerà sarà un problema<br />

in più.-<br />

- Ma io lo voglio quel problema. Voglio un pisello grande come quello di<br />

Mimì. Così faccio l’amore con la mia ragazza.-<br />

Kornelia e Mimì risero. Ernesto con loro. Poi si addormentarono. Tutti e<br />

tre nello stesso letto.<br />

- A munzieddu.- come amava dire Ernesto.<br />

Kika. Il desiderio proibito dei mascoli in attività di Monacazzo. Eppure la<br />

loro storia era iniziata per gioco. Lei era venuta in Sicilia per una vacanza<br />

con delle amiche. Nella naturale e selvaggia spiaggia di Vendicari, dove la<br />

gente faceva il bagno nuda e nuda si lasciava accarezzare dal sole , aveva<br />

conosciuto Paolo. Nuotando era andata a sbattere contro l’uomo. Avevano<br />

dialogato in acqua. Lei in perfetto inglese, lui con il poco inglese che<br />

conosceva. Immersi fino alla cintola, lui taliava i suoi seni con naturalezza.<br />

- Che fai, guardi?- chiese lei. Che da quando era arrivata in Sicilia era<br />

ossessionata dai galletti locali.<br />

- No.- rispose lui.<br />

- Come no. Se le palle dei tuoi occhi sono concentrati sui miei seni.-<br />

- Vero. Ma per motivi di studio.-<br />

- Per motivi di studio?- chiese lei.<br />

- Sì. Io faccio il mago. –


Lei rise e le tette ballarono. I capezzoli erano irti. Le spalle le bruciavano<br />

sotto il sole. Allora si immerse in acqua. E vide. E osservò la minchia del<br />

mascolo che sembrava un pesciolino autonomo. Era bella. Calma e<br />

tranquilla. Era sicuramente una minchia soddisfatta. Una gran bella<br />

minchia. Di quella che danno soddisfazione alle donne che la usano. Beata<br />

la femmina che l’aveva in gestione in quel periodo. Riemerse avendo nella<br />

testa quel pisellone che nuotava tranquillo.<br />

- Non scherzo - riprese lui – faccio il mago veramente… e tra le altre cose<br />

pratico la tettamanzia.-<br />

- Ehhhh…-<br />

- Prevedo il futuro studiando le tette delle persone. Sia uomini che donne.-<br />

- Le tette degli uomini?- chiese lei ridendo.<br />

- Sì. Quel poco che hanno. Ma a dire il vero ci sono mascoli che hanno<br />

più tette di certe donne. Ma non è il tuo caso. Tu sei una donna con più<br />

tette di tante altre donne.-<br />

- Certo. Come ci sono uomini con più cazzo di altri uomini.-<br />

E nel dire queste parole lo accarezzò nella parte interessata. Che era<br />

sempre tranquilla e pacifica. Scappò a nuoto e lui la seguì. Vedeva il suo<br />

bel culo sporgere dall’acqua del mare e sentiva il suo pisello gonfiare a<br />

quella vista. A un certo punto lei si immerse completamente per<br />

ricomparire dietro uno scoglio. Paolo la raggiunse e quando riemerse pure<br />

lui, trovò quelle belle tette a pelo d’acqua.<br />

- Allora, cosa vedi nelle mie tette?- chiese lei curiosa.<br />

Paolo le osservò da vicino. Le toccò. E disse:<br />

- Vedo che la tua vita sta per cambiare. Ci sono novità imminenti. Novità<br />

importantissime.-<br />

- Ma in che campo?-<br />

- In generale. Tutta la tua vita sarà sconvolta. Cambiamenti radicali a<br />

trecentosessanta gradi. Rivoluzione generale. -<br />

- Mahh .. non ho un vero lavoro.. faccio la modella e la pittrice.. ho<br />

studiato arte alla scuola pubblica e portamento per i fatti miei …ho<br />

lasciato il mio uomo.. era stupido e a parte il sesso non c’era dialogo..<br />

sono in vacanza in un posto bellissimo.. mi sento in paradiso.. mi sento<br />

Eva.. chissà.. ma tu sei Adamo o il serpente?-<br />

- Non so. Fai tu… Anch’io sono in vacanza… ho lasciato la mia donna..<br />

era gelosa.. mi opprimeva, mi schiavizzava, mi castrava, mi stava<br />

scippando i coglioni.. poi faccio uno strano lavoro che per molti non è<br />

un lavoro.. il mago.. lo sparapalle.. il raccontacazzate.. ma oggi mi


sento in paradiso.. mi sento Adamo e il mio serpente vorrebbe fare<br />

l’amore con Eva..-<br />

E nel dire questo si avvicinava sempre più a lei. Finalmente la sua bocca<br />

raggiunse quella della donna. Iniziò una bella glossomachia. Lei sentì pure<br />

la minchia dura di lui farsi largo tra le sue cosce. Cosce che si allargarono<br />

spontaneamente. Così, nell’acqua di Vendicari, lei si appese al suo collo e<br />

lo abbracciò con le gambe dietro la schiena. Solo allora la minchia di lui<br />

scivolò nella figa ospitale di lei. E fecero l’amore al ritmo del mare. Ad<br />

ogni onda lui entrava dentro col pestello e con la bocca mordeva un seno,<br />

al riflusso lui rinculava e abbandonava la tetta. Finita la ficcata lampo lei<br />

disse:<br />

- Mi chiamo Kika. Ursula detta Kika.-<br />

- Io Paolo…detto Paolo…-<br />

Lui l’invitò a venire a Monacazzo.<br />

- Ti posso anche ospitare.- disse.- Sia te che le tue amiche.-<br />

- Grazie.. vedrò.. vedremo…-<br />

Si salutarono e quando lui, nel tardo pomeriggio, indossò un paio di jeans<br />

strappati per tornare a casa, vide che lei lo chiamò.<br />

- Paolo.-<br />

- Che c’è?-<br />

- Voglio venire a casa tua.. è sempre valido l’invito.. hai detto che mi<br />

ospiti..-<br />

- Certo.. ci sta posto per te e per le tue amiche..-<br />

- No. Vengo solo io..-<br />

- Per me..-<br />

E preso il suo zainetto lo seguì verso la macchina, una vecchia due cavalli<br />

rossa. E una volta a Monacazzo ci era rimasta.<br />

Padre Nicola Cacanaca aveva una fissa. La stessa di Michele Santangelo.<br />

La stessa di Ferdinando Cacanaca. La stessa di tutti i membri della<br />

comunità “ Vitasanta santavita “. Mettere le mani su una copia del <strong>Cunnus</strong><br />

<strong>gloriosus</strong>. Ma nessuno lo trovava. Nelle biblioteca di Monacazzo non<br />

c’era. A Siracusa nemmeno. Nemmeno a Catania era stato possibile<br />

trovare nelle fornitissime biblioteche il testo in questione. A dire il vero<br />

non si trovavano neanche altre opere dello scrittore in questione. La santa<br />

inquisizione si che sapeva fare certi lavori coi fiocchi. Ma adesso tanti<br />

speravano di trovare l’opera maledetta. Invece niente. Per questo padre<br />

Nicola decise di andare alla conferenza stampa di Giorgio Baffo. E di


portarsi un amico giornalista, Francesco Alliccatore, per fare delle<br />

domande provocanti. Domande che erano state preparate dal furbo prelato<br />

E passate all’Alliccatore.<br />

Giorgio Baffo partecipò alla presentazione dell’estate monacazzese che lui<br />

stesso dirigeva. Nei salone delle Aquile del Palazzo di Città, alla presenza<br />

del sindaco Tonino Incardasciò, illustrò la rassegna teatrale. Che<br />

quell’anno sarebbe stata particolarmente provocatoria. Il sessantotto aveva<br />

reso la società più libera. Gli ipocriti avevano meno potere. Il corpo, il<br />

sesso, le parole facevano meno paura. Anche al sud queste cose facevano<br />

meno paura.<br />

- Il titolo della rassegna di quest’anno è “ Eros e le batracomiomachie”.<br />

Le batracomiomachie sono le lotte inutili dei moralisti<br />

ammuccaparticoli, dei censori castrati con desideri castranti, dei<br />

moralisti e della loro sessuofobia, delle vergini condannate a una<br />

verginità imposta, dei censori di regime che si passano il tempo a<br />

contare quanti culi, tette, peli, sessi maschili in riposo e in erezione ci<br />

sono nei film per poi sequestrarli, dei discendenti illegittimi della<br />

maledetta simenta degli inquisitori che vorrebbero, potendo, mettere<br />

ancora al rogo film, libri e opere d’arte. Magari insieme ai loro autori.<br />

Per la gioia di costoro, per la rabbia di costoro, la rassegna di<br />

quest’anno sarà solo incentrata sulla provocazione. –<br />

La stampa applaudì. Padre Nicola Cacanaca ascoltò in silenzio e ammuccò<br />

amaro. In attesa di tempi migliori . Tra gli altri, in sala, erano presenti<br />

Domenico Tempio con Kornelia e il piccolo Ernesto , Kalò con la sorella<br />

Bona Bellarmino-Gugliotta, Nitta col compagno Vic , Paolo Cacanaca con<br />

Kika. C’erano anche l’ingegnere Michele Santangelo, presidente della<br />

F.I.C.A. , con due suoi collaboratori. In un angolo c’erano, mano nella<br />

mano, Maurizio e Carmen. E tanti altri. Tra l’altro tutti i Plutoniani.<br />

- Qualche titolo. Certo - proseguì Giorgio Baffo - . A parte il <strong>Cunnus</strong><br />

<strong>gloriosus</strong> di cui tra poco parlerò, e che è un evento culturale di primaria<br />

importanza perché non viene rappresentato da secoli, ecco gli altri nove<br />

titoli in cartellone. Oramai è ufficiale. Si parte il quattro luglio con la<br />

nostra messa in scena, poi seguiranno, con scadenza giornaliera, i<br />

seguenti spettacoli. Peccato che sia una puttana di Ford, la Fedra di<br />

Racine, Il candealio di Giordano Bruno, il Caligola di Camus, La betia<br />

del Ruzante, Lulù di Wedekind, La mandragola di Machiavelli e La<br />

cortigiana dell’Aretino. Per chiudere, una novità assoluta, Edipo,


cittadino onorario di Monacazzo, liberamente ispirata alle due tragedie<br />

greche e scritta dal nostro concittadino Rupert Santoro. Come vedete si<br />

tratta di opere molto, molto belle. E molto, molto provocatorie. Dovete<br />

sapere che mettendo a punto il cartellone ho tenuto sulla scrivania un<br />

ritratto del signorino Torquemada. E quando aggiungevo con sicurezza<br />

contrattuale un titolo lo guardavo. Al signorino Torquemada, e gli<br />

dicevo in faccia, “ Che, vuoi mandarmi al rogo ? Vuoi mettermi in<br />

galera? Processarmi ? “ E il suo ritratto si incazzava, dava questa<br />

impressione, emanava odio, odio mortale anche da un pezzo di carta<br />

illustrato. Ma ora è, per nostra e vostra fortuna, un odio impotente.-<br />

Tutti applaudirono. Tranne padre Nicola che ammuccò più amaro di prima.<br />

Applaudì ironico Michele Santangelo.<br />

- Ma come dicevo all’inizio, torniamo al <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di G.B.B.<br />

Belininsorca. Il titolo si rifà al Miles di Plauto. Solo che nella commedia<br />

latina il protagonista è un maschio, tale Palestrione , soldato che si vanta<br />

di mille e più imprese guerresche e di mille e più imprese amorose. E<br />

tutti conoscete il finale, quando il povero soldato rischia il taglio dei<br />

testimoni. Ma alla fine verrà graziato. Tutto è bene quel che finisce<br />

bene. Il mona salva i testimoni e l’amico dei testimoni. Così può andare<br />

ancora in mona. Nel <strong>Cunnus</strong> di Belininsorca la protagonista è una<br />

donna, Filomentula, che la natura ha dotato di un organo tutto<br />

particolare. Il suo cunnus, appena un mascolo le piace, emette una<br />

specie di richiamo sonoro, e il mascolo in questione corre tra le braccia<br />

della ragazza. Praticamente G.B.B. Belininsorca in questa sua opera<br />

teatrale da voce al cunnus. Da la parola al conno. La trama? Semplice. –<br />

Si concentrò sulla platea. E riprese.<br />

- Elementare direi. Filomentula, dopo tante e tante storie, dopo aver<br />

attirato con la voce del suo strumento tanti e tanti mascoli, si innamora<br />

di due fratelli. Uno ricco e bruttissimo e uno povero e bellissimo. Tanto<br />

che il fratello povero, Kazzonbello, fa il servo del fratello ricco,<br />

Kazzondoro. Filomentula sta con loro perché hanno lo strumento giusto,<br />

quello che la fa tanto ma tanto felice. Sta col povero all’insaputa del<br />

ricco, sta col ricco col consenso del povero. Del ricco naturalmente<br />

piglia pure i soldi. E per stare col povero, quando il ricco è fuori, ha<br />

fatto praticare dal suo servo un foro nella parete. E così passa e spassa<br />

da una parte e dall’altra. Ma un servo di Kazzondoro la vede e minaccia<br />

di spifferare tutto al padrone. Allora, come nel testo plautino,<br />

Filomentula decide di sdoppiarsi in Filomentula e in sua sorella gemella


Filofallica Ma non vi dico il finale perché è a sorpresa. Ed è stato<br />

mantenuto nella <strong>versione</strong> siciliana.-<br />

Allora prese la parola un giornalista, tale Alliccatore, che chiese se era<br />

possibile avere il testo di Belininsorca.<br />

- Non adesso, ma la sera dello spettacolo sarà in vendita. Noi intendiamo<br />

rilanciare l’autore in questione vittima della minnitta perbenista e<br />

sessuofobica della chiesa. Ma quello che vedrete rappresentato dai<br />

Plutoniani non sarà il testo del Belininsorca, che è in italiano del<br />

cinquecento, anzi in toscano. Voi vedrete la libera trasposizione in<br />

siciliano, fatta da Domenico Tempio, e ambientata nei nostri giorni a<br />

Monacazzo. –<br />

- E non si può avere la traduzione del nostro illustre cittadino?-<br />

- No. Anche quella si conoscerà la sera dello spettacolo.-<br />

Ci furono altre domande. Poi chiese la parola Michele Santangelo.<br />

- Posso fare una domanda anche se non sono giornalista?-<br />

- Certo.- rispose serafico e ironica Giorgio Baffo. – Come si può negare<br />

una domanda sul <strong>Cunnus</strong> al presidente della F.I.C.A.-<br />

Risero tutti tranne padre Nicola e Michele Santangelo.<br />

- A nome della comunità “Vitasanta santavita “ la invito a cambiare il<br />

titolo dello spettacolo. <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> è un titolo oltraggioso e<br />

offensivo.-<br />

- Ma è l’originale. Se vuole lo traduciamo in dialetto. Lu sticchiu<br />

cacuoccila, lu sticchiu cacadditta, lu sticchiu cacanaca , lu..-<br />

Il pubblico rideva.<br />

- Basta.. basta.. noi ci appelleremo a tutte le autorità civili, politiche,<br />

militari e religiose affinché lo spettacolo non si faccia.. affinché la santa<br />

piazza del santo paese di Monacazzo non venga profanata. Si ricordi<br />

che davanti al palco ci sta una chiesa e che la facciata della chiesa è<br />

piena di statue di santi che sicuramente piangeranno per le volgarità che<br />

vedranno.. Se riuscirete a fare lo spettacolo.-<br />

- Faremo.. faremo.. magari con la bolla della scomunica in tasca ma<br />

faremo..<br />

- Non farete niente.. parola di Michele Santangelo.. Le vie del signore<br />

sono infinite.. quelle del sottoscritto pure..-<br />

Tutti fischiarono Michele il censore.<br />

- Anche le vie della libertà sono infinite..- disse Giorgio Baffo.


Tutti applaudirono Giorgio il libertario. Fu in quel momento che due<br />

picciotti della comunità si diressero verso il palco con un lenzuolo che<br />

appesero al tavolo dei conferenzieri. La scritta diceva :<br />

“ SI all’abrogazione del divorzio. NO al <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>.”<br />

Intervennero immediatamente i carabinieri che allontanarono i due<br />

facinorosi.<br />

- Libertà in nome del papa. Libertà in nome di Dio. Libertà in nome della<br />

religione. - gridavano i due esaltati mentre venivano allontanati.<br />

Michele Santangelo li seguì in caserma. Padre Nicola ammuccò<br />

amarissimo ma decise di restare per vedere dove andava a parare l’eretico<br />

Baffo. La conferenza proseguì tranquilla fino all fine.<br />

Spacchiu<br />

In caserma i due esaltati furono identificati. Erano il figlio del cavaliere<br />

Fofò Culò, e la figlia del ragioniere Agatino Cannacalata. Due picciotti<br />

strani, come strani erano tutti quelli della comunità. Ziti in casa ma puri di<br />

fatti e parole. Di pensiero non si sa. Loro dicevano di essere puri anche di<br />

quello. Non si erano mai dati un bacio. Aspettavano le nozze per fare<br />

tutto. Lei sognava spesso di diventare la signora Maria Crocifissa<br />

Cannacalata in Culò. Per poi fare tutto quello che non è peccato in quanto<br />

permesso dalla santa istituzione del matrimonio cristiano. Parlavano tanto.<br />

Di avere tanti figli, di battezzarli e di farli diventare buoni cristiani. Ma<br />

non facevano nessuno di quei preliminari che dovevano portare la simenta<br />

di lui nel portuso di lei. Lei naturalmente era vergine e non solo<br />

fisicamente. Mai una mano si era ficcata sotto la sua cammisa per<br />

conquistarne il seno. Mai una mano si era ficcata sotto la sua gonna per<br />

risalire alla valle del piacere. Mai si accarezzata, toccata , mai si era<br />

masturbata. Mai si era guardata nuda allo specchio. Mai aveva avuto il<br />

desiderio di vedere la cosa dello zito, tanto per farsene un idea . E<br />

naturalmente non aveva mai avuto il desiderio di toccare quella cosa. Non<br />

parliamo poi di usarla. Maria Crocefissa era uno sticchio frigido, polare,<br />

ghiacciato , uno sticchio compromesso dalla morale e che neanche la lava<br />

dell’Etna poteva riportare alla normalità. Eppure teneva già ventiquattro<br />

anni. E pure lui , stranamente, era vergine. Non aveva il desiderio di fare<br />

sesso prematrimoniale perché era peccato. Non aveva il desiderio di<br />

vedere la zita nuda, di toccarla, baciarla. E non si la minava mai. Quando


la mattina si svegliava con la cosa tisa non la toccava neanche ma<br />

aspettava che la cosa svunciasse e nel frattempo pregava. Ma delle volte<br />

gli ormoni gli giocavano brutti scherzi. Gli spermatozoi non conoscono<br />

morale o religione e ogni tanto, di notte, venivano fuori. Quello non<br />

faceva sesso con gli altri e neanche da solo e loro non potevano certo<br />

aspettare il matrimonio per uscire. Appena si rompevano i coglioni<br />

uscivano automaticamente dai coglioni. Allora lui si svegliava tutto<br />

sudato e incilippiato dentro le mutande. E correva a farsi il bidè con<br />

l’acqua gelata. Eppure teneva trent’anni.<br />

- Minchia quante ficcate si sta perdendo mio figlio.- diceva tra sé il padre<br />

che era uno che amava il pelo femminino. – Proprio a mia doveva<br />

capitare un figlio con la minchia disoccupata per scelta. E poi per<br />

disgrazia non si va a fare zito con quella Maria Crocefissa di nome e di<br />

fatto. Perché se quella era una femmina normale prima o poi ci lo<br />

scippava dai pantaloni. Lui non gliela dava. Lei se la pigliava. Con le<br />

buone o con le cattiva. Come dice il proverbio “ Quannu alla fimmina ci<br />

appittata sapi comu mettiri la minchia additta”. E invece passano il<br />

tempo pregando . Invece di fottere. Minchia chi testa di cazzo mio<br />

figlio.-<br />

Era arrivato a dirgli ” Sposati figlio mio, accussì spacchetti la minchia e la<br />

usi. Stu tempo ca passa è tutto pilu perso.“<br />

Ma adesso la coppietta era in caserma. Il maresciallo Nello Uccello<br />

Scopatore assistito dagli appuntati Piter Grankaz e Paolo Cazzunicareddu<br />

li interrogò a lungo.<br />

- Santa pacienza. Per Giobbe , Giobbetta e i loro giobbettini. Allora,<br />

Corrado Culò e Maria Crocefissa Cannacalata, perché avete disturbato<br />

la conferenza del dottor Baffo?-<br />

- Perché quello fa le cose oscene.- disse Corrado.<br />

- Lurdi assai assai. Fin dal titolo.- aggiunse la picciotta.<br />

- Ma il titolo l’avi dato uno scrittore antico.- disse il maresciallo.<br />

- Certo. Quello era un lurdo antico e lui è un lurdo moderno. E tutti quelli<br />

che lavorano con lui sono lurdi moderni. E pure quelli che aspettano di<br />

andare a vedere il teatro sono lurdi moderni.- disse convinto e ispirato<br />

Corrado.<br />

- Ma figlio mio, stava solo parlando di teatro?-<br />

- Sì, ma di teatro lurdu e ingrasciato.-<br />

- Lurdo o pulito a tia chi ti interessa?-


- A mia mi interessa. A mia. Alla mia zita. Alla mia comunità. A Michele<br />

Santangelo. A padre Nicola. All’onorevole Cacanaca. A tutti i cristiani<br />

deve interessare la cosa. Noi abbiamo un compito: fermare il divorzio e<br />

bloccare la messa in scena di quello spettacolo pornografico.-<br />

- Ma chi ti l’avi affidato questo compito?- chiese il maresciallo<br />

Scopatore.<br />

- La fede. Il papa. Dio in persona.-<br />

- E chi ficinu ? Ti telefonarono? O ti apparvero in sogno?-<br />

Al maresciallo ci parse che il picciotto era fora di testa. E la picciotta pure.<br />

Ma i ragazzi non dissero niente,<br />

- Sentite, adesso vi rilascio ma se lo rifate vi faccio passare la notte dietro<br />

le sbarre per disturbo di pubblica manifestazione regolarmente<br />

autorizzata.- puntualizzò nu tanticchia incazzato il maresciallo .<br />

A sé stesso disse la solita frase. Quella per cui era famoso.<br />

- Spacchiu miu na lu pacchiu di cu dicu iu.-<br />

- Bihh.. talia.. talia.. ora finisce ca ci mettunu dintra a n’autri che siamo<br />

buoni cristiani e difendiamo la legge di Dio… e a quelli che diffondono<br />

la parola del diavolo li lasciano fuori.- sparò Maria Crocifissa.<br />

- Senti carusedda spiritosa, l’Italia è uno stato laico. Anche se cumanna la<br />

democrazia cristiana lo stato è laico e non piglia ordina dai parrini. E<br />

neanche dal papa in persona.-<br />

- E chistu è ‘u dannu. Ma il regno di Dio è vicino.. – disse Corrado.<br />

- Itivinni , per Giobbe, Giobbetta e i loro giobbettini… ca pure i miei<br />

giobbettini stanu divintannu giobbettoni.. e pure quelli degli appuntati..<br />

e se scoppiunu finisci a schifiu..- disse incazzato il maresciallo.<br />

I ragazzi andarono via chiedendosi cosa mai fossero i giobbettini.<br />

- Spacchio mio nel pacchio di chi dico io. Minchia di la minchia mia<br />

bedda chiù scicchigna di chidda do sceccu , chi carusi strunzi ca ci sunu<br />

ancora oggi. - disse il maresciallo agli appuntati.- Nel 1974. L’uomo e<br />

andato sulla luna e chisti non riescono a ficcare. Mi chiedo e domando,<br />

invece di scassare i giobbettini alla gente picchì il caro Corrado non va<br />

a scassare lo sticchio alla zita ? –<br />

- Gnocca del mio cazzo . – disse Piter Grankaz che era di Bozen -<br />

Maresciallo, il fatto è che a volte Cristo da il pane a chi non tiene i denti<br />

per masticare.-<br />

- E lu sticchiddu a chiddu ca non teni cazziddu .- aggiunse Paolo<br />

Cazzunicareddu ca era di Oristano.


