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musicaround.net - Dodicilune Records

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Credo quindi che l’unico tratto comune del Jazz<br />

pugliese sia esclusivamente la ‘fertilità’ musicale<br />

della nostra Puglia. Vuoi per motivazioni legate alla<br />

ricchezza del bagaglio etno-musicologico (la nostra<br />

è la terra della taranta, della pizzica, di tradizioni<br />

musicali direi quasi ‘ancestrali’), vuoi per la ricca<br />

tradizione bandistica, vuoi per la presenza di un<br />

centro di eccellenza anche nell’ambito ‘eurocolto’<br />

(pensiamo al Conservatorio Piccinni di Bari), vuoi<br />

www.pierluigibalducci.<strong>net</strong><br />

Sting ci ha da sempre abituati<br />

alla sua imprevedibilità. Alla<br />

volubilità del carattere<br />

musicale; avevamo fatto<br />

l’abitudine a rimanere<br />

disorientati quando, appena<br />

comprato un nuovo disco,<br />

ascoltavamo per la prima<br />

volta le composizioni.<br />

Abbiamo avuto un tuffo al cuore quando, dopo lo<br />

scioglimento dei Police, il cantautore inglese tirò<br />

fuori dal cappello un album impregnato di Jazz e<br />

groove americano; abbiamo fatto un po’ di fatica<br />

(non negatelo) a riconoscere “Brand New Day”<br />

come il suo probabile miglior album– assieme a<br />

“Ten Summoner’s Tales” –, quando è spuntata dai<br />

nostri altoparlanti tutta quell’elettronica, abituati ad<br />

uno Sting ‘suonato’ e dal sound più ‘classico’. Ma<br />

questa nuova mossa discografica era davvero<br />

imprevedibile.<br />

Una rock star alle prese con canzoni madrigalesche,<br />

di un compositore rinascimentale inglese, è<br />

semplicemente spiazzante, sia per i fan – che<br />

s’aspettavano, forse, un disco dalle tinte rock – sia<br />

per la critica. John Dowland (1562-1626) è uno dei<br />

maggiori liutisti rinascimentali, di capacità<br />

strumentale superba, famoso soprattutto per le<br />

songs e le composizioni per voce sola e strumento,<br />

spesso il liuto. Sting ha selezionato alcune delle sue<br />

migliori scritture, e, non a caso, la scelta è caduta<br />

spesso su canzoni dal tono malinconico. Non<br />

sorprende conoscendo l’ex-Police, che ha una<br />

particolare predilezione per questo sentimento, e<br />

che si sente particolarmente a suo agio in tali<br />

atmosfere. Accompagnato dal virtuoso bosniaco del<br />

liuto Edin Karamazov, che ha eseguito anche brani<br />

strumentali al liuto ed arciliuto, Sting ha interpretato<br />

Sting<br />

per la presenza di una delle più<br />

attive scuole di Jazz del nostro<br />

Sud e forse dell’intero Paese<br />

(mi riferisco al Pentagramma di<br />

Bari). Vuoi per la nostra<br />

millenaria apertura verso il<br />

Mediterraneo, verso i Balcani e<br />

verso il Medio Oriente.<br />

Songs From The Labyrinth<br />

(Deutsche Grammophon, ott. 2006)<br />

di Marco Leopizzi<br />

Recensione<br />

“Songs from<br />

the Labyrinth”<br />

STING<br />

46<br />

Sting<br />

Songs from<br />

the<br />

Labyrinth<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong><br />

un materiale sonoro di oltre 400 anni fa, in un modo<br />

che potrebbe far storcere il naso ai puristi del<br />

genere ed ai filologi. La voce del cantante di<br />

Newcastle non è impostata, come sarebbe quella di<br />

un’edizione ‘filologica’, ma rimane naturale,<br />

nonostante cerchi di trovare un giusto compromesso<br />

con il repertorio. Del resto, non ci sono le basi per<br />

affermare con sicurezza che il repertorio vocale<br />

cinquecentesco fosse eseguito con voce impostata.<br />

Il risultato è, ad ogni modo, una ‘strana’ voce<br />

stinghiana, fedele in alcuni punti al suo stile, forzata<br />

in altri.<br />

Il registro vocale è quasi sempre molto basso,<br />

rispetto all’incisivo tenore che gli è solitamente<br />

riconosciuto. Probabilmente è una scelta dettata<br />

anche dalla connotazione ‘triste’ di molti brani. Fra le<br />

pagine più belle Flow My Tears, The Lowest Trees<br />

Have Tops – che lascia trasparire una sottile ironia<br />

nel titolo –, Come Again, fra le più vivaci ed insieme<br />

quella in cui, forse, più si riconosce uno stile vicino<br />

allo Sting conosciuto. Inoltre spiccano le armonie<br />

polifoniche di Fine Knacks For Ladies ed in<br />

particolare di Can She Excuse My Wrongs?<br />

Le canzoni sono collegate dalle letture di alcuni<br />

stralci di lettere, scritte direttamente dal compositore<br />

rinascimentale. Soluzione interessante che dimostra<br />

come l’intento dell’album non sia prettamente<br />

commerciale. Non è un disco da classifica, questo è<br />

certo. Non sarà mai fra i migliori del cantante, anche<br />

questo è altrettanto certo. Va premiato però il<br />

coraggio e la continua voglia di ricerca, e chissà che<br />

questo ‘viaggio’ all’indietro non abbia ripercussioni<br />

sullo stile di un cantante-compositore che, per sua<br />

natura, sa assorbire da qualsiasi esperienza.<br />

Curiosità: il ‘labirinto’ è la forma della rosa del liuto<br />

costruito appositamente per Sting, che richiama<br />

quello della Cattedrale di Notre Dame.<br />

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46<br />

<strong>musicaround</strong>.<strong>net</strong>

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