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musicaround.net - Dodicilune Records

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vero volto; il brano si presenta come un ostico<br />

collage di bizzarrie sonore, ben aldilà di qualsiasi<br />

cosa si potesse pubblicare nella discografia di largo<br />

consumo del tempo. Si può etichettare il tutto come<br />

un ‘universo sonoro parallelo’ per quel periodo.<br />

Il testo è nella prima parte un insieme di versi<br />

sconclusionati, l’unico momento di razionalità<br />

sembra (ed è tutto dire) l’invocazione di aiuto,<br />

proferita dal cantante per il suo essere una roccia.<br />

Successivamente però, in un momento di<br />

rinsavimento testuale l’invocazione d’aiuto riguarda<br />

la consapevolezza di essere poliziotto: il Freak<br />

diventa un fiume in piena, inarrestabile.<br />

It Can’t Happen Here<br />

Il brano appare come una composizione jazz oscura<br />

e torbida, con un pizzico della poetica zappiana per<br />

dare il senso di un cocktail di frammenti, presi e<br />

messi insieme senza alcun apparente ordine logico.<br />

Ma essendo questo un brano che segue il tracciato<br />

di quello precedente, è possibile rintracciare il<br />

continuum concettuale del manifesto Freak, che<br />

aveva avuto inizio un brano addietro, presagendo<br />

un’invasione dei ‘diversi’ nel grigiore metropolitano<br />

americano (Kansas, Minnesota, Washington DC).<br />

The Return Of The Son Of Monster Mag<strong>net</strong><br />

Se possibile, il brano è il colpo di grazia che il disco<br />

dà all’ascoltatore in questa magniloquente suitemanifesto<br />

della ‘freak-scene’ losangelina. La<br />

creatività qui si materializza in forma musicale<br />

attraverso la guida sapiente di Zappa, che tira fuori<br />

un vero e proprio inno al genio individuale.<br />

Di fatto, il brano è l’apologia dell’anarchia, in cui<br />

impera il personaggio bislacco di Suzy<br />

Creamcheese, unico punto di riferimento in un brano<br />

volutamente disomogeneo: il viaggio dell’americano<br />

medio si conclude così nell’ultimo e più dissacratorio<br />

gioco di specchi, dove ormai riconoscersi nei middle<br />

class values è impossibile e la propria immagine,<br />

riflessa nello specchio, è molto meno rassicurante di<br />

quella che era all’inizio del percorso nel mondo<br />

Freak. E la frase «L’America<br />

è meravigliosa» ha quel<br />

retrogusto metallico, tanto di<br />

presa in giro quanto (in<br />

maniera più terrificante) di<br />

minaccia.<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />

I Musicisti<br />

Di Zappa, già si è detto<br />

prima.<br />

Con lui, alla registrazione del disco hanno preso<br />

parte Ray Collins (voce, armonica e percussioni),<br />

Elliot Ingber (chitarra), Roy Estrada (basso<br />

elettrico, falsetto) Jimmy Carl Black (batteria).<br />

Quando ancora si chiamavano Soul Giant, Zappa<br />

per convincerli disse loro: «Se suonate la mia<br />

musica diventerete ricchi e famosi» e Jimmy Carl<br />

Black dichiarò in seguito: «Infatti siamo diventati…<br />

famosi».<br />

Chiaro che il sodalizio non poteva durare.<br />

Zappa proseguì per la sua strada da solista, mentre<br />

le Mothers originarie, composte da alcuni elementi<br />

qui presenti più i vari Don Preston e Bunk Gardner<br />

aggiuntisi successivamente, si staccarono e si<br />

riunirono più avanti, nel 1972, sotto il nome di<br />

Grandmothers, proponendo un percorso musicale a<br />

metà tra il loro vecchio repertorio e brani nuovi.<br />

Con loro dal 1998 collabora anche un musicista<br />

romano, Sandro Oliva, che racconta: «Il processo<br />

creativo alla base di ogni album delle Mothers,<br />

contrariamente a quanto si possa pensare, era<br />

dettato da brani nati avulsi dal resto del disco.<br />

Ognuno dei Mothers è un grande musicista, ma<br />

conoscendoli bene ho capito del perché ci fossero<br />

state le diatribe con Zappa: collaborare con loro mi<br />

ha portato un arricchimento sul piano musicale ma<br />

anche un sacco di debiti ed acidità di stomaco [ride,<br />

n.d.a.], anche se non posso dimenticare l’amicizia<br />

che mi lega a Jimmy Carl Black».<br />

La carica innovativa del disco, nonostante queste<br />

diatribe, rimane ed è valida ancora adesso.<br />

www.<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />

La musica…intorno alla musica<br />

__________________________________________________________________________________________<br />

8<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />

8<br />

Un Disco<br />

al mese<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong> mensile di cultura musicale, on web da<br />

Novembre 2006

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