Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ - Per dimagrire? - Ah! è vero, dimenticavo... » Lasciammo Longchamps, i bambini se n'erano andati da lì intorno. Nient'altro che polvere. Quelli in permesso erano sempre alla caccia della felicità, ma fuori della boscaglia adesso, perché dovevano braccarla, la Felicità, fra le terrazze della Porte Maillot. Costeggiammo l'argine verso Saint-Cloud, velato dall'alone ondeggiante delle brume che salivano dall'autunno. Vicino al ponte, qualche chiatta toccava col naso le arcate, il carbone le sprofondava duramente nell'acqua fino al bordo. L'immenso ventaglio del verde del parco si dispiega sopra le inferriate. Quegli alberi hanno l'ampiezza dolce e la forza dei grandi sogni. Solo che gli alberi, io diffidavo anche di loro, da quando ero passato per le loro imboscate. Un morto dietro ogni albero. Il grande viale saliva tra due file rosa verso le fontane. A fianco del chiosco la vecchia signora delle gazzose sembrava radunare lentamente tutte le ombre della sera attorno alla sua gonna. Più lontano nei sentieri di fianco flottavano i grandi cubi e i rettangoli tesi di teli scuri, i baracconi di una festa che la guerra aveva sorpreso là, e riempito improvvisamente di silenzio. « Ecco che è già un anno che son partiti! ci ricordava la vecchia delle bibite. Adesso, ci passano nemmeno due persone al giorno di qui... Ci vengo ancora per abitudine, io... Si vedeva tanta di quella gente qui!... » Aveva capito niente la vecchia, del resto, di quello che era capitato, tranne quello. Lola volle passare vicino a quelle tende vuote, strana voglia triste che aveva. Ne contammo una ventina, di lunghe fornite di specchi, di piccole, molto più numerose, confetterie ambulanti, lotterie, perfino un teatrino, tutto attraversato da correnti d'aria; sparsi fra gli alberi ce n'era dappertutto, di baracconi, a uno di quelli, verso il viale grande, gli era rimasto solo il sipario, sventrato come un vecchio mistero. Si curvavano già verso le foglie e il fango, le tende. Ci fermammo vicino all'ultima, quella che pericolava più delle altre e beccheggiava sui suoi pali, nel vento, come un vascello, vele folli, pronte a rompere l'ultima sartia. Vacillava, la tela di mezzo batteva nel vento che saliva, si scuoteva verso il cielo, sopra il tetto. Sul frontone del baraccone si leggeva il vecchio nome in verde e rosso; era il baraccone di un tiro a segno: « Stand delle Nazioni », si chiamava. Non c'era più nessuno che lo custodiva. Adesso il proprietario sparava forse con gli altri, con i clienti. Quante ne avevano ricevute di palle i piccoli bersagli della baracca! Tutti crivellati di puntini bianchi! Un matrimonio da burla c'era raffigurato: in primo piano, di zinco, la sposa con i fiori, il cugino, il militare, il promesso col suo faccione rosso, e poi in seconda fila anche gli invitati, che avevano accoppato chissà quante volte quando girava ancora, la fiera. « Son sicura che devi sparare bene tu, Ferdinand! Ci fosse ancora la fiera, farei una gara con te!... Vero che spari bene Ferdinand? - No, non sparo molto bene... » In ultima fila dietro le nozze, un'altra fila a colori chiassosi, il Municipio con la sua bandiera. Dovevano spararci anche sul Municipio quando funzionava, nelle finestre che allora si aprivano ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 38

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ con un colpo secco di campanello, anche alla bandierina di zinco, ci sparavano. E poi sul reggimento che sfilava, in salita, di fianco, come il mio, a Place Elichy, quello tra le pipe e i palloncini, su tutto quello avevano sparato a più non posso, adesso su di me sparavano,ieri, domani. « Anche su di me sparano Lola! non potei trattenermi dal gridarle. - Vieni! fece lei allora... Dici delle sciocchezze, Ferdinand, e va a finire che prendiamo freddo. » Scendemmo verso Saint- Cloud per il viale grande, il Royal, schivando il fango, lei mi teneva per mano, la sua era piccolina, ma io non potevo pensare ad altro che alle nozze di zinco dello stand di lassù che avevamo lasciato nell'ombra del viale. Mi dimenticavo perfino di baciare Lola, era più forte di me. Mi sentivo tutto strano. E proprio a partire da quel momento, credo, che la mia testa è diventata così difficile da tener tranquilla con le sue idee dentro. Quando arrivammo al ponte di Saint-Cloud, faceva scuro del tutto. « Ferdinand, vuoi cenare da Duval? Ti piace molto Duval, a te... Quello ti cambierebbe le idee... Ci si incontra sempre un sacco di gente... A meno che tu voglia mangiare in camera mia? » Era molto premurosa, insomma, quella sera. Alla fine ci decidemmo per Duval. Ma appena ci siamo messi a tavola il posto mi sembrò insensato. Tutta 'sta gente seduta in fila intorno a noi mi dava l'impressione di aspettare anche lei che le pallottole le saltassero addosso da ogni lato mentre s'abboffava. « Andatevene tutti! ecco che li avvisai io. Squagliatevi! Sparano! Vi ammazzano! Ci ammazzano tutti! » Mi hanno riportato all'hotel di Lola, in tutta fretta. Vedevo dappertutto la stessa cosa. Tutti quelli che sfilavano per i corridoi del Paritz sembrava che andassero a farsi sparare addosso e gli impiegati dietro la grande Cassa, anche loro, proprio fatti per quello, e il tipo che stava da basso, anche, del Paritz, con la sua uniforme blu come il cielo e dorata come il sole, il portiere che chiamavi, e poi i militari, gli ufficiali a passeggio, i generali, meno belli di quello sicuro, ma comunque in uniforme, dappertutto un fuoco immenso da cui non sarebbero usciti, né gli uni né gli altri. Non era più uno scherzo. « Sparano! gli gridavo io, più forte che potevo, in mezzo il salone grande. Sparano! Squagliatevi tutti!... » E poi alla finestra l'ho gridato anche. Ero invasato. Un vero scandalo. « Povero soldato! » dicevano. Il portiere m'ha portato pian piano al bar, per gentilezza. M'ha fatto bere e ho bevuto, poi alla fine i gendarmi son venuti a prendermi, più brutalmente, loro. Nello « Stand delle Nazioni » ce n'erano anche, di gendarmi. Li avevo visti. Lola mi abbracciò e li aiutò a portarmi via in manette. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 39

