Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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28.05.2013 Views

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Ha perso conoscenza le ripeto!... S'è rotta un osso della testa a quanto pare!... E'caduta dai gradini della grotta!... Di colpo fino giù in fondo è volata.» «Ti pareva!» mi son detto tra me e me sentendo 'sta bella storia e non ho avuto bisogno di star molto a pensare. Son filato dritto verso la stazione. Sapevo il da farsi. Son riuscito a prenderlo il mio treno delle sette e quindici, comunque, ma per un pelo. Non ci siamo fatti i saluti. Parapine, la prima cosa che ha trovato rivedendomi, è che non avevo una buona cera. «Ti sei proprio dovuto stancare tu, laggiù a Tolosa», ha osservato, sospettoso, come sempre. E'vero che avevamo avuto delle emozioni a Tolosa, ma alla fine, non c'era da lamentarsi, perché l'avevo scampata bella, almeno speravo, alle vere grane, defilandomi al momento critico. Gli spiegai dunque l'avventura nei particolari insieme ai miei sospetti a Parapine. Ma lui non era convinto che avessi agito con molta abilità nella circostanza... Non abbiamo comunque avuto il tempo di discutere per bene la cosa perché la questione dello sgobbo per me era diventata in quel frattempo così urgente che bisognava darsi una mossa. Non c'era dunque tempo da perdere in commenti... Non mi restavano che centocinquanta franchi di risparmi e non sapevo più bene ormai dove andare a sistemarmi. Al Tarapout?... Non assumevano più. La crisi. Ritornare a La Garenne-Rancy allora? Riprovare con la clientela? Ci pensai un istante, malgrado tutto, ma solo come ultimo ripiego e molto a malincuore. C'è niente che si spegne come un fuoco sacro. E'lui, Parapine. che alla fine m'ha dato la mano giusta con un posticino che ha scoperto per me all'Asilo psichiatrico, per l'esattezza, dove lui lavorava e già da mesi. Gli affari andavano ancora abbastanza bene. In quell'istituto, Parapine era non solo incaricato del servizio alienati al cinema, ma si occupava in più delle scintille. A ore precise, due volte la settimana, lui scatenava delle vere tempeste magnetiche sulla testa dei malinconici espressamente radunati in una sala tutta chiusa e tutta scura. Uno sport mentale insomma, la realizzazione di una bella idea del dottor Baryton, suo padrone. Un taccagno, 'sto compare, che mi accolse per un salario da niente, ma con un contratto e delle clausole lunghe così, tutte evidentemente a suo vantaggio. Un padrone insomma. Nella sua clinica eravamo pagati niente, era vero, ma per contro nutriti decentemente e alloggiati assai bene. Ci potevamo fare anche le infermiere. Era permesso, per tacita convenzione. Baryton, il padrone, non ci trovava niente da ridire su 'sti divertimenti e aveva anche notato che quelle facilitazioni erotiche legavano il personale alla casa. Né stupido né rigido. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 282

Louis Ferdinand CelineViaggio al termine della notte.” ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ E poi tanto per cominciare non era il momento di stare a fare questioni e porre condizioni visto che stavano a offrirmi una bistecca, che cascava più che a proposito. A pensarci, non riuscivo bene a capire perché Parapine mi aveva dedicato improvvisamente un interesse così vivo. Il suo modo di comportarsi con me mi lasciava perplesso. Attribuirgli a lui, Parapine, dei sentimenti fraterni... Era davvero farlo troppo bello... Doveva essere una faccenda più complicata. Ma può capitare di tutto... Alla tavola del mezzogiorno ci ritrovavamo tutti, era consuetudine, riuniti attorno a Baryton, nostro padrone, alienista gallonato, barba a punta, cosce corte e grasse, molto gentile, questioni economiche a parte, tema sul quale si dimostrava assolutamente demoralizzante ogni volta che gliene si dava occasione e pretesto. In fatto di tagliatelle e bordeaux asprigno ci viziava, si può ben dire. Un intero vigneto gli era arrivato in eredità, ci spiegò lui. Tanto peggio per noi! Era un vinetto da niente, posso garantire. Il suo Istituto di Vigny-sur-Seine era quasi mai vuoto. Era presentato come «Casa di salute» sulla carta intestata, per via di un gran giardino che lo circondava, in cui i nostri matti andavano a passeggiare nelle belle giornate. Ci passeggiavano con una buffa aria di equilibrio precario della loro testa sulle spalle, i matti, come se avessero sempre paura di rovesciare il contenuto, per terra, incespicando. Là dentro si scontrava ogni specie di cose saltellanti e strampalate alle quali loro tenevano moltissimo. Ce ne parlavano dei loro tesori mentali, gli alienati, ma con un sacco di contorsioni spaventate o arie di degnazione e protezione, come fossero degli amministratori onnipotenti e pignoli. Nemmeno in cambio di un impero, si sarebbe riusciti a farli uscire dalle loro teste quelli lì. Un matto, altro non è che le solite idee di un uomo ma ben chiuse in una testa. Il mondo non ci passa attraverso la testa e tanto basta. Diventa come un lago senza immissario una testa chiusa, un'infezione. Baryton si riforniva di pasta e legumi a Parigi, all'ingrosso. Così non ci amavano troppo i commercianti di Vigny-sur-Seine. Ci avevano perfino sul gobbo i commercianti, si può ben dirlo. Ci toglieva per niente l'appetito quell'animosità. A tavola, all'inizio del mio tirocinio, Baryton spremeva regolarmente una morale e una filosofia dai nostri discorsi sconclusionati. Ma avendo passato la vita in mezzo agli alienati, a guadagnarsi il pane trafficando con loro, a dividere la loro minestra, a neutralizzare bene o male le loro assurdità, niente gli sembrava tanto noioso quanto dover ancora parlare talvolta delle loro manie durante i nostri pasti. «Loro non ci devono entrare nella conversazione della gente normale!» affermava lui protettivo e perentorio. Per quel che lo riguardava si atteneva a questa igiene mentale. Lui, l'amava la conversazione e in un modo quasi preoccupato, la voleva divertente e soprattutto rassicurante e sensata. Sul conto dei picchiati desiderava non stare ad insistere. Un'istintiva antipatia nei loro confronti gli bastava una volta per tutte. ________________________________________________________________________________________________________________________ Beneinst.it 283

Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Ha perso conoscenza le ripeto!...<br />

S'è rotta un osso <strong>della</strong> testa a quanto pare!...<br />

E'caduta dai gradini <strong>della</strong> grotta!...<br />

Di colpo fino giù in fondo è volata.» «Ti pareva!» mi son detto tra me e me sentendo 'sta bella<br />

storia e non ho avuto bisogno di star molto a pensare.<br />

Son filato dr<strong>it</strong>to verso la stazione.<br />

Sapevo il da farsi.<br />

Son riusc<strong>it</strong>o a prenderlo il mio treno delle sette e quindici, comunque, ma per un pelo.<br />

Non ci siamo fatti i s<strong>al</strong>uti.<br />

Parapine, la prima cosa che ha trovato rivedendomi, è che non avevo una buona cera. «Ti sei<br />

proprio dovuto stancare tu, laggiù a Tolosa», ha osservato, sospettoso, come sempre.<br />

E'vero che avevamo avuto delle emozioni a Tolosa, ma <strong>al</strong>la fine, non c'era da lamentarsi, perché<br />

l'avevo scampata bella, <strong>al</strong>meno speravo, <strong>al</strong>le vere grane, defilandomi <strong>al</strong> momento cr<strong>it</strong>ico.<br />

Gli spiegai dunque l'avventura nei particolari insieme ai miei sospetti a Parapine.<br />

Ma lui non era convinto che avessi ag<strong>it</strong>o con molta abil<strong>it</strong>à nella circostanza...<br />

Non abbiamo comunque avuto il tempo di discutere per bene la cosa perché la questione dello<br />

sgobbo per me era diventata in quel frattempo così urgente che bisognava darsi una mossa.<br />

Non c'era dunque tempo da perdere in commenti...<br />

Non mi restavano che centocinquanta franchi di risparmi e non sapevo più bene ormai dove<br />

andare a sistemarmi.<br />

Al Tarapout?...<br />

Non assumevano più.<br />

La crisi.<br />

R<strong>it</strong>ornare a La Garenne-Rancy <strong>al</strong>lora? Riprovare con la clientela? Ci pensai un istante, m<strong>al</strong>grado<br />

tutto, ma solo come ultimo ripiego e molto a m<strong>al</strong>incuore.<br />

C'è niente che si spegne come un fuoco sacro.<br />

E'lui, Parapine. che <strong>al</strong>la fine m'ha dato la mano giusta con un posticino che ha scoperto per me<br />

<strong>al</strong>l'Asilo psichiatrico, per l'esattezza, dove lui lavorava e già da mesi.<br />

Gli affari andavano ancora abbastanza bene.<br />

In quell'ist<strong>it</strong>uto, Parapine era non solo incaricato del servizio <strong>al</strong>ienati <strong>al</strong> cinema, ma si occupava in<br />

più delle scintille.<br />

A ore precise, due volte la settimana, lui scatenava delle vere tempeste magnetiche sulla testa dei<br />

m<strong>al</strong>inconici espressamente radunati in una s<strong>al</strong>a tutta chiusa e tutta scura.<br />

Uno sport ment<strong>al</strong>e insomma, la re<strong>al</strong>izzazione di una bella idea del dottor Baryton, suo padrone.<br />

Un taccagno, 'sto compare, che mi accolse per un s<strong>al</strong>ario da niente, ma con un contratto e delle<br />

clausole lunghe così, tutte evidentemente a suo vantaggio.<br />

Un padrone insomma.<br />

Nella sua clinica eravamo pagati niente, era vero, ma per contro nutr<strong>it</strong>i decentemente e <strong>al</strong>loggiati<br />

assai bene.<br />

Ci potevamo fare anche le infermiere.<br />

Era permesso, per tac<strong>it</strong>a convenzione.<br />

Baryton, il padrone, non ci trovava niente da ridire su 'sti divertimenti e aveva anche notato che<br />

quelle facil<strong>it</strong>azioni erotiche legavano il person<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la casa.<br />

Né stupido né rigido.<br />

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