Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Ciascuno di quegli esseri angelici si teneva il suo piccolo bossolo nel perineo, come i forzati, per più tardi, il piccolo bossolo amoroso, per quando saremmo crepati, noi, in un fango qualunque e dio sa come! Allora quelle vi farebbero dei sospiri commemorativi speciali di tenerezza che le renderebbero ancora più attraenti, evocherebbero in silenzi commossi i tragici tempi di guerra, gli scomparsi... « Ve lo ricordate il piccolo Bardamu, direbbero all'ora del tramonto pensando a me, quello che era così difficile fargli passare la tosse? Aveva sempre il morale a terra, quello, poverino... Come sarà finito? » Qualche rimpianto poetico piazzato al punto giusto sta bene a una donna quanto certi capelli vaporosi sotto i raggi della luna. Sotto ciascuna delle loro parole e della loro sollecitudine d'ora in poi bisognava intendere: « Tu creperai caro militare... Creperai... E la guerra... A ciascuno la sua vita... A ciascuno il suo ruolo... A ciascuno la sua morte... Noi facciamo finta di condividere il tuo sconforto... Ma non si condivide la morte di nessuno... Tutto dev'essere per anime e corpi ben portanti, un modo per distrarsi, niente di più e niente di meno, e noi siamo, noialtre, ragazze solide, belle, stimate, sane e ben educate... Per noi tutto diventa biologia automatica, spettacolo gioioso e si converte in gioia! Così vuole la nostra salute! E le brutte licenze che si prendono i dispiaceri per noi non esistono... Ci vogliono degli eccitanti per noi, solo degli eccitanti... Voi sarete presto dimenticati, soldatini... Siate gentili, crepate in fretta... E che la guerra finisca e noi ci si possa maritare con uno dei vostri simpatici ufficiali... Meglio se è bruno!... Viva la Patria di cui parla sempre papà!... Come dev'esser bello l'amore quando lui torna dalla guerra!... Sarà decorato il nostro maritino!... Sarà distinto... Gli potrai lucidare gli stivali il bel giorno del nostro matrimonio se sarai ancora vivo quel momento lì, soldatino... Non saresti allora felice della nostra felicità, soldatino?... » Ogni mattina, lo rivedemmo, e rivedemmo ancora il medico-capo, seguito dalle infermiere. Era uno scienziato, venimmo a sapere. Attorno alle nostre sale riservate venivano a trottare i vegliardi dell'ospizio di fianco con balzi inutili e sconnessi. Se ne andavano a sputacchiare pettegolezzi e acciacchi da una sala all'altra, portatori di pezzetti di chiacchiere e maldicenze rifritte. Qui isolati nella loro miseria ufficiale come in fondo a un recinto bavoso, i vecchi lavoratori brucavano tutto lo sterco che si deposita intorno alle anime al termine di lunghi anni di servitù. Odi impotenti, irranciditi nell'ozio piscioso delle sale comuni Si servivano delle loro ultime e tremule energie soltanto per farsi ancora un po' del male e distruggersi quel po' di piacere e di ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 58
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ fiato che gli restava. Supremo piacere! Nella loro carcassa rinsecchita non esisteva più un solo atomo che non fosse rigorosamente cattivo. Quando si seppe che dividevamo, noi soldati, le comodità relative del bastione con quei vecchi, si misero a detestarci all'unisono, però al tempo stesso venivano a mendicare senza tregua i nostri avanzi di tabacco abbandonati lungo le finestre e i pezzi di pane raffermo caduti sotto i banchi. Le loro facce di pergamena si schiacciavano all'ora dei pasti contro i vetri del nostro refettorio. Passavano tra le pieghe cispose dei loro nasi dei piccoli sguardi di vecchi topi bramosi. Uno di quegli infermi più astuto e briccone degli altri, ci veniva a cantare delle canzonette del suo tempo per distrarci, papà Birouette lo chiamavano loro. Era disposto a fare proprio tutto quel che volevamo purché gli dessimo del tabacco, tutto quel che volevamo salvo passare davanti all'obitorio del bastione che d'altra parte non faceva mai sciopero. Uno degli scherzi consisteva nel portarlo da quella parte lì, per così dire in passeggiata. « Vuoi mica entrare? « gli domandavamo noi quando si era proprio davanti alla porta. Allora scappava rantolando ma così in fretta e così lontano che non lo si vedeva più per due giorni almeno, papà Birouette. Aveva intravisto la morte. Il nostro medico-capo dai begli occhi, il professor Bestombes, aveva fatto installare per ridarci l'anima tutta una batteria molto complicata di congegni elettrici sfavillanti di cui subivamo le scariche periodiche, effluvi che lui asseriva tonificanti e che bisognava subire pena l'espulsione. Era ricchissimo, sembrava, Bestombes, bisognava esserlo per acquistare tutto quel costoso bazar da sedia elettrica. Il suocero, gran politico, che aveva fatto dei maneggi potenti quando il governo aveva comperato dei terreni, gli consentiva quelle elargizioni. Bisognava approfittarne. Tutto s'aggiusta. Delitti e castighi. Così com'era, non lo