Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it
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Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Tutto quello che è interessante accade nell'ombra, davvero. Non si sa nulla della vera storia degli uomini. Princhard, si chiamava, il professore. Cosa poteva aver deciso, lui, per salvarsi la carotide, i polmoni e i nervi ottici. Ecco la domanda essenziale, quella che avremmo dovuto farci noi uomini per restare rigorosamente umani e contenti. Ma eravamo lontani da là, storditi da ideali assurdi, tenuti a bada da luoghi comuni stolti e bellicosi, topi già umicati, cercavamo come dei folli di scappare dalla nave in fiamme, ma non avevamo nessun piano d'insieme, nessuna fiducia reciproca. Allocchiti dalla guerra, eravamo diventati pazzi in un altro genere: la paura. Il diritto e il rovescio della guerra. Comunque mi manifestava, nel comune delirio, una certa simpatia, 'sto Princhard, pur continuando a diffidare di lui, sicuramente. Nel posto in cui ci trovavamo, nella barca in cui stavamo tutti, non poteva esistere amicizia o fiducia. Ciascuno lasciava soltanto intendere quel che credeva utile alla sua pelle, poiché tutto o quasi sarebbe stato riferito dalle spie in agguato. Di quando in quando, qualcuno di noi se ne spariva, la sua pratica era sistemata, sia che fosse finita al Consiglio di guerra, a Biribi o al fronte o per i meglio conciati al manicomio di Clamart. Ne arrivavano ancora, sempre, di altri guerrieri sospetti, d'ogni arma, molto giovani e quasi vecchi, spavaldi o con lo spaghetto, le donne e i parenti li andavano a trovare, i piccoli anche, a occhi sbarrati, il giovedì. Tutta 'sta gente piangeva in abbondanza, in parlatorio, verso sera specialmente. L'impotenza del mondo in guerra veniva a piangere là, quando le donne e i piccoli se ne andavano, per il corridoio illividito dal gas, a visite finite, strascicando i piedi. Un gran gregge di frignoni, formavano, solo questo, da far schifo. Per Lola, venirmi a trovare in quella specie di prigione, era ancora un avventura. Noi due, non piangevamo per niente. Non sapevamo proprio dove prenderle, noi, le lacrime. « E vero che sei proprio diventato pazzo, Ferdinand? mi chiese lei un giovedì. - Lo sono! confessai. - Allora ti cureranno qui? - Non si cura mica la paura, Lola. - Hai dunque così tanta paura? - Anche molta di più Lola, così paura, vedi, che se muoio di morte naturale, io, più avanti, voglio soprattutto che non mi brucino. Vorrei che mi lasciassero nella terra, a marcire al cimitero, tranquillamente, là, pronto a rivivere, forse... Chissamai! Mentre se mi riducono in cenere, Lola, tu capisci, sarebbe finita, proprio finita... Uno scheletro, malgrado tutto, assomiglia ancora un po' a un uomo... E sempre più pronto a rivivere che delle ceneri... Le ceneri è finita!... Che ne dici?... Allora, nevvero, la guerra... - Oh! Ma allora sei proprio un vigliacco, Ferdinand! Tu sei ripugnante come un topo... - Sì, assolutamente vigliacco, Lola, rifiuto la guerra e tutto quel che c'è dentro... ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 42
Louis Ferdinand Celine “Viaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Non la deploro, io... Non mi segno io... Non mi piagnucolo addosso, io... La rifiuto recisamente con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che fare con loro, con lei. Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e io che ho ragione, perché sono il solo a sapere quel che voglio: non voglio più morire. - Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci son solo i pazzi e i vigliacchi che rifiutano la guerra quando la loro Patria è in pericolo... - Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent'Anni?... Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?... No, vero?... Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l'ultimo tomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua bocca mattutina... Vedi allora che sono morti per niente, Sola! Per assolutamente niente di niente, 'ti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c'è che la vita che conta. Fra diecimila anni, ci scommetto che questa guerra, per tanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata... Sarà tanto se una dozzina di eruditi s'accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa... E tutto quel che gli uomini son riusciti fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a distanza di qualche secolo, qualche anno e perfino qualche ora... Io non credo all'avvenire, Lola... » Quando lei scoprì fino a che punto strombazzavo la mia vergognosa condizione, smise di trovarmi degno della mima pietà. Spregevole mi ha giudicato lei, definitivamente. Decise di lasciarmi seduta stante. Era troppo. Quando la riaccompagnai alla