All’asilo le monache, in vista del referendum , tornarono alla carica.<br />

Quella mignottona in incognito di suor Natalina, che la notte prima aveva<br />

fatto il gioco dell’ascensore sulla minchia di padre Nicola, aveva parlato e<br />

sparlato di famiglia, di mamme, di papà, di divorzio e altro.<br />

Poi all’improvviso le monache avevano distribuito il solito bigliettino a<br />

tutti. Suor Natalina invece aveva detto:<br />

- Pregate per la vostra famiglia , per la vostra mamma, per il vostro papà.<br />

E siccome siete bambini buoni, pregate anche per le altre famiglie, le<br />

altre mamme, gli altri papà.-<br />

Ernesto fece una faccia strana. Suor Natalina se ne accorse. Quel bambino<br />

non gli piaceva. “ Figghiu di buttana” lo chiamava nella sua testa. Non gli<br />

era mai piaciuto quel bambino. Poteva tra l’altro influenzare e male gli<br />

altri bambini. Era troppo strano. Raccontava spesso le porcherie della sua<br />

famiglia. Famiglia per modo di dire. “ Racconta le porcherie del suo<br />

porcile. Perché un uomo e una donna che stanno insieme senza che la loro<br />

unione sia stata benedetta da Dio sono solo e soltanto due porci. E quella<br />

casa è un casino, un bordello, un postribolo, un inferno. D’altra parte è<br />

stato concepito fuori dal matrimonio. Anzi, a dire il vero, non si sa<br />

neanche di chi è figlio. Se non fosse stato l’erede , anche se in realtà<br />

illegittimo, dell’onorevole Cacanaca, l’avrei buttato fuori dall’asilo.. anzi,<br />

qua, non sarebbe mai entrato”. pensava la scassacazzi di suor Natalina.<br />

Quel bambino era un porco.. raccontava spesso che a casa sua stavano tutti<br />

nudi… la mamma con il fiorellino di fuori.. e il compagno della mamma<br />

con il pisellone di fuori.. raccontava cosa facevano col pisellone.. e che lui<br />

non vedeva l’ora che il suo ernestino diventasse un ernestone per poter fare<br />

le stesse cose.<br />

- Qualcuno vuol dire cosa pensa?- chiese la monaca.<br />

Ernesto alzò la mano. L’unico.<br />

- Parla Ernesto, dicci cosa pensi del divorzio.-<br />

- Penso che è una bella cosa… tutti i paesi civili hanno il divorzio.. Se il<br />

matrimonio non va non è il caso di scannassi a vita perché il<br />

matrimonio è insolubile..-<br />

- Indissolubile …- precisò la monaca.<br />

- E lo stesso.. a parte che io penso….-<br />

- Cosa pensi.? –<br />

- Penso che l’amore è indipendente dal matrimonio.. a parte che di<br />

matrimonio non ci sta solo quello in chiesa..-<br />

- Quello è l’unico accettato da Dio..-


- Ma anche di Dio non ci sta solo quello..-<br />

- Ma quello è il vero, l’unico, il giusto , il possibile..-<br />

- Per lei.. io non mi sposerò.. ma vivrò tante storie d’amore.. perché<br />

l’amore non è eterno .. tiene una scadenza.. come dice la mia cara<br />

mamma “ quando le campane non suonano più o si cambia batacchio o<br />

si cambia campana…”<br />

- Basta adesso..-<br />

- Basta un pisello.. per dirla pulita.. io volevo dire che questi bigliettini<br />

sono solo e soltanto terrorismo ideologico.. lo ha detto mamma.. avete<br />

voglia di scrivere minchiate e di pregare.. saranno solo parole e<br />

preghiere al vento.. il divorzio resterà.. per il bene delle coppie che non<br />

stanno più bene insieme .. di quelle che si fanno le corna a vicenda.. e a<br />

Monacazzo, tu lo sai, cara suor Natalina, ci ni sunu assai assai… allora<br />

viva il divorzio.. viva la libertà… e basta con i bambini che devono<br />

vedere mamma e papà litigare sempre , prendersi a botte, spesso<br />

violentarsi reciprocamente.. meglio genitori separati che genitori che si<br />

odiano.. e tanti bambini qua dentro hanno genitori che si odiano.. e<br />

allora meglio tornare a casa e trovarne solo uno.. uno tranquillo, in pace<br />

con sé stesso e con il mondo e non in guerra con tutti..-<br />

- Basta, basta .. - gridava la monaca da un pezzo - questa non è roba<br />

delle tue tasche.. qui ci sta lo zampino di tua madre .. o addirittura<br />

quello di Mimì… Adesso in castigo.. suor Fighinella.. porta questo<br />

ribelle nella stanza della penitenza.. e per mezzora inginocchiato sui<br />

ceci e con gli occhi chiusi..-<br />

A quelle parole il piccolo ma maturo Ernesto fece alla sorelle il gesto<br />

dell’ombrello e gridando un sonoro “ Vaffanculo.. “ alle monache e un<br />

“Coglioni, fate il vostro 68” ai compagni scappò fuori e si diresse al<br />

centro della piazza. Inseguito da due monache.<br />

Suor Natalina era rosso fuoco.<br />

Giacomo, il figlio di un notabile di Monacazzo, chiese alla sorella :<br />

- Suor Natalina, cos’è il 68?-<br />

- Una brutta cosa , figlio mio, una brutta cosa.- rispose la monaca.<br />

- Ho capito.. sarà come il 69.. Mio papà parla spesso di 69.. dice alla<br />

mamma “vado a letto e ti aspetto per un 69” . “ Non vengo “ risponde la<br />

mamma “ quelle cose brutte valli a fare con le donnacce”. Ma poi va a<br />

letto.. io spio e sento che il papà la convince.. perché alla fine gli dice<br />

“visto che ti è piaciuto il 69.” Ma ha dire il vero non gli ha chiesto mai<br />

di fare un 68. –


Suor Natalina divento rossa come la lava dell’Etna. Lei faceva spesso 69<br />

con padre Nicola.<br />

- Anche quello è una brutta cosa . - disse la monaca. –<br />

- Ma dimmi, sai anche cos’è ?- chiese per saggiare la cosa.<br />

- Forse si.. forse no.. una volta ho spiato perché c’era la porta a filazza.. –<br />

- E cos’hai visto?-<br />

- Niente. Ho capito poco.. ho capito che fare 69 è pigliarsi a morsi in<br />

mezzo alle cosce..-<br />

- Ahhh..- disse la monaca.<br />

Una volta in piazza Ernesto era salito sulla fontana di Alfeo e Aretusa . E<br />

stava dentro la vasca aggrappato alla cosce della statua nuda di Aretusa .<br />

Le sorelle, suor Fregnarella, romana de Roma, e suor Socmel , bolognese<br />

doc, lo pregavano di scendere.<br />

- No.. non scendo… voglio la mamma.. o Mimì.-<br />

Molta gente si era fermata per curiosità. Suor Fregnarella, la più giovane,<br />

entrò nella vasca e si portò all’altezza di Ernesto. Voleva acchiapparlo e<br />

farlo scendere. Ma il bambino si aggrappò a una coscia della statua .<br />

Allora la suora cercò si forzare la presa ma perse l’equilibrio e scivolò<br />

finendo con le cosce al vento. Tanti risero a vedere le cosce bianco latte<br />

della sorella. Due turisti giapponesi di passaggio iniziarono a scattare foto.<br />

Poi arrivarono due vigili urbani . Erano in riunione alcolica al vicino bar<br />

quando erano stati chiamati. Erano conosciuti come gli Stanlio e Olio di<br />

Monacazzo. Cercarono anche loro di andare dentro la fontana a recuperare<br />

la piccola peste del nipote dell’onorevole Cacanaca. Ma anche loro<br />

scivolarono. Fefè Quattrossa, il vigile secco secco, finì in mezzo alla<br />

cosce di suor Fregnarella. Con la faccia proprio all’altezza della fregna<br />

della suora. Sicuro che ne sentì pure il ciauro.<br />

I monacazzesi ridevano. I due turisti giapponesi scattavano foto.<br />

Nenè Uttacchio, il vigile grosso, invece fini con la faccia all’altezza della<br />

minchia di Alfeo e a causa del grosso culo che teneva, restò bloccato. E<br />

non poteva neanche girare la testa . Altrimenti si ammuccava la minchia di<br />

marmoro della statua.<br />

La gente rideva. I giapponesi fotografavano.<br />

Nenè cercò si svincolare il culo per liberarsi e ci riuscì. Solo che i<br />

pantaloni si strapparono e lui restò in mutande. Ma appena in piedi, a<br />

causa dell’alcool o del fondo scivoloso della vasca, cadde di nuovo. Ma<br />

nel cadere la lancia di una statua gli strappò di botto le mutande. E Nenè si


trovò nella stessa posizione di prima. Culo incastrato, cosce spalancate e<br />

bocca davanti all’uccello di Alfeo. E in più con i gioielli di famiglia<br />

esposti in pubblico.<br />

La gente rideva. I giapponesi continuavano a fotografare.<br />

Ernesto rideva e dava bacetti alla statua di Aretusa. Solo che la testa era ad<br />

una certa altezza e i baci finivano sul conno della statua. Allora suor<br />

Socmel decise di entrare anche lei. Per dare un esempio a quel mocciosetto<br />

spocchioso. Entrò dentro la vasca, si fece il segno della croce, diede una<br />

occhiata alle cosce spalancate della consorella e alla testa del vigile che<br />

riposava su quel cuscino, poi taliò la faccia dell’altro vigile e la minchia<br />

della statua, quindi diede uno sguardo all’attrezzatura riproduttiva del<br />

vigile e si fece subito un altro segno della croce. Infime taliò Ernesto e<br />

disse:<br />

- A noi, piccola peste di un Cacanaca.. .-<br />

E parti alla conquista del trofeo. Acchiappò il piccolo e lo stava staccando<br />

dalla coscia della statua quando perse l’equilibrio e scivolò pure lei. Cadde<br />

a pancia in giù e scivolò in direzione della cosce spalancate di Nenè. Per la<br />

paura spalancò la bocca. Ma dopo un secondo se la trovò tappata dal tappo<br />

di carne di Nenè. Che a sua volta, per il colpo ricevuto, aprì la bocca e se<br />

la ritrovò automaticamente piena della minchia della statua.<br />

I monacazzesi si scassarono dalle risate. I giapponesi continuarono a<br />

fotografare. Per caso si trovò a passare Mimì. Lo avvisarono che quel<br />

bambino dentro la fontana era Ernesto.<br />

- Mimì.. Mimì...- gridò il piccolo.<br />

- Scendi..-<br />

- Ho paura di scivolare.. vieni a prendermi tu.-<br />

Mimì si spogliò con classe e in mutande entrò dentro la vasca. Prima aiutò<br />

suor Fregnarella.<br />

- Liberiamo la più bella. - le disse all’orecchio.<br />

- Grazie.- disse la monaca abbassando lo sguardo e notando il pacco di<br />

Mimì.<br />

Poi aiutò suor Socmel. Che ringraziò sputando a destra e a sinistra. Aveva<br />

in bocca il sapore dell’uccello del vigile. E secondo lei non era un buon<br />

sapore. Scendendo dalla vasca abbassò gli occhi e notò pure lei il pacco di<br />

Mimì. Anzi né notò il vero contenuto, perché le mutande bagnate erano<br />

diventate quasi trasparenti. Aiutò poi il vigile secco. Che ringraziò. E per<br />

finire quello grosso.<br />

- Non ho niente da darti per coprirti. Sono in mutande.-


- Grazie lo stesso.-<br />

E Nenè scese dalla vasca coprendosi con le mani. Sembrava un dannato<br />

dell’inferno dantesco illustrato dal Dorè. Solo allora si caricò il piccolo<br />

Ernesto per potarlo fuori dalla vasca.<br />

Tutti applaudirono, pure i giapponesi che avevano smesso di fotografare.<br />

A casa Ernesto raccontò quello che era successo. Nel pomeriggio Kornelia<br />

presentò una denuncia ai carabinieri.<br />

Gnocca<br />

Da alcuni mesi era tornato da Milano ,dove lavorava, Calogero Cacanaca.<br />

Lavorava nello spettacolo come sceneggiatore, e così pure la moglie Maria<br />

Teresa Gnocca. Era tornato per scrivere una sceneggiatura tutta siciliana.<br />

La lombarda Maria Teresa amava anche lei la Sicilia e il suo mare.<br />

Stavano, quando venivano a Monacazzo, in una piccola casa del centro<br />

con cortile e terrazzo. Erano nudisti e vegetariani. E s’erano conosciuti<br />

grazie a questa loro passione per il corpo libero . Anche nella loro casetta<br />

siciliana facevano i nudisti. Giravano nudi casa casa, si pigliavano il sole<br />

nudi sul terrazzo, chiacchieravano nudi nel cortile. Nudi sia loro che i figli.<br />

Mary Juhana di anni sedici e Ludovico Sigfrido Dennis, detto<br />

semplicemente LSD , che di anni ne teneva diciassette.<br />

E i vicini mascoli, scoperta la passione della famiglia di Calogero che si<br />

faceva chiamare semplicemente Cal, si appostavano dietro le finestre e<br />

armati di cannocchiale o binocolo , cercavano di spiare. Siccome la<br />

terrazza era protetta e così pure il cortile l’unica cosa da fare era spiare<br />

attraverso finestre e balconi. E spiando spiando riuscivano a vedere la<br />

bella Maria Teresa e la bellissima Mary Juhana.<br />

- Minchia che femmine, sia la madre che la figlia..- diceva l’avvocato<br />

quarantenne Cecè Sparabbadditta. Lui era scapolo e il suo salone era la<br />

postazione migliore per spiare la casa di Calogero. E per non annoiarsi<br />

invitava gli amici più intimi. Tanto lo spettacolo era gratis.<br />

- Che femmine .. che sticchi di prima qualità.. chi ci facissi.. che ci dassi..<br />

unni ci la mittissi.. unni ci la ficcassi.. – diceva il farmacista Peppe<br />

Cicidda che in pubblico era un moralista ineccepibile.


- Chi cula .. chi minni.. chi cosci ..chi cula.. chi minni.. chi cosci.. chi<br />

cula.. chi minni.. chi cosci..- era la litania del ragioniere Santuzzo<br />

Cipudda.<br />

- Che spettacolo.. pari il paradiso terrestre. Eva ranni e Eva nica.. che<br />

spettacolo.. che bellezza..- diceva il più raffinato commendatore Alberto<br />

Cacaceddi.<br />

Ma quando nel loro campo visivo entravano Calogero o il figlio i guardoni<br />

a senso unico sbottavano in imprecazioni varie.<br />

- Che schifo.. non ci sta più religione.. questi porci che firrino casa casa<br />

nudi.. senza vergogna … con tutti la gioielleria di famiglia esposta.. che<br />

vergogna .. un padre nudo con l’aciddazzu di fuori sotto gli occhi della<br />

figlia.. e il caruso.. nudo come un verme davanti alla sorella.. porcherie .<br />

porcherie di sdisanorati.. d’altra parte quello lavora nel mondo dello<br />

spettacolo.. tutti porci lurdi sono…- dicevano i signori che amavano<br />

taliare le donne nude.<br />

- La donna nuda è uno spettacolo, il mascolo nudo una schifezza.- diceva<br />

il padrone di casa.<br />

- Viva la legge della maniglia. Io mi fare sia la madre che la figlia.-<br />

diceva Santuzzo Cipudda.<br />

- Stasera all’Arcazzo.. a scaricarci i coglioni e il cazzo.-<br />

L’Arcazzo era la zona a luci rosse di Monacazzo. Da quando i casini<br />

avevano chiuso le signore dell’amore avevano aperto bottega in questa<br />

zona appena fuori paese. E di lavoro ne avevano. Scapoli arrapati ,<br />

maritati insoddisfatti , picciotti alla scoperta del pelo, mascoli in fase<br />

goliardica erano la loro clientela.<br />

Nell’appartamentino sopra quello di Cecè abitava il dottore Michelangelo<br />

Cazzicatummila . Separato da tempo viveva con la nuova compagna di<br />

vita, la professoressa Nicoletta Attizzamentula . E con loro i loro figli. Il<br />

dottore teneva una figlia femmina sedicenne. Innocenza si chiamava ma<br />

di innocente aveva poco. La professoressa invece aveva due figli maschi<br />

diciassettenni. Gemelli omozigoti. Due gocce d’acqua. E dai nomi strani,<br />

Alberto Castore e Umberto Polluce. Innò ,così si faceva chiamare<br />

Innocenza, si passava il tempo a spiare casa Cacanaca, ma gioiva solo<br />

quando nei suo occhi arrivava la bellezza esplosiva di LSD. Non gli<br />

dispiaceva vedere il padre. Ma preferiva il figlio. Se lo sarebbe fatto<br />

volentieri la bella Innò. Dalla finestra della sua camera da letto si<br />

controllava anche un po’ di terrazza . Terrazza alla quale si accedeva dal


cortile. Una volta l’aveva beccato sotto la doccia intanto che si faceva una<br />

sega. Come avrebbe voluto dargli una mano. E anche altro a dire il vero<br />

vero veramente. Una notte invece, siccome non riusciva a dormire, aveva<br />

beccato Cal e Maria Teresa che scopavano sul letto con la luce accesa. E<br />

s’era goduta lo spettacolo. E s’era immaginata al posto di Maria Teresa<br />

con addosso LSD. Poi la sua attenzione era stata attratta da delle voci.<br />

Aveva guardato e davanti al portoncino di casa Cacanaca aveva visto LSD<br />

abbracciato con una carusa. S’era messa a taliare in basso. Lui adesso la<br />

stava baciando e con le mani le accarezzava il culo.<br />

- Chi cazz’è questa buttanella fortunata?- si chiese Innò.<br />

LSD e la picciotta stricavano alla grande. Intanto che lui la baciava si trovò<br />

a guardare verso l’alto, E i suoi occhi incontrarono quelli di Innò. Lei<br />

arrossì , lui continuò a fare le sue cosette. Poi attaccarono a parlare LSD e<br />

la picciotta. Lui cercava di convincerla ad entrare, a salire in terrazza con<br />

lui.<br />

- Per prendere un po’ di fresco e parlare e fare.. fare quello che capita<br />

capita..-<br />

Alla fine la ragazza accettò. E Innò finalmente la vide in faccia. Era la sua<br />

amica Rosetta Piscialora. Intanto che i due si portavano sul terrazzo ritornò<br />

al binocolo. Cal e Maria Teresa scopavano ancora. Cercò di dirigere lo<br />

strumento sul terrazzo. Finalmente lo centrò. E aspettò l’arrivo dei ragazzi.<br />

