musicaround.net - Dodicilune Records
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Svolta<br />
Don't Stand So Close To Me è in un certo senso il<br />
ponte tra il vecchio (si fa per dire, in realtà si tratta<br />
solo d’un biennio) ed il nuovo, un brano dal grande<br />
successo inglese dove convive l’ispirazione<br />
giamaicana con l’istanza di rinnovamento, anche<br />
sul piano delle sonorità.<br />
Summers infatti comincia a far largo uso della<br />
chitarra sintetizzatore, la Roland G-303, che<br />
permette di utilizzare suoni sintetici prelevati da un<br />
sintetizzatore attraverso una normale (nella forma)<br />
chitarra elettrica.<br />
L’effetto è particolarmente evidente nel break di<br />
Don't Stand So Close To Me, dove il chitarrista usa<br />
questo strumento per disegnare lunghe distese<br />
sonore, dando di fatto al brano un’ambientazione<br />
decisamente moderna.<br />
In quest’ottica “Zenyatta Mondatta” segna la svolta<br />
nel sound del trio.<br />
La strofa è costruita ancora una volta su un disegno<br />
ritmico essenziale ma, in linea con lo stile<br />
copelandiano, molto originale e frutto della sua<br />
introduzione di nuovi ritmi nel Rock.<br />
Si alternano infatti soluzioni con la ‘cassa in quattro’<br />
(su tutti i movimenti) e il rullante (steccato) sul terzo<br />
movimento, anch’esse mutuate dal Reggae, o la<br />
cassa sul terzo e il rullante su primo e terzo.<br />
Nel refrain, invece, il ritmo ritorna sulla classica<br />
alternanza fra i due elementi base della batteria,<br />
infondendo una<br />
pulsazione<br />
piuttosto<br />
canonica, forse<br />
anche troppo,<br />
ma del resto<br />
questo è un<br />
album<br />
‘commerciale’<br />
no?<br />
E se Don't<br />
Stand So Close<br />
To Me, assieme<br />
a De Do Do Do,<br />
De Da Da Da e<br />
When The<br />
World Is<br />
Running Down<br />
You Make The<br />
Best Of What's<br />
Still Around<br />
[fiiuu!!!],<br />
rappresenta il<br />
lato ‘facile’ e ‘da<br />
classifica’ del disco, Driven To<br />
Tears, complice Bombs Away,<br />
gli si contrappone certamente.<br />
L’atmosfera cambia<br />
totalmente, il sound si fa più<br />
sofisticato nonostante la<br />
sostanziale semplicità della<br />
composizione, e ancora una<br />
volta sono gli arrangiamenti a<br />
far la differenza.<br />
Il punto focale è il riff di basso, doppiato dalla<br />
chitarra, mentre la cassa fornisce una continua<br />
pulsazione.<br />
Come abbiamo già notato in Don’t Stand So Close<br />
To Me, il Reggae s’è oramai stilizzato e ridotto ai<br />
tratti essenziali, specie ritmici, identificabili nel<br />
drumming di Copeland e nella pronuncia di un<br />
frammento della linea di basso nel refrain.<br />
Per il resto questo è un brano piuttosto anomalo per<br />
lo stile del trio, almeno per quello del periodo<br />
precedente, difatti lo stile vocale di Sting è<br />
<strong>net</strong>tamente diverso dal recente passato, prefigura già<br />
quel canto morbido ed elegante dei lavori post-<br />
Police, non più quindi acuti taglienti o vocalizzi<br />
graffiati, ma un modo d’interpretazione pacato e dal<br />
timbro seducente.<br />
Anche la chitarra di Summers sembra diversa, sia nel<br />
suono sia nello stile, ancora più asciutto del solito,<br />
pochi accordi suonati poco ma al punto giusto.<br />
Ma il vero colpo di genio è il solo di Summers in cui,<br />
a dispetto della<br />
commerciabilità del disco, il<br />
chitarrista si produce in<br />
poche frasi profondamente<br />
dissonanti e disorientanti.<br />
Il risultato è un assolo pieno<br />
di pathos che, secondo<br />
quanto affermato dallo<br />
stesso chitarrista su “Guitar<br />
Player” nel settembre del<br />
1982, sarebbe ispirato al<br />
testo del brano, questa volta<br />
impegnato a cercare la<br />
risposta alle atrocità del<br />
mondo, o meglio, al perché<br />
la nostra opulenta società<br />
risponda a queste con «Too<br />
many cameras and not<br />
enough food».<br />
Stile Maturo<br />
54<br />
The Police<br />
Gli Alfieri dela<br />
contaminazione<br />
New Wave.<br />
<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />
Fra i più efficaci brani di<br />
“Ghost In The Machine” è<br />
certamente Every Little Thing<br />
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54<br />
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