Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ momento che nella notte di Noirceur non c'era più nessuno che poteva contestarli... Patriottici, morali, sospinti dalle parole, fantasmi che lui cercava di afferrare, il Sindaco, ma che si dissolvevano subito vinti dalla nostra paura e dal nostro proprio egoismo e anche dalla verità pura e semplice. Si dannava in sforzi commoventi, il Sindaco di Noirceur, ardente nel persuaderci che il nostro Dovere era proprio svignarcela subito e andare a tutti i diavoli, meno brutale certo ma nel suo genere deciso come il nostro comandante pincon. Di sicuro, non c'era che da opporre recisamente a tutti 'ti potenti il nostro piccolo desiderio di tutti e due, non morire e non bruciare. Era poco, tanto più che certe cose non si possono dichiarare durante una guerra. Ce ne siamo ritornati in altre strade vuote. Davvero tutti quelli che avevo incontrato quella notte mi avevano rivelato la loro anima. «Proprio una fortuna! osservò Robinson mentre ce ne andavamo. Vedi te, se solo fossi stato un tedesco, te, bravo ragazzo come che sei, mi avresti fatto prigioniero e sarebbe stata una gran buona cosa da fare. E così dura sbarazzarsi di se stessi in guerra! - E tu, gli ho fatto io, se tu fossi stato un tedesco, mi avresti mica fatto prigioniero anche tu? Magari avresti avuto la loro medaglia militare! Si deve chiamare con una strana parola tedesca la loro medaglia militare, eh? » Poiché si continuava a non trovare nessuno sul nostro cammino che ci volesse come prigionieri, abbiamo finito per andarci a sedere sulla panca di una piazzetta e ci siamo mangiati la scatola di tonno che Robinson Léon portava a passeggio e riscaldava dal mattino. Molto lontano, si sentiva il cannone adesso, ma davvero molto lontano. Se avessero potuto starsene ciascuno dalla sua parte, i nemici, e lasciarci là tranquilli! Dopo di che, abbiamo preso per un viale; e lungo le chiatte mezzo scaricate, nell'acqua, a lunghi getti, abbiamo orinato. Portavamo sempre il cavallo per la briglia, dietro di noi, come un grosso cane, ma vicino al ponte, nella casa del Pastore, a una sola stanza, su un materasso, c'era steso ancora un morto, tutto solo, un francese, comandante dei cacciatori a cavallo che assomigliava proprio un po' al Robinson, come testa. « Dimmi te quant'è brutto! mi fece notare Robinson. Mi piaccion mica a me i morti... - La cosa curiosa, gli risposi io, è che ti assomiglia un po'. Ha un naso lungo come il tuo e tu sei mica molto più giovane di lui... - Quel che vedi, è per la stanchezza, per forza che ci rassomiglia un po' tutti, ma mi avessi visto prima... Quando facevo bicicletta tutte le domeniche!... Ero bel ragazzo Ci avevo dei polpacci, caro te! Sport, sai! E 'sta roba ti sviluppa anche le cosce... » Siamo usciti fuori, il fiammifero che avevamo acceso per guardare s'era spento. « Guarda, è troppo tardi, guarda!... » Una lunga riga grigia e verde sottolineava già di lontano il filo del poggio, al limite della città, nella notte; il Giorno! Uno in più! Uno in meno! Bisognava cercare di passarci attraverso a quello come attraverso gli altri, diventati delle specie di cerchi sempre più stretti, i giorni, e tutti pieni di traiettorie e scoppi di mitraglia. « Te ne torni di qui, te, di', la notte prossima? » mi domandò mentre se ne andava. - Non c'è nessuna notte prossima, vecchio mio!... ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 30

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Ti credi dunque un generale! - Penso più a niente, io, ha fatto lui, per finirla... A niente, capisci!... Penso più che a crepare... Basta così... Mi dico che un giorno guadagnato, è sempre un giorno in più! - Hai ragione... Arrivederci, vecchio, e buona fortuna!... - Buona fortuna anche a te! Chissà che ci rivediamo! » Siam tornati ciascuno nella sua guerra. E poi ne sono capitate di cose e cose, che non è facile raccontare adesso, perché quelli di oggi non le capirebbero già più. Per essere ben visti e considerati, bisognò sbrigarsi alla svelta a diventare buoni amici dei borghesi perché quelli, nelle retrovie, man mano che la guerra andava avanti diventavano sempre più viziosi. L'ho capito subito tornando a Parigi e anche che le loro donne avevano il fuoco al culo, e i vecchi delle fauci grosse così, e le mani dappertutto, sui culi, nelle tasche. Si ereditavano combattenti dalle retrovie, s'era imparata in fretta la gloria e i modi giusti di sopportarla con coraggio e senza dolore. Le madri, un po' infermiere, un po' martiri, non lasciavano più i loro lunghi veli scuri, e nemmeno il diplomino che il Ministro gli faceva consegnare per tempo da un impiegato del Municipio. Insomma, le cose si andavano organizzando. Durante dei funerali di classe, uno è anche molto triste, ma pensa comunque all'eredità, alle vacanze imminenti, alla vedova che è carina, e che ha del temperamento, dicono, e a vivere ancora, tu, proprio tu, per contrasto, molto a lungo, a crepare mai, forse... Chi lo sa? Quando vai dietro a una sepoltura, ti fanno tutti delle grandi scappellate. Quello fa piacere. Allora è il momento di comportarsi bene, di avere l'aria a Posto. di non scherzare ad alta voce, di rallegrarsi solo nell'intimo. E' permesso. Tutto è permesso, nell'intimo. In tempo di guerra, invece di ballare nell'ammezzato, si ballava in cantina. I combattenti lo tolleravano, e, meglio ancora, gli piaceva. Lo chiedevano appena arrivati e nessuno trovava indecenti questi modi. E il coraggio che in fondo è indecente. Fare i coraggiosi col proprio corpo? Chiedete un po' anche al verme di essere coraggioso, è roseo, pallido e molle, come tutti noi. Per parte mia, non avevo più da lamentarmi. Stavo persino per affrancarmi con la medaglia militare che m'ero guadagnata, la ferita e tutto. In convalescenza, me l'avevano portata la medaglia, addirittura in ospedale. E lo stesso giorno, me ne andai a teatro, per esibirla ai borghesi durante gli intervalli. Grande effetto. Erano le prime medaglie che si vedevano a Parigi. Un affare! E proprio in quell'occasione, che nel foyer dell'Opéra Comique ho incontrato la piccola Lola d'America, ed è per merito suo che mi sono completamente scaltrito. Ci sono date del genere che contano in mezzo ai tanti mesi in cui uno potrebbe benissimo fare a ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 31