Ma non sentiva più i loro discorsi. Si taliò invece i loro fatti. Iddu ci tirau<br />

fora li minni e ci li mozzicò e alliccò. Poi sempre iddu ci calau li mutanni e<br />

ci la vasau e alliccau. Poi ancora iddu si tirau fora la fontana a ci desi da<br />

bere ‘u latti di brigghiu. Poi ancora e sempre iddu ci la vulia ficcare nel<br />

purtusu giusto ma lei ci dissi “E presto” e girandosi gli offrì il culo. Innò<br />

si taliò tutto e pinsau che, al posto di Rosetta, lei l’avissa fatto accomodare<br />

pure dintra il suo fiorellino profumato. Tornò a letto contenta per lo<br />

spettacolo ma con la fica in fiamme. Si calmò masturbandosi alla grande e<br />

pensando di avere tra le mani, e non solo tra le mani, la minchia di LSD.<br />

Liolà<br />

Innò aveva un soprannome strano. Liolà. Glielo avevano affibbiato i<br />

gemelli. Solo loro la chiamavano così. Arrivati a casa Cazzicatummili<br />

appena quattordicenni s’erano trovati con la Innò sempre tra le scatole. La<br />

ragazza, un anno meno dei gemelli, li ossessionava con le parole , i fatti e


la semplice presenza. Li spiava al cesso quando pisciavano. Voleva vedere<br />

il loro giocattolino. Li spiava quando facevano il bagno. La sera si<br />

precipitava nella loro camera e taliava il malloppo che stava dentro le<br />

mutande. Poco dopo il loro arrivò li aveva scoperti che si masturbavano su<br />

di un giornale. Quando non ci stavano era andata a vedere. Un giornale<br />

pieno di fotografie di donne e uomini nude che facevano quelle cose che<br />

certa gente chiama “ cosi lurdi “ e altra gente “ cosi belli”.<br />

Una pomeriggio, i grandi erano fuori, era entrata all’improvviso. I ragazzi<br />

se la stavano minando. Castore fece in tempo a coprirsi. Polluce ci mise un<br />

po’ di più e lei fece in tempo a vedere la mano che faceva su e giù.<br />

- Minchia. Ti ho detto che devi bussare.- disse Castore.<br />

- Ohhh. Siamo in famiglia.. quasi fratelli…Che fa, vi vergognate di vostra<br />

sorella acquisita.- disse lei.<br />

- Tu non sei nostra sorella..-<br />

- Allora vostra amica..-<br />

- Questo può essere..- disse Umberto Polluce che era rosso in faccia.<br />

Sotto le lenzuola emergevano due rilievi e Innò taliava un colpo a destra e<br />

uno a sinistra.<br />

- Allora amici.. - disse la ragazza.<br />

- Dipende.. – disse Alberto Castore.-<br />

- Da cosa?-<br />

- Se sai mantenere il segreto.-<br />

- Quale segreto ?-<br />

- Quello che hai visto.. non l’hai visto….-<br />

- Ahhhhhhhh…Il segreto.. dipende…- disse Innò.<br />

- Da cosa?- chiesero i ragazzi.<br />

- Se mi fate assistere allo spettacolo io manterrò il segreto.-<br />

I fratelli gemelli si taliarono in faccia pensando la stessa cosa.<br />

- Ma questa è matta.-<br />

Ma mentre si taliavano in faccia Innò si avvicinò e con un colpo<br />

improvviso tirò via le lenzuola. I due gemelli si trovarono con il piselli tisi<br />

a bella vista. Cercarono di coprirsi con le mani.<br />

- O finite i lavori o appena torna vostra madre glielo dico.-<br />

- No.- gridarono i gemelli.- Quella ci manda in collegio-<br />

E si misero al lavoro di buona lena. Ma non riuscivano a finire. La<br />

tensione, la presenza di lei o altro non li faceva venire.<br />

- Non ce la facciamo. Sarà perché tu ci guardi.. -<br />

- Bohhhhhh… mi sa che è una scusa. Aiutatevi tra di voi..-


- Ehhhh..-<br />

- Sì. Minatevela a vicenda.-<br />

L’avevano già fatto tra di loro. Ma facevano finta di non capire. Volevano<br />

essere masturbati dalla ragazza. Perché le mani di una ragazza danno più<br />

piacere. Loro erano stati parecchie volte già ziti e si erano spinti solo e<br />

sempre fino alla minata. Non erano mai riusciti ad andare oltre.<br />

Fecero finta di minarsela. Ma senza impegno.<br />

- Non riusciamo a venire. Dacci una mano almeno. Per favore. -<br />

- Va bene.- disse tutta contenta Innò.<br />

Alberto Castore e Umberto Polluce si misero in piedi davanti a lei. E lei<br />

fece benissimo il suo lavoro. Pareva una segologa specializzata.<br />

Alla fine fu Alberto Castore a parlare.<br />

- Segreto..- dissero i maschi.<br />

- Segreto.- rispose lei.<br />

Un altro pomeriggio furono i gemelli ad andare a trovare Innò.<br />

- Che volete.. Che vi faccio una sega..-<br />

- No.-<br />

- E allora? - chiese lei gentile.<br />

- Vogliamo vedere la tua cosa.-<br />

- Cosa?-<br />

- La cosa che tieni in mezzo alle gambe. E vogliamo vedere come ti<br />

masturbi.-<br />

Parlavano all’unisono.<br />

- Le femmine non lo possono fare.-<br />

- Possono.. possono.. te lo spieghiamo noi.-<br />

E tirarono fuori un giornale porno per farle vedere quello che faceva una<br />

ragazza con il dito più lungo della mano destra.<br />

- O lo fai o diciamo a tuo padre quello che ci hai fatto.-<br />

- No. Quello mi manda in collegio.-<br />

- E allora fallo.-<br />

Innò non si fece pregare ulteriormente . Si spogliò, si masturbò e si fece<br />

masturbare. E masturbò pure lei. Da quei lavori manuali erano poi,<br />

lentamente, passati ad altro. A loro, ai gemelli, aveva fatto il primo<br />

pompino. Insieme. Da loro, dai gemelli, era stata omaggiata del primo<br />

cunnilingus. Contemporaneamente. Ma a un certo punto i gemelli<br />

volevano di più. Volevano fare l’amore completo. Ma non poteva<br />

accoglierli tutti e due in una volta. Discussero a lungo. Poi la foto di un<br />

giornale porno le diede l’illuminazione. C’era una ragazza che stava con


due uomini contemporaneamente. Uno gliela metteva davanti , l’altro<br />

dietro.<br />

- Questa potrebbe essere la soluzione.- disse Innò.<br />

- Uno la mette lì.- E indicò il pacchio.<br />

- L’altro la mette là.- E indicò il culo<br />

- Ehhh….- dissero i ragazzi.<br />

- Sì. Uno lì, l’altro là.-<br />

- Ma come facciamo a stabilire chi va davanti e chi dietro?- disse Alberto<br />

Castore.<br />

- Io la metto lì o là?- chiese Umberto Polluce.<br />

- Lo dobbiamo stabilire. O lì o là. Chissà.-<br />

- Io voglio andare lì.- disse Alberto Castore indicando la mona .<br />

- Io pure.- disse Umberto Polluce.<br />

- Là o lì. Lì o là. Io sono vergine di entrambi i posti. Vi giocate le mie<br />

verginità.. Chi vince decide se andare lì o là.-<br />

- E come ci lu iucamu ?<br />

- Facendo un sessantanove davanti a me. Chi viene per primo decide se<br />

andare lì o là.-<br />

Alberto Castore e Umberto Polluce si taliarono in faccia. Erano nudi ma<br />

con i piselli mosci. Si misero a letto, di fianco, piedi contro testa. La bocca<br />

dell’uno era all’altezza del pisello moscio dell’altro. Il primo ad allungare<br />

le mani sul pisello gemello fu Alberto Castore, ma il primo ad<br />

ammuccarisi l’uccello gemello fu Umberto Polluce. E fu anche il primo a<br />

venire.<br />

- Bravo Umberto. A te la scelta. Li o là.-<br />

- Io lì. - disse Umberto indicando la mona.<br />

E cercando di imitare quello che c’era illustrato sul giornale Innò si<br />

stinnicchiò sul letto e allargando le cosce disse a Umberto:<br />

- Lì.. lì.. ficcalo lì.-<br />

Umberto eseguì tutto in modo perfetto. Con difficoltà riuscirono a ruotare<br />

di centottanta gradi. Adesso lui era sotto e lei sopra. Lui gemeva. Lei pure.<br />

Alberto taliava e si teneva la minchia i mano. Il culo di lei era a bella vista.<br />

- Alberto là.. là.. ficcalo là .- disse lei indicando il suo culo luminosa.<br />

Quella settimana giocarono spesso al lì o là. E proprio dopo questo fatto,<br />

era estate, andarono tutti insieme a Siracusa a vedere una commedia di<br />

Pirandello. Loro conoscevano lo scrittore appena di nome. Ma guarda caso<br />

la commedia si intitolava Liolà. Da quella sera chiamarono Innò sempre e<br />

solo Liolà


Cal Cacanaca a Monacazzo si frequentava solo con Paolo, i fratello artista,<br />

e con la nipote Kornelia. Turiddu gli stava sul cazzo con quella mania di<br />

leggere i manifesti funebri e di dialogare con i morti. Nicola, il fratello<br />

parrino, lo considera solo un rompicoglioni. Ferdinando, quello che era<br />

onorevole, per lui era solo un ladro autorizzato dalla gente a rubare. Gli<br />

stavano simpatici assai assai pure Kika e Mimì. Non sopportava neanche<br />

la moglie dell’onorevole e neppure quella di Turiddu. Ma si era un po’<br />

avvicinato ai figli di Turiddu: Carmen e ‘Nzinu. E quando aveva un po’ di<br />

tempo libero andava ad assistere alle prove del <strong>Cunnus</strong>. Quel giorno, nove<br />

maggio, ci andò con LSD.<br />

Innò era una dei Plutoniani e partecipava anche lei alla messa in scena del<br />

<strong>Cunnus</strong>. E quando vide arrivare LSD si sbrodolò tutta. Recitava e taliava il<br />

caruso. Il caruso taliava lei. L’aveva riconosciuta. Era la vicina di casa ,<br />

quella che spiava. Quella che l’aveva taliato all’opera sulla terrazza. E<br />

infatti lei non lo vedeva in platea, assitatto comodo a taliare, lo vedeva<br />

nudo e pronto per lei. Se lo fece presentare e alla fine delle prove uscì con<br />

lui. Quella sera mangiarono una pizza. Poi Innò fini nella terrazza di lui a<br />

fare tutte quelle cose che aveva visto fare a Rosetta . E anche di più.<br />

Carmen e Maurizio dopo le prove andarono a casa di lui. E lui ci provò per<br />

l’ennesima volta. Ma senza successo. Era lì, sul letto della sua cameretta,<br />

con i pantaloni abbassati e l’attrezzatura pronta. Lei lo accarezzava.<br />

- So perché non lo vuoi fare?-<br />

- Perché?- chiese lei.<br />

- Hai paura di restare incinta.-<br />

- No. .non è vero.-<br />

- Amore mio, io ho pensato anche a questo …ho accattato pure i<br />

preservativi.-<br />

E tirò fuori dal cassetto la scatoletta con le camicie per la minchia.<br />

- Vediamo?- disse lei.<br />

Lui ne tirò fuori uno e se lo mise.<br />

- Che bella la minchia infilata dentro il sacchetto di plastica.- disse Carmen<br />

e intanto lo accarezzava.- Che strana sensazione.-<br />

- Allora , lo facciamo?-<br />

- No. E poi la prima volta lo dobbiamo fare senza. Senza è più bello..-<br />

- E come fai a saperlo?- chiese Maurizio.


- Lo dicono le mie amiche.. quella che già ficcano..-<br />

- E allora visto che non lo vuoi fare trasiri facci sentiri, a iddu , lu ciauru<br />

di idda..-<br />

Lei sapeva a cosa faceva riferimento e lo accontentò subito. Lei si mise a<br />

pancia in giù e a cosce larghe. Lui ci acchianò di sopra e ci stricau la<br />

minchia, con tanto di cammisella, contro la filazza. Poi, quando il pititto<br />

era al massimo, lui ci la ficcau na lu culu. Quel giorno fu la prima inculata<br />

con il preservativo.<br />

- Che tieni paura di mettermi incinta dal culo?- chiese lei.<br />

Lui rise. Ma poi le diede l’ultimatum.<br />

- O mi dici quando faremo l’amore amore o ci diciamo addio subito.-<br />

- L’amore amore.. cioè quando te la dò?-<br />

- Sì. Oui. Ia. Yes. Quannu mi la runi?-<br />

Lei riflette un attimo. In fondo lo voleva fare anche lei. Aveva paura del<br />

dolore, del sangue e soprattutto di restare incinta. Poi sparò.<br />

- Mao, la sera del referendum, dopo i risultati,- promise lei – faremo<br />

l’amore. Per festeggiare la vittoria , perché secondo me non ci sono<br />

alternative. Il NO vincerà.-<br />

- E se per caso, per disgrazia, vincono i SI?- chiese lui preoccupato.<br />

- Lo faremo lo stesso . Per consolarci.-<br />

- Meno male.-<br />

E si abbracciarono.<br />

Anna , la sorella di Maurizio, da dietro la porta aveva sentito tutto. E<br />

qualche volta anche spiato.<br />

Maurizio quella sera tardi si accorse di aver perso la sua copia del <strong>Cunnus</strong><br />

<strong>gloriosus</strong>. Telefonò a Carmen.<br />

- Ma dove minchia l’hai persa.? Al bar? Al coso? Al giardino? –<br />

- Bohhhhhhh…-<br />

- Oppure qualcuno l’ha rubata ?Magari su ordinazione.-<br />

- Bohhhhhhh….-<br />

Anna aveva rubato quella copia. E la copia era già nelle mani di padre<br />

Cacanaca. Che quel giorno , da un suo amico romano, un esperto<br />

bibliofilo, aveva ricevuto una copia del <strong>Cunnus</strong> di Belininsorca. Quando<br />

arrivò Anna aveva da poco terminato la lettura dell’opera originale e stava<br />

scrivendo una lettera , in parte appello in parte denuncia, per chiedere a


tutte le autorità competenti di bloccare la messa in scena di quella cosa<br />

oscena. Era già alla fine. Mancava la firma.<br />

- Perché qualunque sia la <strong>versione</strong> siciliana , tenendo conto del contenuto<br />

dell’originale e tenendo conto che la <strong>versione</strong> in dialetto è del<br />

pornografo Domenico Tempio. non può che venirne fuori una cosa più<br />

scandalosa dell’originale.-<br />

Aveva finito di scrivere questa frase quando entrò Anna.<br />

- Padre.. padre.. ecco il copione.-<br />

Padre Cacanaca scattò in piedi. Che giornata fortunata era quella. E sotto<br />

gli occhi della ragazza, sgranando gli occhi e facendo mille espressioni di<br />

rabbia, odio, rancore e altro, divorò il testo.-<br />

- Questo spettacolo non s’ha da fare. E non si farà. Parola di padre<br />

Cacanaca.- disse davanti all’esterrefatta picciotta.<br />

- Padre, mentre che ci sono mi voglio confessare.-<br />

- Bene, andiamo in chiesa.-<br />

Padre Nicola faceva tutto secondo tradizione. Non aveva accettato le<br />

conclusioni del Concilio Vaticano. Amava la vecchia messa in latino.<br />

Aveva appezzato assai assai l’enciclica Humanae vitae. Ma se fosse stato<br />

per lui sarebbe stato ancora più severo con i peccati della carne.<br />

Una volta nel confessionale disse.<br />

- Innominepatrifilietspiritusanti dimmi li to peccati tutti quanti.-<br />

- Padre… io tanti peccati non tengo?-<br />

- E allora?-<br />

- Tengo solo quello di aver rubato la copia del <strong>Cunnus</strong> a mio fratello.-<br />

- Ma quello non è peccato. Lo hai fatto a fin di bene.-<br />

- E poi ne tengo un altro. Ho spiato mio fratello mentre stava nella sua<br />

camera con la zita e li ho visti fare li cosi lurdi.-<br />

- Ahhhhhhh.. e che facevano .. che facevano?- chiese padre Nicola<br />

alliccandosi il musso nel segreto del confessionale.<br />

- Lei prima gli accarezzava la cosa….-<br />

- Mentula .. mentula..-<br />

Padre Nicola amava il latino per dire certe cose. Il latino era pulito perché<br />

era stata la lingua della chiesa e lo era ancora. E la lingua della chiesa tiene<br />

le parole pulite e giuste anche per indicare le cose sporche.<br />

- Ehh.. gli accarezzava la mentula ..-<br />

- Coitus manualis…-<br />

- E com’era la mentula?- chiese il prete. – Grossa, lunga e dura o corta,<br />

secca e molliccia ?- domando padre Nicola rialliccandosi il musso.


- Che ne so? E la prima che vedo. Mica gliel’ho misurata? E poi anche<br />

avendolo fatto non conosco i parametri di riferimento. L’unica cosa che<br />

poso dire è che era dura perché stava tisa da sola-<br />

- Dura era .. dura.. e poi che è successo?-<br />

- Poi lei gliela baciò…-<br />

- Coitus oralis…-<br />

- Oralis .. oralis fu…poi lui voleva andare là.. ma lei aveva paura…-<br />

- Meno male.. virgo est..-<br />

- Virgo con la verga in mano… ma lui, capendo che lei aveva paura, tirò<br />

fori dal cassetto una scatola di profilattici..-<br />

- Tegumentum.. –<br />

- Tegumentum per mentula ..- disse la ragazza .<br />

- Sì. E poi?-<br />

- Lei era senza mutandis e reggiminnis in quanto si era esibita in uno<br />

spogliarello…-<br />

- Sui ipsius nudatio…-<br />

- E pure lui aveva fatto lo spogliarello per togliersi la maglietta e i jeans..-<br />

- Bracae linteae caeruleae …-<br />

- E poi?-<br />

- Lui voleva trasiri.-<br />

- Coitus ante portam.-<br />

- Ma lei non volle.-<br />

- E allora?-<br />

- Lui ci la stricau là.-<br />

- Mentula strofina cunnus..-<br />

- E alla fine ci la mise dall’altra parte.-<br />

- Coitus analis..-<br />

- E tu? –<br />

- Io mi taliai tutto lo spettacolo.-<br />

- E chi facisti? Ti eccitasti?-<br />

- Ehhhh… Sì.-<br />

- Peccato. E poi?-<br />

- Me la toccai.-<br />

- E basta?-<br />

- Basta.-<br />

- Ego te absolvo.-


Onan<br />

Il venerdì sera su due piazze di Monacazzo, allo stesso orario, divorzisti e<br />

antidivorzisti, chiusero la campagna elettorale. Le piazze erano entrambe<br />

affollate. Ma il pubblico era di tipo diverso.<br />

Per gli antidivorzisti c’erano vecchi, signorine acide, gente di mezza età,<br />

giovani bigottelli e ragazzini delle varie associazioni cattoliche. Erano<br />

presenti tutti quelli di “ Vitasanta santavita”. L’abbigliamento era classico<br />

o tradizionale o pacchiano. Sul palco l’onorevole Cacanaca, altri<br />

esponenti della D.C e del M. S. I , il presidente della F. I. C. A. , Michele<br />

Santangelo e in via del tutto personale padre Nicola. Il prete prese la parola<br />

. Si disse certo della vittoria e annunciò la campagna contro il <strong>Cunnus</strong> dei<br />

signori Baffo e Tempio. E diede appuntamento, in quella stessa piazza, a<br />

lunedì sera, per festeggiare la vittoria . La vittoria del SI. Disse pure che<br />

lui, come tutti i preti , le suore e i frati di Monacazzo, avrebbe passato la<br />

domenica giorno e notte e il lunedì in preghiera. Preghiera per il SI,<br />

preghiera per il trionfo del bene, preghiera fino all’arrivo dei risultati.<br />

Padre Nicola concluse dicendo:<br />

- Vi dico anche, ma non vi dico come, che sono entrato in possesso di una<br />

copia del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca e di una copia della <strong>versione</strong><br />

dialettale di quel comunista ateo del signor Tempio che quell’altro<br />

comunista ateo del signor Baffo vorrebbe rappresentare in pubblico. Si<br />

tratta di una porcheria squallida, immorale, immonda, da scomunica a<br />

vita. Tanto che vi dico che la Santa Inquisizione fece bene a mandare al<br />

rogo il Belininsorca e le sue opere. Ma , parola mia, questo spettacolo<br />

non si farà. Comunque arrivederci a lunedì sera.- concluse.<br />

Alla fine si esibì, nel consueto repertorio di canti religiosi, il coro<br />

parrocchiale “ Angeli per voi”.<br />

Sull’altra piazza, quella dei divorzisti, ci stava un pubblico giovane,<br />

allegro, spensierato, multicolore. Ginsi stracciati, minigonne, camicette<br />

trasparenti, capelli lunghi, barbe, sigari, pipe e qualche spinello. Sul palco<br />

il sindaco Tonino Incardasciò, Kornelia Cacanaca, Giorgio Baffo,<br />

Domenico Tempio e il famoso Kalò. Quest’ultimo con la sua parlantina<br />

dilagante, la sua logorrea trasbordante, la sua cultura maestosa e il resto<br />

parlò a lungo. E accennò pure al tentativo di censura del <strong>Cunnus</strong>. Due<br />

parole le disse Kornelia, tre a testa Baffo e Tempio. Concluse il comizio il<br />

sindaco che diede appuntamento a lunedì sera , in quella stessa piazza, per<br />

festeggiare la vittoria.


- Non ci sono dubbi – disse Tonino Incardasciò - che il NO vincerà in<br />

tutta Italia. E pertanto vincerà anche a Monacazzo. Gli italiani sono<br />

maturi per il divorzio. E noi come monacazzesi pure. Se i conservatori<br />

non verranno bloccati scomparirà il divorzio e non si parlerà più degli<br />

altri diritti civili. Faremo non un passo avanti verso l’Europa ma tre<br />

indietro verso il medioevo. E attenzione.. attenzione alla pericolosità di<br />

chi ha paura pure del teatro.. della parola messa in scena.. anche la<br />

rappresentazione del <strong>Cunnus</strong> è un fatto di libertà oltre che di cultura… e<br />

quelli che lo vogliono fermare hanno paura della parola… della libertà..<br />

e diciamolo pure del sesso.. e naturalmente anche della cultura.. perché<br />

anche il sesso è cultura.. e la cultura è nemica dell’oscurantismo.. per<br />

me la loro è solo una batracomiomachia.. ovvero una lotta inutile persa<br />

in partenza.. costoro sono solo figli degeneri di Onan, onanisti incalliti,<br />

masturbatori dell’intelletto e della stupidità.. e non vinceranno neanche<br />

col terrorismo ideologico esercitato sui bambini ai quali hanno<br />

provocato crisi di pianto con la minaccia che se resta il divorzio in<br />

Italia, una mattina qualsiasi la mamma o il papà possono andare via ed<br />

abbandonarli.. ma su questa vicenda domani verrà presentata una<br />

denuncia… io da parte mia confermo l’autorizzazione alla pubblica<br />

rappresentazione del <strong>Cunnus</strong> e confermo anche i finanziamenti.. e<br />

affermo pubblicamente l’impegno a comprare duecento copie del<br />

<strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca e duecento della <strong>versione</strong> dialettale di<br />

Mimì. Queste copie sarenno distribuite alle scuole superiori e ad altre<br />

istituzioni. Ma adesso basta, arrivederci a lunedì sera e buon<br />

divertimento.-<br />

Un coro spontaneo cantò ”Contessa”. Seguì uno spettacolo di musica rock<br />

a cura del gruppo locale “ Trasienesci band “. Tutti ballarono. Kornelia<br />

con Mimì e Ernesto, Paolo con Kika, Mary Juhana con un ragazzo appena<br />

conosciuto di nome Ken, LSD con Innò, Maurizio con Carmen, Nitta con<br />

Vic, Tonino con Eusebia e il piccolo Pascal, Calogero con Maria Teresa,<br />

Giorgio Baffo con la compagna americana, Kalò con tante e Nunzieddu<br />

con nessuno. O meglio, ballò da solo. O a dire il vero ballò con il manico<br />

di una scopa.<br />

Nunzieddu. L’ultimo dei fratelli Cacanaca, il sesto ma non in ordine di età,<br />

era Nunzieddu. Nunzieddu ‘u stullarieddu. Nunzieddu ‘u babbarieddu,<br />

Nunzieddu ‘u pazzrieddu. Nunzieddu ‘u senzacirivieddu.


