Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Riportarlo a Parigi sarebbe stato in un certo senso più pratico... Ma non eravamo lontano da casa nostra... La gente del paese non avrebbe capito la manovra... L'abbiamo dunque messo con Sophie tra i cappotti e sistemato nello stesso angolo in cui s'era messa Madelon per sparare. « Piano!» ho raccomandato all'autista. Solo che lui andava ancora troppo forte, aveva fretta. Lo facevano gemere ancora di più Robinson i sobbalzi. Una volta arrivati davanti a casa, voleva nemmeno darci il suo nome l'autista, era agitato per le storie che quello gli avrebbe tirato addosso con la polizia, le testimonianze... Asseriva perfino che c'erano di sicuro delle macchie di sangue sui cuscini. Voleva ripartire sùbito senza aspettare. Ma io avevo preso il suo numero. Nel ventre se l'era prese le due pallottole Robinson, forse tre non sapevo ancora con esattezza quante. Lei aveva sparato dritto davanti, quello l'avevo visto. Non sanguinavano, le ferite. Tra Sophie e me malgrado lo tenessimo, sussultava molto lo stesso, la testa andava per conto suo. Parlava, ma era difficile capirlo. Era già il delirio. «Hop! e hop!» continuava a canticchiare. Avrebbe avuto il tempo di morire prima di arrivare. La strada era di nuovo lastricata. Appena fummo davanti al nostro cancello, mandai la portinaia a cercare Parapine in camera sua, in fretta. E' sceso sùbito ed è con lui e un infermiere che abbiamo potuto issare Léon fino al suo letto. Una volta spogliato abbimo potuto visitarlo e tastare le pareti del ventre. Era già bella tesa la parete sotto le dita, alla palpazione e anche opaca in certi posti. Due buchi uno sopra l'altro ho trovato io, non il terzo, una delle pallottole aveva dovuto perdersi Fossi stato al posto di Léon avrei preferito per me un'emorragia interna, ti inonda il ventre, è fatta alla svelta. Ci si riempie il peritoneo e non se ne parla più. Mentre con una peritonite, c'è la prospettiva di un'infezione, è lunga. Ci si poteva ancora chiedere cosa bisognava fare, per finirla. Il suo ventre si gonfiava, ci guardava Léon, già molto fisso, si lamentava, ma non troppo. Era come una specie di calma. L'avevo già visto molto malato io, e in molti posti differenti, ma questa volta era una faccenda dove tutto era nuovo, i sospiri e gli occhi e tutto. Non lo fermavamo più si sarebbe detto, Se ne andava di minuto in minuto. Sudava delle gocce Così grosse che era come se avesse pianto con tutta la faccia. In quei momenti lì, imbarazza un po' essere diventato così povero e così duro come sei diventato. Ti manca quasi tutto quello che ci vorrebbe per aiutare a morire qualcuno. Hai con te quasi soltanto le cose utili per la vita di tutti i giorni, la vita confortevole, la vita per sé sola, la cattiveria. Hai perduto la fiducia per strada. L'hai cacciata, l'hai tormentata la pietà che ti restava, accuratamente in fondo al corpo come una ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 342

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ brutta pillola. L'hai spinta la pietà fino in fondo all'intestino con la merda. E lì il suo posto, uno si dice. E io restavo, davanti a Léon, per fargli coraggio, e mai ero stato tanto imbarazzato. Non ci arrivavo... Lui non mi trovava... Sudava sette camicie... Doveva cercare un altro Ferdinand, molto più grande di me, di sicuro, per morire, per aiutarlo a morire piuttosto, più dolcemente. Faceva degli sforzi per rendersi conto se alle volte il mondo avesse fatto progressi. Faceva l'inventario, povero disgraziato, nella sua coscienza... Se erano cambiati un po' gli uomini in meglio, mentre lui era vissuto, se alle volte non era stato ingiusto senza volerlo nei loro confronti... Ma non c'ero che io, proprio io, tutto solo, al suo fianco, un Ferdinand autentico al quale mancava quel che farebbe un uomo più grande della sua povera vita, l'amore per la vita degli altri. Di quello, non ce ne avevo, o almeno così poco che non era il caso di farlo vedere. Non ero grande come la morte io. Ero molto più piccolo. Non avevo una grande idea dell'uomo io. Avrei perfino, credo, sentito più facilmente pena per un cane che stava per morire che per Robinson, perché un cane non fa il furbo, mentre lui aveva fatto un po' il furbo malgrado tutto Léon. Anch'io facevo il furbo lo facevamo tutti... Tutto il resto se n'era andato lungo la strada e le stesse mimiche che possono ancora servire coi moribondi, io le avevo perdute, avevo perso assolutamente tutto per strada, non ritrovavo nulla di quel che ci vuole per schiattare, solo degli espedienti. I miei sentimenti erano come una casa in cui si va solo per le vacanze. E' appena abitabile. Poi è anche esigente uno che agonizza. Agonizzare non basta. Bisogna godere mentre te ne vai, con gli ultimi rantoli devi godere ancora, giù in fondo alla vita, con le arterie piene d'urea. Piagnucolano perché non godono più abbastanza i morenti... Reclamano... Protestano. E' la commedia dell'infelicità che cerca di passare dalla vita nella stessa morte. Ha ripreso un po' i sensi quando Parapine gli ha fatto un iniezione di morfina. Ci ha perfino raccontato delle cose su quello che era capitato. «E' meglio che finisca così...» ha detto lui, e poi: «Non fa così male come avrei creduto...» Quando Parapine gli ha chiesto in che posto gli faceva male esattamente, si vedeva bene che era già un po' partito, ma anche che ci teneva malgrado tutto a dirci delle cose... La forza gli mancava e poi i mezzi. Piangeva, soffocava e rideva sùbito dopo. Non era come un malato ordinario, non si sapeva come comportarci davanti a lui. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 343