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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- Per dimagrire? - Ah! è vero, dimenticavo... » Lasciammo Longchamps, i bambini se n'erano<br />

andati da lì intorno.<br />

Nient'<strong>al</strong>tro che polvere.<br />

Quelli in permesso erano sempre <strong>al</strong>la caccia <strong>della</strong> felic<strong>it</strong>à, ma fuori <strong>della</strong> boscaglia adesso, perché<br />

dovevano braccarla, la Felic<strong>it</strong>à, fra le terrazze <strong>della</strong> Porte Maillot.<br />

Costeggiammo l'argine verso Saint-Cloud, velato d<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>one ondeggiante delle brume che s<strong>al</strong>ivano<br />

d<strong>al</strong>l'autunno.<br />

Vicino <strong>al</strong> ponte, qu<strong>al</strong>che chiatta toccava col naso le arcate, il carbone le sprofondava duramente<br />

nell'acqua fino <strong>al</strong> bordo.<br />

L'immenso ventaglio del verde del parco si dispiega sopra le inferriate.<br />

Quegli <strong>al</strong>beri hanno l'ampiezza dolce e la forza dei grandi sogni.<br />

Solo che gli <strong>al</strong>beri, io diffidavo anche di loro, da quando ero passato per le loro imboscate.<br />

Un morto dietro ogni <strong>al</strong>bero.<br />

Il grande vi<strong>al</strong>e s<strong>al</strong>iva tra due file rosa verso le fontane.<br />

A fianco del chiosco la vecchia signora delle gazzose sembrava radunare lentamente tutte le ombre<br />

<strong>della</strong> sera attorno <strong>al</strong>la sua gonna.<br />

Più lontano nei sentieri di fianco flottavano i grandi cubi e i rettangoli tesi di teli scuri, i baracconi<br />

di una festa che la guerra aveva sorpreso là, e riemp<strong>it</strong>o improvvisamente di silenzio.<br />

« Ecco che è già un anno che son part<strong>it</strong>i! ci ricordava la vecchia delle bib<strong>it</strong>e.<br />

Adesso, ci passano nemmeno due persone <strong>al</strong> giorno di qui...<br />

Ci vengo ancora per ab<strong>it</strong>udine, io...<br />

Si vedeva tanta di quella gente qui!... » Aveva cap<strong>it</strong>o niente la vecchia, del resto, di quello che era<br />

cap<strong>it</strong>ato, tranne quello.<br />

Lola volle passare vicino a quelle tende vuote, strana voglia triste che aveva.<br />

Ne contammo una ventina, di lunghe forn<strong>it</strong>e di specchi, di piccole, molto più numerose,<br />

confetterie ambulanti, lotterie, perfino un teatrino, tutto attraversato da correnti d'aria; sparsi fra gli<br />

<strong>al</strong>beri ce n'era dappertutto, di baracconi, a uno di quelli, verso il vi<strong>al</strong>e grande, gli era rimasto solo<br />

il sipario, sventrato come un vecchio mistero.<br />

Si curvavano già verso le foglie e il fango, le tende.<br />

Ci fermammo vicino <strong>al</strong>l'ultima, quella che pericolava più delle <strong>al</strong>tre e beccheggiava sui suoi p<strong>al</strong>i,<br />

nel vento, come un vascello, vele folli, pronte a rompere l'ultima sartia. Vacillava, la tela di mezzo<br />

batteva nel vento che s<strong>al</strong>iva, si scuoteva verso il cielo, sopra il tetto.<br />

Sul frontone del baraccone si leggeva il vecchio nome in verde e rosso; era il baraccone di un tiro<br />

a segno: « Stand delle Nazioni », si chiamava.<br />

Non c'era più nessuno che lo custodiva.<br />

Adesso il proprietario sparava forse con gli <strong>al</strong>tri, con i clienti.<br />

Quante ne avevano ricevute di p<strong>al</strong>le i piccoli bersagli <strong>della</strong> baracca! Tutti crivellati di puntini<br />

bianchi! Un matrimonio da burla c'era raffigurato: in primo piano, di zinco, la sposa con i fiori, il<br />

cugino, il mil<strong>it</strong>are, il promesso col suo faccione rosso, e poi in seconda fila anche gli inv<strong>it</strong>ati, che<br />

avevano accoppato chissà quante volte quando girava ancora, la fiera.<br />

« Son sicura che devi sparare bene tu, Ferdinand! Ci fosse ancora la fiera, farei una gara con te!...<br />

Vero che spari bene Ferdinand? - No, non sparo molto bene... » In ultima fila dietro le nozze,<br />

un'<strong>al</strong>tra fila a colori chiassosi, il Municipio con la sua bandiera.<br />

Dovevano spararci anche sul Municipio quando funzionava, nelle finestre che <strong>al</strong>lora si aprivano<br />

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