Questi i nomi con cui era conosciuto a Monacazzo. Scemo e babbu lo era<br />

veramente , ma era anche autonomo. Stava da solo , si faceva da mangiare,<br />

si lavava la roba, si faceva le pulizie di casa.<br />

- Io mi voglio bene assai assai. Mi faccio tutto io stesso. Con le mie sante<br />

mani.- diceva quando passeggiava al corso.<br />

E gli altri ci pigliavano gusto. A sfotterlo. A pigliarlo in giro.<br />

- Tutto tutto.- gli dicevano.<br />

- Tutto ..-<br />

- Anche l’amore..-<br />

- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii………………-<br />

- E come fai, Nunzieddu?-<br />

- Ehhhh.. faccio … faccio..-<br />

- Ma come?-<br />

- Con le mani. Mi metto avanti allo specchio della muarra e mi talio.. mi<br />

accarizzo e mi la mino.. –<br />

- Ma sempre accussì nun è bello.. minari ti la poi.... ma se ti appititta un<br />

pompino… o na ficcata… da chi ti la fai sucari?.. a cu ci la ficchi?-<br />

- Sucari da nessunu.. e ficcari mancu… mi la minu e basta..-<br />

- Pirchì non vai mai na li buttani ca stanu all’Arcazzo..-<br />

- E chi sugnu fissa.. pi ficcarimi dintra na fissa chiddi vonu li picciuli.. io<br />

mi amo sa solo.. faccio l’amore con me stesso… e minarisilla è gratis…<br />

godo lu stissu e gratis….-<br />

Questo era Nunzieddu. Dei fratelli solo Paolo lo veniva a trovare. Con la<br />

sua Due Cavalli. E spesso se lo portava a casa , a gustare i piatti alternativi<br />

preparati da Kika. Erano vegetariani. Ma a Nunzieddu piacevano quelle<br />

cose strane. E poi gli piaceva taliare la cognata o quasi cognata che teneva<br />

due metri di cosce e due tonnellate di minne. E quando era a Monacazzo<br />

anche Calogero lo veniva a trovare. Con una scassatissima R4 veniva a<br />

prenderlo e se lo portava a casa sua. Una volta invece era andato a trovarlo<br />

da solo con la sua vespa scassata e vecchia. E siccome la porta era aperta<br />

era entrato senza bussare. E s’era trovato davanti alla famiglia al completo<br />

stinnicchiata al sole e nuda. E loro non se n’erano neanche accorti. Erano<br />

tutti a pancia in giù e taliavano dalla parte opposta a quella dov’era lui.<br />

Nunzieddu vedeva solo quattro culi, otto natiche e otto cosce . Non disse<br />

niente per la sorpresa, taliò in silenzio per un po’ e poi disse “<br />

Buongiorno”. I quattro si girarono di scatto. E fecero vedere al congiunto<br />

quattro tette, due fiche pelose e due ciondoli di buona fattura.<br />

- Ehhhhh.. - rise Nunzieddu un po’ fuso.


- Ehhhhh… - risero i quattro non sapendo che dire ma privi di vergogna.<br />

- Tutti nudi state?-<br />

- Sì, siamo nudisti. Ti vuoi mettere nudo anche tu?-<br />

- No, grazie. Io sono vestitista.-<br />

Risero tutti. E lui, quando era da Calogero, si divertiva a vedere quella<br />

carne esposta di continuo. Il fratello si metteva nudo, la cognata pure e lo<br />

stesso i nipoti. Lui invece stava vestito di tutto punto. Ma apprezzava<br />

quella libertà.<br />

- Sarebbe bello mettere a nudo l’onorevole e sua moglie. E anche<br />

Kornelia con Mimì e ‘u picciriddu. - disse una volta.<br />

- Certo, sarebbe bello.-<br />

- E pure Turiddu con la sua consorte. E i figli.-<br />

- Certo.- disse Calogero.<br />

- E anche Paolo con Kika. Kika è bedda assai assai.-<br />

- Perché, io non sono bella ? – chiedeva scherzando la cognata Maria<br />

Teresa Gnocca.<br />

- Bella .. bella sei..-<br />

- E io caro zietto non sono bella?- chiedeva Mary Juhana.<br />

- Bellissima anche tu sei.- diceva lo zio Nunzieddu.<br />

- E io zio?- chiedeva scherzando LSD.<br />

- I mascoli non sono mai belli. Si vede quella porcheria che pende e che li<br />

fa diventare una schifezza.-<br />

- Certo. Zio caro la femmina è bella per i mascoli e i mascoli per la<br />

femmina.- concluse LSD.<br />

- Vero. – e continuò Nunzieddu – Ma io dico che più bello ancora<br />

sarebbe mettere nudo il parrino, Nicola, e la sua amica Natalina.. la<br />

monaca .-<br />

- Certo.. ora ci scriviamo una bella lettera e li invitiamo a fare i nudisti.. e<br />

pure a tia la scrivo una lettere.. sarebbe bello mettere a nudo pure<br />

Nunzieddu..- disse Calogero.<br />

- Io.. io no.. io mi affrunto..-<br />

- Ma è una cosa bella e naturale. Si nasce nudi.. senza vergogna.. la<br />

vergogna te la ficcano i testa i koglioni con la kappa. – disse Maria<br />

Teresa Gnocca.<br />

- Bello è..… Veramente?-<br />

- Bellissimo..- disse la bellissima Mary Juhana.<br />

- Stupendo..- puntualizzò il bel LSD.<br />

- Allora mi spoglio.-


E così pure Nunzieddu diventò nudista. Ma era emozionato. Rosso in<br />

faccia e un po’ eccitato. Ma nudista come i parenti evoluti.<br />

I genitori invece gli volevano, a quel loro figlio sfortunato, un bene<br />

dell’anima. Gli altri parenti non lo cagavano. L’onorevole non lo cagava<br />

una minchia. Turiddu si vergognava di avere un fratello scemo e il parrino<br />

l’avissa vulutu come saristano. Saristano gratis. Ma Nunzieddu gli aveva<br />

detto:<br />

- Iu mi suonu lu battagghiu miu, nun suonu li battagghi tuoi. Tu inveci di<br />

sunari li campani tra li cosci di li monachi sona li campani di la to<br />

chiesa.-<br />

- Porcu lurdu e lurdu cu ti cunta sti cosi lurdi..- rispose padre Nicola<br />

Cacanaca.<br />

Referendum<br />

Quella mattina Turiddu Cacanaca uscì come al solito per fare cagare il<br />

cane. E trovò una bella sorpresa. Erano morti Minico Senzatesta e sua<br />

moglie Bittina Munnizza con la figlioletta Marianna Liz . Marianna per<br />

onorare la nonna, Liz tanto per fare una cosa moderna. Per la felicità ci<br />

attisau la minchia davanti al manifesto funebre. Minico gli aveva fatto del<br />

male. Ci avia futtuto dei soldi. Era stato dichiarato fallito e adesso, che<br />

cosa bella , era morto. E non lui solo . Tutta la famiglia.<br />

Turiddu iniziò a pensare come poteva essere successo.<br />

- Scoppio la bombola del gas? Iddu impazziu e scannau la famiglia? Si<br />

amazzarono con la macchina? Boh.. L’importante è che sono morti.. La<br />

simenta maliritta dei Senzatesta finiu.. si accapau.. accamarora sono già<br />

all’inferno.. iddu, lu gran curnutu.. idda, la gran buttana.. e la picciridda,<br />

la gran buttanella prossima ventura ..lu distinu binirittu avi fattu<br />

giustizia.-<br />

Era eccitato al massimo. Stava per venire dentro le mutande per la felicità.<br />

Si taliò attorno. Non c’era nessuno. Si tirò fori la minchia tisa e con quattro<br />

colpi vinni sul manifesto mortuario. Intanto il cane stava cacando. Prese un<br />

sasso e con quello spalmò nu tanticchia di merda canina sul manifesto.<br />

- Merda eravate da vivi, merda siete da morti.-<br />

E andò via contento. Non era felice, era tre volte felice. Quella sera poteva<br />

accorciare di tre nomi la sua personale litania.


Perché oltre al vizio di sputtanare buttane e cornuti al cimitero, di taliare<br />

tutte le mattine i manifesti funebri, Turiddo tutte le sere scorreva una sua<br />

personale litania . Augurava la morte, la più tremenda e penosa, a tutti<br />

quelli che gli avevano fatto del male. E siccome erano tanti, per un<br />

semplice fatto statistico, qualcuno di quell’elenco prima o poi doveva fare<br />

una brutta fine. Già cinque suoi nemici era morti im modo tragico: due<br />

tumori, un impiccato, un avvelenato e uno con la macchina. Ma adesso tre<br />

in una volta era un bel colpo. Più tardi, passeggiando al corso, seppe<br />

dall’amico Ciccio Parraparra che il Senzatesta e famiglia erano precipitati<br />

in un burrone con la macchina.<br />

- Brutta fine. - disse Ciccio.<br />

- Così non scassano più i luigini a nessuno.-<br />

- Brutta assai fu la morte.-<br />

- Murenu.. la pigghianu in culu.- disse Turiddu.<br />

- Ma prima o poi devi morire pure tu.-<br />

- E cu resta la pigghia in culo.-<br />

- E non ti scanti della morte?-<br />

- No. Perché prima o poi tutti dobbiamo crepare. Ma io morirò contento<br />

solo se prima di me moriranno quelli della lista. Quelli che mi hanno<br />

scassato i luigini e rotto la coppola del luigione.-<br />

La lista era l’elenco dei suoi nemici.<br />

Sabato undici maggio padre Nicola e Michele Santangelo si presentarono<br />

dai carabinieri e presentarono una denuncia contro i signori Baffo e<br />

Tempio per la produzione e la messa in scena di spettacoli pornografici<br />

che offendevano il comune senso del pudore. La denuncia veniva<br />

presentata a nome della F.I.C.A. da parte di Santangelo e a nome della<br />

comunità “ Vitasanta santavita” da parte di padre Nicola.<br />

Il maresciallo Nello Uccello Scopatore, assistito dagli appuntati Piter<br />

Grankaz e Paolo Cazzunicareddu, accolse a malincuore la denuncia.<br />

- Signori miei, stanno provando in privato, non possiamo andare ad<br />

assistere alle prove..-<br />

- Ma se ci sta una denuncia che parla di spettacolo pornografico.-<br />

- Ma non lo sappiamo se è porno o no. E poi cosa vuol dire pornografia?<br />

Quello che è porno per voi non lo è per un altro.-<br />

- Ma il comune senso del pudore?-<br />

- Quello si allarga e si stringe secondo i tempi e le mode. Adesso è in fase<br />

di allargamento.-


- E noi lo dobbiamo restringere.-<br />

- Ma io non posso nè restringerlo nè allargarlo.-<br />

- Lei li deve fermare. In nome della legge, del papà e di Dio soprattutto.-<br />

- Io non sono al servizio del papa o di Dio. Io sono al servizio dello stato<br />

e della comunità, in tutte le sue espressioni.-<br />

- Mi scusassi- chiese Michele Santangelo - ma per caso lei è un<br />

maresciallo comunista e ateo?-<br />

- Quelli sono fatti miei. Per me un comunista e un democristiano sono la<br />

stessa cosa, Come un bianco e un nero. Un ateo, un musulmano e un<br />

cattolico. Tutti esseri umani, carne della stessa carne.-<br />

- Senti Michele – disse padre Nicola- chistu mi sa che è razzista. Non<br />

può vedere i democristiani e i cattolici. Tiene simpatia per i comunisti, i<br />

niuri e chiddi senza Dio.-<br />

- Balle.. io tengo per tutti. Non posso andare a fermare i Plutoniani.<br />

Nessuno lo ha visto lo spettacolo. E poi è regolarmente autorizzato. Il<br />

testo non significa niente. Il quattro luglio vedremo.-<br />

- Il quattro luglio nessuno lo vedrà . E si ricordi che anche se non<br />

compare la sua firma quella denuncia è sottoscritta idealmente anche<br />

dall’onorevole Cacanaca. E quello conosce pure le strade per fare<br />

trasferire la gente in Sardegna.-<br />

E andarono via. Pani ruru e cuteddu ca nun tagghia. Pane duro e coltello<br />

che non taglia erano i soprannomi di padre Nicola e Michele Santangelo.<br />

Nella saletta di attesa incontrarono Kornelia Cacanaca con Ernesto e<br />

Mimì. Si taliarono con odio. Odio cattolico da una parte, odio laico<br />

dall’altra.<br />

Il maresciallo Nello Uccello Scopatore chiese scusa a quelli che<br />

aspettavano.<br />

- Un secondo di pausa, per favore.-<br />

- Faccia pure maresciallo .- disse Kornelia Cacanaca.<br />

Tornato dentro si accese una sigaretta. Lo stesso fecero gli appuntati.<br />

- Minchia che teste di minchia lu parrinu e lu presidenti di la F.I.C.A.<br />

Sono specialisti nell’arte dirompere i coglioni.-<br />

- Vero è. Pure al sottoscritto ruppero li cugghiunedda.- disse il sardo<br />

Paolo Cazzunicareddu.<br />

- E anche a me gonfiarono le balle. E pure il capoballe. Quella è<br />

mancanza di gnocca. Se gnocchettassero sarebbe un bene per loro e per<br />

noi. Nicola Cacastrunz e Michele Santostrunz .. - disse Piter Grankaz.


- Gnocchettano quelli.. fottono.. chiavano.. scopano quelli.. Padre<br />

Cacastrunz con le monache e la parrocchiane e l’ingegner Santostrunz<br />

con le fiche a pagamento.. ma fiche di lusso.. e a noi che vogliono<br />

castrare.. a noi vogliono mettere le mutande di ferro… a noi vogliono<br />

mettere il contaficcate alla minchia.. a noi vogliono dirigere l’attività<br />

della minchia.. se va ne buco giusto o no.. se va nel buco della moglie o<br />

no.. ma io mi chiamo Nello Uccello Scopatore e parola mia.. il mio<br />

uccello , fin quando tiene pititto, scopa come minchia vuole, quando<br />

vuole, con chi vuole e quanto vuole..- disse il maresciallo.<br />

- Io mi chiamo Paolo Cazzunicareddu.. ma chiddu è suliddu lu<br />

cugnomiddu.. niella realtà sugno Paolo Cazzurannarieddu… e lu cazzu<br />

mio fa chiddu cazzu ca voli.. parola mia.- disse l’appuntato sardo.<br />

- Io mezzo tedesco sono e come Lutero dal papa di Roma non mi faccio<br />

comandare…. Grankaz di nome e di fatto dove piace a me lo sbatto.. e<br />

niente contachilometri alla mia minchia.. che entrando e uscendo se ne<br />

fanno di chilometri.. chilometri di gnocca.. chilometri di piacere.. il<br />

cazzo è mio e guai a chi me lo tocca … e allora viva il cazzo e la<br />

gnocca…-<br />

Le sigarette erano finite.<br />

- Fai entrare i signori..- disse il maresciallo all’appuntato mezzo tedesco.<br />

- Subito.. faccio entrare la bella gnocca con il suo gnocchetton e il suo<br />

gnocchettin..-<br />

Piter Grankaz aprì la porta e disse:<br />

- Accomodatevi signori.. –<br />

Kornelia, Mimì ed Ernesto entrarono. Fu stesa la denuncia per minacce<br />

psicologiche e terrorismo ideologico contro i bambini. Nella fattispecie<br />

nella “ persona di Ernesto Satisfescion Cacanaca”. Fu allegata copia del<br />

bigliettino. Furono trascritte pure le dichiarazioni del bambino. Ernesto<br />

volle raccontare pure il fatto della fontana. Il maresciallo e gli appuntati<br />

sapevano. Era statu un incidente involontario, ma si scassarono dalle risate<br />

alle parole del piccolo. Ma non scrissero niente di questo fatto. Avrebbero<br />

invece voluto vedersi e godersi lo spettacolo.<br />

La domenica si votava. Nel seggio di piazza Riccardo Ferraù, Turiddo<br />

Cacanaca svolgeva le funzioni di presidente. Dopo aver dato le<br />

disposizioni di legge ai suoi collaboratori disse loro:<br />

- Buon lavoro e non mi scassate i luigini.-


L’affluenza, consistente nelle prime ore della giornata, diminuì nelle ore<br />

più calde e si intensificò nella tarda serata. Il solito copione. In quel<br />

seggio centrale votava tra l’altro la classe dirigente di Monacazzo.<br />

Alle nove votò il sindaco accompagnato dalla moglie, alle undici<br />

l’onorevole Cacanaca , subito dopo l’ingegnere Michele Santangelo con<br />

alcuni esponenti della F.I.C.A. , alle quattordici , col sole alto e la<br />

temperatura estiva, suor Natalina e tutte le S.C.O.P.A.N.T.I. , la sera tardi<br />

Kornelia e Mimì. Con loro c’era il piccolo Ernesto che portava una<br />

maglietta con su scritto “ IO VOTO NO”. Sulla maglietta bianca di Mimì<br />

stava una bella frase di Bunuel “ Grazie a dio sono ateo”. Poco prima della<br />

chiusura del seggio venne a votare Polo Cacanaca , il mago. Era<br />

accompagnato dalla sua bella Kika ,che aspettò calma e paziente, attirando<br />

lo sguardo di tutti con la sua minigonna inguinale e la sua sessualità<br />

prorompente. Turiddu si la mangiau cu l’occhi la quasi cognata.<br />

Maurizio e Carmen non votavano ancora. Non erano ancora ventunenni.<br />

La sera della domenica la passarono in pizzeria prima e poi ficcati in un<br />

cortile a fare un po’ di strica strica. L’appuntamento era per la sera<br />

successiva. Per festeggiare la vittoria del NO avrebbero fatto l’amore .<br />

Finalmente. In ogni caso l’avrebbero fatto. In caso di sconfitta per<br />

consolarsi. Lui aveva le chiavi di casa di una zia che era fuori. Lì, in<br />

silenzio, avrebbero fatto l’amore per la prima volta.<br />

Il lunedì mattina il seggio riaprì puntualmente. Presto votò padre Nicola<br />

Cacanaca, verso le dieci venne Nunzieddu Cacanaca,<br />

- Bihh … fratuzzo mio, chi fai cà? – disse vedendo Turiddu.<br />

- Faccio il presidente.-<br />

- Ahhhhh…Allora voscenzasabbinirica presidente..-<br />

- Senti Nunzieddu, tieni la scheda e vota.. la ci sta la cabina , entra e fai il<br />

tuo dovere di bravo cittadino..-<br />

- Ma che cosa devo votare.. SI o NO..-<br />

- Questi sono affari tuoi.. lo devi sapere tu.. io non posso dirti niente...-<br />

- Ma tu dimmi chiddu che hai votato, fratello presidente.. che io voto<br />

come a tuia..-<br />

- Il voto è segreto.. non te lo posso dire…-<br />

- Minchiati. Fratello presidente.. tu hai votato SI.. SI.. SI..-<br />

- Smettila o chiamo i carabinieri e ti faccio portare via..-<br />

- Minchia che sei sticchioso , fratello presidente…-


- Vota e basta.. vota come ti pare e vai via..-<br />

- NO.. io voto NO..-<br />

- Fai quello che ti pare..-<br />

- Ma a mia chi m’interessa del divorzio.. io non sono sposato.. il divorzio<br />

non mi serve.. allora voto SI.. SI.. ma a mia chi m’interessa cancellare il<br />

divorzio.. certo, pi lassari stare incastrati quelli che si sono maritati e<br />

poi le cose sono andate storte.. ma a mia chi m’interessa se chisti strunzi<br />

si sono sposati.. in voto SI e NO.. oppure scarabocchio la scheda .. o la<br />

lascio bianca... oppure ci scrivo qualche fesseria.. in fondo il fondo se<br />

ci sta il divorzio , la colpa è del matrimonio… solo chi si sposa può<br />

aver bisogno del divorzio .. io non mi sono sposato e quindi chi ci ficca<br />

il divorzio cu mia.. bohhhh…-<br />

E si avviò verso la cabina. Turiddu emise un bel respiro profondo. Poco<br />

dopo Nunzieddu sciu e consegnò la scheda.<br />

Poco prima delle quattordici votò Giorgio Baffo. Arrivò con una maglietta<br />

su cui stava scritto “No ai koglioni con la kappa”<br />

Finalmente arrivarono le due e il seggio di cui era presidente Turiddu<br />

Cacanaca chiuse, come chiusero tutti i seggi d’Italia. Iniziò subito lo<br />

spoglio. Nel seggio di Turiddo all’inizio erano in vantaggio i SI. Ma<br />

all’improvviso venne fuori una scheda su cui c’era un messaggio scritto a<br />

stampatello.<br />

“ TURIDDU CACANACA E’ CURNUTU RANNI “<br />

Turiddu appena a liggiu si mise a ridere a crepapelle.<br />

- Sta minchia. Curnuto io… Sta testa mia è liscia e mia moglie non<br />

conosce altro mascolo all’infuori di mia.. biblicamente<br />

parlando…Chistu è solo lo scherzo di uno che ama scassare i luigini alla<br />

gente.-<br />

E continuò a ridere.<br />

Passò nu tanticchia di tempo e venne fuori un nuovo messaggio.<br />

“ L’AMANTE DI TUA MOGLIE SI CHIAMA M. S.”<br />

Turiddu rise ancora. E disse :<br />

- Si sono messi d’accordo due coglioni per rompere la minchia al<br />

sottoscritto. Ma io giuro ancora sulla fedeltà di mia moglie.. E<br />

vaffanculo ai scassa luigini specializzati.-<br />

Alle cinque, poco prima della fine dello scrutinio, venne fuori un altro<br />

messaggio. Quasi in codice. Lo capì solo lui.<br />

“VENERDI’- POMERIGGIO - DAMMUSO”


Rise di nuovo Turiddo ma era un riso diverso. Nervoso. E mannò a fare i<br />

culo quei tre compaesani anonimi scassa luigini diplomati e rompi luigione<br />

laureati. Nessuno se ne accorse del brivido di rabbia che passò sul volto di<br />

Turiddu. Stavolta il messaggio era chiaro. Chiaro a lui. Chi l’aveva scritto<br />

sapeva. I tre messaggi erano opera concordata di tre persone che<br />

sapevano. Rise amaro e il tarlo del dubbio si ficcò improvvisamente nel<br />

suo cuore e nella sua testa. Alla fine i NO erano in vantaggio.<br />

Lo spoglio delle schede andava avanti anche negli altri seggi di<br />

Monacazzo. A piazza san Sebastiano gli antidivorzisti iniziarono a<br />

festeggiare in attesa dei primi risultati nazionali. All’inizio i SI stavano<br />

vincendo. Per lo meno in paese. Ma alle tre i NO erano in maggioranza in<br />

tutti i seggi di Monacazzo. Finalmente la televisione diede i primi risultati<br />

a livello nazionale: il NO era in vantaggio. Gli antidivorzisti iniziarono a<br />

pregare per il miracolo.<br />

A piazza san Paolo i divorzisti , già prima dei primi risultati, facevano<br />

festa. La festa andò aumentando via via che passava il tempo e i risultati<br />

confermavano il trend positivo del No. Il No trionfava dappertutto. Nel<br />

nord evoluto, al centro, a Roma, la città del papà, e pure nel sud e nelle<br />

isole . Anche nelle isole, ideologicamente e socialmente sempre più<br />

arretrate. La piazza era piena di una umanità eterogenea. Mille colori per<br />

mille espressioni, magliette con il NO, magliette con disegni erotici,<br />

magliette con la foglia della marijuana , magliette con il ritratto del Che. E<br />

tante bandiere, bandiere rosse, bandiere con falci e martello, bandiere con<br />

solinascenti, con garofani, con rose nel pugno. Colori su colori nell’aria e<br />

sui corpi, gioia e felicità nei cuori e nelle teste. La musica cambiava<br />

continuamente. Si passava da “bandiera rossa” “all’internazionale” a<br />

“contessa” a pezzi famosi di cantautori italiani. Nelle mani della gente<br />

c’erano bottiglie di birra, di vino, di spumante. C’era chi fumava sigarette,<br />

chi sigari , chi spinelli. C’era chi ballava ,chi passeggiava, chi ascoltava.<br />

