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Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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delirio, che l'autobiografia deve restare un punto di partenza da trasfigurare liberamente.<br />

Tra le ossessioni che il romanzo ostenta, in primo piano resta quella per la terra, per la<br />

corruzione, per tutto quanto si disfa cade, marcisce.<br />

Le parole che ricorrono di più nel lessico célinano sono quelle che fanno riferimento <strong>al</strong><br />

marciume, <strong>al</strong>l'ininterrotto sbavare e putrefarsi e corrompersi degli uomini prima ancora che delle<br />

cose (il baver, la pourr<strong>it</strong>ure).<br />

Di qui, per contrasto l'attrazione per tutto quello che è leggero, mobile, aereo, che si distacca d<strong>al</strong>le<br />

serv<strong>it</strong>ù <strong>della</strong> legge di grav<strong>it</strong>à: l'acqua, le nuvole, i fiumi, il mare, le navi, ma anche pochi esseri<br />

privilegiati, «music<strong>al</strong>i», certe donne, certe danzatrici di cui Céline loda la « precisione » dei<br />

movimenti, l'esattezza matematica del gesto che riesce a negare se stesso per trasformarsi nell'arco<br />

astratto del movimento, nell'incanto di un attimo che diventa segno, ideogramma.<br />

Questo spiega perché l'aggettivo più insultante per Céline, fieramente astemio e avverso a ogni<br />

crapula, è «lourd », tutto quanto designa la pesantezza, il lato greve <strong>della</strong> materia e del corpo<br />

umano, l'abominio delle « tripes », <strong>al</strong>tra parola odiata.<br />

Uomo di c<strong>it</strong>tà che soffre la tristezza e la bruttezza <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà, sogna la leggerezza del viaggio e la<br />

svelta precisione con cui una barca a vela può stringere il vento, ma detesta la natura, i suoi<br />

spettacoli eccessivi, la sua magniloquenza vischiosa e annichilente, i suoi eccessi barocchi,<br />

vagamente antropofaghi.<br />

I suoi scenari prediletti sono, prima ancora che notturni, crepuscolari: i momenti in cui l'oscur<strong>it</strong>à<br />

incombente <strong>della</strong> <strong>notte</strong> si impadronisce <strong>della</strong> Senna, delle chiatte, delle case, dei parchi, degli<br />

<strong>al</strong>beri, luoghi deputati del grande impressionismo céliniano, quella zona di nessuno che annuncia<br />

un incubo, una sconf<strong>it</strong>ta, o uno smemoramento, ma anche l'inizio di un viaggio iniziatico<br />

nell'ombra e tra le ombre (una iniziazione condannata a ripetersi dolorosamente, che non arriva<br />

mai a certificare il raggiungimento di una matur<strong>it</strong>à).<br />

Che non è soltanto il confronto con le ver<strong>it</strong>à insostenibili dell'abiezione e <strong>della</strong> morte, ma anche la<br />

ricerca di una base d'appoggio, di un appiglio, di uno spunto per darsi quel minimo di coraggio<br />

e di consapevolezza con cui tornare ogni mattina nel mondo.<br />

«L'uomo è nudo, spogliato di tutto, perfino <strong>della</strong> fede in se stesso.<br />

Questo è il mio libro», dichiara Céline in una delle prime interviste.<br />

Il suo disincanto, tante volte superfici<strong>al</strong>mente condannato come una specie di resa incondizionata<br />

<strong>al</strong> nichilismo, è la classica reazione dell'innamorato deluso, di quanti hanno una così <strong>al</strong>ta<br />

concezione dell'uomo da non sopportare lo spettacolo <strong>della</strong> sua re<strong>al</strong>e miseria mor<strong>al</strong>e.<br />

L'interesse che spinge Céline verso lo spettacolo <strong>della</strong> degradazione non è mai natur<strong>al</strong>istico o di<br />

verismo soci<strong>al</strong>e: semplicemente, egli vi r<strong>it</strong>rova quello che può offrire <strong>al</strong>la propria immaginazione<br />

le ossessioni di cui ha bisogno.<br />

Ma il Voyage è ben <strong>al</strong>tro che l'affermazione di un pessimismo cosmico e senza riscatto: è un<br />

romanzo potentemente comico, in cui farsa e tragedia si mescolano continuamente, in cui la<br />

rappresentazione dell'abiezione non frena e anzi semmai es<strong>al</strong>ta la vis grottesca, un divertimento<br />

più forte dell'incubo.<br />

Non suonerà dunque eccessivo il richiamo che qu<strong>al</strong>che cr<strong>it</strong>ico ha fatto quando il libro uscì <strong>al</strong>la<br />

«haulte graisse» rabelaisiana. «Il linguaggio scr<strong>it</strong>to era a terra, sono io che ho rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o l'emozione<br />

<strong>al</strong> linguaggio scr<strong>it</strong>to!... è mica uno sgobbo da niente, glielo assicuro! la trovata! la magia!...<br />

L'emozione viene d<strong>al</strong> midollo dell'essere, mica dai coglioni o d<strong>al</strong>le ovaie!», rivendica Céline nei<br />

Colloqui.<br />

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<strong>Beneinst</strong>.<strong>it</strong> 356

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