porticina del ricovero quella sera, mi abbracciò. Decisamente le era impossibile ammettere che un condannato a morte non avesse anche la vocazione. Quando le chiesi notizie delle nostre crepes, mi rispose nemmeno. Rientrando nella camerata trovai Princhard davanti alla finestra che provava degli occhiali contro la luce a gas, in mezzo a un cerchio di soldati. Era un'idea che gli era venuta, ci spiegò, in riva al mare, in vacanza, e poiché adesso era estate, intendeva portarli di giorno, nel parco. Era immenso il parco e anche molto ben sorvegliato da squadre di infermieri all'erta. L'indomani dunque Princhard insistette perché lo accompagnassi fino alla terrazza per provare quei begli occhiali. Il pomeriggio sfolgorava splendido su Princhard, protetto dai suoi vetri scuri; notai che aveva un naso quasi trasparente alle narici e che respirava affannosamente. « Amico, mi confidò lui, il tempo passa e non lavora per me... La mia coscienza è inaccessibile ai rimorsi, mi son liberato, grazie a dio! da queste timidezze... Non sono i delitti che si contano a 'sto mondo... ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 43
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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />
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Non la deploro, io...<br />
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La rifiuto recisamente con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che fare con loro,<br />
con lei.<br />
Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e<br />
io che ho ragione, perché sono il solo a sapere quel che voglio: non voglio più morire.<br />
- Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci son solo i pazzi e i vigliacchi che rifiutano la<br />
guerra quando la loro Patria è in pericolo...<br />
- Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un<br />
solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent'Anni?...<br />
Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?...<br />
No, vero?...<br />
Hai mai cercato? Ti sono <strong>al</strong>trettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l'ultimo tomo di<br />
questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua bocca mattutina...<br />
Vedi <strong>al</strong>lora che sono morti per niente, Sola! Per assolutamente niente di niente, 'ti cretini! Te lo<br />
dico io! Abbiam fatto la prova! Non c'è che la v<strong>it</strong>a che conta.<br />
Fra diecimila anni, ci scommetto che questa guerra, per tanto sublime ci sembri adesso, sarà<br />
completamente dimenticata...<br />
Sarà tanto se una dozzina di erud<strong>it</strong>i s'accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle princip<strong>al</strong>i<br />
ecatombi che la resero famosa...<br />
E tutto quel che gli uomini son riusc<strong>it</strong>i fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a<br />
distanza di qu<strong>al</strong>che secolo, qu<strong>al</strong>che anno e perfino qu<strong>al</strong>che ora...<br />
Io non credo <strong>al</strong>l'avvenire, Lola... » Quando lei scoprì fino a che punto strombazzavo la mia<br />
vergognosa condizione, smise di trovarmi degno <strong>della</strong> mima pietà.<br />
Spregevole mi ha giudicato lei, defin<strong>it</strong>ivamente.<br />
Decise di lasciarmi seduta stante.<br />
Era troppo.<br />
Quando la riaccompagnai <strong>al</strong>la porticina del ricovero quella sera, mi abbracciò.<br />
Decisamente le era impossibile ammettere che un condannato a morte non avesse anche la<br />
vocazione.<br />
Quando le chiesi notizie delle nostre crepes, mi rispose nemmeno.<br />
Rientrando nella camerata trovai Princhard davanti <strong>al</strong>la finestra che provava degli occhi<strong>al</strong>i contro la<br />
luce a gas, in mezzo a un cerchio di soldati.<br />
Era un'idea che gli era venuta, ci spiegò, in riva <strong>al</strong> mare, in vacanza, e poiché adesso era estate,<br />
intendeva portarli di giorno, nel parco.<br />
Era immenso il parco e anche molto ben sorvegliato da squadre di infermieri <strong>al</strong>l'erta.<br />
L'indomani dunque Princhard insistette perché lo accompagnassi fino <strong>al</strong>la terrazza per provare<br />
quei begli occhi<strong>al</strong>i.<br />
Il pomeriggio sfolgorava splendido su Princhard, protetto dai suoi vetri scuri; notai che aveva un<br />
naso quasi trasparente <strong>al</strong>le narici e che respirava affannosamente.<br />
« Amico, mi confidò lui, il tempo passa e non lavora per me...<br />
La mia coscienza è inaccessibile ai rimorsi, mi son liberato, grazie a dio! da queste timidezze...<br />
Non sono i del<strong>it</strong>ti che si contano a 'sto mondo...<br />
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