Maurizio e Carmen ballavano e pensavano che quella era la loro sera. La<br />

casa della zia di lui li aspettava. Lì avrebbero fatto l’amore.<br />

Paolo ballava con Kika, LSD con la figlia dell’avvocato Culò, Kalò invece<br />

ballava con tutte. Mary Juhana ballava con ‘Nzino. Tonino chiacchierava<br />

e ballava con Eusebia. Mimì con Kornelia. Il piccolo Ernesto con la<br />

piccola Lia Tettabon, la figlia della sua amica Ciccilla Muniddaspilata che<br />

s’era maritata, per poi separarsi, col carabiniere Daniele Tettabon di


Treviso. Ballava pure il piccolo Pascal Incardasciò. Ballava e alzava la<br />

gonnelline delle bambine, ballava e toccava il culo alle donne. Prometteva<br />

bene il piccolo Pascal. Ma d’altra parte era festa. E intanto i NO<br />

diventavano sempre di più. Sia a Monacazzo che nel resto dell’Italia.<br />

Anche Giorgio Baffo ballava con la suo compagna americana.<br />

Finalmente Kalò e Tonino salirono sul palco. La musica si fermò. I due<br />

Incardasciò , uno legittimo e l’altro no, alzarono le braccia facendo il<br />

segno della vittoria. I risultati erano definitivi. L’Italia aveva detto si al<br />

divorzio ,no alle forze clerical-fasciste. L’Italia faceva un passo avanti.<br />

Forse anche piu di uno. Verso l’Europa. E non solo.<br />

Un gruppo di giovani attaccarono a cantare.<br />

- Osteria numero uno…<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

Il papa e il Vaticano..<br />

L’hanno preso il quel posto sano sano …<br />

Osteria numero due…<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

I dicci in quattro e quattr’otto<br />

L’hanno presa nel culo in un botto..<br />

Osteria numero tre…<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

I fascisti di Almirante<br />

L’hanno presa lì all’istante…<br />

Osteria numero quattro…<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

Padre Nicola e tutta la comunità<br />

hanno preso nelle ciappette quella cosa là…<br />

Osteria numero cinque..<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

L’onorevole Cacanaca Ferdinando<br />

L’ha presa là ballando ballando…<br />

Osteria numero sei..<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

Santangelo e la sua F.I.C.A. strammata<br />

hanno preso una bella inculata…<br />

Osteria numero sette..<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

Monaci , parrini e sorelle di Monacazzo


in culo hanno pigliato sto gran cazzo..<br />

Osteria numero otto..<br />

Para- ponzi- ponzi - po’..<br />

Conservatori con la testa come quella del mulo<br />

Andate per sempre a fare in culo….<br />

Osteria numero nove..<br />

Para- ponzi- ponzi- po’..<br />

Noi siamo liberi di fare<br />

come cazzo ci pare….”<br />

Mary Juhana la domenica pomeriggio aveva incontrato il cuginetto<br />

‘Nzino. Gentile, timido e bello , lei se lo stava gestendo a suo piacimento.<br />

– Vinc..- lo chiamava.<br />

Anche se erano coetanei lei era sperta e lui babbo. La sera prima avevano<br />

passeggiato alla villa, poi al corso, nel solito annavanti e annarrieri tipico<br />

di Monacazzo, e infine erano andati a mangiare una pizza. Avevano<br />

parlato di tutto. Di tanto e forse pure di più. Di quello che era necessario.<br />

- Sei zito ?- le aveva chiesto lei.<br />

- Io no. Mai stato zito..-<br />

- Mai hai avuto una ragazza?-<br />

- No.-<br />

- Ma qualcuna l’hai baciata ?-<br />

- Sì.-<br />

- Solo baciata? -<br />

- Solo.. solo baciata e un po’ toccata.. le tette..-<br />

- E basta?-<br />

- Basta.. –<br />

Erano usciti abbracciati. E dietro il cortile della pizzeria, al riparo di un<br />

roseto in fiore, lei lo aveva baciato. Lui aveva risposto bene. Ed era partito<br />

per le tette. La cuginetta si era lasciata toccare. Ed era , da parte sua ,<br />

andata ad esplorare con la mano destra dentro le mutande di Vinc. Ed<br />

aveva subito agguantato quella cosa che era già al massimo. Vinc era<br />

eccitatissimo. Mai nessuna ragazza lo aveva maneggiato in quel posto. La<br />

sensazione era bellissima. La sua lingua dentro la bocca di Mary Juhana, la<br />

sua ciolla dentro la mano della ragazza. E lui con le mani piene delle tette<br />

della cugina. Stava per venire. Conosceva la sensazione del venire. Lo<br />

faceva spesso con la sua mano. Ma la ragazza improvvisamente si fermò.<br />

- Che successe ? -chiesi lui.


- E che poi ti sporchi.-<br />

- Fa niente.- disse Vinc che temeva di restare insoddisfatto.<br />

Ma la cugina gli aprì la patta, tiro fuori l’uccello e fini il lavoro dirigendo<br />

lo spruzzo verso il cielo.<br />

- Guarda in alto.. ogni tuo spermatozoo adesso e una stella.- disse lei.<br />

Lui ebbe l’impressione che quella notte il cielo fosse più stellato del solito.<br />

E adesso ballavano insieme. Contenti per la vittoria del divorzio.<br />

Ballavano ora stretti ora larghi. Quando erano stretti stretti lei sentiva la<br />

ciolla di lui. Dura e prepotente. Cambiò programma. E si portò il cuginetto<br />

a casa sua. Non c’era nessuno. Erano appena le dieci di sera. Nel salottino<br />

si baciarono appassionatamente. Lei teneva in mano il suo coso. Lui le<br />

aveva infilato una mano tra le cosce. Sentiva il caldo umido della fichetta<br />

di lei ma non osava ficcare la mano dentro le mutande. Poi lei gli tirò fuori<br />

l’uccello e tirandolo per quello se lo portò nella sua cameretta.<br />

- Non si sa mai arriva qualcuno.-<br />

E nella sicurezza della sua cameretta lei prese in bocca il cicciobello del<br />

cugino. E lo ciuccio fino a ricavarne quello che le era dovuto. Lui restò di<br />

sasso per un po’. Non si aspettava tanto. Ma arrivò di più. La cugina pigliò<br />

la mano di Vinc e gliela piazzò tra le sue cosce. E il picciotto finalmente<br />

trovò il coraggio di esplorare il tanto sospirato portuso di una femmina.<br />

Preso dall’euforia voleva ingignarlo ma lei lo bloccò. Gli diede le tette da<br />

baciare, poi lo spinse più in basso, verso il biddicu, poi ancora più giù,<br />

verso l’altro biddicu, quello profondo come il pozzo di san Patrizio.. Lui lo<br />

ciauro ma tentennava a baciarlo.<br />

- Bacialo.- ordinò lei. Lui lo baciò con le labbra chiuse. Poi si alliccò il<br />

musso.. era strano il sapore del conno.<br />

- Leccalo.- ordinò lei.<br />

Lui tirò fuori la punta della lingua e l’alliccò lentamente. Il sapore era<br />

sempre strano ma ci stava prendendo gusto. Alla fine lui alliccava da<br />

specialista. Nel frattempo lei l’aveva costretto a ruotare. E quando si era<br />

trovato col cicciobello che pendeva sopra la sua bocca aveva cominciato a<br />

sucare. Così, per caso, ‘Nzinu, detto Vinc, s’era fatto il suo primo<br />

sessantanove. A mezzanotte era tornato a casa con una tempesta ormonale<br />

ancora in atto. Ci sarebbe voluta una ficcata ma se andava all’Arcazzo non<br />

lo facevano entrare. Ci aveva già provato ed era andato in bianco. Meglio<br />

andare a casa e sfogarsi fino allo sfinimento con le proprie mani. In ogni<br />

caso la prima ficcata era vicina. Lo sentiva.


Alle dieci Maurizio e Carmen andarono a festeggiare per i fatti loro. E<br />

finalmente fecero l’amore. La vittoria del NO era diventata il SI di Carmen<br />

al suo Mao. Tutto fu dolce, il dolore fu inestinte, il piacere fu grande per<br />

lui e pure per lei. L’imene cedette a poco a poco. Lei sentì appena uno<br />

strappetto, una cosa da niente. Non sentì e non vide il sangue che arrossò<br />

la coppola della minchia di Mao. Poi il leggero bruciore che teneva tra le<br />

cosce diventò piacere e la coppola che stava all’ingresso fece la sua<br />

trasuta trionfale nella cattedrale del piacere di Carmen. Finalmente il<br />

cunno era stato ingignato. Alla fine lui le restò addossò ,con il batacchio<br />

conficcato nella campana nuova. Lei lo sentì perdere consistenza. Solo<br />

quando Mao uscì da lei per distendersi al suo fiancò lei notò il pene<br />

flaccido e rosso del suo ragazzo. Ma il sangue non le fece alcuna<br />

impressione. Era felice e contenta. L’amore fisico tanto atteso e desiderato<br />

ma rinviato per paura finalmente faceva parte del suo bagaglio di<br />

conoscenze. L’esperienza sessuale fondamentale, la prima ficcata, era stata<br />

finalmente fatta. Adesso era una donna. Adesso era una donna completa. Il<br />

resto non aveva importanza.<br />

In piazza san Sebastiano gli antidivorzisti passarono la notte cantando<br />

canti funebri. Il successo del NO era per tutti loro una pugnalata all’Italia<br />

cattolica, alla gente per bene, a tutti i preti, le monache , i frati, i vescovi, i<br />

cardinali e al papa in persona. E sicuramente tutto il paradiso era in<br />

lacrime per la grave offesa che uomini satanici e donne indegne avevano<br />

fatto alla santità e indissolubilità del santo, santissimo sacramento del<br />

matrimonio…<br />

Icsi<br />

Quella notte Turiddu Cacanaca non dormì fino all’alba.<br />

- Cu minchia era mister icsi? Cu minchia era questo M. S. ? Devo dare<br />

una faccia e un nome a mister icsi.-<br />

Il tarlo della gelosia le divorava la testa, il cuore e la minchia.<br />

La minchia e i testimoni erano in preda a un prurito micidiale e<br />

pazzesco. O meglio. Il luigione e i luigini erano tutti un prurito. La<br />

cappella tutta scappellata era in fiamme, la colonna era dura come<br />

l’acciaio. E teneva pure prurito alla testa. Si alzò, si mise una camicia<br />

attorno ai fianchi e andò in bagno . Qui si taliò dalla punta dei piedi alla


punta dei capelli. Non aveva l’espressione del cornuto. Aveva solo<br />

l’aspetto di un satiro arrapato. Tornando a letto si accorse che nella camera<br />

di Carmen e ‘Nzinu c’era la luce accesa. Taliò dal portuso della chiave. Il<br />

letto di Carmen era deserto. Quella figlia svergognata era ancora fuori.<br />

Stava festeggiando la vittoria del divorzio con i suoi amici e con quel<br />

pistola di Maurizio. “ E un amico, papà .. un amico .“ gli diceva sempre<br />

Carmen. “ Amico.. amico di cosa.. non esiste il mascolo amico.. tranne che<br />

non è aricchione .. E Maurizio non mi pare aricchione.. quindi è mascolo..<br />

quindi è come la coda pi lu sicciu… amicu pi lu s..” Ma non diceva mai la<br />

parola “ sticchiu”. Carmen capiva e rideva, la mamma abbassava gli occhi.<br />

“Gioventù moderna, gioventù di stolli. Sessu, droga e rocchirolli” diceva<br />

Addolorata Cazzillo in Cacanaca. “Un amico di corpo e di citrolo.”<br />

diceva papà Turiddu nella sua testa. Poi gli occhi ci ienu nell’angolo dove<br />

c’era il letto di ‘Nzinu. Il ragazzo stava leggendo. Poi taliò meglio e si<br />

accorse che il letto tremava. Capì che il figlio taliava un giornale porno e<br />

sotto il lenzuolo si la stava minando. Stava per alzarsi quando vide il<br />

lenzuolo saltare in aria e il figlio saltare giù dal letto con la minchia tisa in<br />

mano, correre verso lo specchio dell’armadio e finire la sega sborrando<br />

contro la sua stessa immagine. Ma venendo il picciotto invocò una certa<br />

Mary Juhana.<br />

- Marijuana .. minchia.. mio figlio già allo spinello è.. cazzi e sazizzi<br />

amari, acceddi non zuccherati.. sticchi di monichi santi e buttani..<br />

minchia.. ma chi pozzu fari.. oramai a Monacazzo e dappertutto lo<br />

spinello è come la coca cola.. regalo del sessantotto fu….-<br />

Tornò a letto sconsolato. Sconsolato ma sempre arrapato . E allora piano<br />

piano abbassò le mutande della moglie Addolorata Cazzillo. Senza<br />

svegliarla. Quella teneva un sonno che neanche le bombe della festa di san<br />

Paolo o di san Sebastiano la potevano svegliare. La mise a pancia in su. Le<br />

allargò le gambe e la studiò a livello delle piccole e grandi colonne di<br />

Turiddu. Ovvero le piccole e grandi labbra. Voleva capire se quelle<br />

colonne erano state attraversate da qualche minchia estranea. Taliò ma non<br />

si capiva una mazza. Pensò che era meglio esplorare. Ci ficcò un dito e lo<br />

tirò fuori. Era bagnato ma pulito. Non c’erano tracce di simenta. Ma<br />

questo che voleva dire? Potevano ficcare col preservativo. Intanto, mentre<br />

che teneva il dito dentro il buco, la moglie aveva emesso un gemito di<br />

piacere. Continuando a dormire tranquillamente. Ma il suo creapopoli<br />

pazziava sempre di più. Decise d’inconnare il conno della consorte.<br />

Addolorata Cazzillo dormendo partecipò nu tanticchia. Forse sognava di


ficcare, comunque stava ficcando. La signora Cazzillo riceveva il cazzo<br />

del marito. Dopo Turiddu si addormentò. E fece uno strano sogno.<br />

Girava nudo per le strade di Monacazzo e incontrava tutti i cornuti del<br />

suo paese. Era una gara a chi le teneva più lunghe. Anche gli altri erano<br />

nudi. Ed era una nuova gare, quella a chi lo teneva più grosso, più lungo,<br />

più grande. Tutti avevano le corna tranne lui. Poi incontrò un tale senza<br />

corna.<br />

- Tu perché non sei cornuto? - gli chiese.<br />

- Io non sono sposato.. solo quelli sposati possono essere cornuti.. anzi lo<br />

sono tutti … io le corna le metto… ma non me le faccio mettere<br />

maritandomi…-<br />

- Allora anch’io sono cornuto?- chiese Turiddu.<br />

- Sei maritato?-<br />

- Sì.-<br />

- E allora sei cornuto.. cornuto per forza .. cornuto per legge di natura..-<br />

- Minchiate.. mia moglie è fedele…-<br />

- Minchiate.. nessuna femmina è fedele.. il pititto di assaggiare un<br />

cetriolo nuovo è lo stesso di quello che hanno i mascoli di zappare un<br />

orticello estraneo.. –<br />

- Quindi non si salva nessuno ?-<br />

- Nessuno.. tranne che non hanno un certo anello..-<br />

- Un certo anello?-<br />

- Sì. Vedi questo anello. Chi tiene questo anello al dito non sarà mai<br />

cornuto. Ma lo deve tenere sempre al dito. Perché è un anello pesante<br />

da portare.. ma chi lo porta sempre al dito può diventare cornuto<br />

soltanto se lo desidera, e per diventare cornuto deve togliersi l’anello<br />

dal dito per almeno un pezzettino.. il tempo di far fare alla mogli un bel<br />

ficca e rificca.. –<br />

- Bello quell’anello.. ma dove si può comprare?-<br />

- Non si compra.. io lo regalo a chi lo vuole.... lo vuoi?-<br />

- Sì.-<br />

E l’uomo del sogno le diede un bell’anello con tanto di pietra . E lui se lo<br />

ficcò al dito. Poi si taliò allo specchio. Non aveva ancora le corna, e<br />

adesso con quell’anello non le avrebbe avute mai più. Vita natural<br />

durante.<br />

Allora si svegliò e si accorse di avere il dito dell’anello ficcato nel conno<br />

della moglie. Sudò freddo e capì che per non diventare cornuto doveva


tenere il portuso della consorte sempre occupato. Si riaddormentò. E nel<br />

sognò incontrò di nuovo il tizio dell’anello.<br />

- Senti, ho capitò qual è il vero anello che devo sempre indossare ...-<br />

- Bravo.. se riesci a portare sempre quell’anello non diventerai mai<br />

cornuto … ma adesso ho da fare .. debbo mettere le corna a un tizio di<br />

nome Turiddu..<br />

- Turiddu come?-<br />

- Non te lo posso dire. So solo che devo raggiungere il dammuso venerdì<br />

pomeriggio. –<br />

- Venerdì pomeriggio? Il dammuso? Ma è la prima volta che ci vai?-<br />

- Sì.-<br />

- Ma almeno dimmi come ti chiami. - chiese Turiddu.<br />

- Non posso.-<br />

- Ma dimmelo, fai una eccezione.-<br />

- Non posso… al massimo posso dirti le iniziali.-<br />

- E dimmi quelle.-<br />

- M. S. – disse l’uomo misterioso e nudo. Solo allora Turiddo si accorse<br />

che quello era molto più giovane di lui, molto più bello e soprattutto<br />

che teneva una minchia più grossa della sua.<br />

Si svegliò tutto scantato. Capi che non aveva ancora le corna ma che<br />

quell’uomo del sogno gliele stava per mettere.. il prossimo venerdì. Era<br />

ancora in tempo per salvare l’onore. Ma era solo un sogno o era la realtà?<br />

Bohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh…………………!<br />

Erano le cinque quannu Turiddu intisi la porta aprirsi.<br />

- E cu minchia è a quest’ora?-<br />

Si alzò e guardò dalla filazza della porta della camera da letto. Era Carmen<br />

che rientrava. Andò in bagno e dopo un po’ nella camera che condivideva<br />

col fratello. E adesso le stava raccontando quello che le era successo.<br />

Fratello e sorella, costretti a condividere la stessa stanza, avevano<br />

sviluppato una solidarietà pazzesca. L’uno era il confidente dell’altro. La<br />

sorella essendo più grande dava consigli al fratello. Su tutto. Era lei che gli<br />

aveva detto di non spaventarsi quando la prima volta era venuto nel sonno.<br />

‘Nzinu si era svegliato tutto scantato e sudato e sì era controllato le<br />

mutande . Carmen si era svegliata.<br />

- Che è successo?- chiese.<br />

- Niente.. niente..-


- Come niente?-<br />

- Mi… mi.. mi sono pisciato addosso ma… ma … ma non è pisciazza.-<br />

E lei quella notte gli aveva spiegato tutto. Da allora erano diventati<br />

confidenti. Fino ad allora tra i due non c’era stato molto dialogo. Lui si<br />

spogliava dando le spalle alla sorella. Perché da quando la cosa gli<br />

attisava spesso si vergognava a farsi vedere in mutande. Lei invece si<br />

spogliava tranquillamente davanti al fratello ma sentiva spesso gli sguardi<br />

maliziosi di lui. Sia quando era in slip e reggiseno ma assai assai quando<br />

tornava dalla doccia e si levava l’accappatoio per vestirsi. Sentiva la<br />

libidine nello sguardo del fratello. Ma quella notte gli aveva spiegato tutto.<br />

- Allora è tutto normale?- aveva chiesto preoccupato ‘Nzinu.<br />

- Fammi vedere?-<br />

- Cosa?- chiese il picciotto.<br />

- Il coso?-<br />

- Ma tu si pazza. –<br />

- Ma tu mi guardi la cosa a mia. Ammettilo.-<br />

- No.. no.. anzi.. sì .. sì…- disse arrossendo.<br />

- E allora non ti vergognare.. siamo fratello e sorella.-<br />

E ‘Nzinu si era calato le mutande per ammusciare la ciolla alla sorella.<br />

- Tutto a posto. Parola mia. Quella è solo una polluzione notturna. Un<br />

segnale che quelli che il papà chiama luigini si sono messi a<br />

funzionare. La prima simenta è come la prima mestruazione. La ragazza<br />

diventa donna. Il ragazzo mascolo. E con il luigione tiso può ficcare la<br />

simenta dentro la pancia delle femmine. In mezzo alle cosce. In quel<br />

portuso che sta sotto il pilo e che tu mi guardi quando mi cambio le<br />

mutande…-<br />

- Io..- disse ‘Nzino rosso in faccia.<br />

- Si .. tu.. ho visto il tuo occhio libidinoso assai assai scrutare…-<br />

- Lo ammetto.. ma pure tu mi taliavi quando sotto le mutande tenevo il<br />

luigione tiso.-<br />

- Taliavo.. ma non per curiosità .. mi faceva piacere notare che mio<br />

fratello cresceva.. in tutto.. dappertutto.. anche di minchia.. e mi faceva<br />

piacere notare che la sua ciolla funzionava…-<br />

A sentire quelle parole ‘Nzino si stava eccitando.. ma non se n’era neanche<br />

accorto . Lei invece l’aveva notato e pertanto proseguì nel suo discorso:<br />

- .. e anche adesso sta dando segni di vita…-<br />

- Ehhhhh… - disse lui.<br />

- La tua ciolla sta dando segni di vita.- disse Carmen ridendo.


