Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Hop! A tutta canna per giunta! Curioso da parte sua, perché non beveva praticamente mai. Passiamo dopo quello davanti al tirassegno. Pan! Pan! Ci scanniamo tutti sopra con palle pesanti. Il triste è che io non sono tanto bravo... Mi congratulo con Robinson. Mi batte a qualsiasi gioco anche lui. Ma non lo fa nemmeno sorridere, la sua destrezza. Si direbbe che li abbiamo proprio trascinati tutti e due in un'autentica corvè. Nessun modo di rianimarli, di farli sorridere. «E'a una festa che siamo!» urlo io, per una volta ero a corto d'invenzioni. Ma non gli faceva niente che stessi a spronarli e a ripetergli quelle cose nelle orecchie. Non mi ascoltavano. «E la gioventù allora? gli chiesi allora. Cosa ne abbiamo fatto?... Dunque non si sa più divertire la gioventù? Cosa dovrei dire io che ci ho dieci cocuzze più di voialtri? Bella mia!» Mi guardavano allora, Madelon e lui, come se si fossero trovati davanti un drogato, uno scoppiato, un balengo, e non valesse nemmeno più la pena rispondermi... Come se non valesse più la pena cercare perfino di parlarmi, che io capirei niente di sicuro di quel che loro possono spiegarmi... Niente di niente... Hanno forse ragione loro? mi son detto io allora e ho guardato inquieto, tutt'intorno a noi, l'altra gente. Ma facevano quel che c'era bisogno, gli altri per divertirsi, non erano là come noi a farsi delle seghe con dei dispiaceri da due lire. Proprio per niente! Ci davano dentro loro, quelli della fiera! Per un franco qui!... Là per cinquanta centesimi!... Luci... Imbonimenti, musica e caramelle... Come mosche s'agitavano loro con perfino in più le loro piccole larve tra le braccia, belle livide, terrei bebè che sparivano nella troppa luce a forza d'esser pallidi. Soltanto un po' di rosa intorno al naso gli restava ai bebè nel posto dei raffreddori e dei baci. In mezzo a tutti gli stand, l'ho ben riconosciuto sùbito passando il «Tiro delle Nazioni», un ricordo, ho notato niente negli altri. Ecco quindici anni - mi son detto, tutti miei. - Ecco quindici anni che se ne son passati... Una frana! Ne abbiamo perso di compagni per strada! Non avrei creduto che sarebbe mai uscito anche lui dal fango che se lo teneva laggiù a Saint-Cloud il «Tiro delle Nazioni»... Ma era ben rimpannucciato, quasi nuovo insomma adesso, con la musica e tutto. Niente da dire. Ci tiravano dentro tutto bersaglio. Lavora sempre un Tiro. La pallina era tornata lì anche quella come me, in mezzo, in fondo al quasi niente, a saltellare. Faceva due franchi. Passammo oltre, avevamo troppo freddo per provare, era meglio camminare. Ma non era perché mancassimo di soldi, ne avevamo ancora piene le tasche di monete che facevano rumore, la musichetta della tasca. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 330

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Avrei tentato qualunque cosa, in quel momento solo per cambiarci le idee, ma nessuno ci metteva del suo. Se Parapine fosse stato con noi, sarebbe stato ancor peggio di sicuro, triste com'era lui quando c'era gente. Per fortuna, restato a montar la guardia all'Istituto. Per conto mio, ero molto pentito d'essere venuto. Madelon si mise allora a ridere lo stesso, ma non era niente divertente il suo riso. Robinson sghignazzava al suo fianco perché non sapeva che altro fare. Sophie di colpo, s'è messa a farci delle battute. Eravamo a posto. Mentre passavamo davanti alla baracca del fotografo, c'ha beccato l'artista, esitanti. Non ci tenevamo affatto a farci la sua foto, tranne Sophie forse. Ma eccoci esposti lo stesso al suo apparecchio a furia di tentennare davanti alla porta. Ci sottomettiamo ai suoi ordini strascicati, sulla passerella in cartone che aveva costruito lui stesso d'un presunto piroscafo La Belle-France. Stava scritto su dei finti salvagente. Siamo rimasti così per un bel po' con gli occhi dritti davanti a noi a sfidare l'avvenire. Altri clienti attendevano impazienti che noi scendessimo dalla passerella e già si vendicavano d'aspettare trovandoci loffi e ce lo dicevano in più, a voce alta. Se ne approfittavano che non potevamo muovere. Ma Madelon, lei, non aveva paura, li ha insultati di rimando con tutto l'accento del Midi. Quello si sentiva bene. Era bella forte come risposta. Magnesio. Strizziamo tutti gli occhi. Una foto ciascuno. Siamo più brutti di prima. Piove attraverso la tela. Abbiamo i piedi a pezzi sotto, per la stanchezza, tutti gelati. Il vento mentre eravamo in posa ci ha scoperto dei buchi dappertutto, perfino il soprabito finiva che era come non ci fosse. Abbiamo dovuto ricominciare a passeggiare fra le baracche. Non osavo proporre di tornare a Vigny. Era troppo presto. L'organo sentimentale della giostra approfitta che uno già stava a battere i denti per dargli ancora di più sui nervi. Sta a scherzare sul fallimento del mondo intero, lo strumento. Ci urla sopra che è uno strazio in mezzo agli zùfoli argentati, l'aria va a morire nella notte contigua, attraverso le strade pisciose che scendono dalle Buttes. Le servotte della Bretagna tossiscono molto più dell'inverno scorso è vero, quando erano appena arrivate a Parigi. Sono le loro cosce screziate di verde e d'azzurro che decorano, come possono, i finimenti dei cavalli di legno. I ragazzi dell'Alvernia che pagano i giri per loro, prudenti titolari d'un impiego alle Poste, se le ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 331

