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musicaround.net - Dodicilune Records

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Hanno avuto invece la lungimiranza ed il coraggio<br />

di guardare in là, oltre i tempi, ed anticipare suoni,<br />

stili e sound che di lì a poco avrebbero conquistato<br />

il mondo.<br />

Certo, le hit sono di facile presa, Don't Stand So<br />

Close To Me e De Do Do Do, De Da Da Da, ma<br />

cosa dovremmo dire di Driven To Tears, Bombs<br />

Away e Behind My Camel? Tutt’altro che<br />

‘commerciali’.<br />

Allora “Zenyattà Mondatta” ha avuto la capacità di<br />

sintetizzare le richieste della casa discografica,<br />

ammesse dallo<br />

stesso Copeland, e<br />

la vorace vena<br />

sperimentale dei tre<br />

pseudo-biondi.<br />

E “Ghost In The<br />

Machine” (A&M<br />

1981) ha colto i frutti<br />

dei semi sparsi nel<br />

precedente LP.<br />

Siamo ormai in un<br />

altro universo<br />

sonoro. L’elettronica sta conquistando il mondo del<br />

Rock ed i Police, che avevano già sperimentato in<br />

questo senso proprio in “Zenyattà Mondatta”,<br />

l’album ‘commerciale’, danno prova d’essere pronti<br />

all’ennesima sfida. Il titolo è ispirato, d’altronde,<br />

all’omonimo libro del 1967 dello scrittore ungherese<br />

Arthur Koestler, dedicato alla presenza, sempre più<br />

assidua, dell’elettronica nella società moderna.<br />

Per il quarto capitolo della storia entra in scena<br />

anche una figura chiave del nuovo sound, il<br />

produttore Hugh Padgham – fino ad ora i dischi<br />

erano stati coprodotti dalla band e da Nigel Gray –,<br />

già con Phil Collins, che dà agli ultimi due 33 giri un<br />

suono profondamente dinamico e caldo, fuori dal<br />

tempo, ‘avanti’. Tanto che ascoltando quei<br />

dischi, ancora oggi, si fatica a confinarli in un<br />

preciso periodo storico. Non accade con i<br />

primi tre.<br />

Al lavoro di Padgham si aggiunge il cambio<br />

della sede di registrazione.<br />

Il team si trasferisce infatti agli Air Studios di<br />

Montserrat, proprietà di sua maestà George<br />

Martin, produttore dei Beatles.<br />

Ma il merito primario, ovviamente – era allora<br />

fondamentale, anche se per poco ancora, la<br />

personalità musicale degli artisti – è quello delle<br />

menti e delle mani che registrarono su quei nastri.<br />

Il nuovo corso musicale dei Police si caratterizza<br />

per soluzioni ritmiche moderne ed essenziali, suoni<br />

raffinati ed attuali – ieri ed oggi –, un utilizzo più<br />

accentuato dell’elettronica e, in generale, per una<br />

nuova maniera di procedere agli arrangiamenti,<br />

scarni e sobri.<br />

49<br />

I solchi più luminosi sono<br />

Spirits In The Material World,<br />

Every Little Thing She Does Is<br />

Magic, Invisible Sun, Secret<br />

Journey, Darkness.<br />

Gli ultimi due, come spesso<br />

accade, i meno ascoltati ma<br />

certamente fra i più validi<br />

esempi dell’arte policiana.<br />

Mentre le prime due prove discografiche<br />

The Police<br />

Gli Alfieri dela<br />

contaminazione<br />

New Wave.<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />

contenevano testi legati per lo più al tema dell’amore,<br />

della solitudine o dell’alienamento sociale – creando<br />

così un forte contrasto tra questi argomenti e gli stili<br />

adoperati. Reggae e Punk erano praticamente<br />

sempre veicoli di denunce sociali –, da “Zenyattà<br />

Mondatta” in poi si fa sempre più presente un certo<br />

impegno sociale (Driven To Tears, Bombs Away),<br />

pur evitando, intelligentemente, lo schieramento<br />

politico.<br />

In “Ghost In The Machine” ritroviamo invece<br />

riferimenti sociali diretti almeno in Spirits In The<br />

Material World, Invisible Sun, Too Much Information,<br />

Rehumanize Yourself e One World (Not Three).<br />

Si può probabilmente affermare che questo sia<br />

l’album dall’impegno sociale più accentuato, dove lo<br />

sguardo alla realtà ed alla società è più profondo ed<br />

incisivo, e, in alcuni casi (Invisible Sun) riferito ad un<br />

preciso contesto politico.<br />

Tra la realizzazione di “Ghost In The Machine” e<br />

quella di “Synchronicity” trascorre un anno e mezzo,<br />

periodo inusuale visti i ritmi seguiti dal trio fino al<br />

quarto LP.<br />

È forse il segnale di una crisi interna.<br />

I tre musicisti, oltre all’impegno live, cominciano a<br />

dedicarsi ai propri progetti solisti.<br />

Andy Summers intraprende la collaborazione con<br />

Robert Fripp, da cui nasceranno “I Advance Masked”<br />

nel 1982 e “Bewitched” due anni<br />

più tardi.<br />

Copeland, invece, che aveva già<br />

pubblicato nel 1980, sotto lo<br />

pseudonimo Klark Kent, un album<br />

essenzialmente solistico di<br />

canzoni a metà tra il Reggae-Rock<br />

ed il Punk-Rock, si dedica alla<br />

composizione della sua prima<br />

colonna sonora.<br />

Si tratta della musica per<br />

“Rumblefish”, film di F. F. Coppola del 1983.<br />

E anche Sting è impegnato nel cinema, come coprotagonista<br />

nel film “Brimstone & Treacle”, e come<br />

autore di buona parte della colonna sonora della<br />

stessa pellicola.<br />

Tra i brani scritti per quest’ultimo film, spiccano, tra<br />

l’altro, quelli interpretati dal trio al completo:<br />

__________________________________________________________________________________________<br />

49<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong>

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