’Nzino si guardo in basso. Il suo pene era tiso. Arrossì. Pigliò il cuscino e<br />

cercò di coprirsi.<br />

- Non ti vergognare… è un fatto naturale.. parlare di sesso.. pensare al<br />

sesso.. guardare una donna.. tutto , nei maschi, si risente a livello<br />

dell’uccello..-<br />

- E nelle donne?- chiese il ragazzo.<br />

- Nello donne attisano i capezzoli.-<br />

- Anche a me attisano.- disse ‘Nzino.<br />

E si tolse la maglietta di cotone facendo molta attenzione a non far cadere<br />

il cuscino che s’era piazzato tra le cosce. A tutela della minchia tisa.<br />

- Mi fai vedere i tuoi?- sparò ‘Nzino.<br />

Con calma Carmen si tolse la camicetta. Teneva i capiccia tisi. ‘Nzino<br />

ebbe un tremolio alla minchia.<br />

- E sotto che succede?- chiese ‘Nzino.<br />

- Sotto ? Sotto si umidifica.. sotto trimulia….-<br />

- Mi fai vedere la tua cosa?-<br />

Carmen si tolse le mutande e lui taliò quel triangolo peloso che tante volte<br />

aveva taliato di nascosto. La sua ciolla rivibrò. Ma adesso lei fece di più.<br />

Si mise a letto e allargò le gambe.<br />

- Vieni a vedere il portuso. Io ho visto la tua ciolla , tu, se vuoi, vieni a<br />

vedere il mio portuso.-<br />

‘Nzino non si fece pregare. Si alzò e tenendosi il cuscino davanti al<br />

sottopancia si mise a taliare i gioielli di famiglia delle donne. La sua ciolla<br />

prese a tremare di nuovo.<br />

- E lì ci sta un tremolio?- chiese.<br />

- Sì. Come quello che tu adesso tieni anella ciolla.-<br />

- E come lo sai?-<br />

- Lo tiene pure Maurizio.<br />

- Ahhh….-<br />

- E il tremolio che uno ha , se uno vuole, si può trasformassi in<br />

terremoto.. in autoterremoto. In attesa di trovare una zita o uno zito per<br />

fare il terremoto insieme….-<br />

Rise Carmen e ridendo ci scippau il cuscino al fratello che , non avendo<br />

altro a disposizione, si coprì con le mani.<br />

- Ti insegno come fare il terremoto da soli. Lascia la presa.-<br />

Lui obbedì. Lei gli fece vedere come doveva fare con la mano. Lui obbedì.<br />

- Adesso fai su e giù. Fatti un terremoto che io mi faccio il mio.-


E si masturbò davanti al fratello . E il fratello davanti a lei. Solo che<br />

essendo inesperto nun riuscì a controllare la direzione dello schizzo e<br />

pertanto beccò la sorella sulle tette.<br />

- E Maurizio fa questo quando è con te?-<br />

- No. Io lo faccio a lui e lui a me. Questo e altro. Quando tu ti troverai<br />

una zita anche tu farai lo stesso. –<br />

E gli aveva parlato di Maurizio e di tutto quello che facevano. Facevano di<br />

tutto a parte una cosa.<br />

- Ma presto faremo anche quella.- aveva detto al fratello.<br />

Quella sera ‘Nzino aspettava le ultime notizie.<br />

- Fatto ?- chiese ‘Nzinu appena la sorella entrò.<br />

- Sì.-<br />

- Bello?-<br />

- Bellissimo.. E tu?-<br />

‘Nzino raccontò quello che era successo con la cugina.<br />

- E fatta. Anche tu farai l’amore presto.-<br />

E si raccontarono i particolari.<br />

Turiddu si trovo a passare per andare a cambiare l’acqua alle sue olive<br />

personali. E sentendo chiacchierare accostò l’orecchio. Proprio nel<br />

momento in cui Carmen raccontava al fratello come erano andate le cose<br />

con Maurizio.<br />

- Minchia . - disse Turiddu nella sua testa.<br />

E cambiata l’acqua alle olive tornò a letto di corsa. E riflettendo che<br />

adesso sua figlia era una donna, riflettendo sui tempi cambiati per cui i<br />

ragazzi ficcavano senza aspettare il matrimonio, arrivò alla sensazionale<br />

scoperta. Iddu era cornuto perché sua figlia gli aveva messo le corna<br />

facendosi sfondare il portone principale dal marrugghio dello zito. Corna<br />

di figlia erano e non di moglie . Che quella santa era e santa restava.<br />

Invece le figlie mettevano le corna a tutti i padri.. anzi, la sua aveva<br />

aspettato fino ad allora. E gli altri messaggi che volevano dire? Si vede<br />

che i picciotti si incontravano il venerdì pomeriggio e lo facevano nel<br />

dammuso che Addolorata teneva fuori paese, quello con l’orto. E poi<br />

coincidevano anche le iniziali. M. S. Maurizio Sucafica detto Mao.<br />

All’improvviso sparì il prurito alla testa e tutto il resto. Si addormentò<br />

felice e contento come un bambino. Mister icsi, il misterioso M. S. era<br />

semplicemente il ragazzo di sua figlia. Maurizio Sucafica.<br />

Il sogno era stato solo e soltanto una presa per il culo.


Il martedì pomeriggio Turiddu Cacanaca decise di andare al Circolo. A<br />

sentire i commenti sulla vittoria del NO. Per strada incontrò la figlia<br />

Carmen con lo zito Maurizio.<br />

- Ciao papà. Stiamo andando a provare.. a fare teatro..-<br />

- Buon pomeriggio, signor Cacanaca.- disse il Mao.<br />

- Ciau.. Ciau sia a tia che al tuo amico. Amico mi pare che è..- disse il<br />

papà pensando alla discussione che aveva sentito la sera prima.<br />

- Ihhh …. Va bè.. amico.. amico.. mezzo amico e mezzo zito è.. – disse<br />

la ragazza.<br />

Maurizio non sapeva che dire.<br />

- Buon divertimento..- disse Turiddu.<br />

E nella sua testa pensò:<br />

- Mezzo amico e mezzo zito.. però ci la trasi tutta.. mica mezza.. Ahhh..<br />

gioventù moderna senza testa e senza lanterna… a provare vanno..<br />

prima faceunu le prove.. oramai il papa trasiu a Roma.. ‘u teatro.. ‘u<br />

teatru a dui fanu.. anzi a quattro.. iddu, idda, a ciolla di iddu e ‘u<br />

portaciolla di idda. “ S’accomodassi signor Ciolla”. “ Subito trasu e<br />

volentieri, signora Portaciolla”. “Trasissi signor Ciolla ca la cosa mi<br />

piaci”. “Trasu.. trasu.. o niesciu.. niesciu e trasu”. “ Senta signor Ciolla ,<br />

si decidissi. O trasi o nesci”.-<br />

Chissà perché aveva pensato a questa storiella. Bohhhh…<br />

E intanto continuò a camminare in direzione del circolo. Era cornuto di<br />

figlia, M. S. , Maurizio Sucafica, mezzo amico e mezzo zito ficcava con<br />

sua figlia. E sicuramente stavano andando a fare le prove.. magari un<br />

ripassino.<br />

Al Circolo si sminchiolava alla grande. Si curtigghiava da papa. Si<br />

spettegolava su tutto e sul contrario di tutto. Magari di più.<br />

- Minchia.. lu vaticanu la pigghiau in culu..- disse il professore di<br />

filosofia Camillo Sciopenauri.<br />

- E Fanfani stuppagghiu du buttigghia na la vignetta di Forattini?- chiese<br />

il farmacista Attilio Attisaceddi.<br />

- Balle.. solo balle.. dicono che padre Nicola per la colera tiene la diarrea.<br />

Ne fa mezzo chilo ogni mezzora.. –<br />

- E suor Natalina.. chidda piscia.. un litro ogni ora.. –<br />

- Minchia… pare che tutti li monaci e li parrini tengono la diarrea..<br />

diarrea nervosa.. colite spastica da divorzite acuta..-


- Indigestione di No ficiru e nun li digerirono neanche col bicarbonato.. –<br />

- Cazzi amari funu… ma viva la libertà.. viva il divorzio.. –<br />

- E l’onorevole Cacanaca comu la pigghiau?- chiese Nicolino Upirchì.<br />

- A pigghiau in culu puru iddu.. ma con classe… la classe dei polittici.. ca<br />

quannu ci sta di prenderla in culu ci la pigliano e quando ci sta di darla<br />

agli altri ci la danno.. Sempre in culo naturalmente..-<br />

- Invece Michele Santangelo ha detto che chiuderò la F.I.C.A. Non<br />

potendo chiudere quella delle femmine per riservarla in esclusiva ai loro<br />

mariti ha deciso di chiudere la sua.. tanto lui va sempre alla ricerca di<br />

fiche altrui.. –<br />

- E che ne dite delle schede che hanno annunciato urbi et orbi le corna di<br />

Turiddu Cacanaca?- chiese Nicolino Upirchì.<br />

- Minchiate.. palle .. stronzate. Quello tiene la moglie chiù fedele di<br />

Monacazzo.. Chidda si facissi ammazzari pur di nun si farisi visitari lu<br />

cunnu da un batacchio estraneo..-<br />

- Sai chi ti dico?- disse il farmacista Attilio Attisaceddi – E chiù facile ca<br />

‘u papa di Roma si marita piuttosto ca Turiddu addiventi cornuto.-<br />

Fu proprio allora che trasiu Turiddu Cacanaca e fece pure in tempo a<br />

sentire la battuta di Attilio.<br />

- Salutamu grandissimi cornuti.. salutamu li voscenze, salutamu li vostri<br />

aceddi pinnenti e pure li corna che stanno sotto la coppola.-<br />

- Tu sempre a scherzare pensi. - disse l’avvocato Memè Futtisteriu.<br />

- Ehh.. la mia fronte è libera, pulita, limpida come l’acqua del mare e<br />

pertanto parlo come minchia mi pare.-<br />

- Ma lu messaggio?- chiese Nicolino Upirchì.<br />

- Stronzate di qualche stronzone. Balle .. solo balle.. –<br />

E fece il solito gesto. Alzo una mano e ci mise il dito più lungo dell’altra<br />

sotto il palmo. Poi sparò la solita frase.<br />

- Sutta chistu cielo non ci piove. O meglio, se ci piove, ci piove perché lo<br />

voglio io. Io ci faccio il bello e il cattivo tempo.. io.. io e basta.-<br />

- Beato tu che ti maritasti una santa..-<br />

- Santa per gli altri.. cu mia fa cose da turchi.. ma solo con un turco .. il<br />

sottoscritto.. che io modestamente parlando ci abbasto e ci assupecchio..<br />

io potrei dare adienzia a tre femmine almeno senza farle lamentare pi<br />

mancanza di dosi.. –<br />

- La minchia è la medicina delle femmine..- disse il dottore Cola<br />

Sciroppetto.<br />

- Comu li sticchio è la droga dei mascoli..- disse il farmacista.


- E li corna chi su?- chiese Nicolino Upirchì.<br />

- Le corna sono la giusta punizione per chi non fa il suo dovere di<br />

mascolo.. il marchio delle minchie inutile..- disse l’assessore Ciccu<br />

Ficcu.<br />

- Vero è.. e vero non è.. se uno trova na mugghieri buttana di madre<br />

natura che deve fare? Manco sa le teni il doppio di quella dell’asino la<br />

poli accontentare. Ma in generale, l’uomo è uomo solo se sa zappare<br />

l’orto di casa a sufficienza .. in modo da impedire che altri vengano a<br />

zapparlo. Perché voi , amici miei cornutoni, non sapete il vero<br />

significato delle corna. Del simbolo delle corna.-<br />

- Diccillo.. diccillo..- dicevano i circolini che lo sapevano già a memoria<br />

ma gli piaceva come Turiddo contava e mimava la cosa.<br />

- Le corna vogliono dire “Stai attento che tua moglie tiene due cazzi.<br />

Quello più piccolo è il tuo, quello più grande è quello dell’amante. E<br />

quello dell’amante gli da più soddisfazione.”.<br />

- Vero è.. giusta interpretazione antropologica .. corretta simbologia<br />

sessuale.. inutile batracomiomachia… mentulamachia.. lotta impari tra<br />

una minchietta e una minchiazza..- disse il farmacista Attilio<br />

Attisaceddi che amava le parole colte.<br />

- Pirchì?- chiese Natalino Upirchì.<br />

- Pirchì? Ma è chiaro, chi si cerca l’amante se lo cerca col marrugghio più<br />

grosso, robusto e resistente del marito.. lo scopo è passare da una<br />

minchia chiù tinta a una migliore e non viceversa.. tinta pi tinta na<br />

fimmina si teni chiddu che ha in casa. Accattarsi la patente di buttana pi<br />

nu batacchiu chiù tinto di quello del coniuge e na fissaria… buttana sì,<br />

ma pi na minchia che da soddisfazioni.-<br />

- Esatto.- disse Turiddu – L’altro significato è questo. Le corna vogliono<br />

dire “ Stai attento che tua moglie allarga le cosce ad un altro mascolo.”<br />

E le allarga per dirgli di accomodarsi pure.. che è il benvenuto..<br />

benvenuto in tutti i sensi… o meglio a senso unico.-<br />

Con le mani indicava il senso. Una mano chiusa a pugno e un dito<br />

dell’altra che faceva avanti e indietro. Tutti ridevano. Continuarono a<br />

parlare fino alle otto di sera. Poi Turiddu uscì per tornare a casa. Sulla<br />

scalinata della chiesa si san Sebastiano vide il figlio ‘Nzino abbracciato a<br />

una ragazza.<br />

- Finalmenti si azzitau.- disse nella sua testa.<br />

Guardò meglio la ragazza.


- Minchia.. sua cugina Mary Juhana è.. altro che droga.. e a idda ca<br />

pinsava stanotti quannu tinia l’aceddu tisu.. bona è la cosa… chidda<br />

continentale sperta è.. lu ammaestra nu tanticchia il figlio mio.. a<br />

quest’ora ficca pure lui. .ottima nave scuola è Mary Juhana…-<br />

- Ciao papà..-<br />

- Ciao zio..-<br />

- Ciao e buon divertimento.-<br />

I Plutoniani erano impegnati nelle prove del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> . Giorgio<br />

Baffo, il mitico Giò-Giò, che tra qualche settimana andava in pensione, si<br />

stava impegnando al massimo. I ragazzi pure. Tutti lavoravano con gioia.<br />

Le ballerine provavano il balletto, i cantanti le canzoni, i musicisti la<br />

musica e gli attori la parte.. il testo.. il maledetto testo del Belininsorca<br />

tradotto dal maledetto Tempio in un maledettissimo testo dialettale. La<br />

vittoria del No era stata festeggiata in pizzeria con una pizza NO . Una<br />

pizza fatta su richiesta , una semplice margherita con sopra tre würstel<br />

disposti a N e mezzo uovo per la O. Adesso stavano lavorando. Ma appena<br />

entrarono Maurizio e Carmen i ragazzi abbandonarono le prove. I maschi<br />

circondarono Maurizio, le femmine Carmen.<br />

- Fatto?- dissero i maschi.<br />

- Sììììììììììììììì………….- disse Maurizio.<br />

E lo sollevarono per buttarlo sul materassino della palestra, che era<br />

l’ambiente dove i ragazzi provavano. Lo stesso fecero le femmine.<br />

- Fatto?-<br />

- Fattooooooooooooooooo…...-<br />

- Tutto O.K. ?-<br />

- Tutto occhei.-<br />

E pure lei fu sollevata in aria e buttata su materassino dove già stava<br />

Maurizio.<br />

- Fateci vedere come avete fatto?- chiesero gli amici.<br />

- Sta minchia.- rispose la coppietta.<br />

Giorgio a sentire tutto quel casino chiese cosa era successo.<br />

- Querelle ormonali.- disse uno che la sapeva lunga.<br />

Finalmente ripresero le prove. Giorgio spiegò l’antefatto.<br />

- La scena si svolge a Monacazzo. Ci sono due case affiancate. La storia<br />

è quella di Maria Concetta Filomentula, povera ma bella come il suo<br />

ragazzo, Adone Ciccio Coppolabella. Lei è corteggiata da tutti. E una<br />

bella gnocca. Tutti ci provano. Anche il vecchio avvocato Bastiansilvio


Antennatisa , costruttore di Monacazzo uno e due, candidato sindaco,<br />

detto Pisciaoro, Pisciasordi e Pisciargento ,il proprietario di<br />

Teleradiomonacazzointernescional, una radio locale che vorrebbe<br />

trasformare in televisione. E i due piccioncini ,che hanno bisogno di<br />

soldi, decidono di fare il colpo. Lei accetta la corte del vecchio<br />

avvocato con la speranza di spillarci un po’ di soldi e pertanto va a<br />

vivere a casa sua . Porta con sé un amico come cameriere personale.<br />

Onanio Senzasorca . In realtà lo zito della figlia di Bastiansilvio. Tutte<br />

le sere prima di andare a letto lei mette una polverina nel vino del<br />

vecchio e quello si addormenta. Ma la mattina dopo è convinto di aver<br />

fatto chissà cosa. Invece Filomentula, tramite un buco che ha fatto fare<br />

nella parete a Onanio, passa nella casa accanto e se la spassa con il suo<br />

zito. Onanio da parte sua se la spassa con la zita Mariannonda. Ma<br />

purtroppo il maggiordomo di Bastiansilvio , intanto che stava facendo<br />

un lavoro sul tetto, vede la compagna del suo padrone fare vasa vasa ,<br />

stringi stringi e ficca ficca con un mascolo. Dalla visione occasionale<br />

inizia lo spettacolo. Avanti con le prove. Atto primo. Scena prima. Il<br />

maggiordomo sul tetto, Filomentula e il suo zito abbracciati dietro la<br />

porta.-<br />

Mag.- Mitticcilla tutta. ( riferendosi alla forza sua nel sistemare<br />

l’antenna).<br />

Ado - Ci l’aviti cu mia? Tutta ci la misi. E se vuliti ni assupicciau nu<br />

tanticchia per voi.-<br />

Mag. - Cu parra? Cu cazz’è ? Unni minchi’è ? Ahh .. chiddu beddu<br />

spicchiu del vicino è. E cu na fimmina sta.. ma.. ma .. ma.. mizzica.. ma<br />

idda è l’amanti dl mio padrone.. Filomentula è.. e cu minchia ci lu dice al<br />

vecchio ca paga tutti chiddi sordi per essere curnutu e mazziato…-<br />

La prova andò avanti.<br />

- Stop.. Stop – gridò a un certo punto Giorgio. - Qui siamo al punto in cui<br />

il maggiordomo vuole spifferare al padrone quello che ha visto. Ma<br />

Onanio e Maria Concetta lo convincono che quella che stava col vicino<br />

è solo la sua cara sorella gemella, Maria Giovanna Filomentula.<br />

Chiaro..-<br />

- Sì.-<br />

- Avanti con le prove.-<br />

Mag.- Visti.. minchia chi visti.. cazzi niuri cuntari la cosa…Minchia chi<br />

cazzalora di cazzicatummili visti fari a chiddi dui…-<br />

Ona.- Chi viristi, maggiordomo di sta gran coppola di minchia…-


Mag. Allura chi visti voi sapiri… chiddu ca nun vulia.. per caso visti..<br />

visti..–<br />

Ona. - .. e scangiasti cazzi pi sasizza..-<br />

Mag. - Minchia.. testa persa nun sugnu.. visti e non cazzi pi sasizza<br />

scangiai.. ma se vuoi, chiamiamola pure sasizza. Visti a fimmina del mio<br />

padrone ca iucava ca sasizza do vicinu….–<br />

Ona.- Minchia .. vero è?-<br />

Mag..- Se ama rittu ca l’ama ciamari sasizza.. chiamiamola sasizza.. ed era<br />

nu beddu pezzu di sasizza.. dura, longa, tisa….-<br />

Ona.- E era sapurita.. piccanti…salata al punto giusto..-<br />

Mag,.- Chistu ci lo devi domandare alla tua padrona.. idda l’assaggiau…-<br />

In quel momento dalla casa del povero esce Maria Concetta nelle vesti di<br />

Maria Giovanna.<br />

M.C. ( A sé stessa )– A come si sta bene nella casa del mio zito.. e povero<br />

a bello.. ma io lo amo tutto..-<br />

Mag.- Talia.. talia Onanio.. Maria Concetta sciu dalla casa del vicino.-<br />

Ona.- Ma non è lei ….è la sorella gemella.. Cazzalora.. però è la stessa..-<br />

Mag.- Minchiati. ‘U sceccu non deve entrare per la coda. Mi vuoi pigliare<br />

per culo..-<br />

Ona.- Io no..( rivolto al pubblico) ..io sì.. ti voglio pigliare per il culo<br />

babbeo..-<br />

Mag.- Ehi, tu, Maria Concetta..-<br />

La donna non risponde.<br />

Mag.- Maria Concettaaaaaa..-<br />

M.C.- Ma chi chiami a mia? Chi voli stu babbu citrulieddu sminchiato di<br />

alliccaculo specializzato. Senti, chi minchia vuoi?-<br />

Mag.- E parra pulita. A sta gioventù moderna ci manca l’educazione. –<br />

M.C.- Senti strunziddu in servizio .. sei tu che mi hai sconcicato senza<br />

conoscermi.. Ti do un cazzotto che ti faccio fare una cazzicatummila ca<br />

finisci a cazzare non funi ma cazzantennati..-<br />

Mag.- Tutti paroli cu li cazzi… Stu cazzu..-<br />

M.C.- Io tiegnu una idiosincrasia personale pi chistu testa di cazzo…-<br />

Mag.- Idio-minchia- a- mia…e chi è…robba ca si mangia.. mingia.. –<br />

M.C.- Io femmina colta sono.. e non mi metto a fare batracomiomachie cu<br />

tia.. alliccaculo.. alliccaceddu.. cacapitruddi.. mangiammerda..-<br />

Mag.- Io ti conosco.. tu sei l’amante del mio padrone .. tu sei Maria<br />

Concetta Filomentula . Quella che la notte grida di piacere quannu il mio


padrone Bastiansilvio ti ficca la sua antenna personale in qualche<br />

purtuso..-<br />

M.C.- Oh.. ma chi coppola di chidda che non tengo dici…Io a tia non ti<br />

conosco.. non conosco quella faccia di culo che tieni.. e non conosco<br />

nemmeno i criatieddi e il criatieddu ca tieni tra le cosce…Io non sono<br />

Maria Concetta.. io mi chiamo Maria Giovanna e sono la sua sorella<br />

gemella. –<br />

Mag.- Sorella gemella na minchia.. Gemella come il mio coglione<br />

sinistro col destro.. Fina e bona la signora.. signora per modo di dire..-<br />

Ona. - Fina nun lu saccio ma bona di sicuro è.. biato cu si la pusseri..-<br />

M. C.- Attenzione come parlate.. io sonno fina e bona.. di tutto.. a anche di<br />

più.. femmina dentro e fuori.. sopra e sotto.. e anche di più.. assai assai di<br />

piùùùùùùùùù… ma sono femmina solo con l’amore mio.. e se lo chiamo,<br />

a tia criatieddu che m’hai offeso, ti rimette a posto l’ossatura.. ti fa<br />

strammato chiù strammato di quello che sei..-<br />

Mag.- Senti.. Maria Concetta.. non fare la scema… non parlare di fedeltà..<br />

tu ti la fai cu lu me patruni sulu pi li soldi.. solo per quello.. e non dico di<br />

più.. mon dico quello che sei.. e neanche quello che penso..-<br />

M.C.- Senti.. malaca.. anzi malacazzo.. smettila perché ti sta arrivando una<br />

pedata che ti fazzu addivintari Eunu….-<br />

Ona.- …co-co-co.co..-<br />

M.C.- No Eunu-co-co-co ma Eunu-senza-co-co-co… -<br />

Mag.- A mia mi pari idda.. stissa facci.. stissu nasu,, e sicuramenti stissi<br />

minni e stissu paparaciannu ( scappando verso la casa ) Ora cunto tutto al<br />

mio padrone.. gli dico che è cornuto contento.. Gli dico “ caro padrone<br />

Bastiansilvio Antennatisa, a parte l’antenna che tieni tra le cosce e che lei<br />

ti mette sempre tisa, idda ti avi messo con l’aiuto del nostro vicino due<br />

belle antenne tise, grosse e lunghe sulla testa .. perché quando tu non ci sei<br />

la tua mantenuta si fa suonare la campana da un altro batacchio..-<br />

E andarono avanti. Il primo atto era a buon punto.<br />

Corrado Culò e Maria Crocifissa Cannacalata avevano spiato per un bel<br />

pezzo il lavoro dei Plutoniani.<br />

- Lurda è la commedia..- disse lei.<br />

- Parla di malefemmine che fanno cose mali..-<br />

- E ci sono troppe parolacce..-<br />

- Assai parolacce sporche.. cazzotto.. cazzicatummili.. cazzalora..<br />

cazzare..- specificò Corrado.