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Hop! A tutta canna per giunta! Curioso da parte sua, perché non beveva praticamente mai.<br />

Passiamo dopo quello davanti <strong>al</strong> tirassegno.<br />

Pan! Pan! Ci scanniamo tutti sopra con p<strong>al</strong>le pesanti.<br />

Il triste è che io non sono tanto bravo...<br />

Mi congratulo con Robinson.<br />

Mi batte a qu<strong>al</strong>siasi gioco anche lui.<br />

Ma non lo fa nemmeno sorridere, la sua destrezza.<br />

Si direbbe che li abbiamo proprio trascinati tutti e due in un'autentica corvè.<br />

Nessun modo di rianimarli, di farli sorridere. «E'a una festa che siamo!» urlo io, per una volta ero<br />

a corto d'invenzioni.<br />

Ma non gli faceva niente che stessi a spronarli e a ripetergli quelle cose nelle orecchie.<br />

Non mi ascoltavano. «E la gioventù <strong>al</strong>lora? gli chiesi <strong>al</strong>lora.<br />

Cosa ne abbiamo fatto?...<br />

Dunque non si sa più divertire la gioventù? Cosa dovrei dire io che ci ho dieci cocuzze più di<br />

voi<strong>al</strong>tri? Bella mia!» Mi guardavano <strong>al</strong>lora, Madelon e lui, come se si fossero trovati davanti un<br />

drogato, uno scoppiato, un b<strong>al</strong>engo, e non v<strong>al</strong>esse nemmeno più la pena rispondermi...<br />

Come se non v<strong>al</strong>esse più la pena cercare perfino di parlarmi, che io capirei niente di sicuro di<br />

quel che loro possono spiegarmi...<br />

Niente di niente...<br />

Hanno forse ragione loro? mi son detto io <strong>al</strong>lora e ho guardato inquieto, tutt'intorno a noi, l'<strong>al</strong>tra<br />

gente.<br />

Ma facevano quel che c'era bisogno, gli <strong>al</strong>tri per divertirsi, non erano là come noi a farsi delle<br />

seghe con dei dispiaceri da due lire.<br />

Proprio per niente! Ci davano dentro loro, quelli <strong>della</strong> fiera! Per un franco qui!...<br />

Là per cinquanta centesimi!...<br />

Luci...<br />

Imbonimenti, musica e caramelle...<br />

Come mosche s'ag<strong>it</strong>avano loro con perfino in più le loro piccole larve tra le braccia, belle livide,<br />

terrei bebè che sparivano nella troppa luce a forza d'esser p<strong>al</strong>lidi.<br />

Soltanto un po' di rosa intorno <strong>al</strong> naso gli restava ai bebè nel posto dei raffreddori e dei baci.<br />

In mezzo a tutti gli stand, l'ho ben riconosciuto sùb<strong>it</strong>o passando il «Tiro delle Nazioni», un<br />

ricordo, ho notato niente negli <strong>al</strong>tri.<br />

Ecco quindici anni - mi son detto, tutti miei. - Ecco quindici anni che se ne son passati...<br />

Una frana! Ne abbiamo perso di compagni per strada! Non avrei creduto che sarebbe mai usc<strong>it</strong>o<br />

anche lui d<strong>al</strong> fango che se lo teneva laggiù a Saint-Cloud il «Tiro delle Nazioni»...<br />

Ma era ben rimpannucciato, quasi nuovo insomma adesso, con la musica e tutto.<br />

Niente da dire.<br />

Ci tiravano dentro tutto bersaglio.<br />

Lavora sempre un Tiro.<br />

La p<strong>al</strong>lina era tornata lì anche quella come me, in mezzo, in fondo <strong>al</strong> quasi niente, a s<strong>al</strong>tellare.<br />

Faceva due franchi.<br />

Passammo oltre, avevamo troppo freddo per provare, era meglio camminare.<br />

Ma non era perché mancassimo di soldi, ne avevamo ancora piene le tasche di monete che<br />

facevano rumore, la musichetta <strong>della</strong> tasca.<br />

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