detestavamo mica. Esaminava il nostro sistema nervoso con cura straordinaria, e ci interrogava col tono di una familiarità cortese. Questa bonomia accuratamente calcolata divertiva e deliziava le infermiere, tutte selezionate, del servizio. Aspettavano ogni mattina, quei tesori, il momento di godersi le manifestazioni della sua alta premura, era un babà. Recitavamo insomma tutti in un dramma in cui lui, Bestombes, aveva scelto il ruolo dello scienziato benefattore e profondamente, gradevolmente umano, tutto era capirsi. Nel nuovo ospedale, facevo camera comune con il sergente Branledore, raffermato; era un vecchio frequentatore di ospedali, lui, Branledore. Aveva trascinato il suo intestino perforato per mesi, in quattro differenti servizi. Aveva imparato nel corso di quei soggiorni ad attirare e poi a consolidare la simpatia attiva delle infermiere. Vomitava, urinava e cacava sangue assai spesso Branledore, aveva anche difficoltà a respirare, ma questo non sarebbe completamente bastato ad accattivargli le grazie specialissime del personale ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 59
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fiato che gli restava.<br />
Supremo piacere! Nella loro carcassa rinsecch<strong>it</strong>a non esisteva più un solo atomo che non fosse<br />
rigorosamente cattivo.<br />
Quando si seppe che dividevamo, noi soldati, le comod<strong>it</strong>à relative del bastione con quei vecchi, si<br />
misero a detestarci <strong>al</strong>l'unisono, però <strong>al</strong> tempo stesso venivano a mendicare senza tregua i nostri<br />
avanzi di tabacco abbandonati lungo le finestre e i pezzi di pane raffermo caduti sotto i banchi.<br />
Le loro facce di pergamena si schiacciavano <strong>al</strong>l'ora dei pasti contro i vetri del nostro refettorio.<br />
Passavano tra le pieghe cispose dei loro nasi dei piccoli sguardi di vecchi topi bramosi.<br />
Uno di quegli infermi più astuto e briccone degli <strong>al</strong>tri, ci veniva a cantare delle canzonette del suo<br />
tempo per distrarci, papà Birouette lo chiamavano loro.<br />
Era disposto a fare proprio tutto quel che volevamo purché gli dessimo del tabacco, tutto quel<br />
che volevamo s<strong>al</strong>vo passare davanti <strong>al</strong>l'ob<strong>it</strong>orio del bastione che d'<strong>al</strong>tra parte non faceva mai<br />
sciopero.<br />
Uno degli scherzi consisteva nel portarlo da quella parte lì, per così dire in passeggiata.<br />
« Vuoi mica entrare? « gli domandavamo noi quando si era proprio davanti <strong>al</strong>la porta.<br />
Allora scappava rantolando ma così in fretta e così lontano che non lo si vedeva più per due<br />
giorni <strong>al</strong>meno, papà Birouette.<br />
Aveva intravisto la morte.<br />
Il nostro medico-capo dai begli occhi, il professor Bestombes, aveva fatto inst<strong>al</strong>lare per ridarci<br />
l'anima tutta una batteria molto complicata di congegni elettrici sfavillanti di cui subivamo le<br />
scariche periodiche, effluvi che lui asseriva tonificanti e che bisognava subire pena l'espulsione.<br />
Era ricchissimo, sembrava, Bestombes, bisognava esserlo per acquistare tutto quel costoso bazar<br />
da sedia elettrica.<br />
Il suocero, gran pol<strong>it</strong>ico, che aveva fatto dei maneggi potenti quando il governo aveva comperato<br />
dei terreni, gli consentiva quelle elargizioni.<br />
Bisognava approf<strong>it</strong>tarne.<br />
Tutto s'aggiusta.<br />
Del<strong>it</strong>ti e castighi.<br />
Così com'era, non lo detestavamo mica.<br />
Esaminava il nostro sistema nervoso con cura straordinaria, e ci interrogava col tono di una<br />
familiar<strong>it</strong>à cortese.<br />
Questa bonomia accuratamente c<strong>al</strong>colata divertiva e deliziava le infermiere, tutte selezionate, del<br />
servizio.<br />
Aspettavano ogni mattina, quei tesori, il momento di godersi le manifestazioni <strong>della</strong> sua <strong>al</strong>ta<br />
premura, era un babà.<br />
Rec<strong>it</strong>avamo insomma tutti in un dramma in cui lui, Bestombes, aveva scelto il ruolo dello<br />
scienziato benefattore e profondamente, gradevolmente umano, tutto era capirsi.<br />
Nel nuovo osped<strong>al</strong>e, facevo camera comune con il sergente Branledore, raffermato; era un vecchio<br />
frequentatore di osped<strong>al</strong>i, lui, Branledore.<br />
Aveva trascinato il suo intestino perforato per mesi, in quattro differenti servizi.<br />
Aveva imparato nel corso di quei soggiorni ad attirare e poi a consolidare la simpatia attiva delle<br />
infermiere.<br />
Vom<strong>it</strong>ava, urinava e cacava sangue assai spesso Branledore, aveva anche difficoltà a respirare, ma<br />
questo non sarebbe completamente bastato ad accattivargli le grazie speci<strong>al</strong>issime del person<strong>al</strong>e<br />
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