- E’ una fitinzia..-<br />

- Ma alla fine – disse Corrado - ci sta un attimo di gioia, fede, speranza..<br />

alla fine parlano di suonare la campana con il batacchio..-<br />

- Il batacchio e la campana … che bella accoppiata…- disse lei.<br />

Ma poi si taliarono in faccia seri. La campana e il batacchio della<br />

commedia non erano la campana e il batacchio a cui pensavano loro.<br />

Quelli erano di carne. Queste di metallo.. Anche se a volte il batacchio di<br />

carne può far concorrenza , per durezza , al metallo, si trattava di due cose<br />

molto diverse . Scapparono per riferire tutto a padre Nicola.<br />

Omo<br />

Turiddu il venerdì pomeriggio decise di non andare al cimitero a<br />

colloquiare con i cornuti e le buttane defunte. Uscì regolarmente ma si<br />

appostò dietro uno spigolo di palazzo. Passarono cinque minuti appena e<br />

sua moglie uscì. Aveva addosso un leggero spolverino e sulla testa un<br />

cappello di paglia di Firenze. Addolorata salì sulla macchina, una 127 Fiat,<br />

e partì.<br />

- Minchia, al dammuso va. Cornuto sono. E pure voi siete cornuti.-<br />

Si diede una manata sui luigini e sul luigione. Salì sulla vespa del figlio e<br />

la seguì. A debita distanza. Voleva scoprire l’omo misterioso. Invece<br />

Addolorata svoltò a destra. E alla fine si fermò davanti alla casa di suo<br />

fratello Ferdinando. L’onorevole insomma.<br />

- Minchia non sono cornuto.. Dalla cognata andò.-<br />

Addolorata scese, non tuppuliò , trasì con le chiavi. E dopo cinque minuti<br />

riscese e ripartì. E lui appresso. La donna si diresse fuori paese.<br />

- Minchia ricornuto sono.. non va al dammuso di via Filippo Jarruso, ma<br />

in contrada “dammuso.” Là l’onorevole tiene una villetta.. e là<br />

s’incontra con l’amante.. minchia cornuto veramente sono…-<br />

Seguì la macchina che effettivamente andò in contrada “dammuso.”<br />

Lui si fermo a distanza di sicurezza. Vide la donna scendere, aprire il<br />

cancello, mettere la macchina dietro la villetta ed entrare in casa.<br />

- Cornuto sono.. ma voglio vedere chi mi mette le corna.-<br />

Si diede un colpo sui luigini e sul luigione. Aspettò un pezzo ma non<br />

arrivò nessuno. Allora si avvicinò alla villetta, scalò il muretto e<br />

s’appressò a una finestra.. quella della camera da letto. Era chiusa ma sentì<br />

arrivare dei gemiti.


- Minchia.. Il mascolo misterioso già dentro era.. l’aspettava a letto quella<br />

buttanazza di mia moglie.. possibilmente con l’aceddu già pronto.<br />

Minchia .. cornuto sono.. cornutissimo sono.. cornutazzo assai assai<br />

divintai.. buttana di suor Luigina che continua a portare sfiga e mi<br />

rompe ancora i luigini.-<br />

Cercò di spiare attraverso la serranda ma l’unica cosa che vide fu un culo<br />

di mascolo che faceva avanti e indietro.<br />

- Cornuto sono.. ma io li ammazzo.. ammazzo lei, ammazzo lui e ci<br />

scippo i luigini e il luigione e me li faccio fritti pi minnitta..-<br />

Pistola non ne aveva neanche a casa. Fucile nemmeno. La lupara neanche.<br />

Andò nel capanno degli attrezzi di lavoro e pigliò una accetta.<br />

- A pezzi vi faccio..-<br />

E parti per sfondare la porta. Ma la porta era .. era aperta. I due fottitori si<br />

sentivano tranquilli al punto da lasciare la porta aperta. Entrò e si avvicinò<br />

alla porta della camera da letto. Il respiro dei fottenti era maestoso. I loro<br />

gemiti in crescendo. Sicuramente stavano per raggiungere l’orgasmo. Aprì<br />

la porta a filazza. Quelli non se ne accorsero. Vide i due che ficcavano. La<br />

donna sotto e a pancia in giù. Lui sopra che si dimenava come un<br />

forsennato<br />

- Ma il cicciobello dove sta ficcato?- si chiese Turiddu. – In culo o nello<br />

sticchio?-<br />

- Da come sospira la buttanazza è nello sticchio che lo tiene. Sono sospiri<br />

di solo piacere. I sospiri dell’inculata sono un misto di piacere e dolore.<br />

Comunque non ha importanza dove sta ficcato il marrugghio, io sempre<br />

cornuto sono.- fu la risposta che di diede.<br />

Era ora di agire. Aspirò profondamente. Espirò con forza e diede un calcio<br />

alla porta.<br />

- Vi scanno.. vi ammazzo.. io so omo d’onore.. chi è st’omo di merda che<br />

si fotte la mia signora..- gridò tenendo l’accetta in alto.<br />

L’uomo, prossimo all’orgasmo , smontò dal portuso e per lo spavento<br />

eiaculò in direzione di Turiddu gridando “ Aaaahhhiiiiii… “<br />

Era Michele Santangelo. Anche la donna si girò. Non era sua moglie<br />

Addolorata .Era sua cognata Annunziata Cantalamessa, la moglie<br />

dell’onorevole Ferdinando. Si girò e non si coprì manco il portuso che<br />

pulsava a bellavista. Tanto Turiddo lo conosceva bene. Prima di andare al<br />

nord a farsi ingravidare da uno sconosciuto ci aveva, col consenso del<br />

marito, provato con Turiddo. Accussì sarebbero state mezze corna, la<br />

simenta sarebbe stata imparentata e il l’eventuale figlio sarebbe stato solo


figlio di buttana a metà. Al cinquanta per cento sarebbe stato un Cacanaca.<br />

Ma Turiddu non era riuscito a ingravidarla. Tanto che s’era preoccupato.<br />

Visto che non aveva ancora figli e neanche moglie di essere sterile pure<br />

lui. Adesso era là. Restò con l’accetta in alto e la faccia da minchione.<br />

Cercava la moglie con l’amante e aveva trovato la cognata.<br />

- Non sono cornuto. Per la figa portasfiga di mia zia Luigina, i miei<br />

luigini e il mio luigione non sono cornuti.- pensò nella sua testa.<br />

Michele Santangelo stava in silenzio coprendosi l’uccello con le mani.<br />

- Dov’è mia moglie?- chiese. In fondo l’aveva vista salire in macchina e<br />

partire per la villetta.<br />

- A casa mia.- disse Annunziata.<br />

- Ma .. ma questi sono i suoi vestiti..- disse guardando lo spolverino e il<br />

cappello di paglia di Firenze.<br />

- Sì. Sono i suoi. A casa mia ce li scambiamo sempre. Io vengo qua coi<br />

suoi abiti. Perché lei è al di sopra di ogni sospetto.-<br />

- Ahhhhhhh …- disse Turiddo.<br />

- Aaaahhhhhhhiiiiiiiii la minchia.- disse Michele Santangelo.<br />

- Scusate.. continuate pure.. scusate. - disse Turiddo e fece per andare via.<br />

- Turiddo – lo chiamò Annunziata – per tutto quello che c’è stato tra noi..<br />

ti prego.. il massimo segreto.. per te.. per me.. per Michele…a parte che<br />

Michele sa.-<br />

- Ah.. cornuto contento è.. Comunque io.. Nenti visti, nenti intisi, nenti<br />

sentii..- disse Turiddo.<br />

- Bravo.. – esclamò la donna. E alzatasi dal letto lo baciò sulle guance.<br />

- Grazie… le disse all’orecchio piano piano – grazie a te e ai luigini e<br />

pure al luigione che ben ricordo.. grazie..-<br />

E allontanandosi lo toccò sulla patta<br />

- Grazie di tutto.. - disse Michele Santangelo. Il moralista,<br />

l’antidivorzista, il presidente della F.I.C.A., che amava esplorare le<br />

fiche degli altri.<br />

Uscì da quella casa contento perché c’era entrato da cornuto ma ne era<br />

uscito senza corna. Ma uscendo fregò le chiavi della cognata. Voleva fare<br />

una sorpresa alla moglie e dirgli che aveva sospettato di lei. Insomma,<br />

voleva chiedergli perdono. Chi aveva scritto il biglietto aveva visto. E<br />

aveva fatto confusione. Aveva confuso lui col fratello Ferdinando? O<br />

aveva notato la moglie dell’onorevole vestita da sua moglie e pertanto<br />

aveva dedotto che Turiddu e non Ferdinando era il cornuto. Che poi<br />

Ferdinando cornuto lo era da sempre. E la cosa era nota a tutti.


Appena andato via Turiddo gli amanti tornarono a letto. Ma non riuscirono<br />

a fare niente. La minchia di Michele Santangelo non riuscì a fare il suo<br />

dovere. Moscia era e moscia restò. Pareva morta. Morta di scanto. Ma<br />

morta. Inutile gingillo. Fantasma di una minchia gloriosa. Ex minchia<br />

insomma.<br />

Scena<br />

Turiddu tornò a Monacazzo contento. Era senza corna. Aprì il portone<br />

della casa del fratello e salì le scale. Aprì la porta ed entrò piano piano.<br />

Non si sentiva niente. La casa pareva deserta. Taliò nel salone. Vuoto.<br />

Taliò nella cucina. Vuota. Taliò nello studio dell’onorevole. Vuoto.. Taliò<br />

nel bagno e nel doppio servizio. Vuoti. Restava da taliare nelle camere da<br />

letto. Le uniche con le porte chiuse. Iniziò da quella degli ospiti. Vuota.<br />

- Ma dove minchia ti sei ficcata Addolorata mia. Possibile che se volevi<br />

riposare un po’ dovevi andare a stinnicchiarti nel letto di mio fratello.-<br />

si chiese.<br />

Si avvicinò a quella porta e sentì arrivare alle sue orecchie dei gemiti.<br />

Gemiti di mascolo. Aprì lentamente e vide. L’onorevole suo fratello stesso<br />

sul letto e sua moglie col culo per aria e la bocca applicate alla pompa di<br />

Ferdinando.<br />

- Minchia.. minchia.. cornuto sono…Addolorata preferisce il luigione di<br />

Ferdinando.. la sfiga di zia Luigina colpisce ancora.. tutti.. anche mio<br />

fratello mi scassa i luigini…-<br />

Non sapeva che fare. Tornare indietro e andare via o entrare. Entrare per<br />

fare minnitta o sputtanarli e basta. Alla fine diede un calcio alla porta ed<br />

entrò.<br />

- Buttana.. buttana .. e tu.. sangue del mio sangue, che fai? Ci la ficchi a<br />

mia moglie..-<br />

Addolorata riconobbe la voce el marito e per la paura e la sorpresa<br />

mozzicò la minchia all’onorevole.<br />

- Ahhhhhhhhhiiiiiiii… - disse Ferdinando intanto che lei lasciava la presa<br />

tirata per le spalle dal marito. Addolorata fini contro una poltrona a<br />

cosce larghe. Il portuso pulsava di desiderio.


Turiddo in preda alla rabbia schiaffeggiò il fratello che per la sorpresa e il<br />

dolore era muto, proprio lui che era logorroico di madre natura. Lo<br />

tumbuliò gridando “ Io te lo scippo e te lo faccio mangiare sano sano.<br />

Fratascio tre volte cornuto, io te lo scippo.”.<br />

E dicendo questo acchiappò la parte già malandata per il mozzicone<br />

ricevuto e iniziò a tirare.<br />

- Ahi….. ahiiiiiiiiiiiii…….-<br />

Ma l’onorevole , dopo un attimo di esitazione, reagì e lo acchiappò per le<br />

palle. Nonostante l’intermediazione di pantaloni e mutande iniziò a<br />

stringere. Addolorata era rimasta ferma.<br />

- Ahhhhhhhiiiiii.. Curnuto ranni lascia la presa.- disse Turiddo.<br />

- E chi me li ha messe le corna? Ehhhhhh.. Anche tu ci la ficcasti a mia<br />

moglie? O te lo si dimenticato?-<br />

- Ci la ficcavo col tuo permesso.. per metterla incinta.. Tu volevi l’erede e<br />

se te lo stampavo io ero simenta di famiglia…-<br />

- Ma sempre corna erano.. e a parte quelle pure dopo la nascita di<br />

Kornelia ci la ficcauto a mia moglie....-<br />

- Mi piaceva.. femmina calda era.. ficcare con lei era un piacere..-<br />

Ferdinando continuava a stringere. Turiddu a tirare. Addolorata si era<br />

messa finalmente in piedi. Ma non sapeva cosa fare. Stava in piedi e<br />

ascoltava.<br />

- Ti lu scippu.-<br />

- Te li stritolo..-<br />

- Te lo strozzo…-<br />

- Te le polverizzo..-<br />

- Ti lu affucu..-<br />

- Ti sterilizo.. .-<br />

- Ti fazzu a fimmina..-<br />

- Ti li scasso una volta per tutte. Turiddu caro ca ci la ficcautu a mia<br />

moglie anche dopo che t’eri maritato.-<br />

A queste parlo Addolorata scattiò.<br />

- Curnutu lurdu.. li corna mi mitteutu… A mia.. alla tua adorata<br />

Addolotata che tutto ti dava, che tutto ti permetteva ..puhhhh… lurdu<br />

curnutu.-<br />

E prese a dargli pugni e calci dove minchia capitava capitava. Alla fine si<br />

fermarono per la stanchezza e discussero con calma . Turiddo racconto che<br />

prima aveva seguito la cognata credendo di seguire la moglie.<br />

- So tutto. Non serve che continui a raccontare quello che hai scoperto..-


E decisero di chiudere la faccenda. Era una questione di famiglia. E una<br />

questione di famiglia doveva restare. L’onorevole si rivestì ma la minchia<br />

gli faceva male. Anche Addolorata si rivestì. Turiddo era già vestito ma<br />

aveva male alle palle.<br />

- Mi fanno male i luigini. Vado dal medico.- disse.<br />

- A mia mi fa male l’aceddu. Tra il mozzicone di Addolorata e le tirate di<br />

Turiddu mi fa proprio male. Vado dal medico.-<br />

- Vi accompagno..- disse Addolorata.<br />

Nell’anticamera del dottor Aggiustamona trovarono Annunziata.<br />

- Ho accompagnato Michele..-<br />

- Io Ferdinando e Turiddo..- disse Addolorata.<br />

Nello studio del dottore il medico stava taliando la parte malata.<br />

- Caro Michele, mi sa che puoi dire addio al minchia.. –<br />

- Ehhhh…-<br />

- Hai avuto una paralisi al nervo minchiale.. sarà stato lo stressi, la<br />

tensione…–<br />

- Oppure uno scanto…<br />

- ..anche uno scanto può esserne la causa..-<br />

- Scanto fu.-<br />

E ci raccontò la cosa. Punto per punto. Perché per Michele Santangelo il<br />

medico era come il parrino e l’avvocato. Teneva il segreto professionale.<br />

Ma mantenere il segreto sulle cose di pilo a Monacazzo era impresa ardua.<br />

Tutti spettegolavano di tutti e di tutto. Ma soprattutto sui fatti di pilo. Se<br />

Domenico Tempio ne scriveva aveva ragione. Ma qualcuno riteneva che<br />

certe cose si dovessero solo fare.. parlarne era vietato dal buonsenso, dalla<br />

religione , dalla dignità , dalla morale e da un sacco di altre fregnacce<br />

piccolo-borghesi.<br />

- Fai un po’ di riposo.. a livello di minchia naturalmente e pigliati queste<br />

pillole che contengono il principio attivo della pianta Minchia durans.. e<br />

vediamo se possiamo recuperare un po’ la funzione erettile.. un po’..<br />

miracoli non se ne possono fare..-<br />

- Va bene.. vado e vediamo se Lazzaro risorge..-<br />

- Per il momento condoglianze..- disse il medico accompagnando l’amico<br />

Michele alla porta.


Appena fuori Michele trovò i fratelli Cacanaca e capì. Entrarono insieme i<br />

fratelli e il medico fece subito la diagnosi . Strappo da trazione e ferite da<br />

denti per l’onorevole. Contusioni multiple ai testicoli e stiramento<br />

cremasterico doppio per Turiddo. La minchia dell’onorevole fu pure<br />

disinfettata e incerottata.<br />

- Ma cosa è successo.. tre minchie danneggiate in pochi minuti. – chiese<br />

il medico.<br />

- E che abbiamo litigato come facevamo da bambini e ci siamo fati mali.-<br />

disse l’onorevole che pure se la prendeva in culo sapeva trovare una<br />

scusa per dimostrare che si era trattato di un incidente.<br />

- A tirarvi e mozzicarvi la minchia? A stritolarvi le palle? E l’altro<br />

l’uccello paralizzato .-<br />

- Ma perché, pure Michele tiene problemi di minchia?- chiese<br />

l’onorevole.<br />

- Sì.. paralisi al nervo minchiale a causa di uno scanto…-<br />

Alla faccia della deontologia professionale. Il medico, furbo il dottor<br />

Aggiustamona, già sapeva tutto perché aveva collegato il racconto di<br />

Michele al resto. C’era in quella storia boccaccesca di che scialarsi per un<br />

paio di mesi con gli amici del circolo. Anche se era una storia brutta<br />

perché c’era scappato il morto.. o meglio .. la morta … la minchia di<br />

Michele Santangelo , moralista in pubblico e presidente della F.I.C.A. e<br />

puttaniere cercafiche , sventrapassere , sturacciasticchi e tappabuchi in<br />

privato.<br />

Il dottor Aggiustamona quella sera pensò ai titoli dei giornali se le cose<br />

che lui sapeva fossero diventate di pubblico dominio.<br />

Primo titolo. “ La moglie dell’onorevole Cacanaca sorpresa a letto dal<br />

cognato intanto che era impegnata a trombare con il presidente della<br />

F.I.C.A. Michele Santangelo. A causa dello spavento una paralisi<br />

irreversibile ha colpito il pene dell’uomo.”<br />

Secondo titolo. “L’onorevole Cacanaca sorpreso con la cognata impegnata<br />

a fargli una fellatio. La scoperta fatta dal fratello dell’onorevole e marito<br />

della donna. Per lo spavento la signora morde quello che aveva in bocca .”<br />

Terzo titolo. “ Scoperto l’onorevole Cacanaca a letto con la propria<br />

moglie il fratello Turiddu cerca di scippargli l’uccello. L’onorevole tenta<br />

di difendersi cercando di stritolare le palle al congiunto.”<br />

Pensando a questi titoli di scassò dalle risate tenendosi forte i suoi<br />

venticinque centimetri di macchina del piacere. Certi incidenti possono


capitare a tutti. Specie quello del morso. Agli amanti della fellatio<br />

soprattutto. E lui era uno che amava dare il ciuccio da ciucciare alle<br />

ciucciacazzi che conosceva.<br />

Quella notte Turiddo non dormì e non parlò con la moglie. Pensò e basta.<br />

Era cornuto ma si doveva scornificare da solo. Pensò a quel famoso sogno.<br />

Era tutto vero. M. S.<br />

Certo ,erano le iniziali di Maurizio Sucafica, il picciotto che ci la ficcava<br />

alla figlia. Erano anche le iniziali di Michele Santangelo, l’uomo che ci la<br />

ficcava alla cognata. Ma M. S. erano anche le iniziali dell’ingiurioso<br />

soprannome che i monacazzesi avevano messo al fratello Ferdinando per<br />

via della sua sterilità. M. S. , Minchia Secca.<br />

Si toccò le palle . Gli facevano male. Il sogno aveva sbagliato solo su un<br />

punto. Non era la prima volta che Addolorata si la facia ficcare dal<br />

cognato. La storia andava vanti da molto tempo.<br />

Decise che l’unico modo per perdere le corna era quello di chiedere il<br />

divorzio. L’indomani intanto avrebbe abbandonato la casa.<br />

A Monacazzo si parlò a lungo della vicenda delle tre minchie.<br />

Uno, due , tre, via.<br />

Padre Nicola e Michele Santangelo convocarono una conferenza stampa<br />

nei giorni immediatamente precedenti la messa in scena del <strong>Cunnus</strong>. Padre<br />

Nicola era euforico, Michele depresso per la paralisi al nervo minchiale.<br />

E poi, tutta Monacazzo, dall’estremità nord a quella sud, dalla casa più a<br />

est a quella dell’estremo ovest, avevano chiacchierato sulla sua vicenda<br />

personale. Pettegolezzi su pettegolezzi. E lui chiuso in casa per non<br />

ascoltare doppie battute. Soprattutto per non sentire lo sguardo della gente<br />

nel suo sottopanza. Tutti avrebbero voluto avere la vista ai raggi X per<br />

potere guardare la minchia paralizzata di Michele così come avrebbero<br />

voluto talire la minchia mozzicata dell’onorevole e i coglioni tumefatti di<br />

Turiddu. Molto si era parlato e sparlato di Turiddo che il giorno dopo il<br />

fatto era andato a vivere in albergo.<br />

Adesso Michele era lì, insieme a padre Nicola, insieme agli iscritti alla<br />

F.I.C.A. e ai membri della comunità “ Vitasanta santavita”, per<br />

sottoscrivere e lanciare un appello a tutte le autorità competenti , militari,


civili, politiche, affinché prendessero un provvedimento per impedire la<br />

messa in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong> di Belininsorca nella <strong>versione</strong> di<br />

Domenico Tempio.<br />

- A tutte le autorità - lesse padre Nicola – noi chiediamo di intervenire<br />

per fermare in tempo l’oltraggiosa opera teatrale. Tutta l’opera è a base<br />

di cazzi. CAZZalora, CAZZOtto. CAZZare, CAZZeggio,<br />

CAZZeggiare, CAZZIcatummili, CAZZuna, CAZZuola, CAZZamento,<br />

CAZZInichi, CAZZIranni, CAZZItunni, CAZZIniuri, CAZZIrussi,<br />

CAZZIianchi, CAZZIgialli, CAZZIamari, CAZZIiacidi, CAZZIduci,<br />

CAZZIvivi, CAZZImuorti, CAZZIdà, CAZZIlà, CAZZIsu, CAZZIgiù,<br />

CAZZIest, CAZZIovest, CAZZInord, CAZZIsud.. e ancora CAZZI su<br />

CAZZI e CAZZI ancora.. un mare di CAZZI.. un oceano di CAZZI.. un<br />

universo di CAZZI… Noi pertanto boicotteremo la messa in scena con<br />

cortei di protesta, con manifestazioni pacifiste, con canti di giubilo e di<br />

gioia da parte dei nostri cori , con il volantinaggio che invita alla<br />

preghiera e al perdono per l’anima dannata dell’autore che ha già<br />

prenotato con questa sua opera il posto BS957XX del girone dei porci<br />

lussuriosi libidinosi e sessuomani all’inferno……-<br />

Tutti applaudirono. Michele a quelle parole sull’inferno abbassò la testa. E<br />

pensò alla sua minchia che era rimasta paralizzata.<br />

- Noi – riprese il prete – se le autorità non interverranno bloccheremo gli<br />

accessi alla piazza, suoneremo all’infinito le nostre campane e<br />

occuperemo, come caso limite, fisicamente il palco… perché questa è<br />

una crociata… una nuova crociata.. Dio lo vuole. E noi con lui…-<br />

L’applauso fu scrosciante. Tra il pubblico l’onorevole Cacanaca si teneva<br />

stretto stretto il pisello oramai guarito.<br />

Domenico Tempio e Giorgio Baffo l’indomani si recarono dal sindaco.<br />

- Se possibile, per il 4 luglio, vogliamo uno spazio laico.. questa assurda<br />

batracomiomachia deve finire.. questi non sono difensori della fede..<br />

sono solo rompicoglioni autorizzati..-<br />

Alla fine fu concesso il Teatro Greco.<br />

La sera del 4 luglio l’area archeologica di Monacazzo fu militarizzata.<br />

Reparti dell’esercito in assetto da guerra circondarono la zona già nelle<br />

prime ore del mattino. Nel pomeriggio ci fu la prova generale. Tutto era a<br />

posto.