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Riportarlo a Parigi sarebbe stato in un certo senso più pratico...<br />

Ma non eravamo lontano da casa nostra...<br />

La gente del paese non avrebbe cap<strong>it</strong>o la manovra...<br />

L'abbiamo dunque messo con Sophie tra i cappotti e sistemato nello stesso angolo in cui s'era<br />

messa Madelon per sparare. « Piano!» ho raccomandato <strong>al</strong>l'autista.<br />

Solo che lui andava ancora troppo forte, aveva fretta.<br />

Lo facevano gemere ancora di più Robinson i sobb<strong>al</strong>zi.<br />

Una volta arrivati davanti a casa, voleva nemmeno darci il suo nome l'autista, era ag<strong>it</strong>ato per le<br />

storie che quello gli avrebbe tirato addosso con la polizia, le testimonianze...<br />

Asseriva perfino che c'erano di sicuro delle macchie di sangue sui cuscini.<br />

Voleva ripartire sùb<strong>it</strong>o senza aspettare.<br />

Ma io avevo preso il suo numero.<br />

Nel ventre se l'era prese le due p<strong>al</strong>lottole Robinson, forse tre non sapevo ancora con esattezza<br />

quante.<br />

Lei aveva sparato dr<strong>it</strong>to davanti, quello l'avevo visto.<br />

Non sanguinavano, le fer<strong>it</strong>e.<br />

Tra Sophie e me m<strong>al</strong>grado lo tenessimo, sussultava molto lo stesso, la testa andava per conto suo.<br />

Parlava, ma era difficile capirlo.<br />

Era già il delirio. «Hop! e hop!» continuava a canticchiare.<br />

Avrebbe avuto il tempo di morire prima di arrivare.<br />

La strada era di nuovo lastricata.<br />

Appena fummo davanti <strong>al</strong> nostro cancello, mandai la portinaia a cercare Parapine in camera sua,<br />

in fretta.<br />

E' sceso sùb<strong>it</strong>o ed è con lui e un infermiere che abbiamo potuto issare Léon fino <strong>al</strong> suo letto.<br />

Una volta spogliato abbimo potuto vis<strong>it</strong>arlo e tastare le pareti del ventre.<br />

Era già bella tesa la parete sotto le d<strong>it</strong>a, <strong>al</strong>la p<strong>al</strong>pazione e anche opaca in certi posti.<br />

Due buchi uno sopra l'<strong>al</strong>tro ho trovato io, non il terzo, una delle p<strong>al</strong>lottole aveva dovuto perdersi<br />

Fossi stato <strong>al</strong> posto di Léon avrei prefer<strong>it</strong>o per me un'emorragia interna, ti inonda il ventre, è fatta<br />

<strong>al</strong>la svelta.<br />

Ci si riempie il per<strong>it</strong>oneo e non se ne parla più.<br />

Mentre con una per<strong>it</strong>on<strong>it</strong>e, c'è la prospettiva di un'infezione, è lunga.<br />

Ci si poteva ancora chiedere cosa bisognava fare, per finirla.<br />

Il suo ventre si gonfiava, ci guardava Léon, già molto fisso, si lamentava, ma non troppo.<br />

Era come una specie di c<strong>al</strong>ma.<br />

L'avevo già visto molto m<strong>al</strong>ato io, e in molti posti differenti, ma questa volta era una faccenda<br />

dove tutto era nuovo, i sospiri e gli occhi e tutto.<br />

Non lo fermavamo più si sarebbe detto, Se ne andava di minuto in minuto.<br />

Sudava delle gocce Così grosse che era come se avesse pianto con tutta la faccia.<br />

In quei momenti lì, imbarazza un po' essere diventato così povero e così duro come sei diventato.<br />

Ti manca quasi tutto quello che ci vorrebbe per aiutare a morire qu<strong>al</strong>cuno.<br />

Hai con te quasi soltanto le cose utili per la v<strong>it</strong>a di tutti i giorni, la v<strong>it</strong>a confortevole, la v<strong>it</strong>a per sé<br />

sola, la cattiveria.<br />

Hai perduto la fiducia per strada.<br />

L'hai cacciata, l'hai tormentata la pietà che ti restava, accuratamente in fondo <strong>al</strong> corpo come una<br />

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