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Viaggio al termine della notte - L. F. Celine - Beneinst.it

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Louis Ferdinand <strong>Celine</strong> “<strong>Viaggio</strong> <strong>al</strong> <strong>termine</strong> <strong>della</strong> <strong>notte</strong>.”<br />

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Che lo conoscevo così bene suo mar<strong>it</strong>o...<br />

E tir<strong>it</strong>ì e tir<strong>it</strong>à...<br />

Che lui si fida solo di me...<br />

Che non ha voluto vederne un <strong>al</strong>tro di medico...<br />

Che non sapevano più il mio indirizzo...» Insomma delle menate.<br />

Quanto a me, ci avevo le mie ragioni per paventare che 'sta m<strong>al</strong>attia del mar<strong>it</strong>o avesse anche delle<br />

strane origini.<br />

Ero stato pagato per conoscerla bene la consorte e gli usi <strong>della</strong> casa pure.<br />

Comunque una diabolica curios<strong>it</strong>à mi fece s<strong>al</strong>ire in camera.<br />

Lui era esattamente coricato nello stesso letto in cui avevo curato Robinson dopo l'incidente,<br />

qu<strong>al</strong>che mese prima.<br />

In qu<strong>al</strong>che mese come cambia una camera, anche quando non si tocca niente.<br />

Per quanto vecchie, per quanto degradate siano, le cose, trovano ancora, non si sa dove, la forza<br />

d'invecchiare.<br />

Tutto era già cambiato intorno a noi.<br />

Non gli oggetti <strong>al</strong> loro posto, certo, ma le cose stesse, in profond<strong>it</strong>à.<br />

Sono diverse quando le r<strong>it</strong>rovi le cose, loro possiedono, si direbbe, più forza per andare dentro di<br />

noi più tristemente, più profondamente ancora, più dolcemente di prima, per fondersi in quella<br />

specie di morte che cresce lentamente in noi, quietamente, giorno dopo giorno, vilmente, davanti<br />

<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e ci si prepara ogni giorno a difendersi un po' meno del giorno prima.<br />

Da una volta <strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tra, la si vede frollare, raggrinzirsi in noi stessi la v<strong>it</strong>a, gli esseri e le cose<br />

insieme, che avevamo lasciato ban<strong>al</strong>i, preziosi, temibili qu<strong>al</strong>che volta.<br />

La paura <strong>della</strong> fine ha marcato tutto con le sue rughe mentre trottavamo per la c<strong>it</strong>tà ìl dietro il<br />

piacere o il pane.<br />

Presto non ci saranno più che persone e cose inoffensive, miserande e disarmate tutt'intorno <strong>al</strong><br />

nostro passato, nient'<strong>al</strong>tro che errori diventati muti.<br />

La donna mi lasciò solo col mar<strong>it</strong>o.<br />

Non era brillante il mar<strong>it</strong>o.<br />

Non aveva più molta circolazione.<br />

Era <strong>al</strong> cuore che aveva 'sta cosa.<br />

«Sto morendo», ripeteva lui, con gran semplic<strong>it</strong>à d'<strong>al</strong>tronde.<br />

Quando mi trovavo in casi del genere mi veniva una specie di estro da sciac<strong>al</strong>lo.<br />

Lo ascoltavo battere il suo cuore, solo per fare qu<strong>al</strong>cosa di circostanza, i pochi gesti che si<br />

aspettavano.<br />

Correva il suo cuore, si poteva dirlo, dietro le costole, rinchiuso, correva dietro la v<strong>it</strong>a, a strappi,<br />

ma aveva un bel s<strong>al</strong>tare, non la beccava più la v<strong>it</strong>a.<br />

Era cotto.<br />

Presto a forza di incespicare, finirebbe in vacca il suo cuore, tutto zuppo, rosso e sbavante come<br />

una vecchia melagrana schiacciata.<br />

Così lo si vedrebbe il suo cuore floscio, sul marmo, tagliato d<strong>al</strong> coltello dopo l'autopsia, di lì a<br />

pochi giorni.<br />

Perché tutto finirebbe con una bella autopsia giudiziaria.<br />

Lo prevedevo, visto che tutta la gente del quartiere ne avrebbe raccontate di storie pepate su quella<br />

morte che avrebbe trovato per niente norm<strong>al</strong>e, dopo il resto.<br />

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<strong>Beneinst</strong>.<strong>it</strong> 254

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