Alle cinque i seguaci di padre Nicola e di Michele cercarono di entrare a<br />

teatro. Furono bloccati. Azioni di forza furono tentati da un gruppo di boy<br />

scout, dalle comunità “ Vergini per sempre”, “ Dio è con noi” , “ Mistero<br />

della fede”, “ Salvaguardia della fede” e altre. Anche diversi ordini<br />

religiosi tentarono un blitz . Suora Natalina e le S.C.O.P.A.N.T.I , le<br />

Orsoline, gli Oranti eterni e altri ancora. I cori religiose aspettavano l’ora<br />

di inizio dello spettacolo per cantare a squarciagola i loro inni alla purezza.<br />

Gli spettatori affluirono sotto la protezione dell’esercito. Arrivò il sindaco<br />

Tonino Incardasciò con la moglie e il piccolo Pascal.. Padre Nicola lo<br />

invitò a lasciare fuori il piccolo da quell’inferno di volgarità,<br />

Il piccolo Pascal , che era una peste, fece il gesto dell’ombrello al prete.<br />

- Vieni con noi piccolo angelo.. ti porteremo in paradiso..- disse padre<br />

Nicola al bambino.<br />

Pascal rispose:- Quale? Quello che sta tra le cosce di suor Natalina….-<br />

Il prete arrossì e non disse più niente.<br />

Arrivò Kalogero Bellarmino- Gugliotta accompagnato da uno sticchio di<br />

quelli da copertina di giornale. Padre Nicola gli disse:<br />

- Lascia Satana e le sue tentazioni della carne e vieni con noi.-<br />

- Preferisco…. venire con lei….- disse Kalò indicando la femmina che<br />

l’accompagnava.<br />

Arrivò Paolo con Kika in <strong>versione</strong> sexy.<br />

- Fratello… almeno tu fermati..-<br />

- Fratello… almeno stasera non rompere i marroni…-<br />

- Io te li rompo in nome di Dio..-<br />

- Io preferisco farmeli rompere da Kika.-<br />

Kika sorrise. E si alliccò il musso.<br />

- Donna peccatrice resta con le nostre vergini.. nel nostro paradiso..-<br />

- Per fare cosa? Metterla sotto sale? Di alle tue vergini che vadano a<br />

scopare…che così gli passa il nervoso e la loro vita diventerà più<br />

bella…Il paradiso è un bel batacchio che ti scampana la campana. ...e<br />

non solo quella.. -<br />

Arrivo Cornelia co Mimì ed Ernesto.<br />

- Nipote cara.. lascia il dannato assatanato autore di questo bordello e<br />

vieni a chiedere perdono alla chiesa …-<br />

- Zio Nicola.. perdono di cosa? Di fare tutto il cazzo che mi pare? Ma è<br />

giusto fare il cazzo che ci pare. Io ficco a bella vista con Mimì.. tu ficchi<br />

di nascosto con la monaca…–<br />

Padre Nicola arrossì.


- Satanazzo Tempio Domenico ti scomunico..- disse il parrino..<br />

- Testa di cazzo .. vai a fare in culo tu e la tu scomunica. -<br />

Arrivò LSD con una bella ragazza di Padova.<br />

- Nipote, pecorella smarrita, ritorna nel gregge.-<br />

- Non sono pecora.. ma se ci sta qualche pecora per farsi una pecorina<br />

vengo.. ma stasera preferisco la gallinella padovana che sta con me.. la<br />

mona delle gallina è buona sia la sera che la mattina Preferisco le mona<br />

di Monina Fikabon.. – disse LSD.<br />

Arrivò Mary Juhana con ‘Nzinu.<br />

- Nipoti.. venite con me a spargere incenso.. che col suo odore vi farà<br />

gustare il paradiso.<br />

- Zio.. tieni uno spinello e andrai in un paradiso ancora più bello…- disse<br />

Mary Juhana.<br />

- E tu, caro ’Nzinu .. Almeno tu vieni con me..-<br />

- Vinc, prego.. mi chiamo Vinc . –<br />

- E che, ti sei ribattezzato? E chi ti ribattezzo?-<br />

- Lei. In none dell’amore. Nel suo personale fonte battesimale. Intanto<br />

che mi faceva ficcare per la prima volta mi disse ” Questa minchia si<br />

chiamerà Vinc e sarà la fonte del nostro piacere.-<br />

- Vinc, peccato hai.-<br />

- Senti, non mi scassare i nicoloni. Non fare come la zia Luigina che<br />

scassava i luigini a papà. Capito… non , mi scassare i nicolini…Prega<br />

come minchia ti pare e per chi cazzo ti pare ma il mio uccello e i miei<br />

coglioni lasciali stare.-<br />

Arrivò Carmen con Maurizio.<br />

- Maria Crocifissa.. rinnega il Carmen e torna al tuo nome santo..-<br />

- Zio.. rinnega la tonaca e corri tra le cosce di Natalina..-<br />

- Maurizio.. rinnega quel Mao..-<br />

- Mai… -<br />

Arrivò pure Turiddu senza Addolorata.<br />

- Fratello.. non entrare là dentro.. quello un cornutaio..-<br />

- Fratello .. anch’io ne facevo parte…ma mi sono tagliato le corna da<br />

solo.. mandando a farsi fottere Addolorata .. e ora non mi scassare i<br />

luigini.. che poverino stanno ancor male…-<br />

Arrivò pure Nunzieddu.<br />

- Fermati fratello stollo.-<br />

- Stollo di testa no di minchia… -<br />

Arrivò Addolorata da sola.


- Fermati cognata .. lì è un casino..<br />

- ..e allora posso e devo entrare .. tanto ho la patente di buttana…–<br />

Arrivo Annunziata.<br />

- Non entrare.. pensa al disonore che poterai a tuo marito l’onorevole..-<br />

- Perché onorato è? –<br />

Ed entrò pure lei. Arrivarono naturalmente tanti altri.<br />

Lo spettacolo inizio puntuale. Con un balletto tratto da Cabaret .<br />

Poi al grido di “ Mitticcilla tutta “ iniziò lo spettacolo. Il primo tempo si<br />

chiuse con Bastiansilvio che prometteva mari e monti a tutti se lo<br />

eleggevano sindaco. Questo intanto che una ragazza con una voce potente<br />

cantava “ Parole.. parole ,, parole …”<br />

- Vi do il posto al comune..-<br />

- Parole, parole, parole…-<br />

- Non pagherete le tasse comunali..-<br />

- Parole, parole, parole…-<br />

E tante altre promesse faceva.<br />

Nell’intervallo la gente parlò tanto dello spettacolo. Il primo atto era<br />

piaciuto.<br />

Il secondo atto inizio non la voce potente della gentilissima signora<br />

americana che insieme a una ragazza dalla voce altrettanto potente cantava<br />

la fantastica “Memory”. A sentire quelle voci gli ammuccaparticoli che la<br />

polizia teneva lontano dal teatro greco si bloccarono. Silenzio assoluto.<br />

Erano convinti che quelle voci divine e quella musica potente<br />

appartenessero all’esercito degli angeli sceso dal cielo per bloccare la<br />

messa in scena del <strong>Cunnus</strong> <strong>gloriosus</strong>.<br />

Ma finita la canzone lo spettacolo riprese.<br />

Filomentula e il suo zito insieme ad Onanio mettono a punto un piano per<br />

scroccare un po’ di soldi al vecchio. Ingaggiano una pornostar che deve<br />

stare col vecchio. Poi lei e Onanio sorprendono in vecchio all’opera con la<br />

donna e minacciano uno scandalo più una minnitta. E siamo quasi alla<br />

fine. Maria Concetta entra e scopre Bastiansilvio con la pornostar Lioba<br />

Crisostoma. Lui scappa proteggendosi i gioielli di famiglia con le mani<br />

inseguito da Maria Concetta e Onanio.


M.C.- Per Ercole e i suoi ercolini.. per Bastiansilvio e i suoi bastiansilvini..<br />

per Onanio ei suoi onanini.. per Adone e i suoi adononi…dicevi di essermi<br />

fedele e invece fai zicchiti e zacchete con la prima che passa..-<br />

Bas.- Ma essa mi provocò.. mi fece vedere la coscia numero uno…<br />

M.C.-.. e poi la coscia numero due…-<br />

Bas.- ..e poi la minna numero uno.. –<br />

M.C.- ..e poi la minna numero due..-<br />

Bas.- .. e poi la natica numero uno.. –<br />

M.C.- ..e poi la natica numero due..-<br />

Bas.- ..e poi mi chiese “Vuoi vedere la porta di davanti? Fai pure..”. E io<br />

feci.. “ Se vuoi trasiri trasi” mi disse. E io trasii.. ed ero la dentro quannu<br />

arrivasti tu….-<br />

Ona.- Bella scoperta.. Messer Bastiansilvio interrotto intanto che piazzava<br />

l’antenna in un bel posto.. -<br />

M.C.- Traditore.. io t’ammazzo.. io te lo taglio.. ( E prese un coltelaccio)<br />

Bas.- No, ti prego.. perdonami..-<br />

M.C.- (Piangendo) Io ti amavo.. ihhhhhh.. ti amavo.. ihhhhh.. adesso non<br />

ti amo più… ihhhhh. .. ti lascio.. vado dall’avvocato.. ihhhhhh.. voglio la<br />

buonuscita… ihhhhhh… altrimenti ti ammazzo..-<br />

A quelle grida arrivò Adone. Maria Concetta si gettò tra le braccia dello<br />

zito.<br />

M.C.- .. e poi ti tradisco con lui.. se lui mi aiuta a scannare te..-<br />

Ado.- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.. sono pronto…siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..-<br />

M.C.- Ma non conviene ammazzarlo.. gli tagliamo l’antenna e basta.. –<br />

Bas.- Nooooooooooooooo..-<br />

M.C.- Onanio e Adone.. acchiappatelo.. che io devo tagliare…<br />

I due picciotti acchiappano Bastiansilvio e lo tengono fermo. Maria<br />

Concetta si avvicina con un coltellaccio.<br />

M.C.- La minnita sarà presto fatta.. diventerai Origine.. Abelardo..<br />

castrato.. eunuco-co-co-co senza co-co-co.. testa di cazzo senza<br />

testimoni..-<br />

Bas.- Nooooooooooooo.. ti do quello che vuoi…-<br />

M.C.- La villa di campagna .. quella con la piscina..-<br />

Bas.- E tua………..ma lasciami i gioielli di famiglia…-<br />

M.C.- La villa a mare…-<br />

Bas.- E tua.. ma non mi ghigliottinare il bastiansilvino e i gemelli suoi<br />

compari..-<br />

M.C.- Dieci miliardi di lire..-


Bas.- Ci sto.. l’apparato mio vale di più…-<br />

M.C.- Cinquanta milioni per Crisostoma.. per la sua prestazione..-<br />

Bas.- Li vale.. E’ Crisostoma di nome e di fatto.. ed è pure Crisocula ,<br />

Crisominni e Crisofica.. Crisotutta è..-<br />

M.C. . E poi il consenso al matrimonio di tua figlia Fregnetta con Onanio..<br />

sono ziti da tempo.. e lei è gia incinta…-<br />

Bas. - Ci sto…l’importante è che non tagli…-<br />

M.C.- E per finire devi fare da testimone al mio matrimonio con Adone…-<br />

Bas. – Ci sto.. l’importante che mi lasciate libero.. libero e sano.. sano<br />

tutto. Con i miei accessori in perfetta forma e funzione.. –<br />

M.C.- ( rivolta a Adone e Onanio ) Lasciatelo libero.-<br />

Bas. -( Rivolto al pubblico)- Povero malaca ca sugnu, sulu ora capisciu di<br />

siri curnutu e vastuniatu… chiddu cosa fitusa di Filomentula m’avi ficcatu<br />

na la trappola comu nu cunigghiu babbu.. ma a dire il vero vero veramente<br />

mi l’haiu miritatu… se la stissa cosa succirissi a tutti l’autri fimminari, a lu<br />

munnu ci fussunu menu fimminari.. pi lu scantu di perdiri certi cosi ..<br />

sugnu sicuru ca nun si mittissiru a pinsari ad autri cosi.. miegghiu turnari a<br />

casa cu li gioielli di famigghia ..e vuiautri spettatori nun vi scantati..<br />

applauditi pure ca li gioielli sunu al sicuru .. nunnu scappunu.. anche se li<br />

scenziati l’ana misu na la classi di l’aceddi.. in compagnia del martin<br />

pescatore, del motmot, del bulbul, della passera scopaiola, del tessitore dal<br />

becco grosso, del passero cantatore e della passera scopaiola e di quella<br />

canterina… nun vi scantati.. nun tenunu ancora l’ali.. applaudite pure…<br />

tantu munnu scappannu..-<br />

A queste parole scoppiarono le note dei Carmina burana e l’ultimo<br />

balletto concluse lo spettacolo.<br />

Tanti applausi e tanto successo ci fu per tutti Plutoniani.<br />

Sucativilla ca vi passa<br />

1974. Il giorno di ferragosto Michele Santangelo. entrato in una grave<br />

forma di depressione a causa della paralisi che l’aveva colpito alla<br />

minchia, si impiccò. Sperava di avere l’ultima erezione ma non ebbe<br />

neanche quella. Lasciò un memorandum in cui raccontava per filo e per<br />

segno la cosa. Fu aperta un’inchiesta ma tutti gli interessati furono<br />

prosciolti. La sua minchia era morta per lo scanto. O forse per lo scandalo<br />

che lo avrebbe travolto.


1975. Suor Natalina perse la testa per padre Bernardo Megaminchialito<br />

che era il nuovo confessore delle S.C.O.P.A.N.T.I. e abbandonò l’abito<br />

sacro. Anche padre Bernardo si spogliò . Quattro mesi dopo Natalina<br />

partorì un bel bambino a cui fu imposto il nome di Michele Bernardino.<br />

- Ha la faccia di padre Bernardo ma tiene gli occhi di padre Nicola. Chi<br />

sarà il vero padre?- si chiesero i monacazzesi.<br />

1976. Il primo luglio alle ore 11 e 45 la signorina a tutti gli effetti Maria<br />

Crocifissa diventò la signora Cannacalata in Culò. Signora di nome,<br />

signorina di fatto. E tale restò. La cannacalata di Corrado non si alzò né<br />

quella sera nè le successive. La cannacalata di Corrado non finì né in<br />

conno né in bocca né in culo. La signorina resto signorina.<br />

1977. Padre Nicola Cacanaca venne arrestato una calda notte d’estate nel<br />

corso dell’operazione “ Mostronascosto” . L’operazione portò in carcere<br />

una serie di insospettabili con l’accusa di pedofilia. Le prove erano<br />

schiaccianti. E appena dopo quarantott’ore di carcere in totale isolamento<br />

padre Nicola si ammazzò ficcandosi in bocca le mutande. Ma prima di<br />

soffocarsi aveva scippato l’elastico delle mutande e se l’era attaccato<br />

stretto stretto intorno all’organo responsabile dei suoi peccati. Si era<br />

impiccato la minchia , l’aveva quasi staccata. Così lo avevano trovato i<br />

carcerieri . L’autopsia confermò la causa della morte per soffocamento.<br />

1978. Natalina vince un concorso nazionale di letteratura erotica. Il<br />

CAZZOLIMONI . Il romanzo “ Cent’anni di belininsorca” racconta la vita<br />

erotica della famiglia dei baroni Inkazzosciò .<br />

Ma la scrittrice non ottiene né il premio ne la stampa.<br />

Viene coinvolto nella vicenda il sindaco del paese natale della donna. Il<br />

sindaco di Parolandia si impegna a compare duecento copie per consentire<br />

la stampa del libro della paesana che è stato premiato da una giuria molto<br />

prestigiosa. Alla faccia degli ammuccaparticoli e cacadiavoli del suo<br />

paese.<br />

Ma il contenuto eccessivamente erotico spaventa il sindaco o forse è il<br />

consiglio di qualche testa di minchia di ammuccaparticoli nato e di<br />

cacacazzi specializzato che con i suoi consigli di cristiano timorato di dio e<br />

di scassacazzi autorizzato dallo stesso consiglia l’autorità suddetta a non<br />

contribuire alla stampa di quella fitinzia. Meglio accattare duecento bibbie


e darle alle famigli dei comunisti e degli atei per farne altrettanti buoni<br />

cattolici. Alla fine l’autrice è costretta a rivolgerai a un legale per far<br />

valere quanto sta scritto nel regolamento. Alla fine lo scandalo scoppierà e<br />

pagherà. Ma la Sicilia farà ancora una volta una figura di merda.<br />

1979. LSD Cacanaca diventa un divo del porno. A Monacazzo fanno la<br />

fila per vede i suoi film.<br />

1980. Scoppia la tangentopoli siciliana. Molte tangenti passavano per<br />

Monacazzo. L’onorevole Ferdinando viene arrestato per tutta una serie di<br />

reati. Si parla di cento miliardi di lire. In galera l’onorevole sta male.<br />

Viene trasferito in ospedale. Ma anche qui sta male. Un onorevole non può<br />

stare in mezzo ai proletari. Pertanto viene trasferito in clinica. Una clinica<br />

privata dove l’onorevole viene servito e riverito come al grandotelli. Dove<br />

ogni suo ordine è legge. Se ci appitittava pilo ci lo portavano e di prima<br />

qualità. Su un piatto d’argento. Ma in clinica restò solo il tempo necessario<br />

per ottenere gli arresti domiciliari. Poi si trasferì nella sua villa di<br />

Taormina con tanto di piscina. E lì si la annacava a suo piacimento. Ma la<br />

mattina del venerdì santo, dopo essersi fatto l’ultima notte a base di sesso e<br />

cocaina, si sparò un colpo di pistola in bocca.<br />

Lasciò pure un messaggio per dire che se ne andava proprio quel giorno<br />

perché si sentiva un perseguitato innocente come Gesù Cristo.<br />

“ Il sistema romano si liberò di Cristo mettendolo in croce, il sistema<br />

siciliano si è liberato del sottoscritto mettendolo in galera. Ma io scelgo la<br />

libertà e in questo momento che guardo la pistola mi sento già davanti alla<br />

porta del paradiso. Cari siciliani, io corro tra le braccia di Dio, a voi lascio<br />

in quelle del diavolo. Ferdinando Gesù Cacanaca.”<br />

1981. Turiddu Cacanaca lascia la moglie e si mette con la cognata , la<br />

vedova di Ferdinando. Lascia pure il lavoro . I due vanno a vivere a<br />

Taormina.<br />

1982. ‘Nzinu Cacanaca sposa in comune , dopo una lunga convivenza , la<br />

cugina Mary Juhana.<br />

1983. Lu babbareddu Nunzieddu Cacanaca si sposa con la babbaredda<br />

Rosetta Cinciallegra. Era stato un amore lampo, fu un matrimonio felice.


Abbabbiannu abbabbiannu li du babbarieddi fecero tre figli sani e belli.<br />

Con l’aiuto di parenti e assistenti vari i ragazzi crebbero felici e contenti.<br />

1984. Giorgio Baffo va a vivere in America.<br />

1985. Dopo una lunga convivenza Maurizio e Carmen si sposano al<br />

comune.<br />

1985. Paolo Cacanaca sposa Kika secondo un rito orientale. Quello delle<br />

divinità Yoni e Lingam .<br />

1987. Ernesto, dopo aver preso il diploma di geometra, entra nell’impresa<br />

di costruzioni Incardasciò. Coi primi soldi fa un viaggio a Cuba. Torna con<br />

una ragazza stratosferica. Il culo più bello di Monacazzo. Quando la<br />

picciotta passeggia al corso sculetta da dio e a tutti i mascoli autoctoni che<br />

la guardano ci sculetta la minchia dentro le mutande.<br />

1987. Ernesto Satisfescion e sua madre Kornelia sposano al comune , nel<br />

corso di una cerimonia unica, Kaqubita Lopez e Domenico Tempio .


Grazie ai veri Plutoniani :<br />

Marco, Ruggero. Giuseppe, Salvatore , Dario, Alma, Chiara 1, Cosetta,<br />

Eduwina, Paoletta, Zaira. Stefania, Alessandria, Luisa, Vanessa, Chiara 2,<br />

Claudia, Cinzia, Carole, Sergio, Carmelo, Chiara 3, Giuseppe, Paolo<br />

Rupert.

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