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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momento che nella <strong>notte</strong> di Noirceur non c'era più nessuno che poteva contestarli...<br />

Patriottici, mor<strong>al</strong>i, sospinti d<strong>al</strong>le parole, fantasmi che lui cercava di afferrare, il Sindaco, ma che si<br />

dissolvevano sub<strong>it</strong>o vinti d<strong>al</strong>la nostra paura e d<strong>al</strong> nostro proprio egoismo e anche d<strong>al</strong>la ver<strong>it</strong>à pura<br />

e semplice.<br />

Si dannava in sforzi commoventi, il Sindaco di Noirceur, ardente nel persuaderci che il nostro<br />

Dovere era proprio svignarcela sub<strong>it</strong>o e andare a tutti i diavoli, meno brut<strong>al</strong>e certo ma nel suo<br />

genere deciso come il nostro comandante pincon.<br />

Di sicuro, non c'era che da opporre recisamente a tutti 'ti potenti il nostro piccolo desiderio di<br />

tutti e due, non morire e non bruciare.<br />

Era poco, tanto più che certe cose non si possono dichiarare durante una guerra.<br />

Ce ne siamo r<strong>it</strong>ornati in <strong>al</strong>tre strade vuote.<br />

Davvero tutti quelli che avevo incontrato quella <strong>notte</strong> mi avevano rivelato la loro anima.<br />

«Proprio una fortuna! osservò Robinson mentre ce ne andavamo.<br />

Vedi te, se solo fossi stato un tedesco, te, bravo ragazzo come che sei, mi avresti fatto prigioniero<br />

e sarebbe stata una gran buona cosa da fare.<br />

E così dura sbarazzarsi di se stessi in guerra! - E tu, gli ho fatto io, se tu fossi stato un tedesco, mi<br />

avresti mica fatto prigioniero anche tu? Magari avresti avuto la loro medaglia mil<strong>it</strong>are! Si deve<br />

chiamare con una strana parola tedesca la loro medaglia mil<strong>it</strong>are, eh? » Poiché si continuava a non<br />

trovare nessuno sul nostro cammino che ci volesse come prigionieri, abbiamo fin<strong>it</strong>o per andarci a<br />

sedere sulla panca di una piazzetta e ci siamo mangiati la scatola di tonno che Robinson Léon<br />

portava a passeggio e risc<strong>al</strong>dava d<strong>al</strong> mattino.<br />

Molto lontano, si sentiva il cannone adesso, ma davvero molto lontano.<br />

Se avessero potuto starsene ciascuno d<strong>al</strong>la sua parte, i nemici, e lasciarci là tranquilli! Dopo di<br />

che, abbiamo preso per un vi<strong>al</strong>e; e lungo le chiatte mezzo scaricate, nell'acqua, a lunghi getti,<br />

abbiamo orinato.<br />

Portavamo sempre il cav<strong>al</strong>lo per la briglia, dietro di noi, come un grosso cane, ma vicino <strong>al</strong><br />

ponte, nella casa del Pastore, a una sola stanza, su un materasso, c'era steso ancora un morto, tutto<br />

solo, un francese, comandante dei cacciatori a cav<strong>al</strong>lo che assomigliava proprio un po' <strong>al</strong><br />

Robinson, come testa.<br />

« Dimmi te quant'è brutto! mi fece notare Robinson.<br />

Mi piaccion mica a me i morti...<br />

- La cosa curiosa, gli risposi io, è che ti assomiglia un po'.<br />

Ha un naso lungo come il tuo e tu sei mica molto più giovane di lui...<br />

- Quel che vedi, è per la stanchezza, per forza che ci rassomiglia un po' tutti, ma mi avessi visto<br />

prima...<br />

Quando facevo bicicletta tutte le domeniche!...<br />

Ero bel ragazzo Ci avevo dei polpacci, caro te! Sport, sai! E 'sta roba ti sviluppa anche le cosce... »<br />

Siamo usc<strong>it</strong>i fuori, il fiammifero che avevamo acceso per guardare s'era spento.<br />

« Guarda, è troppo tardi, guarda!... » Una lunga riga grigia e verde sottolineava già di lontano il<br />

filo del poggio, <strong>al</strong> lim<strong>it</strong>e <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà, nella <strong>notte</strong>; il Giorno! Uno in più! Uno in meno! Bisognava<br />

cercare di passarci attraverso a quello come attraverso gli <strong>al</strong>tri, diventati delle specie di cerchi<br />

sempre più stretti, i giorni, e tutti pieni di traiettorie e scoppi di m<strong>it</strong>raglia.<br />

« Te ne torni di qui, te, di', la <strong>notte</strong> prossima? » mi domandò mentre se ne andava.<br />

- Non c'è nessuna <strong>notte</strong> prossima, vecchio mio!...<br />

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